salcatal
Come i Panda
Buongiorno e buona domenica.
Avrei piacere di riprendere un discorso interrotto in altro forum.
Parmalat (a) III: Cosa farà da grande ?
Allora abbiamo avuto:
Parmalat I)
L'impresa creata da Tanzi, che è stata un’impresa innovativa (introduzione del tetrapack, latte Uht) ma poi è finita nel più grande crack tragicomico della storia italiana, se non europea;
Parmalat II)
L’attuale azienda nata in seguito al concordato dalle ceneri del vecchio gruppo Tanzi e che il traghettatore Dott. Bondi ha lasciato sostanzialmente inalterata, anche se dimagrita per effetto di dismissioni di attività (es. Mister Day) e di localizzazioni non ritenute strategiche.
Parmalat II è un’azienda che ha una liquidità in eccesso, una compagine azionaria variegata e una visione strategica incerta e comunque non chiara, in quanto il Dott. Bondi non ha voluto modificare per varie ragioni la struttura del gruppo ereditata dal Concordato.
La sua attività si è concentrata in questi anni sostanzialmente lungo due filoni:
a) Quello del contenzioso con le Banche per le revocatorie fallimentari, con ottimi risultati, avendo portato a casa oltre 2 miliardi;
b) Quello del recupero di margini accettabili della gestione industriale dato che le Società ereditate dal fallimento erano in perdita già a livello operativo. I risultati sotto questo aspetto sono più controversi, presentando luci ed ombre.
Parmalat III)
Parmalat III, ovvero cosa sarà da grande.
La Parmalat III dovrà, come Edipo, riservare un pessimo trattamento al papà che l’ha fatta rinascere, Dott. Bondi, facendolo fuori ?
Io lo darei per scontato anche se non va sottovalutato che ci sono ancora forti legami tra la vecchia e la nuova Parmalat, che farebbero propendere per un rimando dell’operazione Edipica:
a) il ricorso, pendente in Cassazione, per l’annullamento della sentenza che ha omologato il concordato; un eventuale annullamento non dovrebbe avere riflessi sulla nuova Parmalat in virtù della norma che fa salvi tutti gli atti legalmente compiuti dalla procedura, ma aprirebbe uno scenario di forte incertezza;
b) i numerosi contenziosi ancora pendenti per le revocatorie, le azioni di responsabilità e, soprattutto, di risarcimento del danno che potrebbero portare ulteriori introiti, ma anche, come nel caso Citigroup, costituire delle incognite tali da penalizzare l’andamento delle quotazioni.
Diamo per scontato che il Dott. Bondi venga fatto fuori e guardiamo avanti chiedendoci, come da titolo, cosa farà da grande Parmalat.
Le possibili risposte sono:
i) essere oggetto di un’OPA, operazione del tutto plausibile dato che con poco più di 2 miliardi ci si porterebbe a casa un gruppo che fattura circa 4 miliardi e genera un EBITDA di 370 milioni;
ii) utilizzare le somme in cassa per fare acquisizioni mirate ad allargare la leadership nei mercati dove è già presente, il perimetro geografico (presenza in nazioni es. Spagna, Brasile nelle quali attualmente non è presente) o di attività (es. alimenti per l’infanzia, gelati) entrando in settori a maggiore redditività; una strategia dall’esito incerto in quanto si tratta di entrare in settori con un canale distributivo diverso da quello attuale e perché fortemente presidiati da colossi del settore;
iii) restare così com’è distribuendo agli azionisti l’eccesso di cassa.
Chiaramente le ipotesi non sono necessariamente alternative l’una all’altra potendo benissimo Parmalat ad esempio, e questo sarebbe per certi versi anche finanziariamente razionale, distribuire parzialmente la cassa e fare acquisizioni sfruttando il benefico effetto della leva finanziaria anche grazie all’attuale livello dei tassi, al fine di accrescere il rendimento per gli azionisti.
Infatti un indebitamento di circa 1 miliardo in un settore dal basso Capex sarebbe facilmente sostenibile.
Insomma cosa sarà Parmalat da grande e soprattutto quale sarà la visione e l’atteggiamento degli attuali azionisti di maggioranza in vista del rinnovo del Cda, sono le domande dalla cui risposta dipenderanno le sorti del titolo.
