Heather Parisi dice la verità sul vaccino. Luca Telese prova a zittirla, ma viene messo all’angolo.
Una settimana fa, la nota soubrette Heather Parisi, che risiede a Hong Kong, aveva postato
una foto sul suo profilo Instagram, con il seguente testo accompagnatorio:
Molti mi hanno chiesto qual è la situazione del vaccino in Cina e a Hong Kong e cosa faremo io e la mia famiglia.
In Cina al momento, sono state vaccinate 1 milione di persone (su 1.4 miliardi!). È prevista la vaccinaziine di 50 milioni, ma la risposta della gente è molto tiepida per ammissione delle stesse autorità che non stanno forzando la mano.
A Hong Kong sarà disponibile forse a Gennaio e forse verrà data la possibilità di scegliere quale vaccino. Io sono per la libertà vaccinale (cosìdetto consenso informato) che è un diritto riconosciuto in tutto il mondo dalla Dichiarazione di Helsinki, dalla Dichiarazione dell’Unesco, dalla Dichiarazione di Norimberga; io e la mia famiglia NON faremo il vaccino perchè è fuor di dubbio che si tratta di un vaccino sperimentale di cui non si hanno avuto modo di vedere gli effetti nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
Sono perfettamente consapevole che per questa scelta in Italia (non a Hong Kong) sarò derisa, attaccata, emarginata e che molti, in assoluta malafede, mi definiranno “novax”.
Purtroppo, nella società di oggi, la libertà e la tolleranza hanno ceduto il posto alla prevaricazione e alla violenza.
Ma se questo è il prezzo da pagare per difendere l’ennesima violazione di un diritto inviolabile, lo faccio senza esitazione. H*
Non bisognava essere di certo aruspici particolarmente capaci, per vaticinare che sarebbe stata “
derisa, attaccata, emarginata e che molti, in assoluta malafede,” l’avrebbero definita “
novax“.
E infatti Luca Telese non si è fatto attendere, arrivando addirittura ad evocare lo scenario tanto caro a chi a scuola, durante l’ora di educazione civica (quando ancora c’era), andava in bagno con il
Postalmarket anziché prendere appunti: “
Heather Parisi non vuole vaccinarsi? Allora non ha diritto a curarsi negli ospedali italiani“.
Capite questi sinceri democratici come ragionano? Si possono curare mafiosi, assassini, criminali di qualsivoglia risma, ma non si può e non si deve assolutamente curare chi mette in discussione
il primo comandamento di quella nuova religione universale che è lo scientismo (sì, “scientismo”. Che è cosa ben diversa da “Scienza”, nobile frutto dell’ingegno umano che addentano bande di servi del vil danaro): parliamo del
sacro vaccino.
Non avrai altra cura all’infuori del vaccino, recita il primo dogma dello scientismo.
E che di dogma trattasi lo dimostra il modo in cui i sacerdoti di questa nuova casta religiosa si stracciano le vesti appena uno che non è servo osa mettere in discussione il loro sacro feticcio. Chi si pone dei dubbi e chiede che gli vengano chiariti, paradossalmente, dimostra di essere molto più
scienziato, in questo suo evocare la ragion critica, rispetto a quelli che obbediscono senza pretendere di capire, avallando così la tesi dello scientismo come “nuova religione” che impone obbedienza cieca in assenza della quale, come accade in tutte le sette, lancia anatemi e proclama editti per bandire, esiliare i rei discepoli del metodo socratico (i quali
sapevano di non sapere già migliaia di anni fa, mentre oggi siamo circondati da gente che è sicura di sapere tutto, o attribuisce questa onniscienza a chi è certamente infallibile, come appunto le divinità nelle religioni rivelate).
Se poi si riuscisse a superare anche quel cavillo giuridico che impedisce la lapidazione istantanea, di certo per costoro tornare ai tempi della giustizia sommaria sarebbe un passo avanti verso il progresso e verso la civiltà, perché anche stupratori e pluriomicidi hanno diritto ad un giusto processo, ma non i blasfemi che non si inchinano all’altare dei miliardi di fatturato che girano intorno al nuovo elisir di lunga vita, la nuova pietra filosofale che trasforma la malattia in salute. Tanto efficace che, pure se la possiedi, sei terrorizzato da chi non ce l’ha, costretto a vivere di nascosto dalla vita che ormai può esistere solo servoassistita dalla tecnobiologia coperta da brevetto.
