MI PIACE IL MARE D'INVERNO. LUI CI METTE LE ONDE, IO CI METTO I PENSIERI.



Fonte: ISS-Epicentro
... la seconda ondata di COVID-19 è (stata?) a forma di curva epidemica.

Il massimo è stato raggiunto il 7 novembre.

Del 3 novembre è il DPCM dell'italia a colori (quando i buoi erano scappati?).


DPCM o no dal 7 novembre la curva ha iniziato a scendere
(direi decisamente non a causa del DPCM, visto che il tempo per vedere gli effetti delle misure sarebbe due settimane,
senza stare a contare quando tizio o caio sono diventati arancioni o rossi).

E allora?

E allora forse forse chi pensava che la seconda ondata si sarebbe esaurita a marzo, o ad aprile, si era sbagliato (un'altra volta, ma ormai non ha più importanza).

E allora forse abbiamo chiuso meno e più tardi ma con risultati se non migliori paragonabili a quelli del lockdown primaverile.

Non è questione in generale di misure di contenimento, ma di misure di contenimento efficaci.
Oltre una soglia, e forse è una soglia bassa, un generico "chiudere di più" probabilmente ha effetti marginali o nulli.

E allora sono quasi d'accordo su chi dice che un Natale "aperto" sarebbe stato come ferragosto:

probabilmente, come allora, non sarebbe successo un tubo

(inutile provare a spiegarlo a Galli e a tutta la folla che pensa che abbiamo scontato e scontiamo le colpe di un ferragosto "aperto", è un articolo di fede).


Perché siamo sempre lì, e ci sono ottime chance di vederlo l'anno prossimo con il dispiegamento dei vaccini,
che possono essere visti come un elemento di contenimento, quei fattori che riducono β,
la velocità di diffusione dell'infezione (che finisce dentro il più noto Rt):

non si tratta di sistemi a dinamiche lineari e neanche di sistemi a dinamiche non lineari semplici,
l'effetto non è proporzionale alla forza applicata (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../about...), ed è questo che sfugge ai più.


Più che questione di onde è una questione di nave:

il nostro sistema sanitario è ormai uno scafo usurato e raddobbato in estrema economia,
e ricordo che in tempi meno difficili bastava la stagione influenzale a metterlo in crisi.
 
1) LE GATTE FRETTOLOSE ETC ........




Grazie alla precoce approvazione del vaccino Pfizer-Biontech da parte di MHRA
oggi sappiamo che questo vaccino è controindicato per soggetti con storia di allergie significative.

I due lavoratori del servizio sanitario inglese questa storia la avevano (girano con la siringa di adrenalina a portata di mano)
e dato che hanno ricevuto il vaccino in una struttura adeguata, ai primi segni di shock anafilattico sono stati trattati immediamente con esito positivo.


Pensate invece se fosse stata messa su una vaccinazione tipo drive-in (come qualcuno pensa di fare da noi) quali potevano essere le conseguenze.


Queste cose è bene saperle PRIMA di iniziare una campagna di vaccinazione di massa (e quindi quando i trial sono conclusi e l'approvazione del vaccino è definitiva).



E' la dimostrazione concreta dei rischi che comporta un'approvazione di emergenza, quelli di cui parlava un ex commissioner di FDA
(https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/07/follie.html).


Non credo che esista un concreto "rischio dengvaxia", ma ricordiamo cosa successe in Giappone all'inizio degli anni 70 con l'antipertosse cellulare:

ci furono decessi da encefalite che risultarono ovviamente in un crollo delle coperture vaccinali in tutti i paesi industrializzati,
un crollo di quasi il 50%, non quei pochi punti percentuali che qualcuno di recente definiva "crollo".

Da un certo punto di vista dobbiamo essere grati a UK, che ci sta offrendo una fase III/IV accelerata (i sanitari inglesi forse così grati non sono).




2) WE HAVE KNOWN THE DAYS...




Quando nel 1997 uscì "The Rainmaker" ("L'uomo della pioggia") di Francis Ford Coppola molte reazioni furono
"Fortunati noi con il nostro sistema sanitario pubblico, che non ci troviamo davanti un'assicurazione che nega che una leucemia sia curabile per non pagare la terapia all'assistito".

Nessuno avrebbe pensato che in capo a meno di 20 anni il nostro sistema sanitario
avrebbe finito per comportarsi in modo non troppo diverso da un'assicurazione sanitaria americana di fascia medio-bassa, con i farmaci.

E non c'è verso di uscirne.

Nel mezzo di una crisi sanitaria è logico che la cenerentola nell'allocazione delle risorse sia la sanità, giusto?
 
Il socialcattocomunista è affetto da “preventivite”, perché è pavido e pauroso.

Tutte le paure e le fobie di questa terra lo perseguitano;

egli desidera vivere in una “campana di vetro”,

nel guscio della protezione sociale, al riparo da tutte le possibili insidie della vita;

il suo programma esistenziale consiste in un cammino programmato, privo di imprevisti e “comune” ai suoi simili.

