Ogm: il Governo Letta fa contenta la multinazionale Monsanto

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Il diserbante Roundup della Monsanto causa malformazioni neonatali, cancro ed altri danni anche a bassissime dosi
Published on January 30, 2014 in O.G.M., PESTICIDI, ERBICIDI E ALTRE SOSTANZE CHIMICHE


L’industria e le autorità di regolamentazione dell’UE sapevano già rispettivamente dal 1980 e dal 1990 che il Roundup, il diserbante più venduto al mondo, causa difetti di nascita – ma non ha ritenuto di dover informare il pubblico. Questa è la conclusione del nuovo rapporto, pubblicato il 7 giugno, “Roundup e difetti neonatali: il pubblico deve essere tenuto all’oscuro?” di un gruppo di scienziati e ricercatori internazionali. Il rapporto rivela che proprio gli studi di settore (tra cui quello commissionato dalla Monsanto stessa) ha mostrato nel lontano 1980 che il glifosato, principio attivo del Roundup, provoca difetti neonatali negli animali di laboratorio…


(Articolo del 14 giugno 2011, ma di assoluta importanza ed attualità)

L’industria e le autorità di regolamentazione dell’UE sapevano già rispettivamente dal 1980 e dal 1990 che il Roundup, il diserbante più venduto al mondo, causa difetti di nascita – ma non ha ritenuto di dover informare il pubblico. Questa è la conclusione del nuovo rapporto, pubblicato il 7 giugno, “Roundup e difetti neonatali: il pubblico deve essere tenuto all’oscuro?” di un gruppo di scienziati e ricercatori internazionali.[1]

Il diserbante Roundup della Monsanto causa malformazioni neonatali, cancro ed altri danni anche a bassissime dosi - La Via di Uscita
 
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"Grazie" Lorenzin: per la prima volta l'Italia è FAVOREVOLE agli OGM
Gli Ogm in Europa: gli Stati membri sono stati chiamati a votare l’introduzione in Ue di mais geneticamente modificato. E l’Italia ha votato sì. Carnemolla (Federbio) e Greenpeace reagiscono.
Voltafaccia dell’Italia lo scorso 27 gennaio: a sorpresa vota per gli ogm. La Commissione europea ha chiamato gli Stati membri nel comitato permanente Ue per piante, animali, alimenti e mangimi (Paff) a votare l’autorizzazione di due mais ogm (il BT11 della Syngenta e il 1507 della DuPont Pioneer) e rinnovare l’autorizzazione del mais MON810 della Monsanto, unico ogm finora ammesso.

La Commissione non ha ottenuto la maggioranza e la richiesta non ha avuto i numeri per l’approvazione. Intanto non passa inosservato il voto dell’Italia.

Gli Ogm: spaccatura tra gli Stati membri
Gli Stati membri non sono riusciti a raggiungere la maggioranza qualificata necessaria, nonostante le modalità di voto ora siano cambiate. Ovvero, è possibile votare l’introduzione degli ogm a livello europeo ma vietarne la coltivazione sul territorio nazionale.

Infatti, durante la sessione, alcuni dei Paesi che hanno vietato gli Ogm sul proprio territorio, hanno votato a favore dell’introduzione in Europa. Tra questi, l’Olanda e l’Italia. Germania e Belgio si sono astenuti (i rispettivi governi nazionali sono divisi sulla questione), mentre la Francia ha votato contro.

L’insulto dell’Italia alla sua agricoltura
Il voto dell’Italia a favore delle tre tipologie di mais Ogm non è stato accolto con favore dagli addetti ai lavori del settore. In particolare forti critiche sono state sollevate dal comparto bio.

Paolo Carnemolla, presidente Federbio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica), punta il dito contro il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin “da sempre schierata a favore di Ogm e glifosato”.

Secondo il presidente della Federazione, la scelta dell’Italia di votare a favore potrebbe essere, almeno in parte, considerato un ennesimo “danno collaterale” della catastrofe del terremoto e delle nevicate in Centro Italia: “Mentre i ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente Martina e Galletti sono impegnati con queste emergenze e il dramma di un tessuto economico e sociale devastato e da ricostruire, la ministra Lorenzin ha avuto modo con un blitz di spostare a favore degli Ogm un equilibrio fra componenti del governo già messo a dura prova all’epoca del voto sull’autorizzazione per il glifosato”.

