NON SMETTERE DI SOGNARE GIUSTO PERCHE' UNA VOLTA HAI AVUTO UN INCUBO

Non hanno ancora iniziato a governare eppure..........

Eppure non riescono a trattenersi.

Un tweet bruciante di Patrizia Prestipino, deputata dem di rito renziano, affresca bene la realtà della considerazione che i soci della nuova maggioranza hanno ognuno dell’altro.

La parlamentare romana ha aspettato la cerimonia del giuramento dei ministri per poi sparare il suo sferzante giudizio sui Cinquestelle:

“Sempre bellissimo rito del giuramento dei ministri. Niente male come metamorfosi per un movimento che voleva aprire parlamento come una scatoletta di tonno.
La prova che fascino delle Istituzioni e della democrazia parlamentare è più forte di qualsiasi sirena populista! Ottimo!”.
 
Pubblichiamo una lettera di addio, comparsa su Facebook, di una pentastellata di lungo corso.
Queste parole permettono di farvi comprendere molto più di uno studio sociologico la mutazione
che ha percorso il gruppo di potere all’interno del M5s e che lo ha portato a compiere il passo che Gianroberto Casaleggio mai avrebbe pensato.
Quelli che un tempo si vantavano di andare a piedi in Parlamento, oggi si muovono con la scorta e le auto blindate.



E’ ora. Per quei pochi che ancora seguono questo account dimenticato, per quei 4 gatti che forse hanno voglia di leggere, racconto la mia storia.
Serve più che altro a me, confesso.

Oggi mi allineo a tanti altri amici e dico addio al MoVimento 5 Stelle.

Devo spiegare perché? Direi che è talmente scontato ed evidente da non doverci sprecare parole:
l’obbrobrio che si è consumato nel Palazzo ha superato in nefandezza il golpe del 2011,
e la mano che ha riconsegnato il mio Paese ai carnefici della Grecia stavolta porta il nome di MoVimento 5 Stelle.

Ho dato il mio ultimo Oxi a Rousseau.

Ma nel giorno in cui il mio Paese è vinto, io sono finalmente libera. Una magra consolazione.

Come molti amici sanno, ho lavorato per 5 anni nell’ormai mitico “gruppo comunicazione” m5s alla Camera,
che la stampa considerava onnipotente (ci ridevamo molto). Ho partecipato a cerchi magici, a vertici, ho vissuto momenti storici per il MoVimento.
Ho scritto decine di post per il blog di Beppe, nessuno dei quali a mio nome, e alcuni dei quali finiti sulle prime pagine.
Ho fatto campagne web e social, nel periodo dell’assai discusso divieto TV, che hanno coinvolto e trascinato l’intero MoVimento.
Esisteva ancora a quell’epoca il MoVimento, sapete?

Mi piaceva lavorare nell’ombra, e ho avuto i miei 15 minuti di celebrità solo per un tweet del venerdì notte
che mi ha fatto finire nei titoli di apertura del TG1, tra Obama e il Papa.
Per i media, d’altronde, ogni scusa era buona per attaccare il m5s. Gianroberto mi disse “Chiudi tutto per 48 ore, e passerà”. Un ottimo consiglio.

E’ passato, come è passato Gianroberto: era malato, aveva i giorni contati, e fu così che nel m5s partì la prima Foresta dei Pugnali Volanti.

In quella guerra sanguinosa e tutta interna, tanti furono i morti lasciati a terra.
In primis i meetup, quelli litigiosi ma anche quelli “scomodi”; poi singoli attivisti, scomunicati di botto;
e poi la gente nel Palazzo, dai parlamentari agli umili lavoratori della vigna m5s come ero io o come era Messora.

La strage dei casaleggini, di cui quello che avete visto nei giorni scorsi è stato solo l’atto finale.