In ragione di ciò, il suo programma politico consiste nell’eliminazione della competizione sociale,
perché non ne accetta il rischio, e nella prevenzione di tutti i “mali” possibili,
che non vengano a turbare la “serenità” e la “sicurezza” dei suoi giorni.

E s’intende che programmi personali e programmi politico-sociali si influenzano e implementano vicendevolmente,
cosicché negli ordinamenti socialcattocomunisti la vita sociale si svolge secondo i dettami della paura e della prevenzione,
portati fino alle estreme conseguenze, e le persone fisiche sono indotte a versare la loro esistenza nell’incubo dell’ipocondria.


La relazione è biunivoca: l’ipocondriaco desidera il socialcattocomunismo, mentre il socialccattocomunismo genera la sindrome ipocondriaca.


Le vicende italiane legate al virus cinese, che viene dalla Cina e ci conduce in Cina, ne costituiscono la conferma più lampante.

È sotto gli occhi di tutti che i più entusiasti sostenitori delle misure governative di “prevenzione”
– consistenti in gravosissime restrizioni incostituzionali della libertà individuale - imposte con atto amministrativo
(Decreto del presidente del Consiglio dei ministri), non si sa quanto efficaci, anzi, in base ai numeri ufficiali, verosimilmente inefficaci,
sono al contempo i più convinti seguaci del mainstream di sinistra.


E non è un caso; è piuttosto la conseguenza necessaria dell’anzidetta correlazione biunivoca.

La scienza psichiatrica chiarisce l’essenza dell’ipocondria, configurandola come una sorta di ossessione fobica della morte;
l’ipocondriaco vive nel perenne panico del pericolo incombente, perché, nel profondo del suo animo,
non ha mai rinunciato a una recondita pretesa d’immortalità.

Solo rinunciando a questa pretesa, può comprendere che vale la pena vivere;
in altri termini, per riempire il vuoto della sua vita, deve assimilare un concetto elementare: che la morte è inevitabile.

E solo ritrovando le motivazioni cha danno senso alla vita, l’ipocondriaco può rinunciare alla sua pretesa e perciò superare la sua sindrome.

Ebbene è impossibile scoprire queste motivazioni all’interno di un “gregge” anonimo,
laddove non c’è posto per la scelta personale, cui si connette inevitabilmente la possibilità di sbagliare,
e non viene premiato il merito individuale.
Quanto più la persona è costretta ad appiattirsi sul gregge, tanto più regredisce a fantasie d’immortalità,
sicché l’intero orizzonte della sua vita rimane confinato all’esistenza corporea
e la minaccia della morte rappresenta il crollo di tutto.
Se la “salute” diventa il totem al quale tutto può essere sacrificato, l’ipocondria diventa la cifra della convivenza sociale,
giacché si vive nella permanente paura della morte.

Si vive da malati, nella fideistica fiducia che lo Stato-salvatore prevenga tutti i pericoli della nostra esistenza.



Naturalmente, nel panorama del mondo occidentale l’Italia eccelle in “preventivite” salutistica
e non è un caso che abbia adottato le più rigorose misure di “contenimento” della pandemia provocata dal virus cinese,
riuscendo tuttavia a contenerla con minore efficacia rispetto agli altri Paesi, che hanno adottato misure meno restrittive della libertà dei cittadini.

Forse si può azzardare l’equazione, secondo la quale il tasso di ipocondria sociale
è direttamente proporzionale al tasso di comunismo dell’ordine socio-politico vigente,
in Italia certamente il più alto nel mondo occidentale;
e non direttamente proporzionale, magari addirittura inversamente proporzionale, alla reale efficacia dei metodi di prevenzione.

Ed è evidente altresì che la “salute” alla quale il comunista vuole sacrificare la nostra libertà, in nome della “prevenzione”,
è solo quella corporea-vegetativa della persona umana, anzi quella frazione presa in considerazione dagli atti di Governo.


Se si vuole contenere la pandemia da virus cinese,

poco importa che i pazienti non vengano assistiti e magari muoiano per altre patologie;

e importa ancor meno che la salute mentale e psicologica degli italiani venga messa a dura prova;

che ai bambini venga sottratto il contatto umano e l’insegnamento scolare;

che gli anziani marciscano nell’isolamento.



Ma c’è di più.

Il baratro della “preventivite”, indotta dall’indole paurosa del socialcattocomunista, è molto ampio,
giacché si estende a tutti gli aspetti della “salute” corporea-vegetativa dell’uomo e dunque anche ai mezzi economici di sussistenza.

Il socialcattocomunista ha paura non solo di morire fisicamente, ma anche di morire economicamente.

Per questa ragione, vuole un’economia pianificata; aborre il dinamismo del mercato, che fa nascere e morire le aziende,
crea e distrugge occasioni di lavoro, nel mentre predilige la quiete “certezza del futuro” assicurata dallo Stato.

Ogni riferimento al reddito di cittadinanza e ai fantasiosi e mirabolanti bonus governativi (monopattino e similari) é puramente casuale.

