giuseppe.d'orta
Forumer storico
Intervista pubblicata sabato scorso da Borsa&Finanza a Frédéric Leroux, fund manager di Carmignac.
Monsieur Leroux, cosa le permette di essere così ottimista?
La situazione macroeconomica di fondo: credo che ci sarà ancora una crescita senza inflazione. Sono convinto che il trend positivo degli ultimi quattro anni continuerà. La crescita mondiale rimarrà forte grazie soprattutto ai Paesi emergenti, all’Europa e al Giappone. Non saranno necessariamente gli Stati Uniti a svolgere la funzione di traino dell’economia internazionale. Contemporaneamente i salari resteranno contenuti in un contesto di produttività crescente.
Eppure c’è un rischio inflazionistico sullo sfondo...
Prima o poi l’inflazione arriverà. Ma non quest’anno. In uno scenario alternativo a quello che descrivevo prima si può immaginare un aumento dei salari, che le aziende potranno solo ribaltare sui prezzi di vendita o sui margini. Due soluzioni decisamente negative per il mercato. Ma la probabilità che si concretizzi una situazione simile è pari al 30%.
Prima diceva che la crescita potrebbe anche non venire dagli Usa. Questo significa che la correlazione fra l’andamendo dei listini e lo stato di salute dell’economia americana è meno forte rispetto al passato?
Bisogna abituarsi a pensare in maniera globale. Anche in termini di crescita, l’importante è che ci siano dei motori. Per venti anni le economie moderene occidentali sono state legate agli Stati Uniti. Adesso semplicemente le cose sono cambiate.
Ma cosa comporta il cambiamento?
È molto importante per le scelte di investimento perché permette di immaginare quali saranno i nuovi trend di consumo nei diversi angoli del mondo. Nei Paesi emergenti, ad esempio, sta nascendo una nuova classe borghese che vuole poter acquistare determinati tipi di prodotti e avere un facile accesso al credito. Così noi puntiamo su quelle società che rispondono a questi bisogni di una nuova fascia della popolazione mondiale.
Quali crede saranno i temi di investimento più interessanti del 2007?
Di sicuro la distribuzione, ma anche il credito al consumo, il lusso, il credito immobiliare, l’hi-tech e ancora le attività di divertimento. Ma anche le commodity restano uno dei settori di più grande interesse proprio perché legate a doppio filo con la crescita dei Paesi emergenti.
Eppure le materie prime hanno già corso molto nel 2006. Come mai pensa che possano ancora registrare performance positive?
Ci credo proprio per le ragioni che le spiegavo prima: siamo in una fase di crescita e non al picco della curva. Questo significa che la domanda dei Paesi emergenti continuerà e che quindi necessariamente le commodity continueranno nel solco del trend positivo dello scorso anno. Anche dall’energia ci attendiamo cose positive.
Diverse banche d’affari prevedono il prezzo del petrolio 2007 attorno a 65 dollari al barile. Un livello positivo per contenere fiammate inflazionistiche, ma basso per immaginare grandi profitti per le aziende petrolifere...
Innanzitutto la domanda è costantemente in crescita: il consumo medio di petrolio per i Paesi occidentali è di 16-22 barili per persona. In Cina, stato in cui vivono 1,3 miliardi di persone, siamo ancora a 2,5, un livello destinato a salire sul medio termine. Inoltre la flessione dei prezzi del petrolio registrata negli ultimi tempi è legata a un effetto metereologico temporaneo. Infine bisogna immaginare gli investimenti in energia a tutto raggio: nel petrolio come nell’eolico, nell’uranio, nell’energia solare. Insomma energia pulita e alternativa.
Anche i private equity continueranno a fare affari sostenendo le quotazioni di Borsa?
Sì, certo: sul mercato c’è una enorme liquidità. E in più ci sono in giro diverse aziende con bilanci ripuliti e un indebitamento basso. Delle prede appetibili, insomma. Soprattutto finché il costo del denaro resterà basso.
Ma i tassi potrebbero aumentare. Soprattutto negli Stati Uniti.
Credo che la politica monetaria americana sarà sempre molto accomodante per favorire la crescita. Inoltre il dollaro debole fa comodo per risanare le finanze pubbliche statunitensi. Non mi aspetto shock sul fronte monetario. È una situazione che non converrebbe a nessuno.