Gli Ogm e il glifosato, da sempre “a braccetto”
Ma non è tutto. Per Carnemolla, l’acquisizione da parte della Bayer della Monsanto potrebbe aprire nuovi scenari preoccupanti in tema Ogm.

Com’è noto, afferma nella sua nota, glifosato e mais Ogm della Monsanto sono da sempre collegati. Le piante sono selezionate in modo tale che si possa usare una grande quantità del principio chimico. Nonostante il glisofato sia considerato dallo stesso Iarc potenzialmente cancerogeno per gli esseri umani.

Ora che la multinazionale americana è stata acquisita dalla tedesca Bayer, ci ritroviamo in casa enormi interessi economici e soprattutto enormi conflitti di interesse. Il fatto è che anche sulla questione degli Ogm l’Europa non riesce a prendere una posizione univoca e chiara. Del resto, quando la politica balbetta è tempo favorevole di scorribande per i sempre più potenti e solitari padroni della chimica e della genetica, non solo in campo agricolo”, conclude il presidente di Federbio.

Reazione dura anche da Greenpeace, che condanna il voto dell’Italia:Il voto italiano a favore della coltivazione dei tre mais OGM, oltre a dare la zappa sui piedi all’agricoltura europea, è pura ipocrisia, dato che in Italia queste colture sono già vietate. Come spiega il ministro Martina questo autogol?”.

Lo dice Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile Greenpeace Italia, che continua dicendo: “Gli europei, con gli italiani in testa, chiedono agricoltura sostenibile, e non quella intensiva e dannosa per l’ambiente promossa dalle multinazionali dell’agrochimica”.

Proprio per questo, la Commissione Ue dovrebbe “voltare pagina sugli OGM una volta per tutte, e concentrare urgentemente i propri sforzi sull’agricoltura ecologica”.

La risposta del Ministero
La replica del Ministero non tarda ad arrivare, per chiarire la propria posizione sulla questione.



LEGGI ANCHE: Bayer-Monsanto: nasce il colosso degli OGM
Anche Greenpeace dice la sua sul mais ogm
 

19 febbraio 2018
Perrino: «Il DNA Ogm produce nuovi virus, nuovi batteri e nuove malattie»


Dopo la pubblicazione dello studio pisano che "promuove" il mais ogm e la replica del professor Salvatore Ceccarelli che elenca invece i rischi documentati delle colture transgeniche, interviene il dottor Pietro Perrino, genetista al CNR.
Lo studio pubblicato da quattro ricercatori pisani che hanno elaborato e valutato dati esistenti sulle colture ogm ha concluso che le rese del masi ogm sono maggiori del mais convenzionale e che non ci sarebbero danni documentati su salute e ambiente. Dopo la replica precisa e puntuale del professor Salvatore Ceccarelli, ecco il commento del dottor Pietro Perrino, già direttore dell'Istituto del Germoplasma del CNR di Bari e oggi ricercatore al Centro Nazionale delle Ricerche.
«Le preoccupazioni sul mais transgenico rimangono, perché contiene DNA transgenico che è diverso dal DNA naturale (1). Che sia diverso è spiegato anche dal fatto che gli organismi geneticamente modificati (OGM) sono instabili - spiega Perrino - Il DNA transgenico contiene punti caldi alla ricombinazione e ciò alimenta il trasferimento genico orizzontalmente (TGO) anche tra specie lontane. Il TGO naturale è causale e preciso, mentre quello provocato dal DNA transgenico è casuale, impreciso e inaffidabile. Di conseguenza, il DNA transgenico e la ricombinazione producono nuovi virus, nuovi batteri e nuove malattie.
Per gli stessi motivi la coesistenza tra colture convenzionali e transgeniche è impossibile e il cibo transgenico è causa di mutazioni, neoplasie, tumori e cancro. È come giocare alla lotteria: più cibo transgenico mangiamo e più possibilità abbiamo di ammalarci, più individui mangiano transgenico e maggiori sono le possibilità di un’epidemia. Più piante transgeniche ci sono in campo e maggiori sono le probabilità che il DNA transgenico e la ricombinazione causino contaminazione e nuove malattie. I risultati delle ricerche suggeriscono di non coltivare e non usare le piante transgeniche sia per scopi alimentari che non alimentari (1, 4)».