In questa logica il lavoro si identifica col “posto fisso”, tanto “fisso” che si sospendono per decreto i licenziamenti,
seppure l’impresa sia in agonia, magari chiusa per coazione governativa e comunque costretta a pagare tutti i balzelli fiscali, nessuno escluso.


Sia concesso (la parola “concessione” piace tanto ai socialcattocomunisti) cogliere un’ulteriore elementare connessione logica,
forse addirittura offensiva per l’intelligenza dei lettori, tra offerta e domanda di assistenza.

È pensabile che la deriva assistenziale dello Stato socialcattocomunista sia legata alla domanda di assistenza dei cittadini?

Ed è ragionevole pensare che la domanda di assistenza sia legata alla paura del domani?


Ne possiamo inferire che il socialcattocomunista, amplificando la “paura del domani”, ne fa la cifra della sua esistenza?

E allora, al fondo del mare magnum dell’assistenzialismo improduttivo
possiamo scorgere l’insana “preventivite” del socialcattocomunista, generata dalla sua patologica paura del domani?



(Vostro onore, non ho altre domande!).


Sotto un altro profilo, emerge la medesima radice fobica che alimenta la “preventivite” del socialcattocomunista.

Tutte le procedure amministrative di autorizzazione preventiva, all’esercizio di attività commerciali e produttive,
sono ufficialmente giustificate, in un modo o nell’altro, dalla cura della nostra “salute”.

L’autorità amministrativa vigila su di noi e preserva la nostra salute dai fantasiosi pericoli,
cui la esporrebbe la libera iniziativa dei privati, sottoponendo il diritto di fare impresa
a una serie interminabile di onerose e farraginose procedure di “nulla osta”.

Peccato che in nessun altro Paese del mondo occidentale si ravvisino tanti e tali pericoli,
tanti e tali elementi “ostativi” da dover rimuovere con controlli amministrativi preventivi.

Peccato che tante amorevoli cure dello Stato italiano socialcattocomunista si risolvano di fatto in una serie infinita di “lacci e laccioli”,
che ingarbugliano la dinamica di mercato, sottraendo competitività al lavoro italiano, a tutto vantaggio dei competitors stranieri,
considerati in patria molto meno pericolosi.

In ultima analisi, pare chiaro che il mostro della parossistica “preventivite” italiana,

che deprime l’iniziativa privata e progressivamente riduce gli spazi di libertà,

abbia origine nell’indole paurosa e ipocondriaca dell’uomo socialcattocomunista,

il quale, desiderando per sé una vita piatta e uniforme,

vuole imporre agli altri il suo modello di società appiattita e “immunizzata” dal pericolo del domani.
 
Incredibile. Ma come si fa a fare queste figure di merda ? Dementi allo stato puro.
Decerebrati cronici. Altro che dargli i soldi del recovery fund. Questi bisogna interdirli.

Ma il Capo dello Stato dove sta ? Su marte ?????????


Tante richieste e pochi soldi a disposizione.

Il cashback di Stato, o meglio l'anticipazione natalizia dell'incentivo all'uso della moneta elettronica
fortemente voluto dal premier Giuseppe Conte, potrebbe riservare brutte sorprese
a chi ha già messo nel suo bilancio personale lo sconto da 150 euro promesso dal governo.


L'intoppo è spuntato nel regolamento che attua il decreto di novembre
e, come era già successo per altri bonus governativi, a generarlo è uno stanziamento sottostimato.


Il premio del 10% sulle spese fino a 1.500 euro effettuate dall'otto dicembre fino alla fine dell'anno è di fatto una sperimentazione.

Un'anticipazione del cashback vero e proprio, che entrerà in vigore dal 2021.

Questa fase sperimentale ha uno stanziamento: 227,9 milioni di euro.



A fare pensare a un esordio rovinato per il cashback di Stato sono le cifre al momento disponibili.

Sappiano che lo stanziamento è di 228 milioni.

E che, fino a ieri sera si erano iscritti 3,6 milioni di utenti attraverso l'app Io
(gli strumenti di pagamento accreditati sono 6,2 milioni, 3,5 carte di credito e 1,7 milioni di bancomat).

Presto arriveranno anche le applicazioni di pagamento.


In ogni caso se gli utenti rimanessero quelli di ieri
(improbabile visto che ogni giorno si aggiungono decine di migliaia di nuovi aspiranti al bonus)
e se tutti avessero diritto ai 150 euro di rimborso, il Tesoro dovrebbe già prepararsi a erogare 525 milioni di euro.


Più del doppio della cifra a disposizione. Facile ipotizzare un rimborso dimezzato: 70 euro invece dei 150 attesi.



Ancora una volta una misura del governo si scontra con difficoltà di attuazione e con la ristrettezza di risorse a disposizione.

Per ora l'esecutivo non ha commentato.

Unica precisazione arrivata ieri riguarda la privacy dell'app Io, che
«non comporta alcuna profilazione o geolocalizzazione degli utenti»
e non registrerà gli acquisti, ha assicurato PagoPa in una nota.
 
La tanto attesa rottamazione quater 2021 di cui si parla poco,
potrebbe sollevare una marea di polemiche perché ci sarà ancora da aspettare ;
non prima che entri in vigore la Legge di Bilancio del prossimo anno.

