Grazie MIla!
A bolla! mi ero un po' perso nei ragionamenti francamente...
Quella dei volumi rimane comunque un argomento di difficile applicazione. Perché?
Perché è sotto gli occhi di tutti.
Per papà miglio in ogni caso senza non si fa trading. Ad esempio servono per capire le aree di distribuzione\accomulazione.
Oggi va molto di moda un altro parametro, questo implicito che devi calcolartelo: la "volatilità".
Per volatilità intendiamo comunemente la "fluttuazione di un titolo intorno al suo valore medio". Dove a titolo possiamo sostituire "indice".
Dunque essa è la variabilità dei prezzi.
Se parliamo di variabilità allora stiamo affermando che la volatilità è una rilevazione dei prezzi in determinati momenti del mercato a parità di strumento (titolo o indice che sia).
Se parliamo di statistica allora ci agganciamo alla nozione di tempo: la volatilità è la rilevazione degli scostamenti dei prezzi dalla loro media in determinato arco di tempo.
Dal tempo non si scappa.
Dalla volatilità traiamo una concezione di "rischio": vola alte = rischio alto; e viceversa.
Sulle piatte troviamo la volatilità espressa tramite uno strumento grafico molto noto: le Bande di Bollinger. La volatilità la si vede dall'ampiezza delle bande. Aumento dell'ampiezza corrisponde ad un aumento della volatilità. Dunque l'aumento della volatilità è un indice che il mercato sta è direzionale. Ovvero che i prezzi si stanno scostando dalla loro media di riferimento.
E veniamo al dunque (per le BB ormai sapete già tutto): media di riferimento. Tutto si gioca su questo punto. Qual è? Con che parametri la calcoliamo? Etc..
Un suggerimento è di agganciare le BB alla ciclica. E dunque fare le rilevazioni all'interno di un frame di tempo riconducibile entro una teoria che tiene conto dello svolgere del tempo. Potremo così avere una chiave di riferimento, ad esempio, a parità di ciclo. Qual'è la volatilità di 16gg. O di un 2gg.
Poiché la rottura delle bande, ad esempio superiore, è indicazione di forte trend in atto, allora già dal confronto medio con la vola dei precedenti pari ciclo è un segnale di probabile futura direzionalità.
Perché non si fa?
Perché richiede molto tempo e lavoro che un singolo difficilmente è in grado di svolgere. Da solo appunto.
Cosa invece possibile per organizzazioni economiche.
Ecco xè a noi è possibile agire in un singolo comparto analitico, quale l'apprendimento di qualche nozione di at o di ac.
Diversamente dovremo unirci in gruppo.
Ma torniamo alla volatilità. Essa la possiamo xò utilizzare anche noi in modo semplice: con la deviazione standard.
Essa la calcoliamo sulla varianza (Var = Valute at risk). E' la differenza quadratica media tra il rendimento e la sua media.
A cosa ci serve? A ricavare un parametro di riferimento. Che comunemente si chiama "coefficiente beta". E che presuppone di conosciere la coovarianza e i rendimenti di mercato. E' un confronto del titolo rispetto al mercato di riferimento con un campione di più titoli rispetto al loro mercato di riferimento.
Così due titoli a parità di valore nello stesso arco di tempo hanno volatilità diversa se il beta è diversa. Se il titolo A ha beta = 1,5 e il titolo B beta = 0.5 a parità di valore (ex 3 euro\titolo) il primo ha una volatilità maggiore.
A cosa ci serve?
Se l'indice fa un +2% il titolo A avrà un movimento superiore pari al 3%; mentre il titolo B avrà un movimento inferiore pari all'1%.
E' un coefficiente importantissimo poiché ci porta a poter determinare il fair value di un titolo o di un qualsiasi strumento finanziario quale il ftse mib piuttosto che il dax etc..