Chi è il colpevole? Non lo so. Nel mio caso, a rendermi la vita impossibile e poi a buttarmi fuori nel 2018 furono alcune mezze figure di capacità nulle,
e qualche arrampicatore che ha poi fatto carriera spinto da chissachi. Ci sono sempre, in politica.

I parlamentari? Mi piacevano tutti, erano bravi, lavoravano tanto, si impuntavano per sciocchezze e a volte ci facevano ammattire.
Ora ho visto moltissimi di loro fare appelli per il governo con il PD: sì, sei su scherzi a parte.

Ho sempre combattuto, malgrado tutto.
Sono riuscita a togliermi soddisfazioni a dispetto di molti: la campagna di Luigi sui “taxi del mare” è stata un’idea mia,
e ha aperto gli occhi al Paese sui trafficanti di uomini.
E’ questo ciò che fa un giornalista, specialmente se “al servizio” di un partito che è (era) nato per aprire gli occhi ai cittadini.

Gianroberto, dicevamo. Eravamo amici, gli volevo bene e so che anche lui me ne ha voluto:
“Ti ha difeso tanto”, mi hanno detto due big del m5s il giorno della sua morte.
Chissà da chi, chissà da che, anche se posso immaginarlo.
Non dirò nulla di ciò che pensava davvero, non andrò in giro a vendermi la sua fiducia:
posso solo garantire che le scempiaggini sul “governo globale massonico” che girano sul suo conto sono tutte fesserie.

Questa, molto in breve (come merita) è la mia storia nel m5s.

Che è durata fino a pochi giorni fa, quando ancora ricevevo chiamate e chat dal Palazzo,
o scrivevo sui social sotto falso nome sempre per non creare problemi al m5s.

Mi sono annullata per anni, ho cancellato la mia stessa esistenza, non ho mai fiatato e ho servito il m5s (e il Paese) fino all’ultimo.
Non facile, per una giornalista.

L’”ultimo” però è arrivato.

Il m5s oggi governa col PD, facendo credere che lo cambierà “dall’interno”.
Ma il PD è come l’Europa: per cambiarlo dall’interno prima devi starci dentro, e quando vuoi uscire è peggio dell’Hotel California.

Nella scatoletta di tonno ci abbiamo trovato la piovra, ed è stato più facile lasciarci abbracciare che combatterla.

Addio m5s, torno ad essere libera.

Non devo più fedeltà a nessuno: Gianroberto è morto, ma mi piace pensare che avrebbe approvato.

E al mio disgraziato Paese, buonanotte e buona fortuna.
 
La corda non è un'elastico.......si spezza.

Come volevasi dimostrare, il primo atto del governo è a favore dei migranti,
con un calcio alla legge del governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

Un vero e proprio atto di guerra.

Uno smantellamento in grande stile. Non hanno perso tempo.

Il consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia,
ha esaminato nove leggi delle Regioni e delle Province Autonome e ha deliberato di impugnare
la legge della Regione Friuli Venezia Giulia n. 9 dell’8 luglio 2019 recante “Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale”.

La legge è stata impugnata, si osserva in una nota di Palazzo Chigi,
«in quanto numerose disposizioni sono risultate eccedere dalle competenze statutarie della Regione.
In particolare: alcune norme violano la competenza esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente,
di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione;
talune disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie,
in contrasto con i principi di cui all’articolo 3 della Costituzione e in violazione della competenza esclusiva statale
nella materia di cui all’articolo 117, secondo comma lettera b) della Costituzione».
 
«E’ una vergogna assoluta», commenta Fedriga.

«M5S e Pd hanno partorito un governo di immigrazione selvaggia».

«Il M5S in pochi giorni fa l’opposto: è un attacco alle autonomie».

Il presidente del Friuli Venezia Giulia promette di non darsi per vinto.
«E’ un attacco alle autonomie. Difenderemo le nostre norme davanti alla Corte Costituzionale»,
la cosa incredibile è che il primo consiglio dei ministri faccia un’operazione di carattere politico.
Forse pensano che il Paese sia diventato cosa loro e privata, ma non ci fanno paura. Noi andiamo avanti».
 