Come riporta theitaliantimes, si deve evitare in tutti i modi quella che potrebbe essere definita una "bomba sociale"
per una situazione economica già compromessa a causa di chiusure e lockdown.

La soluzione più semplice potrebbe essere la pace fiscale 2021 con misure per saldo,
stralcio e rottamazione ed una proroga del blocco degli atti esecutivi
(come cartelle esattoriali, ingiunzioni di pagamento, pignoramenti ecc.) magari fino alla fine del 2021.

Sicuramente vanno presi dei provvedimenti per mettere i cittadini italiani in condizioni di non trovarsi con l'acqua alla gola con tutte le difficoltà causate dal Covid.


"Condono, rottamazione quater, pace fiscale, saldo e stralcio...chi più ne ha, più ne metta!

Sono tutti strumenti di "definizione agevolata" del debito con lo Stato che hanno un elemento in comune:
il pagamento del debito, anche se con "sconti " più o meno elevati", ha detto l'Avv.Guglielmo Di Giovanni dello Studio legale Dirittissimo, ([email protected]).


"Non tutti i lettori sapranno, però, che prima di decidere se accettare di pagare, ancorché in forma "ridotta",
bisognerebbe verificare, a priori, se sussista - e in che misura - l'obbligo giuridico di versare
quanto sembrerebbe ancora dovuto all'Agenzia delle Entrate - Riscossione (già Equitalia)".



L'avvocato, quindi, mette in guardia da "trappole" sconosciute che a volte giocano brutti scherzi ai contribuenti.


"Per queste ragioni è sempre consigliabile confrontarsi con un professionista del settore tributario,
con il quale analizzare, ex ante, la propria situazione debitoria (cc.dd. estratti di ruolo),
per poter valutare, ex post, se sia possibile, prima di aderire alla "rottamazione" del momento,
chiedere che le autorità competenti annullino totalmente, o anche solo parzialmente, il debito".


È questa la via per evitare di pagare un debito non dovuto, anche soltanto in parte,
grazie all'analisi/verifica preventiva con un professionista del settore
"soprattutto in vista della prossima annunciata edizione della c.d. "rottamazione quater"!!", sottolinea e conclude Di Giovanni.
 
Che dall’esperienza sciagurata del Governo gialloverde in poi,
l’ipocrisia politica avanzasse sulla democrazia s’era capito,
ma che arrivasse a sostituirla completamente s’è confermato solo coi giallorossi e il Conte bis.

Insomma, ci sarà mica qualcuno che ancora creda alla favoletta che dopo la crisi dell’estate 2019 fosse vietato votare ?

che la Costituzione imponesse la negazione delle urne ?

oppure che se il capo dello Stato avesse sciolto le camere sarebbe stato alto tradimento?

Suvvia aprite gli occhi.


Allora

non si è votato perché non si voleva che il Paese tornasse ad esprimersi e a favorire il centrodestra,

non si è votato perché Francia e Germania ci hanno imposto di non votare per evitare di ritrovarsi a trattare col centrodestra a guida Matteo Salvini e Giorgia Meloni,

non si è votato perché l’asse comunista, cattocomunista e tutto il sistema che controlla, dall’informazione ai gangli statali,
ha fatto cerchio per impedire una nuova tornata elettorale.


Ecco perché ci hanno rimbambito di chiacchiere

sul fatto che fosse necessario rispettare la carta e dunque trovare una maggioranza,

sul fatto che in presenza dei numeri a sostegno di un governo fosse vietato sciogliere le camere,

sul fatto che un nuovo voto avrebbe peggiorato la già difficile situazione del Paese,

insomma un lavaggio del cervello per convincerci che l’unica strada per salvare l’Italia
fosse una maggioranza ipocrita, litigiosa, che si insultava e offendeva,
che se ne diceva di tutti i colori e che in larga parte aveva già fallito l’esperienza precedente.


Se non è ipocrisia questa dite voi cosa sia, ma se non bastasse si è rimesso a capo dell’esecutivo
lo stesso premier che fino al giorno prima da Matteo Renzi a Nicola Zingaretti, da Laura Boldrini a Emma Bonino,
era stato ritenuto incapace, inesperto, inadatto e sospettato di taroccare curricula e concorsi, insomma di tutto e di più.



Eppure la magia della ipocrisia ha risolto ogni problema e in un istante
dai vertici istituzionali, ai giornali, agli intellettuali, ai radical chic,
un coro di osanna per i giallorossi che ci avrebbero salvati, rilanciati e arricchiti dopo la catastrofe gialloverde.

Oltretutto già su questa ovazione di gloria pendeva una falsità grande come una casa,
perché se è vero come è vero che l’esperienza gialloverde fosse una sciagura,
avrebbero dovuto spiegarci come lasciando in carica più di metà della squadra sciagurata, l’Italia fosse più garantita e tutelata.


Ovviamente nessuno ci ha mai spiegato nulla,
perché nulla c’era da spiegare se non la bugia e la falsità delle ovazioni.

