PER CAPIRE CHI VI COMANDA, BASTA SCOPRIRE CHI NON VI E' PERMESSO CRITICARE

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Il vertice del G7 proprio non è andato giù alla Cina,
soprattutto dopo che l'Australia ha ricevuto il via libera per una nuova inchiesta sull'origine del Covid.

Ecco perché ha attaccato i leader protagonisti con un'inquietante vignetta sull'"ultima cena" dell'Occidente.

Il disegno, infatti, è intitolato "l'ultimo G7" e rappresenta la parodia del dipinto di Leonardo da Vinci.

I Paesi coinvolti - Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Canada, Giappone, Germania, Francia, India e Australia -
vengono raffigurati con le sembianze dei loro animali nazionali intenti a tramare per "governare il mondo".


Scendendo nel dettaglio della vignetta,
si nota che gli Stati Uniti sono stati ritratti come un'aquila al centro del tavolo,
mentre il Regno Unito è un leone,
l'Australia un canguro,
la Francia un gallo,
l'India un elefante,
il Canada un castoro,
l'Italia un lupo,
il Giappone un cane
e la Germania un falco.


Nella vignetta satirica, il canguro - che rappresenta l'Australia -
si allunga sul tavolo per prendere i soldi che gli Stati Uniti hanno stampato
.

"Il canguro simboleggia l'Australia dalla doppia faccia che collabora attivamente con gli Stati Uniti nel contenere la Cina,
ma è anche desiderosa di guadagnare denaro dalla Cina, il suo più grande partner commerciale", ha affermato il Global Times.
 
La morte di Camilla Canepa,
la 18enne ligure venuta a mancare dopo una trombosi cerebrale a seguito della vaccinazione con AstraZeneca,
ha scosso l'opinione pubblica.

E in molti adesso si chiedono se questo episodio poteva essere evitato.


Ne ha parlato anche il sociologo Luca Ricolfi, ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica su Rete 4:


"La decisione di vaccinare i giovani è una decisione folle perché non c'è un'evidenza statistica per dire che il gioco vale la candela".


Secondo Ricolfi, quindi, dato che il rischio Covid è molto più basso per i ragazzi,
è del tutto sbagliata la scelta di immunizzarli esponendoli ai rischi, seppur rari, del vaccino.

Dopo la scomparsa della 18enne ligure, inoltre, si è subito deciso di raccomandare in maniera più decisa
la somministrazione di AstraZeneca solo agli over 60,
visto che i casi di trombosi si sono verificati sotto quella soglia di età e soprattutto nelle giovani donne.

Di conseguenza, per gli under 60 che avevano già fatto la prima dose del vaccino anglo-svedese
si è raccomandato invece il richiamo eterologo, fatto cioè con un vaccino diverso come Pfizer o Moderna.


Proprio in riferimento a questa decisione, presa dal Cts dopo il clamore mediatico attorno alla morte di Camilla, Ricolfi ha sottolineato:

"La politica è estremamente sensibile all'opinione pubblica,

meno fisiologico è il fatto che gli scienziati tendano ad assecondare le decisioni politiche,

che non hanno basi scientifiche ma seguono la logica del consenso".
 
Mi ripeto una domanda cruciale:

Come mai non ci sono per il caso della povera Saman Abbas, e per molti altri casi analoghi,
le solite reazioni delle femministe, degli intellettuali, dei commentatori, delle donne e di uomini politici di sinistra?

Come mai da quei casi non nasce alcun movimento simile a quello del “Me too” o del “Black lives matter”?



A spiegare la freddezza delle reazioni dei chierici della sinistra
c’è certo anche il timore di offendere (o la volontà di difendere) una religione altrui, quella musulmana,
che è anche la religione degli immigrati in cui la sinistra identifica il “nuovo proletariato”.

Nella freddezza di quei chierici c’è anche un sottile razzismo inconscio:
si tratta di delitti riguardanti soggetti estranei, come a dire “son fatti loro, non nostri”.


