SINIBALDO
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"FASE IMPEGNATIVA DI CACCIA AI............... POLLI" !!!!!!!!!!!!!!!!!
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Alla riammissione in Piazza Affari vola oltre i 3 euro per azione dai 2,5 calcolati secondo il valore teorico.
Ma se il piccolo investitore punta sulla nuova Parmalat sull'onda solo di voci, i grandi gruppi ne approfittano per liquidare titoli che hanno sul groppone, con laute plusvalenze.
La Parmalat è tornata in borsa.
Non solo: alla riammissione in Piazza Affari ha fatto segnare una performance più che lusinghiera, volando oltre i 3 euro per azione dai 2,5 calcolati secondo il valore teorico dell’azienda di Collecchio.
Segno che i fondamentali dell’azienda, al netto degli scandali e degli sprechi, erano buoni.
E segno anche che i risparmiatori italiani sanno apprezzare le storie di virtuoso successo, anche quando il protagonista (la Parmalat oggi, la Montedison ieri) aveva lasciato dietro di sé non poche vittime.
AVVERTIMENTO
Tanto ottimismo però non può esimere da alcune riflessioni; o meglio da qualche avvertimento.
Il successo della Parmalat alla riammissione si deve senz’altro al fatto che ci troviamo di fronte a un’azienda risanata, ripulita, e che dunque in quanto tale non dovrebbe riservare sorprese.
Ma si deve anche ad un’attesa speculativa che se è legittima in ogni operazione di borsa, stavolta desta alcune perplessità.
TRE OFFERTE
Il titolo Parmalat una settimana fa veniva valutato dagli analisti 2,5 euro, in base appunto al puro valore dell’azienda.
Dopodiché tre gruppi, l’italiana Granarolo, la francese Lactatis e una terza cordata promossa dal finanziere Mario Resca, hanno dichiarato il loro interesse addirittura per un’opa sulla Parmalat.
Ora qui c’è qualcosa di singolare.
Un’azienda che intende lanciare un’opa deve chiarire le proprie intenzioni di fronte alle autorità di controllo, la Consob in primo luogo.
Altrimenti c’è l’ovvio rischio di turbativa di mercato.
L’oggetto della scalata, vera o presunta, moltiplica il suo appeal speculativo, il titolo ovviamente sale.
BANCHE E FONDI ZAVORRATI
Chi ha parlato di opa non può logicamente ignorare tutte queste cose, che in teoria sarebbero anche contro il proprio interesse.
Dunque?
Dunque è possibile che qualcuno abbia manovrato queste voci.
Per esempio banche e fondi che sono ancora zavorrati dalle vecchie azioni o obbligazioni:
queste ultime possono essere convertite, a un rapporto di circa il 30%, nei nuovi titoli.
LAUTE PLUSVALENZE
E se il piccolo investitore si comporta in un modo, magari puntando sulla nuova Parmalat, i grandi gruppi ne approfittano per liquidare posizioni scomode.
O, per rivendere con laute plusvalenze, titoli rastrellati pochi giorni fa sul cosiddetto “grey market”, il mercato grigio di Londra inaccessibile ai privati.
PALETTI
Il consiglio di Borsa ha già messo dei paletti alla speculazione, professionale e non, per esempio proibendo che gli acquisti di oggi venissero fatti “al meglio”, cioè senza limiti di prezzo.
In questa maniera si sono contenute le oscillazioni.
Ma la Consob, molto attiva in altri casi recenti, tipo Antonveneta, qualche curiosità dovrebbe farsela venire.
GRANAROLO
Per esempio sulla Granarolo: è di dimensioni molto più piccole della Parmalat, ma è assistito dalla banca Intesa (uno degli istituti coinvolti nello scandalo).
Granarolo e Intesa si sono detti interessati ad acquisire l’azienda risanata da Bondi: poiché i rispettivi manager sono persone serie, non avranno difficoltà a spiegare alle autorità di controllo, e soprattutto al mercato, come intendono fare e quando intendono agire.
Errare humanum, perseverare diabolicum: mai come per la Parmalat si può applicare il vecchio motto. Una tosatura dei piccoli investitori basta, e avanza. (R.Rosati)
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