Tanto è vero che la maggioranza giallorossa e il Conte bis sin dall’inizio hanno, sbandato, cappottato e sbattuto il muso su tutto,
a partire dalla composizione dell’esecutivo pieno di seconde file, di gente impreparata e incompetente rispetto al dicastero,
fino ad arrivare al 10 percento del Pil bruciato al vento per incapacità palese.

Del resto, se un Governo appena nato si rimette subito nelle mani di esterni, tecnici, task force e commissari,
riconosce di sé stesso l’impreparazione e soprattutto l’auto espropriazione delle prerogative costituzionali, insomma una cosa di una gravità assoluta.


Come se non bastasse, oltre all’utilizzo a gogò di personaggi esterni e incapaci essi stessi,
ci sono stati Dpcm a ripetizione per limitare libertà sancite dalla Costituzione senza che nessuno battesse ciglio
e senza che il Parlamento fosse coinvolto, insomma tecnici e consulenti sì ma Parlamento no, vi pare normale?



Vi sembra una democrazia o una fiera dell’ipocrisia?

E poi vi sembra democrazia la minaccia costante di rottura che Renzi propina sera e mattina senza dare esito a niente,
perché non ci pensa proprio alla crisi e utilizza la minaccia solo per strappare un po’ di ribalta e qualche richiesta in più per i suoi,
tanto è vero che il Giullare politico fiorentino da una parte minaccia
ma dall’altra dice che mai sarebbe favorevole ad una nuova tornata elettorale, ecco perché parliamo di ipocrisia al posto della democrazia.


Dulcis in fundo siamo in mano ad un governo pieno zeppo di grillini, Luigi Di Maio in testa:
Giggino che concede un po’ di libertà per natale e per gentile concessione, ma siamo matti?

Insomma, come si permette un signore qualunque che rispetto a noi a più doveri che diritti,
visto che serve il paese e dunque tutti i cittadini, a dire certe cose?

Lo hanno spiegato a questo genio che la democrazia è diversa dal regime di Nicolás Maduro?

Che un ministro non può concedere o negare alcuna libertà costituzionale perché la democrazia non è la geografia?


Insomma, possiamo ritrovarci con un ministro, che non risolve l’infamia dei pescatori sequestrati in Libia
e straparla sulla libertà che ci concederebbe bontà sua?



O con un ministro che spende soldi per i banchi a rotelle che non servono e nemmeno ci sono,
oppure con ministri che ci riempiono di monopattini e biciclette quando stanno per saltare milioni di posti di lavoro,
o ancora ministri che sparano cifre senza senso che devono correggere in continuazione perché anziché d’economia sono laureati di filosofia?


Possiamo ritrovarci con un ministro della Sanità che non ne azzecca una e la salute, almeno quella mentale, rischia di togliercela davvero,
per non dire che speranza avrebbe voluto mandarci la polizia in casa per controllare le presenze.

Possiamo ritrovarci un ministro che concede gli aumenti agli statali che si grattano la pancia in larga parte,
che formano la cosiddetta burocrazia odiata e odiosa, che fanno i furbetti del cartellino
e che quando qualcosa non funziona è sempre perché manca il personale ?

Ma siamo matti?


Se c’è una cosa che non solo non manca ma è il doppio di quel che servirebbe è proprio l’apparato statale,
e non ci riferiamo a servizi fondamentali, sicurezza, sanità, forze dell’ordine,
ci riferiamo a quella montagna di impiego pubblico diretto e indiretto che non serve
o serve solo a votare da una parte, a quella pletora che dove né basterebbe uno ce ne sono cinque.



Ecco perché l’Italia costa ma non funziona e affonda.


Perché il pubblico pesa sul privato e quando la proporzione salta, salta tutto il cucuzzaro.

Da noi la Repubblica è fondata sul lavoro statale, sull’assistenza, sui posti pubblici improduttivi ma fissi e sicuri,
sugli enti che non servono ma assumono, ecco perché sprofondiamo nei disservizi e non cresciamo nel Pil.



Perché oramai chi produce?

Chi fattura se tutto è pubblico e improduttivo?


C’è solo spesa senza resa.


Siamo alla frutta , siamo all’ipocrisia al posto della democrazia, e invece servirebbe

verità,

libertà,

autonomia,

impresa,

spinta all’iniziativa privata,

stimolo fiscale alla produzione di ricchezza,

sostegno all’occupazione produttiva,

servirebbe la revisione della spesa,

dell’apparato leviatano,

servirebbe meno stato e più privato con regole certe e chiare,

servirebbe insomma più democrazia e meno Cina, Via della Seta, statalismo e plutocomunismo.

Meno Maduro e più futuro,

servirebbe un nuovo voto per la libertà,

il pluralismo,

l’alternanza democratica,

e una maggioranza scelta dal popolo ,

servirebbe meno chiesa in politica e più laicità, a proposito di Santità.
 
A che punto siamo arrivati.
Adesso devo prenotare una settimana prima per andare a messa.
Ma fate proprio piangere. Cattocomunisti in toto.
3 messe al giorno. Portategli una spugnetta per asciugarsi il sudore.
Una volta i preti dicevano 5 messe al giorno.....ma nei giorni feriali.


