Borsa: banche italiane, che brutto momento
Ormai i giudizi negativi arrivano quasi con cadenza quotidiana. Cosa sta accadendo al settore? E' messo davvero così male? Certo è che il quadro presentato da Moody's, Credit Suisse e altri analisti non invita certo agli acquisti dei titoli. Anche se...
Tagli di target price, conferme di outlook negativi per l'intero settore, analisti che scuotono la testa pensando al futuro, e chi più ne ha, più ne metta: in questo momento il destino delle banche italiane appare davvero poco confortante. Non che, a livello globale, almeno per quanto riguarda le altre economie sviluppate, il quadro sia proprio ottimistico per i finanziari.
Certo è che non si può non notare come questa settimana sia stata piuttosto dura per gli istituti di credito italiani. L'ultima scure sui titoli quotati a Piazza Affari è arrivata da Credit Suisse, che ha operato un taglio sui target price di alcuni titoli appartenenti al comparto. L'obiettivo sul prezzo di Unicredit è stato ridotto infatti da 2,8 a 2,65, quello di Intesa San Paolo è stato abbassato da 2,8 a 2,75 euro, e Mps ha visto il proprio target price scendere da 1,3 a 1,25 euro.
Il giudizio di Credit Suisse è stato diffuso prima della diffusione dei risultati di bilancio delle banche. "Crediamo che ci potranno essere ulteriori downgrade sul fronte degli utili a causa dell'alta imposizione fiscale e, in alcuni casi, per le fee income più basse", ha scritto l'istituto, spiegando la revisione al ribasso operata.
Ma il coro dei pessimisti sulle banche italiane è piuttosto popolato. Anche gli analisti di Matrix Corporate Capital, lo scorso 25 ottobre, non hanno risparmiato giudizi negativi sul nostro settore bancario (anche se in questo caso la scure ha colpito anche le banche spagnole).
Di fatto, Andrew Lim, anaista di Matrix, ha scritto in una nota che Unicredit e Banco Santander si confermano tra quegli istituti di credito italiani e spagnoli che "sono significativamente sotto capitalizzati". Di conseguenza, secondo Lim, queste banche dovranno far fronte a molte pressioni che potranno costringerle a raccogliere nuovi finanziamenti.
Lim spiega infatti che banche come Unicredit e Banco Santander, che sono viste dai mercati come troppo grandi per poter fallire, potrebbero aver bisogno di un capital ratio pari al 10%, quando invece al momento dispongono di un livello "appena al di sopra" del minimo del 7% che le autorità di regolamentazione hanno chiesto di rispettare entro il 2012.
"Aumenteranno le pressioni del mercato affinché queste banche europee affinché aumentino il capitale e/o riducano i dividendi", ha scritto Lim, secondo quanto riporta Bloomberg. L'analista ha emesso così un rating "reduce" su Santander, Unicredit e Intesa San Paolo.