Che poi, è significativo che proprio i giornalisti, che si può dire senza tema di smentita che “
di vaccini non capiscano un’emerita sega“, ne siano i primi strenui difensori, pronti ad immolarsi sull’altare della più cieca obbedienza, come un kamikaze. Se non ne possono capire nulla, allora perché se ne fanno paladini? Perché sposano una tesi attribuita a un magico unicorno (la “comunità scientifica”) che non sono in grado di verificare? Non è questa forse la negazione del giornalismo stesso, ovvero quello che prescrive la verifica delle fonti? Hanno forse condotto di persona numerosi esperimenti, prima di asserire, pronunciare, sentenziare? I tribunali hanno condannato per decenni fior di penne, perché avevano osato scrivere di cose che non avevano verificato personalmente, ma quando si tratta di parlare del “sacro vaccino”, allora ogni altra disciplina deve inchinarsi e lasciare strada. Un giornalista può parlare dei vaccini solo se è un
integralista della siringa: se invece osa porsi delle domande, la risposta della “comunità scientifica” (o meglio dell’esercito di servi delle case farmaceutiche) è “
taci, che non sei un immunologo“. Ed ecco la contraddizione: se non puoi parlarne male perché non hai il camice bianco (ma anche in quel caso poi ti radiano), non dovrebbe essere egualmente esecrabile, a parità di requisiti, parlarne bene? Se la logica è “
taci che non è il tuo mestiere“, allora dovrebbe tacere anche Telese, nonostante ne parli bene. E perché, se uno non è un officiante del rito scientista, non può osare scrivere di vaccini sui social, ma può fare tranquillamente il Ministro della Salute e andare a pontificare in televisione come faceva
Beatrice Lorenzin, che aveva solo la terza media? Un po’ come dire che, siccome non sei laureato in matematica, non ti puoi azzardare a parlare delle tabelline, ma puoi esprimerti con sicumera sulla teoria della relatività ristretta. Forse ha ragione
Stefano Montanari, che durante il
#NoCensuraDay andato in onda ieri e oggi su
DavveroTv ha detto che la comunità scientifica è quella cosa che può essere evocata solo da chi non ne ha mai fatto parte, perché se fosse uno scienziato saprebbe che tale comunità, intesa come gruppo che si esprime con un unica voce, non esiste. Come gli unicorni magici.
Heather Parisi, comunque, non si fa mettere il sale sulla coda (come avrebbe detto mio nonno), e
in un post del 31 dicembre sul suo blog, replica così a Luca Telese.
Ho inviato al giornalista Luca Telese di TPI.it (The Post Internazionale) la mia risposta all’articolo a sua firma del 26 dicembre e ve la riporto di seguito.
Gentilissimo Luca Telese,
ho letto con attenzione l’articolo che ha voluto dedicarmi e le chiedo la cortesia di concedermi qualche minuto del suo prezioso tempo per aggiungere qualcosa a vantaggio dei suoi numerosi lettori.
Anche se sono cresciuta a San Francisco, io sono la classica americana “booney town” di quegli americani che, per dirla in maniera diretta, parlano come mangiano. E spesso parlo senza immaginare le conseguenze, senza cercare le parole giuste, quelle che piacciono a tutti e che non scontentano nessuno.
Bastava che a chi mi chiedeva se mi vaccino, rispondessi: “Dopo un po’, sì.”, con l’espressione usata da una mia collega che lei ha in grande stima, e tutto sarebbe passato liscio. Nessun giornale si sarebbe chiesto “perché dopo un po’ e non adesso?”, oppure “quanto è un po’?” “Dopo” è rassicurante quel tanto che basta. Lo dicono sempre anche i miei gemelli quando chiedo loro di fare i compiti: “Li facciamo dopo un po’, mamma!” ed io torno a fare le mie cose, tranquilla.
Oppure avrei potuto fare come il grande Beppe e dire che mi sarei inoculata tutti i vaccini in un colpo solo. Così non avrei scontentato nessuno. Il vaccino cinese in ossequio al paese in cui vivo, quello americano per orgoglio di patria e magari, perché no, anche quello Italiano. E i titoli sui giornali sarebbero stati come quelli per Beppe: “La Parisi come Grillo, ha detto che si vaccina”. Poco importa se tecnicamente non è possibile inocularsi tutti i vaccini e se l’affermazione di Beppe ha il tipico gusto della boutade. La faccia è salva per tutti.
Oppure avrei potuto dire come Paolo Mieli dalla Gruber: “Io subito sì, lo farei, ma se dovessi fare figli sarei più cauto”. E avendo avuto due figli a 50 anni, sono sicura che nessuno si sarebbe sognato di contestare la mia scelta di non farlo per mantenere la possibilità di averne anche a 60.
Vede, caro Telese, si possono dire cose anche senza dirle. In fondo la lingua italiana si presta così bene alle frasi ambigue. E invece io ho detto quello che penso e che pensano anche altri, senza tanti giri di parole e magari con qualche approssimazione.
Lei scrive “
se la Parisi non vuole credere alle autorità sanitarie”. No, io voglio credere alle autorità sanitarie e per questa ragione, per capire, ho consultato, tra gli altri, il sito ufficiale dell
’AIFA dove ho trovato un documento con il titolo: “
Domande e risposte EMA su Comirnaty”. Sono domande e risposte destinate a spiegare e a dissipare i dubbi dei cittadini. Ma l’effetto, almeno per me, è stato esattamente il contrario.
