Teoria della stupidità
Carlo Maria Cipolla, professore emerito di storia economica alla Scuola Normale di Pisa, morto cinque anni fa, ci lasciò in eredità la brillante Teoria della stupidità. Egli indagò il comportamento umano considerando due variabili:
1. i vantaggi che l’individuo reca a sé stesso,
2. i vantaggi che l’individuo reca alla collettività.
Studiando l’incrocio di queste variabili in un grafico a quadranti, secondo le diverse transazioni possibili, Cipolla individuò quattro categorie di persone:
L’asse X rappresenta il vantaggio (o svantaggio) che una persona ottiene dalle proprie azioni.
L’asse Y rappresenta il beneficio (o danno) causato ad altri dalle azioni di quella persona.
I intelligente: vantaggi a sé e agli altri;
B bandito: vantaggi a sé e svantaggi agli altri;
S stupido: svantaggi a sé e agli altri;
H sprovveduto: svantaggi a sé e vantaggi agli altri.
A seconda di dove si collochi il punto di incrocio tra le coordinate, possiamo rilevare un grado piú o meno elevato di intelligenza, stupidità, banditismo eccetera.
Quelle che seguono sono le famose Cinque leggi della stupidità.
Prima legge
Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
La stupidità è sempre esistita ed esisterà sempre, ma non è cosí ovvio questo postulato, poiché, sottolinea Cipolla, le persone che ci sembravano razionali e intelligenti si rivelano all’improvviso inequivocabilmente e irrimediabilmente stupide, e quasi ogni giorno si è intralciati e ostacolati nella nostra attività da individui stupidi, che inaspettatamente ci troviamo tra i piedi nei luoghi e nei momenti meno opportuni. Cipolla osserva pure che è impossibile attribuire un valore numerico alla frazione di persone stupide rispetto al totale della popolazione, e, sarcasticamente, afferma che qualsiasi stima sarebbe un’approssimazione per difetto…
Seconda legge
La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
Lo stupido è irriconoscibile a priori. Se si studia la frequenza della stupidità in un campione di bidelli, si scopre che essa è piú alta del previsto. È facile ipotizzare che il risultato sia dovuto al basso livello di istruzione o al fatto che le persone piú intelligenti ottengono piú facilmente un lavoro piú qualificato, ma se si ripete l’osservazione tra gli studenti e i professori, la diffusione della stupidità è praticamente la stessa!
Cipolla sostiene che non vi sia alcuna differenza imputabile a variabili come razza, colore, etnia, cultura, livello scolastico eccetera: la stupidità è democratica e “politicamente corretta”…
Terza (e aurea) legge
Una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.
La legge aurea si commenta da sé.
Quarta legge
Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
Gli stupidi sono piú dannosi dei banditi.
Quinta legge
La persona stupida è il tipo di persona piú pericoloso che esista.
Le persone intelligenti, per quanto ostili possano essere, sono “prevedibili”, mentre gli stupidi non lo sono. E quando il numero degli stupidi (in un gruppo o in un Paese) diviene maggiore di quello delle persone intelligenti, inizia una devastante fase di declino.
Immagino che abbiate terminato la lettura delle Cinque leggi di Cipolla con… le lacrime agli occhi (!), perciò vi propongo alcune riflessioni solleticanti.
In un mondo popolato esclusivamente di “banditi perfetti” il sistema, nel suo complesso, sarebbe in equilibrio. Lo stesso accadrebbe in un mondo popolato di “perfetti sprovveduti”.
Naturalmente, le persone intelligenti danno il massimo contributo al miglioramento della società nel suo complesso, ma anche i “banditi intelligenti” migliorano l’equilibrio totale apportando piú vantaggio complessivo che danno. Cosí anche gli “sprovveduti intelligenti” danneggiano sé stessi e tuttavia migliorano la società in generale,
invece quando entra in gioco la stupidità il danno è enormemente piú grande del beneficio che chiunque può averne.
Questa deduzione conferma la premessa fondamentale: il fattore di maggior danno in ogni società umana è la stupidità. Una società forte e in sviluppo ha una percentuale maggiore di persone intelligenti alla sua guida, laddove una società in decadenza ha una percentuale allarmante di banditi con un forte fattore di stupidità fra le persone al potere e una altrettanto preoccupante percentuale di sprovveduti fra quelle che non comandano.
E ora, cari
Amici del Blog, perché non proviamo ad analizzare, usando il metodo dei quadranti, le élite al potere in Italia, Usa, Francia, Spagna eccetera? Teniamo conto che gli stupidi potenti (inconsapevoli della loro stupidità, quindi ancora piú pericolosi) fanno piú danni degli altri, e che gli stupidi democratici usano le elezioni per mantenere alta la percentuale di stupidi al potere.
Prima di iniziare il giochino, tuttavia, vale la pena di riflettere su un “dettaglio” della Teoria. Le persone intelligenti generalmente sanno di esserlo, mentre abbiamo appurato che gli stupidi non sanno di essere stupidi, quindi ciascuno si domandi (personalmente l’ho appena fatto…):
«Io sono stupido?».
Nel formulare la risposta, si tenga conto che chi ci avesse detto che siamo intelligenti potrebbe non aver detto la verità, potrebbe voler sfruttare la nostra stupidità a suo vantaggio oppure potrebbe essere stupido come noi; e si consideri pure che il nostro livello di stupidità e sempre maggiore di quel che si osi immaginare…