montebelluna (treviso)
«Veneto Banca vale 3,3 miliardi
ma non si quoterà in Borsa»
L'amministratore delegato Consoli presenta i risultati 2009: «Piazza Affari non dà stabilità. Bim è il nostro fiore all'occhiello ma adesso ci prendiamo due anni sabbatici»
Vincenzo Consoli, amministratore delegato di Veneto Banca Holding (archivio)
MONTEBELLUNA (Treviso)- Veneto Banca vale 3,3 miliardi di euro e non ha alcuna intenzione di quotarsi a Piazza Affari perché la borsa «non dà stabilità» ai titoli azionari. È quanto ha affermato Vincenzo Consoli, amministratore delegato di Veneto Banca Holding, nel corso della presentazione dei risultati 2009. Secondo il banchiere «Veneto Banca vale circa 3,3 miliardi di euro, 2,7 miliardi sono di patrimonio e poi ci sono 600 milioni di avviamento». Dal 2008, ha sottolineato, «le azioni Veneto Banca hanno reso anno dopo anno mediamente il 10,38 per cento che è un grandissimo rendimento e che è stato fatto su un’azienda solida, sana, tranquilla, che non porta alle preoccupazioni che hanno le aziende quotate quando il mercato si deprime e all’euforia quando il mercato va bene». Si tratta, ha proseguito, di un «titolo che rende bene e che ha un valore importantissimo che è la stabilita». «Come è possibile - si è domandato Consoli - che nel giro di qualche mese il titolo Unicredit passi da 7 a 0,56 euro?».
«UNA BANCA SISTEMICA» - Consoli ha sottolineato che «il gruppo dopo le ultime due o tre operazioni (acquisizioni di Carifac, Bancapulia e Bim,
ndr) ha assunto una fisionomia e una dimensione diversa, siamo il decimo-undicesimo gruppo nazionale, insieme al Credem. Ormai siamo ormai una banca sistemica». Dal 1998 ad oggi, inclusi gli sportelli di Intermobiliare, ha sottolineato Consoli, il gruppo ha portato le sue filiali da 56 a 571. Consoli si è soffermato sull’impegno della banca a sostegno del territorio. «Gli impieghi a livello di sistema - ha detto - sono aumentati dell’1,5%, da noi sono saliti dell’8,5%. In una situazione complicata e difficile noi abbiamo fatto la nostra parte per il territorio». In particolare «lo scorso anno abbiamo erogato mutui alle famiglie per 1,3 miliardi che rappresentano il 3% nazionale del totale quando i nostri sportelli sono circa l’1% del totale nazionale, in Veneto abbiamo il 5% degli sportelli e abbiamo erogato il 13% dei mutui. Siamo una banca vicina a imprese e famiglie e non ci siamo tirati indietro». Il banchiere si è detto soddisfatto anche per quanto riguarda il conto economico: «Abbiamo chiuso in sostanziale stabilità - ha spiegato - con una crescita del 3,9% dell’utile netto a 121 milioni. La stabilità in questo periodo non è poca cosa». E per dimostrarlo ha evidenziato che nel periodo 2007-2009 solo quattro banche «partendo dai risultati pre-crisi hanno visto gli utili crescere»: oltre a Veneto Banca sono la Popolare di Sondrio, Cariparma e la Popolare San Felice 1893.
AZIONI A 38,25 EURO - L’amministratore delegato ha detto che nella prossima assemblea Veneto Banca «porterà il valore delle sue azioni da 37 a 38,25 euro, 1,25 euro in più, a cui si aggiunge un dividendo di 0,60 euro ad azione. Su 37 euro significa un rendimento del 5 per cento». «Veneto Banca ha in circolazione 84,8 milioni di azioni, che al valore unitario di 38,25 euro ad azione, attribuiscono al gruppo una capitalizzazione di poco inferiore ai 3,3 miliardi». Consoli ha anticipato qualsiasi obiezione sul fatto che sia la banca a determinare il prezzo del titolo ricordando che per la sua fissazione «esiste una policy di Banca d’Italia, questa policy deve essere mantenuta nel tempo» ed inoltre il valore proposto dal consiglio di amministrazione «deve essere avvalorato da un soggetto indipendente che nel nostro caso è il professor Roberto Ruozi, ex rettore della Bocconi».
«DUE ANNI SABBATICI DOPO BIM» - Dopo le operazioni messe a segno nel 2009 Veneto Banca si prenderà due anni sabbatici per digerire le acquisizioni fatte, su tutte quella di Banca Intermobiliare, «il fiore al’occhiello del gruppo nel private banking». È quanto ha assicurato Consoli. Per quanto riguarda l’acquisizione di Banca Intermobiliare, ha aggiunto, «contiamo di chiudere tutto nella prima parte del 2011». Consoli ha ribadito che «Bim resterà quotata, continuerà a fare l’attività che continua a fare adesso e dovrà trovare sinergie con la rete degli sportelli di Veneto Banca. L’amministratore delegato resterà D’Aguì e speriamo che resti per i prossimi 20-25 anni». Bim «sarà il fiore all’occhiello del gruppo per quanto riguarda il private banking. Non abbiamo intenzione di andare a rompere le scatole, noi avremo solo il controllo». Per l’esborso massimo dell’opa sul 40 per cento del flottante, Consoli ha parlato di 650 milioni a cui vanno sottratti però i 160 milioni che l’ad Pietro D’aguì investirà per rilevare il 10% di Bim nell’ambito degli accordi con Veneto Banca. «Mi sembra strano però - ha detto Consoli - che ci sia tutto questo apporto all’Opa. Penso che una volta fatta la fusione (di Cofito in Veneto Banca,
ndr) e pagati i Segre con circa 40 milioni grossi esborsi non ci saranno».
SEPARAZIONE TRA BANCHE E POLITICA - Banche e politica vanno tenute separate e nelle rispettive sfere di competenza. Consoli cita Luigi Einaudi e afferma che «i banchieri devono essere senza aggettivi e hanno solo il compito di guardare correttamente al merito creditizio». Interpellato sulle pretese della Lega nei confronti del sistema bancario, Consoli, definito da alcuni «banchiere della Lega», ha detto che per quanto riguarda le Fondazioni «la cosa non ci riguarda, non ci compete e non abbiamo commenti. Se invece si tratta di altro e vuole essere un ritorno della politica nelle banche sono in assoluto disaccordo anche perché la storia ci dice che cosa è successo quando le banche sono state amministrate con criteri politici». «Torno a Einaudi - ha proseguito Consoli - per dire che i consiglieri nelle banche devono entrare per titoli di merito non per appartenenze politiche, altrimenti guai alle banche». «In banca - ha proseguito - si entra per merito, non per appartenenza politica. I 2,7 miliardi di patrimonio affidatici dai soci sono denari di altri che abbiamo il dovere di gestire bene». «Guai alla politica in banca - ha concluso - la politica deve dare le regole alle banche e non intromettersi nelle banche».