Tutto questo è plausibile ma non coglie il vero punto e la vera risposta.

Essa è molto semplice e sta sotto gli occhi di tutti.

La spiegazione più probabile è che la reazione indignata scatta immediata e veemente
solo quando i chierici della sinistra possono accusare in qualche modo l’Occidente e gli occidentali.

Quando invece non è proprio possibile incolpare la propria parte (perché l’aggressore non è occidentale)
c’è la sottovalutazione, la quasi cecità e sordità, l’insensibilità emotiva ed etica.


Lo stesso quasi-silenzio e la stessa insensibilità si sono verificati in altri casi simili a quello di Saman:
almeno altre tre ragazze sono state uccise negli anni recenti in Italia da familiari non occidentali per motivi tribal-tradizionali
(mai contrastati davvero, spesso ignorati e talvolta coperti o addirittura approvati dagli imam musulmani),
senza mai suscitare grande scalpore mediatico a sinistra.

La stessa insensibilità si registra tutti i giorni verso le continue uccisioni
di cristiani africani (o asiatici) ad opera di altri africani (o di altri asiatici).

Questi eccidi orribili non interessano i professionisti dell’indignazione a corrente alternata
anche per un sottile razzismo inconscio: perché le vittime sono africane?

O perché sono cristiane?

Sì forse, ma soprattutto perché i carnefici non sono occidentali e quindi è impossibile per loro la cercata colpevolizzazione dell’Occidente.


La stessa cosa avviene nei casi di stupri e violenze ai danni delle donne.

La reazione corale e rabbiosa delle femministe, dei media, dei circoli di sinistra
scatta immediatamente e istintivamente quando gli aggressori sono occidentali,
come si è verificato nel caso degli stupri e ricatti sessuali che hanno dato origine al movimento “Me Too”.

C’è invece il silenzio e persino il tentativo di giustificazione etnico-culturale quando gli aggressori sono extra-occidentali.

Lo dimostrano, tra gli altri, i fatti di Colonia della notte di Capodanno 2015-2016.

In quel caso la sindaca (di sinistra) della città tedesca tentò addirittura di colpevolizzare
proprio quelle donne che erano state vittime di oltraggi e di stupri, perché – disse –
avrebbero dovuto essere più prudenti e “tenere maggiori distanze” dai “diversi”:
quelle donne tedesche furono quasi colpevolizzate perché avrebbero dovuto tenere conto della “diversità culturale”.

Alcune femministe poi colpevolizzarono genericamente il maschilismo patriarcale universale
affermando che “il maschio è sempre un maschio stupratore, qualunque cultura appartenga”.

“Tutto il mondo è paese” insomma: Colonia come la savana.


Il giustificazionismo verso aggressori non occidentali – e la parallela colpevolizzazione dell’Occidente –
hanno raggiunto il culmine proprio in Italia, a metà settembre del 2017
, quando Carmen Di Genio,
avvocato del Comitato pari opportunità della Corte d’Appello di Salerno pronunciò la storica frase:


Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, sulla spiaggia,
non si può violentare una persona, perché lui probabilmente non lo sa proprio
”.


Come a dire: noi occidentali (in quel caso noi italiani), glielo abbiamo spiegato? No.

E allora è tutta colpa nostra!

Anche lo stupro sulla spiaggia commesso da un africano!


Analoghe acrobazie logiche e retoriche si sono manifestate dopo la distruzione delle Torri Gemelle di New York
l’11 settembre del 2001 e dopo i vari attentati avvenuti in Europa ad opera di terroristi extra-occidentali
che si richiamavano alla religione islamica.

Gli intellettuali e i politici di sinistra si sono chiesti:

“Cosa non abbiamo fatto noi occidentali per loro?
Cosa dovevamo e dobbiamo fare di più per integrarli?”.

È sempre tutta colpa dell’Occidente e degli occidentali.

Ad essi certi chierici di sinistra supplicano, sempre e comunque,
di fare penitenza e di chiedere perdono anche a chi ha aggredito le loro città e i loro concittadini.