I ricercatori pisani affermano che la loro meta-analisi mirava ad aumentare le conoscenze sui caratteri agronomici, ambientali e tossicologici del mais GE analizzando la letteratura sottoposta a revisione peer-reviewed (dal 1996 al 2016) su resa, qualità della granella, organismi non bersaglio (NTO), organismi bersaglio (TO) e decomposizione della biomassa del suolo.
«I risultati della meta-analisi degli autori di Pisa - dice Perrino - si riferiscono a 21 anni di prove tra mais transgenico e non transgenico, ma i risultati di un’altra meta-analisi (2) che comprende mais, cotone e colza coltivate in due grandi aree geografiche USA e Canada da una parte e Western Europe dall’altra, nella prima comprendente le suddette colture transgeniche e non e nella seconda solo non transgeniche, considerando le rese per ettaro che vanno dal 1961 al 2011 (quindi per più di 21 anni e su aree ben più vaste e quindi più affidabili), mostrano chiaramente che le colture transgeniche producono meno o non di più di quelle non transgeniche, senza considerare i danni che le prime arrecano all’agroecosistema (2). Altri risultati solo per il cotone transgenico a confronto con il non transgenico (3) confermano il fatto che il non transgenico produce di più del transgenico (3)».
Gli autori pisani affermano ancora che gli NTO analizzati non sono stati interessati dal mais GE, ad eccezione di Braconidae, rappresentato da un parassitoide della piralide del mais europeo, l'obiettivo dei Lepidotteri attivi di mais Bt. I parametri del ciclo biogeochimico come il contenuto di lignina negli steli e nelle foglie non variavano, mentre la decomposizione della biomassa era maggiore nel mais GE.
«Le pubblicazioni prese in considerazione dalla meta-analisi degli autori di Pisa riguardano lavori poco credibili - prosegue Perrino - in quanto condotti da chi ha interesse a nascondere (forse inconsciamente) i risultati sugli NTO, che tra l’altro sono obiettivamente difficili da valutare. Per loro stessa ammissione un NTO, il parassita della piralide (un predatore naturale), viene colpito. Le conseguenze del fatto che viene colpito un predatore naturale non sono da sottovalutare, perché si va ad interferire con diverse altre componenti dell’ecosistema, determinando cambiamenti che possono comportare lo sviluppo di nuovi parassiti e compromettere la resilienza dell’intero ecosistema, incluso l’uomo».

