"Il Paese che conta"
(L. L. Sabbadini - Marsilio)
In questo libro, Sabbadini – una delle figure più autorevoli della statistica sociale italiana, già dirigente dell’ISTAT – racconta quanto i numeri siano fondamentali per capire la realtà in cui viviamo. Ma lo fa con un taglio molto personale e coinvolgente, non tecnico. Il punto di partenza non è solo il valore dei dati in sé, ma il modo in cui essi possono diventare strumento di giustizia sociale, di equità, di rappresentazione. Perché, come dice lei stessa, quello che non si misura non esiste. E se qualcosa o qualcuno non "esiste" nei dati, allora rimane fuori anche dal dibattito pubblico, dalle politiche, dalle risorse.
Sabbadini porta il lettore dentro le stanze dove si costruisce la statistica pubblica, facendoci vedere dall’interno le battaglie per rendere visibili intere fasce della popolazione che, fino a poco tempo fa, erano del tutto assenti dalle rilevazioni ufficiali. Le donne, ad esempio, per anni sono state invisibili nella loro quotidianità: il lavoro di cura non retribuito, la violenza domestica, la discriminazione sistemica sul lavoro e nella società erano fenomeni reali ma non misurati. E quindi ignorati. Lo stesso vale per altre categorie spesso ai margini, come bambini, anziani fragili, migranti, persone con disabilità.
Interessante davvero anche l'inclusione nelle statistiche del Paese dei senza tetto e tutta l'ultima parte sugli Italiani durante e appena dopo la pandemia del 2020.
Il libro spiega anche come si costruiscono i questionari, come avviene una indagine, i vari passaggi dal decidere di mettere in piedi una ricerca statistica al produrla davvero.
Attraverso il racconto delle sue esperienze all’ISTAT e nei contesti internazionali, Sabbadini mostra come la statistica non sia affatto una materia fredda o neutrale, ma profondamente politica. Non nel senso di partigianeria, ma nel senso che misurare è un atto di potere: decidere cosa contare, come contarlo, a chi dare voce. I dati possono rivelare verità scomode, smascherare stereotipi, ma anche – se mal costruiti – possono rafforzare discriminazioni o alimentare una visione distorta della società.
Nel corso del libro, l'autrice riflette anche sulla responsabilità delle istituzioni nel costruire statistiche affidabili, trasparenti, indipendenti. La sua è una difesa appassionata del valore pubblico della statistica, vista come strumento per una democrazia più giusta e più consapevole. È solo conoscendo la realtà per com'è, senza ipocrisie o autoassoluzioni, che possiamo davvero cambiarla.
"Il paese che conta" è un libro che cerca di avvicinare le persone comuni alla statistica, raccontando con esempi concreti quanto sia presente nella nostra vita, anche se spesso non ce ne accorgiamo. Ed è anche un invito a non accontentarsi dei numeri che ci vengono serviti, ma a chiedere di più: più precisione, più completezza, più umanità nella raccolta e nell’uso dei dati.
Sabbadini scrive con chiarezza, senza tecnicismi, con uno stile accessibile e spesso molto diretto. La sua voce è quella di chi conosce a fondo le difficoltà del cambiamento istituzionale, ma crede che sia possibile farlo. E che i numeri, se usati bene, possano essere uno strumento di libertà.