Lo sponsor tecnico di Berrettini

La Lotto Sport Italia S.p.A. è una società italiana di calzature ed abbigliamento sportivo, con sede a Trevignano in provincia di Treviso.

Fondata nel giugno 1973, è cresciuto nel tempo i suoi mercati a livello internazionale affermandosi come marchio sportivo.
Attualmente Lotto produce e commercializza calzature, abbigliamento ed accessori per sport e tempo libero.
Detiene i marchi Lotto, Lotto Leggenda, Lotto Works, Mya.

Viene fondata dai tre fratelli Caberlotto, Giovanni, Sergio, Alberto, una delle famiglie storiche del distretto calzaturiero,
successivamente proprietaria anche della squadra di calcio del Treviso.

Il marchio dalla doppia losanga equivale alla porzione finale del cognome Caberlotto[2]
mentre quella iniziale era stata utilizzata dai tre fratelli per una azienda di scarponi di sci in plastica, la Caber, poi venduta agli americani della Spalding.[3]

Originariamente la Lotto produce scarpe da tennis, che rimane l'attività principale dell'azienda per tutti gli anni settanta.
In seguito comincia a commercializzare anche calzature, abbigliamento ed accessori per altri sport (pallacanestro, pallavolo, atletica e calcio).

Il calcio in particolare, a partire dagli anni ottanta, diventa un focus importante anche attraverso le sponsorizzazioni, come quelle con Dino Zoff e Ruud Gullit;
questo decennio è anche il periodo nel quale comincia in modo più sensibile la distribuzione dei prodotti all'estero, processo che poi andrà via via rafforzandosi nel tempo.
Negli anni novanta spiccano gli accordi con Milan e Paesi Bassi, cui seguono negli anni duemila quelli con la Juventus e con Luca Toni.
Nel tennis, negli stessi anni, vengono vestiti dal marchio trevigiano Boris Becker e Martina Navrátilová

Alla fine degli anni novanta, in seguito alla morte di due dei tre fondatori Caberlotto,
la società si trova vicino al concordato preventivo e viene rilevata nel giugno 1999 con un'operazione di management buy out
da una cordata di imprenditori già attivi nel settore sportivo.

La cordata è capeggiata da Andrea Tomat (Stonefly e ex Lotto), Adriano Sartor (Stonefly),
Roberto Danieli (Diadora prima di cederla a Invicta), Franco Vaccari (prima Nordica e poi Dolomite),
Giancarlo Zanatta (Tecnica), Gianni Lorenzato.

Tomat e amici rilevano la società battendo la concorrenza di Invicta (Diadora) e la ribattezzano Lotto Sport Italia S.p.A.[3]

Tomat, alla guida dell'azienda, classe 1957, presidente prima degli industriali di Treviso e in seguito di Confindustria Veneto,
ripensa il marchio concentrandosi sul calcio e sul tennis, delocalizza nel Far East circa il 90% della produzione di scarpe e abbigliamento,
crea una struttura logistica a Hong Kong che funziona come centro distributivo, investe nella ricerca.
E nei mondiali di calcio del 2006 lancia "Zhero Gravity", la prima calzatura sportiva senza lacci.
L'anno dopo lancia "SynPulse", una scarpa per il tennis che assorbe gli urti e li trasforma in energia.