E ancora, i ricercatori pisani che hanno promosso il mais ogm, concludono a favore della sua coltivazione principalmente per la maggiore qualità del grano e la riduzione dell'esposizione umana alle micotossine.
«Ma la qualità della granella non si può valutare solo in base a parametri di convenienza, come la presenza di micotossine (fumonisina, ecc.) e magari trascurare la presenza del DNA transgenico, che come sappiamo contiene, fra l’altro, i geni (indicatori) per la resistenza agli antibiotici - prosegue Perrino - Gli autori di Pisa considerano solo le micotossine e ignorano l’effetto cancerogeno del DNA transgenico. Ma anche a voler considerare seriamente il problema delle micotossine, esistono tante strategie diverse e più efficaci di quella proposta dall’ingegneria genetica. Strategie più accessibili, meno costose e che non sconvolgono l’ecosistema (4)».
«Ci sarebbe molto da dire contro la tecnologia del DNA ricombinante, tanto che non dovremmo consentirne la coltivazione ne in Italia ne altrove (5) - conclude il dotto Perrino - Gli effetti collaterali del DNA transgenico non conoscono confini geografici (1, 5). Proporre gli OGM per risolvere i problemi di fame nel mondo sottosviluppato, cioè senza risorse finanziarie per produrre cibo, equivale a proporre i vaccini per risolvere problemi di salute a popolazioni che muoiono di fame, cioè senza cibo ed energie per produrre anticorpi. La ministra Beatrice Lorenzin ha mostrato di essere incompetente in materia di piante transgeniche votando, il 27 gennaio scorso insieme al ministro Martina, a favore degli OGM (6). La salute dei singoli organismi viventi dipende dalla salute dell’ecosistema in cui essi vivono e la salute dell’ecosistema dipende da quella degli altri ecosistemi e/o biomi. Sappiamo da sempre che chi da salute agli ecosistemi è la biodiversità, su piccola e grande scala. La cosiddetta Rivoluzione Verde, iniziata, negli anni '40 e '50 del Ventesimo secolo, avrebbe dovuto insegnarci la lezione che uniformità delle coltivazioni è sinonimo di vulnerabilità dei campi coltivati alle malattie e biodiversità delle coltivazioni è sinonimo di resistenza alle malattie, ma per molti di noi, in primis accademici e ricercatori, questa lezione sembra non sia sufficiente».
«Visto che gli OGM (piante transgeniche) sono organismi che derivano tutti da una sola cellula selezionata in laboratorio e quindi geneticamente identici è ovvio che proporre la coltivazione di OGM significa proporre modelli agricoli di massima omogeneità, che, come sottolineato prima, significa massima vulnerabilità delle coltivazioni alle malattie - prosegue Perrino - Infatti, la favola che il mais transgenico è più resistente alla piralide dura solo qualche anno, poi, dopo qualche anno, subentrano superparassiti e nel caso di mais resistente all’erbicida, sviluppo di super infestanti e sterilità del suolo, causata dall’erbicida che oltre a uccidere le erbe fa fuori anche la microflora del suolo. Quella microflora che aiuta le piante ad assorbire i microelementi per vivere e sviluppare i meccanismi di difesa contro eventuali parassiti. È con vero dispiacere che si assiste al perseverare delle multinazionali nel proporre gli OGM come la panacea dei problemi agricoli e alla distruzione di intelligenze che potrebbero essere utilizzate per studiare e sperimentare modelli agricoli a basso impatto ambientale. Penso a quei giovani ricercatori che per fare carriera devono occuparsi per forza di OGM, altrimenti non pubblicano e non hanno i requisiti per partecipare e vincere concorsi progettati apposta per incentivare ricerche che servono solo alle multinazionali e non alla collettività. Speriamo che questi giovani aprano gli occhi prima che sia troppo tardi per il loro futuro e per quello dell’agricoltura a livello mondiale».
Bibliografia
1. Pietro Perrino, 2010. Il DNA Transgenico: Il Vero Problema Dell’ingegneria Genetica . Atti del Convegno “Task Force per un’Italia Libera da OGM”, svoltosi presso l’Auditorium Ara Pacis di Roma, il 20 luglio 2010.
2. Jack A. Heinemann, Melanie Massaro, Dorien S. Coray, Sarah Zanon AgapitoTenfen & Jiajun Dale Wen, 2014. Sustainability and innovation in staple crop production in the US Midwest . International Journal of Agricultural Sustainability, 2014 Vol. 12, No. 1, 71 –88.
3. Jost, D. Shurley, S. Culpepper, P. Roberts, R. Nichols, J. Reeves, and S. Anthony, 2008. Economic Comparison of Transgenic and Non transgenic Cotton Production Systems in Georgia P. Agronomy Journal • Volume 100, Issue 1: 42-51.
4. Wageh Sobhy DARWISH1, Yoshinori IKENAKA, Shouta M.M. NAKAYAMA and Mayumi ISHIZUKA, 2014. An Overview on Mycotoxin Contamination of Foods in Africa . J. Vet. Med. Sci. 76(6): 789–797, 2014.
5. Pietro Perrino, 2009. Gli OGM SONO DANNOSI E INUTILI - Ora abbiamo bisogno di sistemi agricoli biologici, alimentari ed energetici sostenibili, 2009.
6. Allarme OGM in Italia , Task Force per un’Italia Libera da OGM, gennaio 2018.
Fonte: Terranuova.it
Alba Kan a 10:14
 
Vedi l'allegato 417966
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ma i nostri politici
da Letta alla Lorenzin sono davvero interessati alla nostra salute
oppure preferiscono fare gli interessi delle multinazionali?

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“danni punitivi per 14 anni di bugie”.

La multinazionale americana sarebbe stata a conoscenza della pericolosità dei propri prodotti e avrebbe cercato di nascondere i risultati di alcuni studi a partire dal 1999. Sviluppando “un metodo” per “corrompere funzionari pubblici, distorcere i risultati degli studi scientifici e i pareri delle agenzie di regolamentazione”, accusa il secondo legale Robert Kennedy jr. (nipote del presidente degli Stati Uniti assassinato a Dallas), la Monsanto sarebbe dunque riuscita a coprire per anni le proprie responsabilità.


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