Una cosa analoga avviene per i casi di omo-transfobia:
i relativamente pochi casi che avvengono in Occidente vengono amplificati e magnificati,
descrivendoli addirittura come casi generalizzati e di massa, tanto da richiedere l’approvazione di leggi speciali
e l’istituzione di reati specifici (persino reati di opinione come farebbe il Ddl Zan se fosse approvato anche in Senato).



Nello stesso tempo, i più numerosi e ben più gravi casi di omo-transfobia violenta
e addirittura istituzionale che avvengono quasi ogni giorno nei Paesi extra-occidentali
sembrano non interessare affatto i media e i militanti dell’antidiscriminazione.


I gay impiccati in Iran e quelli gettati giù dalle terrazze di Gaza non fanno notizia e non scaldano i cuori di sinistra.


Insomma è evidente, costante e pertinace il tentativo dei chierici di sinistra
militanti dell’anti-razzismo, dell’anti-sessismo e dell’anti-discriminazione
di colpevolizzare comunque e solo l’Occidente.

Come si spiega?

Lo fanno perché il fondamento stesso della loro visione del mondo
(ereditata dal marxismo e dalla successiva propaganda comunista)
è una concezione dell’Occidente come civiltà “malata” e, anzi, fonte del male radicale globale
e perciò colpevole di tutti i mali sociali e individuali, passati, presenti e futuri.

L’Occidente sarebbe perciò una civiltà da distruggere,
un tempo con la rivoluzione violenta, ma – da Antonio Gramsci in poi –
ai nostri giorni con una graduale rivoluzione culturale.

È questa la loro motivazione, la loro pulsione di fondo.

Si tratta di una pulsione spesso inconsapevole, ma puramente distruttiva,
che non avendo più alcuna seria prospettiva in positivo
(benché non auspicabile come fu il comunismo) è anche puramente nichilista.


Karl Marx non auspicava forse “l’abolizione dello stato delle cose presenti”?

Una lunga marcia nelle istituzioni al fine di instaurare un’egemonia culturale (e politica)
e un nuovo senso comune fu l’indicazione tattica di Gramsci, che conservava lo stesso obbiettivo:
la “guerra” (sia pure non più “di movimento”, ma “di posizione”) alle basi stesse della civiltà occidentale.


I cattolici di sinistra (dentro e fuori il Partito Democratico) si accordano con i post-comunisti
sulla base del vecchio terzomondismo anti-occidentale ravvivato di recente da Papa Bergoglio.


Ma la volontà di liquidare la civiltà occidentale è ancor oggi la stella fissa dei chierici
della sinistra massimalista post-comunista e cattolica
(non anche di quella davvero riformista, che è però minoritaria nel Pd)
e della loro nuova ideologia del politicamente corretto.

È questo e solo questo il vero obbiettivo finale dei chierici mondiali della sinistra radicale maggioritaria:

colpire,

destrutturare,

decostruire la civiltà,

la storia,

la cultura

e la società occidentale,

la sua famiglia,

la sua identità nazionale e culturale,

le sue radici cristiane e liberali.


Di tutto il resto (razzismo, sessismo, omo-transfobia, xenofobia, islamofobia) a quei chierici in realtà non importa in realtà quasi nulla.

Sono solo armi propagandistiche da usare se e quando sono utili a denigrare e a colpire l’Occidente.

Altrimenti quegli stendardi vengono lasciati cadere e sui fatti viene usata la sordina.


L’odio per la propria cultura e per la stessa propria casa natale è la vera pulsione
che muove e agita i chierici della sinistra radicale occidentale.

Si tratta di un odio paradossale, perché è diretto verso l’unica civiltà che abbia compiuto il miracolo di coniugare insieme,
sia pur imperfettamente, benessere, libertà e diritti per tutti;
l’unica che sia davvero liberale e democratica nei suoi principi formali (e che si sforzi di renderli sostanziali);
l’unica che abbia fatto dell’universalismo anti-razzista, anti-sessista e anti-discriminatorio,
sia pur tra imperfezioni e violazioni, il proprio ideale e la propria carta di identità costituzionale.


