OT: Topic del cazzeggio

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Il Secolo XIX/Rolli
 
Conte, i milioni spariti tra Malta e i Caraibi
Rivelazioni su L’Espresso: una rete che avvolge il calcio Quella società con una sola azione La truffa ha coinvolto anche Evra

  • Corriere dello Sport
  • 15 Sep 2020
  • Di Giorgio Burreddu
Massimo Bochicchio quella società l’aveva aperta da poco, qualche mese appena. Nessuno storico, nessun bilancio. Non aveva nemmeno un capitale. Una sola azione. Valore: 1 sterlina. Puzzava di rancido. Ma finché non sono venute fuori le carte falsificate, quello dell’uomo d’affari italiano aveva tutta l’aria di essere un fondo rispettabile, con alle spalle il colosso bancario inglese Hsbc, tra i più importanti al mondo in fatto di investimenti.
E’ a lui che Antonio Conte decide di affidare 30 milioni di euro. All’allenatore dell’Inter sembra un affare sicuro, il modo migliore di incrementare il capitale, di tenerlo al caldo, con tutte le promesse di facili guadagni. Invece è un pacco. Da mesi Conte sta cercando di farsi ridare quei soldi. E come lui, altri. Per ora invano. A fine luglio era arrivata una prima sentenza della corte inglese. Per Bochicchio è un vicolo cieco: ordine di sequestro di tutti i beni del presunto truffatore. E adesso anche in Italia sono state avviate azioni penali. L’Espresso ha consultato le carte scoperchiando un giro di affari e relazioni che rimandano al mondo del calcio. Affari riservati con il contorno di società nei paradisi fiscali, si legge nell’inchiesta del settimanale. Affari da Malta al Lussemburgo fino alle Isole Vergini britanniche, ai Caraibi.
RETE. Kidman Asset Management, così l’aveva chiamata Bochicchio.
Un nome che non contiene niente, è una scatola vuota: dopo sei mesi lascia la sede di Tabernacle Street e Bochicchio la trasferisce in una zona più in, più glamour, adatta se devi investire milioni di euro. Quella zona è la New Derwent House, a Theobalds Street, con il British Museum a due passi, nel cuore signorile di Holborn. E' la Londra che conta. Una scenografia perfetta costruita ad hoc da Bochicchio per convincere gli investitori che con lui si fa un ottimo affare. Investitori come Conte. Ma nei documenti consultati dall’Espresso c’è molto di più. Compare, per esempio, il nome Federico Pastorello, procuratore tra i più attivi in Italia, protagonista di operazioni faraoniche, colpi di mercato clamorosi in A e non solo. Non ultimo quello di Romelu Lukaku all’Inter. Scrive ancora l’Espresso che secondo indiscrezioni tra i clienti di Bochicchio ci sarebbe anche Leona Konig, la compagna di Pastorello.
ALTRA KIDMAN. Di più. Tra tra il 2016 e il 2017, mette in luce il periodico, l'Inter ha versato almeno tre bonifici per un totale di 305.000 euro su un conto dell'Hsbc intestato alla Kidman asset management Ltd. Soldi destinati alla società maltese Sovi, che fa capo a Pastorello. Non è un particolare da poco. Quella citata nel bonifico, infatti, non è la Kidman fondata nel 2019 da Bochicchio e tirata in ballo dai giornali. Le carte del bonifico si riferiscono a un'altra società, anche questa denominata Kidman ma costituita nelle Isole Vergini britanniche. Quest'ultima è l'entità finanziaria che faceva da interfaccia ai clienti che affidavano i loro soldi a Bochicchio. C’è dell’altro. Tra i giocatori gestiti da Pastorello c’era anche Patrice Evra, coinvolto nella truffa con la sua società lussemburghese Palesa. Visti i buoni rapporti tra il calciatore e Bochiccio, quest’ultimo era stato nominato tra i quattro amministratori della società. Evra gli aveva affidato una decina di milioni in gestione. Stesse modalità, insomma. A denunciare la truffa, tra gli altri, era stato Luca Bascherini, ex collaboratore proprio di Pastorello.
 