Monsieur Leroux, cosa le permette di essere così ottimista?
La situazione macroeconomica di fondo: credo che ci sarà ancora una crescita senza inflazione. Sono convinto che il trend positivo degli ultimi quattro anni continuerà. La crescita mondiale rimarrà forte grazie soprattutto ai Paesi emergenti, all’Europa e al Giappone. Non saranno necessariamente gli Stati Uniti a svolgere la funzione di traino dell’economia internazionale. Contemporaneamente i salari resteranno contenuti in un contesto di produttività crescente.
Eppure c’è un rischio inflazionistico sullo sfondo...
Prima o poi l’inflazione arriverà. Ma non quest’anno. In uno scenario alternativo a quello che descrivevo prima si può immaginare un aumento dei salari, che le aziende potranno solo ribaltare sui prezzi di vendita o sui margini. Due soluzioni decisamente negative per il mercato. Ma la probabilità che si concretizzi una situazione simile è pari al 30%.
Prima diceva che la crescita potrebbe anche non venire dagli Usa. Questo significa che la correlazione fra l’andamendo dei listini e lo stato di salute dell’economia americana è meno forte rispetto al passato?
Bisogna abituarsi a pensare in maniera globale. Anche in termini di crescita, l’importante è che ci siano dei motori. Per venti anni le economie moderene occidentali sono state legate agli Stati Uniti. Adesso semplicemente le cose sono cambiate.
Ma cosa comporta il cambiamento?
È molto importante per le scelte di investimento perché permette di immaginare quali saranno i nuovi trend di consumo nei diversi angoli del mondo. Nei Paesi emergenti, ad esempio, sta nascendo una nuova classe borghese che vuole poter acquistare determinati tipi di prodotti e avere un facile accesso al credito. Così noi puntiamo su quelle società che rispondono a questi bisogni di una nuova fascia della popolazione mondiale.
Quali crede saranno i temi di investimento più interessanti del 2007?
Di sicuro la distribuzione, ma anche il credito al consumo, il lusso, il credito immobiliare, l’hi-tech e ancora le attività di divertimento. Ma anche le commodity restano uno dei settori di più grande interesse proprio perché legate a doppio filo con la crescita dei Paesi emergenti.
Eppure le materie prime hanno già corso molto nel 2006. Come mai pensa che possano ancora registrare performance positive?
Ci credo proprio per le ragioni che le spiegavo prima: siamo in una fase di crescita e non al picco della curva. Questo significa che la domanda dei Paesi emergenti continuerà e che quindi necessariamente le commodity continueranno nel solco del trend positivo dello scorso anno. Anche dall’energia ci attendiamo cose positive.
Diverse banche d’affari prevedono il prezzo del petrolio 2007 attorno a 65 dollari al barile. Un livello positivo per contenere fiammate inflazionistiche, ma basso per immaginare grandi profitti per le aziende petrolifere...
Innanzitutto la domanda è costantemente in crescita: il consumo medio di petrolio per i Paesi occidentali è di 16-22 barili per persona. In Cina, stato in cui vivono 1,3 miliardi di persone, siamo ancora a 2,5, un livello destinato a salire sul medio termine. Inoltre la flessione dei prezzi del petrolio registrata negli ultimi tempi è legata a un effetto metereologico temporaneo. Infine bisogna immaginare gli investimenti in energia a tutto raggio: nel petrolio come nell’eolico, nell’uranio, nell’energia solare. Insomma energia pulita e alternativa.
Anche i private equity continueranno a fare affari sostenendo le quotazioni di Borsa?
Sì, certo: sul mercato c’è una enorme liquidità. E in più ci sono in giro diverse aziende con bilanci ripuliti e un indebitamento basso. Delle prede appetibili, insomma. Soprattutto finché il costo del denaro resterà basso.
Ma i tassi potrebbero aumentare. Soprattutto negli Stati Uniti.
Credo che la politica monetaria americana sarà sempre molto accomodante per favorire la crescita. Inoltre il dollaro debole fa comodo per risanare le finanze pubbliche statunitensi. Non mi aspetto shock sul fronte monetario. È una situazione che non converrebbe a nessuno.