Avrei piacere di riprendere un discorso interrotto in altro forum.

Parmalat (a) III: Cosa farà da grande ?
Allora abbiamo avuto:
Parmalat I)
L'impresa creata da Tanzi, che è stata un’impresa innovativa (introduzione del tetrapack, latte Uht) ma poi è finita nel più grande crack tragicomico della storia italiana, se non europea;
Parmalat II)
L’attuale azienda nata in seguito al concordato dalle ceneri del vecchio gruppo Tanzi e che il traghettatore Dott. Bondi ha lasciato sostanzialmente inalterata, anche se dimagrita per effetto di dismissioni di attività (es. Mister Day) e di localizzazioni non ritenute strategiche.
Parmalat II è un’azienda che ha una liquidità in eccesso, una compagine azionaria variegata e una visione strategica incerta e comunque non chiara, in quanto il Dott. Bondi non ha voluto modificare per varie ragioni la struttura del gruppo ereditata dal Concordato.
La sua attività si è concentrata in questi anni sostanzialmente lungo due filoni:
a) Quello del contenzioso con le Banche per le revocatorie fallimentari, con ottimi risultati, avendo portato a casa oltre 2 miliardi;
b) Quello del recupero di margini accettabili della gestione industriale dato che le Società ereditate dal fallimento erano in perdita già a livello operativo. I risultati sotto questo aspetto sono più controversi, presentando luci ed ombre.
Parmalat III)
Parmalat III, ovvero cosa sarà da grande.
La Parmalat III dovrà, come Edipo, riservare un pessimo trattamento al papà che l’ha fatta rinascere, Dott. Bondi, facendolo fuori ?
Io lo darei per scontato anche se non va sottovalutato che ci sono ancora forti legami tra la vecchia e la nuova Parmalat, che farebbero propendere per un rimando dell’operazione Edipica:
a) il ricorso, pendente in Cassazione, per l’annullamento della sentenza che ha omologato il concordato; un eventuale annullamento non dovrebbe avere riflessi sulla nuova Parmalat in virtù della norma che fa salvi tutti gli atti legalmente compiuti dalla procedura, ma aprirebbe uno scenario di forte incertezza;
b) i numerosi contenziosi ancora pendenti per le revocatorie, le azioni di responsabilità e, soprattutto, di risarcimento del danno che potrebbero portare ulteriori introiti, ma anche, come nel caso Citigroup, costituire delle incognite tali da penalizzare l’andamento delle quotazioni.
Diamo per scontato che il Dott. Bondi venga fatto fuori e guardiamo avanti chiedendoci, come da titolo, cosa farà da grande Parmalat.
Le possibili risposte sono:
i) essere oggetto di un’OPA, operazione del tutto plausibile dato che con poco più di 2 miliardi ci si porterebbe a casa un gruppo che fattura circa 4 miliardi e genera un EBITDA di 370 milioni;
ii) utilizzare le somme in cassa per fare acquisizioni mirate ad allargare la leadership nei mercati dove è già presente, il perimetro geografico (presenza in nazioni es. Spagna, Brasile nelle quali attualmente non è presente) o di attività (es. alimenti per l’infanzia, gelati) entrando in settori a maggiore redditività; una strategia dall’esito incerto in quanto si tratta di entrare in settori con un canale distributivo diverso da quello attuale e perché fortemente presidiati da colossi del settore;
iii) restare così com’è distribuendo agli azionisti l’eccesso di cassa.
Chiaramente le ipotesi non sono necessariamente alternative l’una all’altra potendo benissimo Parmalat ad esempio, e questo sarebbe per certi versi anche finanziariamente razionale, distribuire parzialmente la cassa e fare acquisizioni sfruttando il benefico effetto della leva finanziaria anche grazie all’attuale livello dei tassi, al fine di accrescere il rendimento per gli azionisti.
Infatti un indebitamento di circa 1 miliardo in un settore dal basso Capex sarebbe facilmente sostenibile.
Insomma cosa sarà Parmalat da grande e soprattutto quale sarà la visione e l’atteggiamento degli attuali azionisti di maggioranza in vista del rinnovo del Cda, sono le domande dalla cui risposta dipenderanno le sorti del titolo.