Jair Bolsonaro lo aveva annunciato in campagna elettorale: nasceranno scuole militari in ogni Stato del Brasile. Per forgiare i ragazzi, sin dalle elementari, con la disciplina e i valori tradizionali come patria, famiglia, onore, contegno. Nulla da eccepire, può anche essere utile. Ma dietro questa scelta c’è qualcosa di più. C’è la volontà di cancellare qualsiasi traccia dei governi passati. Governi di sinistra ovviamente, quelli del gay kit, dell’identità di genere, dei matrimoni misti, della solidarietà e del rispetto degli altri. Indipendentemente dal colore della pelle e delle origini. E poi, vista la strage di Suzano, alla scuola Raul Brasil, dove due killer hanno ucciso 12 persone, tra studenti e insegnanti, un’educazione militare serve da deterrente.
Ne esistono già cinque e il ministero dell’Educazione ha in mente di crearne altri 36. Quelli attivi hanno subito imposto regole precise: tutti in maglietta bianca su jeans, niente trucchi per le ragazze, capelli corti, aboliti orecchini e piercing. Scuole come caserme, aule come camerate. Si entra in classe schierati in plotoni. Il capo fila lancia gli ordini, attenti e riposo. Quando arriva il docente, si urla il suo nome, ci si alza in piedi e quando suona la campanella e si esce per cambiare aula e lezione ci si ferma sull’attenti davanti alla lavagna, si saluta e con passo marziale si esce.
Sui 15 Stati coinvolti nel progetto solo 5 hanno risposto di non essere interessati. Le iniziative solo affidate alle amministrazioni locali ma il ministero dell’Educazione finanzia un programma di sostegno per quelle che chiama scuole civico-militari. Con una divisione dei compiti ben precisa: i professori si occupano della formazione didattica e culturale, i militari della disciplina, dei corsi di difesa, dell’amministrazione. Una convivenza non facile. Anche perché il personale militare ha voce in capitolo, interviene, controlla, pretende, spesso impone.
Chi promuove il progetto sostiene che in questo modo studenti e insegnanti si sentono più sicuri, che non ci sarà bisogno di agenti davanti agli istituti per prevenire gli attacchi degli emulatori alla Colombine. Chi invece solleva critiche e perplessità ricorda che la tragedia di Suzano non può essere strumentalizzata per militarizzare le scuole. È un’eccezione che non serve come parametro. Piuttosto ci si domanda, oltre ai risultati pedagogici, cosa sarebbe accaduto se ci fosse stata un’incursione in uno degli istituti militarizzati. Tutti si sarebbero messi a sparare.
Lo Stato abdica e delega alla scuola la sicurezza quando dovrebbe garantirla con più vigilanza e controlli. Ma questo significherebbe potenziare le forze dell’ordine, sconfiggere le milizie, costringere le famiglie a mandare i propri figlia scuola, rimettere in sesto il sistema scolastico che ha poche scuole, la maggioranza a pezzi. Un lavoro lungo. La destra ha bisogno di mantenere viva la campagna e rafforzare il suo modello di sviluppo. Meglio creare collegi militari e preparare come soldati la futura classe dirigente. Sui nuovi libri di testo sono è già stato eliminato ogni riferimento ai valori considerati "comunisti".
Scuole militari per il Brasile del futuro
La Repubblica/Mastrogiacomo