Nel frattempo l'azionariato subisce qualche scossone.
Nel 2003 esce Danieli,
nel 2005 lasciano Vaccari e Zanatta.
Nel 2007 Lotto Sport Italia acquisisce il marchio americano Etonic, attivo nel running tecnico, nel golf e nel bowling.
Alla fine del 2016 la società, che ha attraversato un periodo economico non felice ritornando all'utile (circa un milione di euro) solo nel 2015
e sta procedendo nella ristrutturazione dell'esposizione verso le banche (una quarantina di milioni), h
a ufficializzato l'integrazione tra la Lotto (280 milioni di ricavi nel 2016) e la Stonefly (fatturato di 80 milioni).[4]
Non si tratta di una fusione: le due realtà resteranno distinte sia come brand sia come situazione legale ma ottimizzeranno una serie di funzioni.
Lotto, i cui prodotti sono distribuiti in 114 paesi nel mondo, segue sport e fashion, a Stonefly i settori urban e comfort.

Nel 2017 nuova turbolenza nell'azionariato.
Lascia l'ex vicepresidente Lorenzato per cui la proprietà della Lotto rimane così completamente nelle mani di Tomat e Sartor.

Il 2 agosto Lorenzato, che deteneva il 12%, ottiene da un lodo arbitrale del tribunale di Treviso
il pignoramento delle quote azionarie degli ex soci per un valore superiore ai 3 milioni di euro
nell'ambito della causa civile intentata per violazione dei patti parasociali.[5]

La guerra milionaria va avanti: in settembre Lorenzato chiede il fallimento della holding finanziaria che ha il controllo del gruppo, la Futura 5760 srl;
nel novembre 2018 il tribunale di Treviso ne dichiara il fallimento mentre Tomat affida ai suoi avvocati il ricorso.[6]

La decisione del tribunale non mette per ora a rischio l'attività del gruppo ma pone incertezza sul controllo.
 
Buona serata
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Riuscite ad immaginare cosa sarebbe accaduto in questi 2 giorni se la frase fosse stata detta da Salvini ?
E questo demente lo paghii, nella bolletta ......

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"Caro Matteo Salvini, lo so che stai facendo finta di niente anzi spacci la disfatta per vittoria.
Ma io sono stato un leale avversario fin dagli albori, quindi posso permettermi questa missiva aperta, nemico mio".

Comincia così il post con cui Fabio Sanfilippo, caporedattore di Radio 1,
scaglia il proprio attacco contro il leader della Lega, Matteo Salvini.
Che, intervenendo a In onda su La7, non manca di rispondere per le rime:
"Giornalista pagato dagli italiani, ma come ti permetti?".

Frasi al vetriolo che scadono in insulti all’ex capo del Viminale e alla sua famiglia.

"Ti sei impiccato da solo, e questo è evidente. Io ne sono felice. Vabbè, si era capito.
Ora perderai almeno il 20, 25 per cento dei consensi che ti accreditano i sondaggi, lo sai?
E che fai? Non hai un lavoro, non sai fare niente, non hai un seggio da parlamentare europeo,
hai perso il posto da ministro, certo stai in parlamento.
Con la vita che ti eri abituato a fare tempo sei mesi ti spari nemico mio...", commenta caustico.

"Certo vedere certi post e certe dirette mi fa tenerezza, tipo che vorrei mettere i croccantini o la mousse, se preferisci l'umido.
Ma temo sia il tuo guru dei social che ti fa fare queste pessime performance, cacciamolo!",

continua il post, che non risparmia nemmeno la figlia del leader leghista.

"Mi dispiace per lei, ma avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate",
scrive Sanfilippo che quando esplode la polemica si fionda subito a cancellare il post.

Contro Sanfilippo la Rai ha subito avviato un porocedimento disciplicare.
Per l'amministrato delegato Fabrizio Salini il post pubblicato oggi è "gravissimo, inaccettabile e ingiustificabile".
A chiedere l’intervento della Commissione Parlamentare di Vigilanza per verificare i contenuti del post
è il segretario dello stesso organismo, Massimiliano Capitanio, che ha parlato di "offese molto gravi".
"È chiaro che frasi del tipo 'tempo sei mesi ti spari nemico mio' vanno ben oltre la libertà di espressione e di critica", ha commentato il deputato leghista.
"Se poi a scrivere certe nefandezze è un giornalista del servizio pubblico radio-televisivo nei confronti di un ministro
e parlamentare della Repubblica e, cosa ancor più riprovevole, della sua famiglia – continua - la questione assume contorni più inquietanti".
 