L’odio per l’Occidente dei suoi stessi chierici è un odio anche patologico
perché è diretto contro la propria casa natale e, in fondo, contro se stessi:

è un “patologico odio di sé”.

E infatti la permanente e quotidiana colpevolizzazione dell’Occidente
da parte dei suoi chierici radicali di sinistra egemoni nelle Università,
nei media e spesso anche nei governi occidentali, sta creando un pericoloso effetto autolesionista.

È un effetto dei vari movimenti anti-occidentali di sinistra “in voga” in Occidente
che incarnano l’ideologia anti-occidentale del “politicamente corretto”:

come quello della “cancel culture” (cancellazione della cultura e storia occidentale) molto in voga negli Usa;

o come quello che cerca di trasformare in leggi la cosiddetta teoria del gender con “l’autoidentificazione di genere” (come fa il Ddl Zan)


al fine di distruggere persino il concetto di famiglia naturale e di differenza sessuale in Occidente;

e come quello che mira ad “includere” leggi e principi giuridici illiberali,

come fa la teoria-progetto multiculturalista, in voga nella sinistra politica, accademica e mediatica occidentale, anche in Europa.


L’effetto inedito (in tutti i sensi) di questi movimenti “politicamente corretti”

è la crescita nel mondo di un pericolosissimo suprematismo extra-occidentale anti-occidentale

che, come tutti i suprematismi, ha forti caratteri razzisti.



I chierici occidentali di sinistra, colpevolizzando l’Occidente e gli occidentali,
stanno spingendo e incoraggiando le élite e le popolazioni non occidentali
a ritenere le proprie culture, non già di pari dignità, ma eticamente “superiori” all’Occidente e alla sua civiltà.

È un fenomeno osservabile a tutti i livelli:

dall’intellettuale cinese, indiano o arabo che teorizza la “superiorità” della propria cultura tradizionale,

all’immigrato appena sbarcato in un Paese europeo, pronto ad accusare e colpevolizzare (in particolare di “razzismo”)
lo Stato ospitante da una posizione di presunta “superiorità” etico-politica.


Come ogni suprematismo questa sensazione illusoria si accompagna ad un razzismo etico-culturale anti-occidentale
che talvolta degenera anche in un razzismo etnico anti-bianco.


Del resto, c’è una logica in questa follia:

se l’Occidente è una civiltà geneticamente colpevole e il non-Occidente ne è da sempre la “vittima”,

quest’ultimo sarebbe eticamente e culturalmente “superiore” all’Occidente.

Ne deriva che l’uomo occidentale (e per molti l’uomo bianco in quanto razza),

è il colpevole di tutti i mali del mondo, passati, presenti e futuri.

Può solo espiare, fare penitenza e cedere il passo alle eticamente “superiori” civiltà

e popolazioni non occidentali, che ne sarebbero da sempre le “vittime innocenti”.



L’Occidente deve perciò declinare come già sta accadendo
anche per effetto della demoralizzazione dall’interno ad opera dei suoi stessi chierici.


E nel lungo periodo deve scomparire.


Non aveva forse ragione Joseph Ratzinger quando parlò di un “patologico odio di sé dell’Occidente”?

Sì.

Aveva ragione, ma con la precisazione che quell’odio ha origine nell’odio per il mondo occidentale,
cioé per la propria casa natale, che alberga nelle menti e nei cuori dei chierici della sinistra radicale.


E che è anche un patologico odio di sé.
 
Vogliamo invitarvi ad ascoltare questo estratto dell’intervento di Pierangelo Buttafuoco a Stasera Italia.

Il filosofo siciliano analizza il famoso sondaggio de La Stampa, o meglio potremmo dire direttamente del PD.