Ovvero, se il fair value di un indice è attualmente inferiore, mettiamo del 3%, allora sappiamo che nel prossimo recente futuro (ricordiamoci appunto che tutto avviene sempre nel tempo e che dunque ogni rilevazione deve essere fatta da un tempo T conosciuto ad un tempo T1 conosciuto), quello strumento potrebbe subire una flessione del 3% per riportarsi al suo corretto fair value. Ovvero gli mm hanno sempre bene presente questo valore.
Per ogni range di tempo preso in considerazione.
In questo modo, tramite la varianza la covarianza e dunque la deviazione standard (ovvero tramite la volatilità) si possono predeterminare dei valori.
Ovvero quelle percentuali individuano dei prezzi. Quei prezzi diventano target\supporto\resistenza.
Le cose si complicano quando l'analisi non la si fa su un titolo, il quale diventa facilmente calcolabile nella sua ds (il confronto tra esso e il mercato e il successivo confronto tra la risultante di più titoli - paniere - e il mercato di riferimento proprio), ma su un indice.
Una proposta di semplificazione sono appunto i canali. La deviazione standard (o anche dvs che sia) viene qui usata per individuare i livelli entro cui si possono muovere i prezzi. Se l'indice aumenta di volatilità a parità di direzione possiamo presupporre che si muoveranno entro determinate ds fino al raggiungimento del target. Dove poi ricomincia il gioco poiché la volatilità sarà sempre diversa.
Perché diversa?
Perché ad ogni target corrisponde un frame temporale. Lo capiamo immediatamente se pensiamo ai min\max di un ciclo annuale. Perché proprio 20.215 e non 21.000 o 19.500?
Abbiamo due spiegazioni:
- caso
- calcolo
se propendiamo per la prima allora in questo ambito non abbiamo nessuna possibilità di guadagnare;
se propendiamo per la seconda allora sotto al movimento vi dovrà essere una calcolo che noi ora non conosciamo ma che qualcuno (mm) sa. E sulla sua base fa i movimenti: le puntate.
Ovviamente la determinazione precisa del tempo\prezzo non è dato saperla a nessuno. Sarà un calcolo di "tendenza". Che, sviluppandosi nel tempo, dovrà essere sempre verificato. Ad ogni scostamento temporale ci sarà un aggiustamento di prezzo dato sempre dalla applicazione della medesima formula. Così ad esempio potremo dire che il target era 21.000 ma si è concretizzato in 20.215 xè nel frattempo sono successe "delle variazioni".
Noi nel nostro essere naif facciamo la stessa cosa: ci diamo una direzionalità, un possibile target e poi giorno dopo giorno cerchiamo di verificare se i primi due parametri sono esatti, modificandone i coeficcienti li ove il mercato lo richieda. Lo facciamo con l'ac (tempo) e con i canali (prezzo).
Altro metodo è quello di az13 che si focalizza sulla volatilità implicita delle opzioni daily per prevedere l'andamento del giorno dopo tramite un metodo da lui sviluppato (credo da lui) e gentilmente fatto conosciere in questo 3d (potenzialità di internet nella circolarità delle informazioni!).
I volumi saranno poi cartina di tornasole della direzionalità, e quindi dei possibili target raggiungibili.
Avrete notato che con la volatilità individuiamo dei livelli (i bordi del canale e le ds), ma non la direzionalità. Abbiamo supposto che ad un aumento di della vola in un direzione essa viene mantenuta circa per 3\4 ds prima di esaurirsi. Così se rompiamo un bordo superiore a ribasso possiamo ipotizzare che quello sia un aumento di volatilità la quale si può esaurire sulla mediana del canale o sulla ds immediatamente successiva (1^ ds-) con tendenza ad arrivare al bordo inferiore.
Ci arriverà? Se i volumi lo indicano, allora probabilmente si. (dopo posto il grafico)
Dunque volumi e volatilità daranno assieme una indicazione di possibile direzionalità dei prezzi con "pre-determinazione" dei livelli in un arco di tempo considerato. L'Ac appunto.