Le Parrocchie di Olginate, Garlate e Pescate - tutte guidate da don Matteo Gignoli - si "adattano" ai tempi,
introducendo un'importante novità per le celebrazioni natalizie, sempre particolarmente attese e frequentate.

La partecipazione alle messe del 24 e del 25 dicembre sarà infatti consentita solo su prenotazione,
per garantire il massimo rispetto delle normative anti-covid.

Per assicurarsi un posto a sedere in una delle tre chiese è necessario inviare una mail entro venerdì 18 a [email protected],
indicando la Parrocchia di riferimento, il giorno e l'orario della funzione prescelta (secondo il calendario sottostante)
e il proprio nome, precisando altresì il numero di persone interessate e la "categoria" in cui queste rientrano (famiglia, coppia o singolo).

olginatemesse.jpg


In alternativa è possibile compilare a mano l'apposito foglio disponibile nelle sacrestie.

Sabato 19 e domenica 20 dicembre, negli orari delle messe, saranno distribuiti i "pass" di ingresso a chi si è prenotato.
 
“Il post di Enrico Bucci, Ph.D. in Biochimica e Biologia molecolare,
professore aggiunto alla Temple University di Philadelphia,
autore del libro “Cattivi scienziati”, tratto dal suo profilo Facebook”.



Premessa: anche se è un post lungo, quanto segue è ben lungi dall’essere esaustivo
o anche minimamente vicino alla completezza, e rappresenta semplicemente un piccolo riassunto di cose che ritengo salienti.


Come per tutti i vaccini, il problema da risolvere è quello di riuscire ad addestrare il nostro sistema immune
a riconoscere il patogeno quando lo incontrerà, senza che sia il patogeno stesso a doverci mettere alla prova.


“Insegnare a riconoscere” significa presentare alle cellule del nostro sistema immune
(i famosi globuli bianchi, ma anche altre cellule che tutte insieme attuano la risposta antivirale)
qualcosa che abbia la forma del virus (proprio letteralmente, nel senso della forma tridimensionale),
così che su di essa possano essere modellati gli anticorpi giusti,
ovvero delle proteine della classe delle imunoglobuline che hanno la forma giusta per incastrarsi sulla superficie del virus ricoprendolo del tutto,
impedendogli così di funzionare e rendendolo appetibile a cellule come i macrofagi che fagocitano tutto ciò che è ricoperto di anticorpi e lo distruggono.


Come si può quindi fare a “presentare la forma” del virus al nostro sistema immune, prima di infettarci?


Un primo modo, il più semplice e quello più antico, è quello di iniettarci del virus attenuato o del tutto inattivato (ucciso).

Alcuni vaccini anche in stadi avanzati di sviluppo si basano su questa vecchia e ben provata tecnologia (in Cina ed in India vi sono alcuni esempi in sviluppo).

Oltre ad una produzione relativamente semplice, questo sistema ha il vantaggio di presentare al nostro sistema tutto il virus,
ottenendosi così anticorpi in grado di riconoscere qualunque sua parte.

Si ottiene, cioè, una risposta immune multivalente.

Di contro, dovendosi maneggiare durante la fase di produzione virus vivo per attenuarlo o inattivarlo,
è richiesta la massima sicurezza in fatto di pericolo biologico.

Inoltre, un controllo di qualità rigorosissimo è fondamentale per evitare di inoculare virus attivo negli individui
(vi sono precedenti storici famosi) e per evitare, nel caso del virus attenuato, il riguadagno di patogenicità.



A causa di questi rischi, in generale la maggior parte degli sforzi è tesa all’utilizzo di tecnologie più innovative,
basate sull’utilizzare solo “parti” del virus bersaglio e addestrare il nostro sistema immune a riconoscere quelle.


La parte prescelta preferenzialmente nel caso di Sars-CoV-2 è la proteina spike, sia perché è molto specifica del virus,
sia perché bloccarla con anticorpi porta all’impossibilità del virus di invadere cellule umane (anticorpi neutralizzanti),
dato che questa proteina è quella che riconosce il recettore umano ACE2 per consentire al virus di entrare nelle cellule umane
(un processo impossibile quando spike è ricoperta di anticorpi).


Come fare a “consegnare” al nostro sistema immune le porzioni di virus contro cui vogliamo addestrarlo?

Un primo modo è quello di utilizzare virus diversi – gli adenovirus – che sono quasi innocui nell’uomo (nel senso che causano patologie come il raffreddore).

Il Dna di questi virus viene modificato, inserendoci il gene della proteina spike.

Questi virus sono quindi iniettati nei vaccinandi, infettano le nostre cellule e portano il Dna per sintetizzare la proteina spike nel nucleo delle nostre cellule;
lì quel Dna, senza integrarsi nel nostro, fornisce le istruzioni perché sia prodotta la proteina spike.

Sono le nostre cellule, a questo punto, a produrre la porzione di virus che il sistema immune riconosce come estranea;
ed in questo modo si monta la risposta protettiva contro Sars-CoV-2.

