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Dollaro digitale, negli Usa è battaglia tra singoli Stati e Governo federale​

Dalla Florida all’Alabama fino al Texas: timori su privacy e lobby degli istituti tradizionali spingono le norme contro il nuovo contante​

Servizio
di Vittorio Carlini


I PUNTI CHIAVE

Il capo cordata è la Florida. Lo Stato del Governatore Ron DeSantis, in corsa per le prossime elezioni presidenziali, ha approvato una legge che vieta l’uso del possibile futuro dollaro digitale della Fed. L’approccio è replicato dall’Alabama dove è passata la proposta di legge (Senate Bill 330) contro la valuta digitale. La stessa Nord Carolina (House of Representatives) ha dato l’ok alla norma anti “digital dollar”. Un po’ meno formale, ma ugualmente forte nella sostanza, la posizione di Sud Dakota e Texas. Nel caso del “The lone star State, ad esempio, c’è una risoluzione che si oppone “alla central bank digital currency”.

Insomma, il contesto è chiaro: vari Stati dichiarano guerra alla futura moneta digitale di Washington. Si tratta di uno scontro poco noto ma con una valenza fondamentale. «L’America - spiega Ronny Hamaui, segretario generale Assbb - influenza gli altri Paesi, soprattutto nel FinTech». Certo: «gli Usa da sempre sono prudenti sul contante digitale. La pervasività del libero mercato in quel contesto crea di per sé contrarietà all’intervento dello Stato centrale». Quindi, non stupisce che «il dollaro digitale incontri delle difficoltà». E, tuttavia, nel caso «la sua adozione fosse rimandata nel tempo», o stoppata, «gli effetti sui progetti di altre Banche centrali si farebbero sentire».

«In realtà - ribatte Emilio Barucci, docente di finanza quantitativa al PoliMi - va ricordato che, rispetto ad esempio all’Ue, l’infrastruttura su cui si basano i mezzi di pagamento è di fatto di origine americana». A fronte di ciò, da un lato, «non sorprende che negli Usa ci sia maggiore interesse a contrastare il contante digitale; ma, dall’altro, penso che l’eventuale impasse in quel mercato non avrebbe un peso così forte sui progetti in Europa».

1 Levata di scudi, perché?
Fin qui il contesto. Ma perché la levata di scudi contro il contante elettronico? La motivazione accampata con più forza - forse non la più importante - è la difesa della privacy. «La moneta digitale della banca centrale - è il leit motiv di DeSantis -riguarda la sorveglianza degli americani e il controllo dei loro comportamenti». Il “digital dollar” è strumento dello Stato per tracciare tutte le transazioni, anche le più piccole. Quindi, bisogna opporsi. Si tratta di una posizione dove è forte la eco dei libertari di destra. È l’anarco - capitalistico, in scia alle tesi di Murray Rothbard, il quale, da una parte, massimizza le libertà individuali e il potere auro-regolatorio del mercato; e, dall’altra, punta a minimizzare l’interferenza dell’autorità pubblica (compreso il potere d’imporre le tasse). Un aissez faire che vede come fumo negli occhi il contante digitale della Fed. Sennonché, sui rischi per la privacy non c’è concordia.

«La motivazione non regge -riprende Hamaui -. Il Grande Fratello lo abbiamo già ventiquatt’ore su ventiquattro. Basta pensare alla tracciabilità dei cellulari. Il vero tema è creare un’authority che, realmente e non formalmente, tuteli la sfera privata. Pensare che da qualche dollaro o euro digitale nascano rischi alle libertà individuali è una mistificazione. In realtà il problema, grazie al contante elettronico, ce l’avrebbe chi vuole eludere il fisco». «Non è così -dice Ferdinando Ametrano, ceo di ChekSig-. Viviamo in regimi democratici da più di 70 anni e diamo poco peso a simili temi». Quando, però, “uno Stato totalitario, e ricordo che l’Europa ha vissuto le dittature fasciste, naziste e comuniste, potesse avere anche quest’ulteriore mezzo di controllo la tutela della libertà personale sarebbe ancor più messa in discussione».

2 Interessi e lobby

Ma non è solo la privacy. Il fronte anti-dollaro digitale, in larga parte costituito da Repubblicani - seppure non manchino esponenti Democratici come Robert F. Kennedy Jr -, a detta di alcuni esperti è mosso da altri interessi.
Quali? Per comprenderli è utile ricordare come potrebbe essere costruito il contante elettronico. I progetti delle banche centrali sono tanti. In linea di massima, però, quello che pare più probabile è il modello ibrido. Cioè: la valuta digitale è una passività della banca centrale; gli istituti di credito sono coinvolti nella gestione della struttura (dall’acquisizione dei clienti fino all’amministrazione dei pagamenti) ma il settlement è realizzato dalla banca centrale stessa. Ebbene: in un simile contesto la possibilità che il contante elettronico faccia concorrenza alle tradizionali realtà finanziarie è elevato.
Come? Può sostituirsi al conto corrente, quale deposito per la liquidità, oppure prendere il posto di carte di credito o bancomat. Vero! Le opzioni sul tavolo prevedono, oltre al mantenimento del contante cartaceo, limiti all’uso della valuta digitale.

«E tuttavia -sottolinea Andrea Conso, giurista esperto di FinTech - è innegabile che possa esserci un qualche spiazzamento delle istituzioni tradizionali ad opera del dollaro digitale. Di qui, anche, le opposizioni cui assistiamo in America». Si tratta di prese di posizione che hanno avuto effetti? La risposta è articolata. La Fed, nonostante continui la sperimentazione, ha affermato che non concretizzerà alcunché senza l’ok del Congresso. Quel potere legislativo il quale, però, sull’argomento è diviso. E lo sarà, presumibilmente, fino alle elezioni presidenziali del 2024. Ciò detto, la Riserva federale ha lanciato, il 20 luglio scorso, FedNow. Vale a dire: un sistema di pagamento istantaneo che diversi detrattori del dollaro digitale vedono come prodromico proprio al contante elettronico.

3 La sfida di Pechino
«Alla fine – conclude Conso - in un Paese dove l’e-commerce è la normalità e i pagamenti cash si assestano al 16% del totale, accadrà che sarà la preoccupazione per l’arrivo delle monete emesse dai big dell’hi tech a spingere l’evoluzione verso il contante elettronico». La paura che il mondo agognato da Friedrich von Hayek - valute private che fanno concorrenza a quella statale - possa concretizzarsi (indebolendo la sovranità monetaria nazionale), costituirà il motore per l’evoluzione tecnologica sulla moneta. Anche perché, in un mondo diviso tra Washington e Pechino, va ricordato che quest’ultima ha già lo yuan digitale. Con esso tenterà di penetrare maggiormente in zone quali l’Africa, dove la bancarizzazione della popolazione è bassa ma la diffusione di Internet è alta.

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