Conte, i milioni spariti tra Malta e i Caraibi
Rivelazioni su L’Espresso: una rete che avvolge il calcio Quella società con una sola azione La truffa ha coinvolto anche Evra

  • Corriere dello Sport
  • 15 Sep 2020
  • Di Giorgio Burreddu
Massimo Bochicchio quella società l’aveva aperta da poco, qualche mese appena. Nessuno storico, nessun bilancio. Non aveva nemmeno un capitale. Una sola azione. Valore: 1 sterlina. Puzzava di rancido. Ma finché non sono venute fuori le carte falsificate, quello dell’uomo d’affari italiano aveva tutta l’aria di essere un fondo rispettabile, con alle spalle il colosso bancario inglese Hsbc, tra i più importanti al mondo in fatto di investimenti.
E’ a lui che Antonio Conte decide di affidare 30 milioni di euro. All’allenatore dell’Inter sembra un affare sicuro, il modo migliore di incrementare il capitale, di tenerlo al caldo, con tutte le promesse di facili guadagni. Invece è un pacco. Da mesi Conte sta cercando di farsi ridare quei soldi. E come lui, altri. Per ora invano. A fine luglio era arrivata una prima sentenza della corte inglese. Per Bochicchio è un vicolo cieco: ordine di sequestro di tutti i beni del presunto truffatore. E adesso anche in Italia sono state avviate azioni penali. L’Espresso ha consultato le carte scoperchiando un giro di affari e relazioni che rimandano al mondo del calcio. Affari riservati con il contorno di società nei paradisi fiscali, si legge nell’inchiesta del settimanale. Affari da Malta al Lussemburgo fino alle Isole Vergini britanniche, ai Caraibi.
RETE. Kidman Asset Management, così l’aveva chiamata Bochicchio.
Un nome che non contiene niente, è una scatola vuota: dopo sei mesi lascia la sede di Tabernacle Street e Bochicchio la trasferisce in una zona più in, più glamour, adatta se devi investire milioni di euro. Quella zona è la New Derwent House, a Theobalds Street, con il British Museum a due passi, nel cuore signorile di Holborn. E' la Londra che conta. Una scenografia perfetta costruita ad hoc da Bochicchio per convincere gli investitori che con lui si fa un ottimo affare. Investitori come Conte. Ma nei documenti consultati dall’Espresso c’è molto di più. Compare, per esempio, il nome Federico Pastorello, procuratore tra i più attivi in Italia, protagonista di operazioni faraoniche, colpi di mercato clamorosi in A e non solo. Non ultimo quello di Romelu Lukaku all’Inter. Scrive ancora l’Espresso che secondo indiscrezioni tra i clienti di Bochicchio ci sarebbe anche Leona Konig, la compagna di Pastorello.
ALTRA KIDMAN. Di più. Tra tra il 2016 e il 2017, mette in luce il periodico, l'Inter ha versato almeno tre bonifici per un totale di 305.000 euro su un conto dell'Hsbc intestato alla Kidman asset management Ltd. Soldi destinati alla società maltese Sovi, che fa capo a Pastorello. Non è un particolare da poco. Quella citata nel bonifico, infatti, non è la Kidman fondata nel 2019 da Bochicchio e tirata in ballo dai giornali. Le carte del bonifico si riferiscono a un'altra società, anche questa denominata Kidman ma costituita nelle Isole Vergini britanniche. Quest'ultima è l'entità finanziaria che faceva da interfaccia ai clienti che affidavano i loro soldi a Bochicchio. C’è dell’altro. Tra i giocatori gestiti da Pastorello c’era anche Patrice Evra, coinvolto nella truffa con la sua società lussemburghese Palesa. Visti i buoni rapporti tra il calciatore e Bochiccio, quest’ultimo era stato nominato tra i quattro amministratori della società. Evra gli aveva affidato una decina di milioni in gestione. Stesse modalità, insomma. A denunciare la truffa, tra gli altri, era stato Luca Bascherini, ex collaboratore proprio di Pastorello.
E' incredibile che uno che possiede 30 milioni di euro da potere dare così, brevi manu, si vada ad intrigare in investimenti quantomeno dubbi per "incrementare il capitale". All'ingordigia umana non c'è davvero limite!! Ben gli sta.
 

Perle ai porci.
 