Sono rimasta sorpresa e preoccupata dalla serie incredibile di risposte che ho rinvenuto nel documento e che contenevano le espressioni “
non ha fornito dati sufficienti”, “
non è ancora noto”, “
non si conosce”, “
i dati sono in numero limitato” (o addirittura) “
molto limitato”, “
non esistono studi”. Davvero tante per un vaccino che, occorre dirlo per non venire tacciati di incompetenza, NON è sperimentale.
Le porto alcuni esempi che sono sicuro lei conoscerà già.
Domanda:
Le persone che hanno già avuto COVID-19 possono essere vaccinate con Comirnaty?
Risposta EMA:
Non sono stati segnalati ulteriori effetti indesiderati nei 545 soggetti che hanno ricevuto Comirnaty nell’ambito dello studio e che erano stati precedentemente colpiti da COVID-19. Lo studio non ha fornito dati sufficienti per stabilire in che misura Comirnaty funzioni nei soggetti che hanno già avuto COVID-19.
Domanda:
Può Comirnaty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto a un altro?
Risposta EMA:
L’impatto della vaccinazione con Comirnaty sulla diffusione del virus SARS-CoV-2 nella popolazione generale non è ancora noto. Non si conosce ancora fino a che punto le persone vaccinate possano ancora essere in grado di trasportare e diffondere il virus.
Domanda:
Quanto dura la protezione di Comirnaty?
Risposta EMA
: Al momento non si conosce la durata della protezione fornita da Comirnaty. Le persone vaccinate nell’ambito dello studio clinico continueranno a essere monitorate per due anni per raccogliere maggiori informazioni sulla durata della protezione.
Domanda:
Le persone immunocompromesse possono essere vaccinate con Comirnaty?
Risposta EMA
: I dati relativi all’uso nelle persone immunocompromesse (il cui sistema immunitario è indebolito) sono in numero limitato. Sebbene queste persone possano non rispondere altrettanto bene al vaccino, non vi sono particolari problemi di sicurezza. Le persone immunocompromesse possono essere vaccinate in quanto potrebbero essere ad alto rischio di COVID-19.
Domanda:
Le donne in gravidanza o in allattamento possono essere vaccinate con Comirnaty?
Risposta EMA:
Studi sugli animali non mostrano effetti dannosi durante la gravidanza; tuttavia, i dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza sono in numero molto limitato. Sebbene non esistano studi sull’allattamento, non si prevedono rischi per l’allattamento stesso. Deve essere presa la decisione se usare il vaccino in donne in gravidanza di concerto con il medico, dopo aver considerato i benefici e i rischi.
Tra le altre cose l’EMA dichiara che si tratta di “
una autorizzazione subordinata a condizioni. Significa che dovranno essere forniti ulteriori dati sul vaccino per due anni”.
Di fronte a questo quadro di informazioni, è davvero così sbagliato porsi qualche domanda e avere qualche dubbio? Perché accanirsi con tanta violenza contro chi lo vuole fare e dichiara di non volersi vaccinare? Tanto più che
esiste un diritto di scelta legalmente riconosciuto?
Criminalizzare e condannare alla gogna mediatica chi fa una scelta diversa da quella ufficiale equivale a negare qualsiasi diritto di scelta. In fondo di fronte alle domande fondamentali come quella relativa al “
Può Cominarty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto all’altro” e a quella “
Quanto dura la protezione di Comirnaty”, l’EMA risponde rispettivamente con “
non è ancora noto” e “
non si conosce”. Quindi
la presunta superiorità morale di chi dice che si vaccina per rispetto degli altri, è basata su un dato che “non è ancora noto” e che “non si conosce”.
Non voglio rispondere alla sua provocazione sul fatto che non ho diritto a farmi curare dagli ospedali italiani. Sono cittadina di Hong Kong (mentre non sono cittadina italiana) dove vivo da dieci anni e le autorità di qui hanno sicuramente abdicato su molti diritti civili ultimamente, ma non hanno mai sollevato alcun dubbio o reticenza sulla volontà di assicurare trattamento sanitario a ogni cittadino, indipendentemente da come la pensa sui vaccini. Come vede,
a volte, la difesa dei diritti inviolabili del cittadino la trovi dove meno te la aspetti.
Però credo che i ricatti morali e pratici uniti alla volontà di relegare chi non si vaccina tra i paria della società escludendolo da ogni servizio pubblico, dalla possibilità di lavorare e di muoversi e, secondo lei, anche dall’avere accesso alle cure mediche, non aiuti a convincere gli indecisi. Anzi. Appare l’atto di prevaricazione di chi, non avendo gli strumenti per convincere, fa valere la legge del più forte.
È questo quello a cui è destinata la nostra società oggi? Il sopravvento di quella parte della società che, riconoscendosi superiore sul piano morale, si sente legittimata a decidere per tutti qual è il bene comune da conseguire con l’uso della forza?
Con stima,
Heather Elizabeth Parisi
Io invece, Luca, da anni faccio mio quel vecchio aforisma di
Bertolt Brecht: “
Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”. È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.