Non essendo a capo di nessuna milizia criminale e non avendo mai diretto un lager, Maysoon Majidi, ventotto anni, regista e attivista curda per i diritti umani in fuga dall’Iran degli Ayatollah, appena arrivata in Italia, il 31 dicembre 2023, è stata immediatamente arrestata, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Non essendo stata accusata di avere fatto torturare uomini e donne indifesi, né di avere stuprato bambini, ma di avere distribuito acqua ad altri migranti sulla barca durante la traversata, Maysoon Majidi si è fatta dieci mesi di galera, sette nel carcere di Castrovillari e altri tre in quello di Reggio Calabria. Non essendo inseguita da alcun mandato della Corte penale internazionale, ma solo dalle minacce di morte del regime iraniano, Maysoon Majidi in carcere ci è rimasta fino al 22 ottobre scorso, quando sono caduti i «gravi indizi» contro di lei. Gravi indizi rappresentati dalle dichiarazioni di due dei settantasette migranti presenti sulla barca, che si sono resi irreperibili subito dopo essere sbarcati e che la procura non è mai riuscita a rintracciare. Ci è riuscita in compenso la trasmissione le Iene, ai cui microfoni i due hanno detto di non avere mai accusato Maysoon.
«Lo giuro: se avessi avuto acqua o cibo da distribuire lo avrei fatto perché su quella barca, che era meno di dieci metri, eravamo in settantasette e fra noi c’erano venticinque bambini», dichiara oggi la regista curda, intervistata dal Corriere della sera. Nonostante la testimonianza a suo favore dello stesso capitano della nave, reo confesso, e le testimonianze di altri migranti portate dalla difesa, e i messaggi sul telefonino in cui cercava i soldi per la traversata, il pubblico ministero ha chiesto per lei la condanna a due anni e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di un milione e 125 mila euro. Fortunatamente, dopo dieci mesi di angoscia, appelli, scioperi della fame (è arrivata a pesare trentotto chili), l’altro ieri, 5 febbraio, Maysoon Majidi è stata infine assolta. Purtroppo sulla stampa la notizia non ha ricevuto grande attenzione, inevitabilmente coperta dalle notizie sul caso Almasri e da tutto il dibattito suscitato dalle dichiarazioni dei ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, circa i gravissimi vizi procedurali contenuti nell’atto d’accusa della corte dell’Aja e la conseguente inderogabile necessità di rimpatriare immediatamente il direttore del lager di Mitiga.
Linkiesta/Cundari