I quattro arrestati per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte percepivano il reddito di cittadinanza. E’ la conclusione alla quale sono arrivati gli investigatori dopo i primi dieci giorni di indagine. Vivevano nel lusso, e stando all’inchiesta patrimoniale della Guardia di Finanza i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli (tutti a Rebibbia) e Francesco Belleggia (ai domiciliari) non ne avevano diritto.
La Stampa
 
Due anni fa la Cassa Depositi e Prestiti ha speso 800 milioni - non suoi, ma dei risparmiatori che affidano i loro pochi soldi alle Poste - per comprare azioni Tim e far vincere l'assemblea al fondo americano Elliott contro i francesi di Vivendi. Il valore di quell'investimento oggi è dimezzato, ma niente paura, alla Cdp i soldi non finiscono mai grazie alla generosa remunerazione del conto di Tesoreria da 150 miliardi garantita dal governo. Di fatto fu il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (governi Renzi e Gentiloni) a voler dotare Cdp del tesoretto necessario ad ampliare il suo interventismo nel rantolante capitalismo italiano e a rinnovare i fasti dell'Iri.
L'amministratore delegato della Cdp, Fabrizio Palermo, seguendo l'ultima moda della politica italiana, dichiara il contrario di quello che fa: "Questa non è la vecchia Iri. Questa non è la nuova via italiana al capitalismo misto, pubblico e privato. Questo è il capitalismo paziente che investe lì dove ci sono i fattori per lo sviluppo".
"Bene, oggi il fattore decisivo per lo sviluppo è la connettività: il nostro compito è esserci". Queste affermazioni sono tutte false. Per esempio lo stato "c'è" sulla connettività da novant'anni. Ma basta analizzarne una per capire che lo statalismo - in sé utile se pensato bene - stavolta ci sta portando sulla brutta china del potere esercitato in funzione del potere.
È molto più "misto" il capitalismo paziente che ha in mente Palermo di quello dell'Iri. L'Iri controllava le aziende al cento per cento. Erano capitali dei contribuenti investiti per raggiungere obiettivi fuori della portata e degli interessi delle imprese private. Le Fs le ha nazionalizzate Giolitti, non fu certo un esproprio. La siderurgia Iri produceva il miglior acciaio d'Europa e, a spese del contribuente, lo vendeva sottocosto all'industria nazionale per farla decollare. I telefoni furono nazionalizzati negli anni Trenta perché i privati non potevano o non volevano investire nell'infrastruttura di telecomunicazioni. L'Iri ha investito sulla rete telefonica per sessant'anni facendone, grazie alle salate bollette pagate dagli italiani, una delle migliori al mondo. Poi arrivarono i privati che hanno fatto a gara a chi spolpava meglio Telecom Italia. Vent'anni dopo abbiamo la peggiore rete d'Europa.
Era l'Iri il vero capitalismo paziente, ammesso che la curiosa locuzione abbia un senso. Il modello di Palermo rispolvera in realtà l'idea disastrosa - anni Ottanta - delle joint venture pubblico-privato. Il capolavoro fu Enimont, la fusione tra Montedison e chimica Eni, diventata puntualmente la star dell'inchiesta Mani Pulite. Non è un pregiudizio ma un fatto: il capitalismo misto pubblico-privato consiste in una magia, lo stato ci mette i soldi e i privati che se li prendono. Un giudizio destinato a ribaltarsi quando Palermo spiegherà i vantaggi per l'economia nazionale di aver comprato con denaro pubblico il 18 per cento di Bonifiche Ferraresi, il 25 per cento della Kedrion del capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci o il 23 per cento della società inglese Rocco Forte Hotels.
Con lo strombazzato accordo di luglio sulle autostrade si è fissato un ulteriore modello dello statalismo in cui il banco perde sempre: Cdp caccerà "a pedate" i Benetton da Autostrade per l'Italia comprandosi la società al prezzo indicato dai Benetton.
Mentre l'accordo agostano sulla rete telefonica si definisce uno schema ancora più raffinato: siccome lo stato i soldi in Tim (e in Open Fiber) li ha già messi e li ha già persi, adesso, in nome del neo-statalismo si pretende che Tim (che è privata) resti proprietaria della rete telefonica ma che sia il governo, attraverso Cdp, a comandare. Naturalmente non accadrà mai.
Domani/Meletti

La diligenza del buon padre di famiglia.
 
Ultima modifica:
(ANSA) La cittadinanza italiana di Luis Suarez è stata ottenuta con una truffa. E' quanto ha accertato un'inchiesta della Gdf e della Procura di Perugia, con i militari delle Fiamme Gialle che stanno acquisendo documentazione nell'università del capoluogo umbro e notificando una serie di avvisi di garanzia. Dalle indagini è emerso che gli argomenti della prova d'italiano sostenuta dall'attaccante del Barcellona e dalla nazionale uruguaiana erano stati concordati prima e i punteggi assegnati prima ancora della svolgimento della prova.

Bella prodezza.
 

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