Tu prima di passare a miglior vita o perdere il senno potresti scrivere qualche testimonianza di come era la vita quando eri piccolo e poi giovane. A me piacerebbe molto leggere il tuo punto di vista. E rimarrebbe ai posteri (server di investireoggi permettendo)
Ai posteri? Eh.....la Peppa, si diceva quand'ero bambino e si leggeva Il Corriere dei Piccoli.
Caschi male, pur essendo sempre tra i primi della classe (nel 1953, borsa di studio della Provincia di Milano di ben 300.000 Lire, pari a un anno di stipendio di un operaio), i giudizi degli insegnanti di italiano erano invariabili: 6-, corretto ma scarso. I miei temi di una facciata e mezza, contro le sbrodolate dei miei compagni di classe, non davano alternativa ai professori.
Vista la richiesta esplicita, qualche flash te lo devo.
Le gioie del tempo di guerra:
riuscire ad avere un tubo di ferro per farci la canna dei bussolotti, sulla punta dei quali inserire uno spillo, andare "in batera" al cinema e lanciarli sullo schermo. Da soli c'era il rischio di incontrare la "batera" del quartiere vicino e tornare a casa ammaccati. Film solo bianco-nero, Ridolini e qualche Tom Mix, prezzo 1 Lira.
Due introvabili cuscinetti a sfere usati erano il massimo per farsi costruire un monopattino.
Altrettanto difficile da trovare, un manico di scopa per costruire la lippa
Le biglie o le figurine da lanciare contro un muro erano il gioco più comune.
Il freddo intenso, mani e piedi con i geloni dolorosissimi. Al mattino in bagno, per guardar fuori, dovevo grattare il ghiaccio sull'interno del vetro della finestra. A Milano la gente segava di notte le piante dei viali e bruciava nelle stufe la legna ancora verde.
Il pane nero, che sembrava contenesse segatura, e la sbobba che dovevo mangiare con la tessera annonaria nei tendoni delle mense allestite nei viali più larghi, quando la mamma non riusciva ad acquistare qualche uovo, riso o patate al mercato nero.
L'invidia di noi Figli della Lupa prima, e poi Balilla, per gli Avanguardisti delle scuole medie, che avevano il moschetto.