L’adenovirus che usiamo come vettore, in una versione più primitiva della tecnologia, può essere capace di replicarsi,
e quindi generare moltissime copie di sé stesso e del gene per la proteina spike;
in una versione più avanzata, può essere incapace di replicarsi, ragion per cui si deve iniettare maggior materiale
per raggiungere la quantità di proteina spike necessaria ad ottenere una buona risposta immune protettiva.

Funzionano in questo modo alcuni dei vaccini cinesi.

Sebbene questo tipo di vaccini sia molto sicuro e la tecnologia ben validata
(perché gli adenovirus si usano anche per altre pratiche mediche, come le cure genetiche con Dna ricombinante), vi è un principale problema:
siccome gli adenovirus circolano comunemente fra gli esseri umani, molti potrebbero avere un sistema immune in grado di riconoscere il vettore, e quindi bloccare il vaccino.

Per questo motivo, nel vaccino russo Sputnik V sono presenti due diversi adenovirus vettore (in modo che almeno uno sia efficace),

mentre nel vaccino di AstraZeneca si usa un adenovirus di scimpanzé
(che non possiamo aver incontrato prima e contro il quale non può quindi esserci una risposta immune pregressa).

Resta il fatto che tutti i vaccini basati su virus ricombinante richiedono un processo di produzione piuttosto complicato;
tuttavia, fra gli altri vantaggi hanno quello della conservabilità e del trasporto semplice (anche in forma liofilizzata),
per cui dal punto di vista logistico presentano buone caratteristiche per un prodotto di massa.


Tuttavia, i vaccini fin qui descritti si basano comunque sull’impiego di virus;

alcune alternative più moderne sono state sviluppate, e sono in prova anche contro Covid-19.


Per esempio, è possibile fornire al nostro corpo direttamente i pezzettini di virus da riconoscere, senza pretendere che siano le nostre cellule a fabbricarli:
per farlo, si usa la tecnologia delle proteine ricombinanti.


Si producono cioè proteine virali come Spike in bioreattori, utilizzando l’ingegneria genetica
e cellule di mammifero che sono modificate per diventare “fabbriche” della proteina di interesse – un po’ come si fa con l’insulina ricombinante per i diabetici.

La risposta anticorpale che si ottiene con i vaccini di questo tipo è ottima, ed anche nel caso di Sars-CoV-2 i dati sono promettenti.

Tuttavia, il processo produttivo non è semplice: le proteine ricombinanti devono essere recuperate
da un mare magno di prodotti “di scarto” (devono cioè essere purificate), e gli stessi bioreattori per la produzione primaria
non sono propriamente semplici da scalare per ottenere una produzione delle dimensioni che è richiesta da una pandemia.

Infine, la proteina che si ottiene deve anche essere prodotta nel modo corretto
(cioè deve avere la stessa forma che ha nel virus e gli stessi zuccheri agganciati nelle stesse posizioni);
una ulteriore complicazione, che però per i candidati vaccini contro Sars-CoV-2 sembra essere stata risolta.


Possiamo fare di meglio?

Certamente: possiamo cioè fornire alla cellula solo l’informazione necessaria a produrre da sè la proteina che il sistema immunitario deve imparare a riconoscere.

Le parole ed i messaggi con cui si può parlare alle cellule sono scritte nella lingua del codice genetico, e consistono dunque di stringhe di Dna o Rna.


Nel caso dei vaccini a Dna contro Sars-CoV-2, si intende fornire alle cellule del nosro corpo un “anellino” di Dna che codifichi per la proteina spike.

Questo anellino, una volta raggiunto il nucleo delle nostre cellule, viene letto dal macchinario cellulare che interpreta il codice genetico,
e la proteina spike comincia ad essere fabbricata in grandi quantità; su questo principio si fondano i candidati vaccini in sviluppo.

Questi candidati vaccini, essendo semplicissimi da produrre e molto stabili, hanno buone caratteristiche per diventare dei buoni prodotti per una profilassi mondiale di massa.

Tuttavia, vi è da dire che innanzitutto non è semplicissimo far arrivare sin nel nucleo cellulare l’anellino di Dna vaccinale;
inoltre, fino ad oggi non vi sono esempi di vaccini a Dna approvati, e dunque non sappiamo ancora molto della reale praticabilità dell’approccio su larga scala.


Molto più semplice, in linea di principio, è fornire alle nostre cellule il messaggio genetico giusto sotto forma di Rna,
come avviene appunto per i candidati vaccini di Pfizer, Moderna ed altre decine di casi in sviluppo.

Un Rna messaggero, avvolto in un liposoma che ne facilita l’ingresso nelle cellule e lo protegge dalla degradazione,
non ha bisogno di raggiungere il nucleo delle cellule per funzionare;
appena entra in una cellula, viene immediatamente trasformato nella proteina spike che serve ad addestrare il nostro sistema immune,
generando quindi una risposta che finora è sempre stata robusta
(dico da ben prima della pandemia attuale, considerati i candidati vaccini contro altri virus e contro i tumori in sviluppo clinico da anni).