Ma come...ma se è un tuo leccapiedi ......

Solidarietà viene espressa da tutti i fronti politici, con in prima linea gli avversari giurati del Pd.
«Nell’ultimo mese ho combattuto una durissima battaglia per mandare Matteo Salvini a casa.
Credo — osserva Matteo Renzi — di aver fatto il mio dovere da cittadino e da senatore.
E credo di aver vinto questa battaglia insieme a tante e tanti.
Ma proprio per questo rabbrividisco quando leggo il post del giornalista Rai.
C’è un limite di decenza. Ho lottato e lotterò sempre contro Salvini.
Ma chi, pagato coi soldi degli italiani, parla di suicidio di un avversario e addirittura tira in ballo una piccola bambina si deve vergognare»
 
Chissà quando si sveglieranno e capiranno la pericolosità di questo animale .......
deve essere drasticamente ridimensionato.

Ucciso da un cinghiale nel tentativo di allontanarlo dal suo orto.
È accaduto a Rovegno (Genova), in alta Val Trebbia, nella notte tra giovedì e venerdì.
La vittima è un 78enne di Lavagna, Antonio Mazzoni, ferito mortalmente all’arteria femorale.

«Siamo terrorizzati - ha detto Pino Isola, il sindaco del paese, al Secolo XIX -,
qui i cinghiali si aggirano indisturbati e spesso si tratta di bestioni di 150 chili.
Io stesso, qualche giorno fa, mi sono dovuto chiudere in casa perché ne avevo uno nel mio giardino.
Devono autorizzarci a difenderci in qualche modo».

Quello dei cinghiali, sempre più invadenti, in Liguria è un problema diffuso.
Negli ultimi dieci anni, secondo Coldiretti, il loro numero sarebbe infatti raddoppiato,
con gravi conseguenze a danno del settore agricolo e della sicurezza stradale.
Anche per questo l’assessorato all’Ambiente sarebbe sul punto di consentirne la caccia fino alla fine di gennaio per il secondo anno consecutivo.

I precedenti
Non va meglio altrove: quello di Mazzoni è già il terzo decesso causato dai cinghiali in Italia nelle ultime settimane.

Il più recente il 26 agosto, quando dopo un mese di agonia è morto a Catanzaro un motociclista di 47 anni.

Il giorno 12 era stata invece la volta di un 59enne di Guarene (Cuneo), finito con l’auto in un fosso nel tentativo di evitare un branco sulla carreggiata.
 
“Caro Matteo Salvini, lo so che stai facendo finta di niente anzi spacci la disfatta per vittoria.
Ma io sono stato un leale avversario fin dagli albori, quindi posso permettermi questa missiva aperta, nemico mio”

“vedere certi post e certe dirette mi fa tenerezza, tipo che vorrei mettere i croccantini o la mousse, se preferisci l’umido.
Ma temo sia il tuo guru dei social che ti fa fare queste pessime performance, cacciamolo!”

Ti sei impiccato da solo e questo è evidente. Io ne sono felice. Vabbè, si era capito.
Ora perderai almeno il 20, 25 per cento dei consensi che ti accreditano i sondaggi, lo sai?
E che fai? Non hai un lavoro, non sai fare niente, non hai un seggio da parlamentare europeo, hai perso il posto da ministro.
Certo stai in Parlamento. Con la vita che ti eri abituato a fare, tempo sei mesi e ti spari nemico mio
Quello che non ti perdonerò è di aver plagiato la mente di due miei nipoti, con i miei figli non ci sei riuscito, cazzo.
Ma li recupero, fidati. Mi dispiace per tua figlia, ma avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate”.
 

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