Il rovescio della medaglia, per i vaccini a Rna, consiste nel fatto che il materiale stessi di cui sono fatti – l’Rna – è molto delicato,
per cui il vaccino va conservato a basse temperature e protetto opportunamente, complicando di molto la logistica.

Inoltre, forse proprio a causa del liposoma in cui è incapsulato l’Rna messaggero,
questo tipo di vaccini produce una forte reazione all’iniezione (si dice che il vaccino è fortemente reattogenico):

febbre alta,

dolori muscolari

ed altri sintomi
che si risolvono sì spontaneamente,

ma che sono più diffusi della media (e che per altro ricordano i sintomi del Covid-19).


Questo va tenuto ben presente, per evitare di spaventarsi o per addebitare al vaccino conseguenze inattese che non sono tali.


Bene: spero che, per chi è arrivato a leggere fin qui, le cose siano un po’ più chiare.

In realtà, sulle tecnologie vaccinali che stiamo utilizzando in tutto il mondo contro Sars-CoV-2 si potrebbe scrivere un libro;
ma per saperne di più, rimando alla letteratura specialistica, che non manca di certo.
 
.............un uomo "libero"......ahahahahah
il fantoccio già si presenta ben manovrato.


Joe Biden, ha nominato il primo afroamericano alla guida del Pentagono.


Il generale a quattro stelle in pensione Lloyd J. Austin III si è ritirato nel 2016 dopo 41 anni nell’esercito e non ha mai ricoperto una posizione politica.


Attualmente Austin è impegnato nei consigli di amministrazione

di Raytheon Technologies, una delle più importanti compagnie statunitensi nel settore della difesa;

di Nucor, il più grande produttore Usa di acciaio;

dell’azienda sanitaria Tenet.


La candidatura ha avviato un nuovo dibattito sul controllo civile dei militari oltre le perplessità per un possibile conflitto d’interessi.

Come ha scritto il New York Times, Raytheon non è l’unico legame del generale Austin con gli appaltatori militari.
È stato anche partner di una società di investimento che ha acquistato piccole società di difesa.


Senza dimenticare che Pentagono spende centinaia di miliardi di dollari ogni anno in armi e altri rifornimenti.

E proprio Raytheon Technologies ha un arretrato di ordini per la difesa del valore di 72 miliardi di dollari, come ricorda Fox Business.


Il controllo civile delle forze armate è radicato nella storica diffidenza degli americani
nei confronti di grandi eserciti permanenti con il potere di rovesciare il governo che è destinato a servire.

Questo è il motivo per cui il presidente è il comandante in capo delle forze armate
e riflette la logica alla base del divieto nei confronti di un ufficiale militare in pensione da poco che serve come segretario alla difesa.



Come scrive l’Agenzia Nova, “con Austin, Biden riporterebbe un militare alla guida del Pentagono.
Nel 2013, Obama gli affidò il Comando centrale, responsabile di tutte le operazioni militari Usa in Medio Oriente:
è in queste vesti che Austin ha supervisionato le attività contro lo Stato islamico in Iraq e in Siria.

In precedenza, il generale era stato comandante delle forze Usa in Iraq nella cruciale fase del ritiro (2011)


Tuttavia, come spiega la Cnn, molti esponenti di spicco del Partito democratico
non sono particolarmente entusiasti dell’idea di garantire al generale un permesso speciale
necessario ad aggirare la legge per la quale un membro in servizio delle forze armate
deve attendere sette anni prima di assumere un incarico civile.




Infine, altro neo sulla scelta del generale Austin a capo del Pentagono,
è la questione dei suoi legami con l’industria della difesa statunitense.

Attualmente fa parte del cda di Raytheon Techonologies, uno dei più grandi appaltatori militari del mondo.


Dopo il ritiro dall’esercito nel 2016, il generale Austin è entrato a far parte del consiglio di United Technologies,
un produttore di motori a reazione commerciali e militari ed elettronica per l’aviazione.

La società si è fusa con Raytheon ad aprile.



Secondo un comunicato, Raytheon ha registrato ricavi pari a 14,7 miliardi di dollari nei tre mesi fino a settembre
e i suoi ordini per la difesa in sospeso sono stati valutati a 70,2 miliardi di dollari.


Sempre secondo i prospetti di Raytheon, a partire da ottobre il generale Austin possedeva più di 500.000 di dollari di azioni Raytheon.


Come sottolinea il Nyt, in qualità di segretario alla difesa,
il generale Austin avrebbe bisogno di vendere tutte le azioni che detiene in Raytheon o altri appaltatori della difesa,
o qualsiasi società che intrattiene rapporti d’affari con l’industria. Non solo.

Gli sarebbe vietato prendere parte direttamente a qualsiasi decisione contrattuale
o qualsiasi altra “questione particolare ”che riguarda direttamente le aziende con cui ha avuto legami finanziari nei due anni precedenti.


Tuttavia, tutte le nomine, compresa questa del generale Lloyd Austin, dovranno essere confermate dal Senato.
 

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