Buttafuoco afferma che il sondaggio è un controsenso,
perché la sinistra è in sofferenza con il partito del francese Letta
legato ad un cadavere ormai in putrescenza, come il M5S,
mentre a destra, nonostante tutto, si vede una grande vitalità.


Alla fine questa vicenda è ottima perché mostra cosa sia veramente il PD di oggi: sondaggi farlocchi e gazebo vuoti.


Buttafuoco sul sondaggio ipsos che vede il pd primo partito in Italia.
Ascoltate il grande discorso di Buttafuoco.
10 spanne sopra chiunque #staseraitalia #Buttafuoco @PButtafuoco pic.twitter.com/Eelx07Pg74
— Davide Scifo (@strange_days_82) June 13, 2021
 
Roger Waters non le manda sicuramente a dire.

In una conferenza stampa ha rivelato che Mark Zuckerberg di Facebook
gli ha scritto per offrirgli una enorme somma di denaro per i diritti della canzone the Wall.

L’intenzione di Facebook era di utilizzarla in un breve film promozionale per Instagram.


Roger Waters non ci ha pensato due minuti, e, come potete vedere dal video qui sotto,
ha mandato Zuckerberg a fottersi davanti a tutti.


“¡Vete a la chingada!”: @rogerwaters a Mark Zuckerberg. El músico contó que le ofrecieron “una gran cantidad de dinero” por permitir el uso de Another brick in the wall II para promover Instagram. Lo narró en un acto por la libertad de Julian Assange (@Wikileaks)#VideosLaJornada pic.twitter.com/gEVqaor8Eo
— La Jornada (@lajornadaonline) June 12, 2021




Anzi, l’ex leader dei Pink Floyd si è estremamente arrabbiato
ed ha attaccato con durezza questo sistema che permette ad un pugno di Super ricchi di pensare di potersi comprare tutto.


Roger Waters si è anche detto molto felice di essere colui che controlla i diritti delle canzoni dei Pink Floyd,
proprio per evitare che vengano sfruttate economicamente da questi personaggi.


Chissà cosa direbbe Waters di Fedez, che invece ha venduto anima e corpo ad Amazon ed alle banche.
 
Uno studio pubblicato su Nature,

ma che verrà perfettamente ignorato sia da EMA,

sia da AIFA,

sia fa Facebook,

che continua la sua censura,

spiega scientificamente quale sia la funzione dell’Ivermectin a livello cellulare

e come questo quindi riesca a bloccare la formazione della famosa “Tempesta di Citochine”


che poi è la causa delle prognosi più gravi legate al Covid-19.



L’Ivermectin inibisce e interrompe il legame della proteina SARS-CoV-2 S ai recettori ACE-2.



Una ricerca pubblicata su una rivista prestigiosa, ma che, vedrete, non avrà effetto,
al di la della conoscenza scientifica, perché dietro non c’è nessuna Big Pharma ad investire.


Senza utili non si salvano le vite, anche se possibile.
 
Ivermectin

Ivermectin è un medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa,

utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile

vietata la vendita al pubblico

(classe CN), a base di ivermectina, appartenente al gruppo terapeutico Antielmintici.

E' commercializzato in Italia da Unipharma SA


Le parassitosi intestinali sono infezioni dell'intestino provocate da parassiti.
I parassiti sono microrganismi che vivono sulla superficie o all'interno di un altro organismo vivente,
traendone i mezzi necessari alla propria sopravvivenza e danneggiandolo.



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Mentre l’estate giunge alle porte, la seconda da quando è iniziata la pandemia,
arriva la notizia dalla Germania e dalla Francia:

i due Paesi si preparano ad abbandonare la mascherina all’aperto e, in alcune circostanze, anche al chiuso.


L’Italia invece è “senza Speranza” al riguardo.
 
L’intera vicenda del Covid – qualunque cosa questa sigla significhi esattamente, sotto l’aspetto scientifico –
ricorda in modo sinistro la storiella di Colin Powell alle Nazioni Unite:

platea davanti a cui l’allora segretario di Stato agitò una fialetta, sostenendo che si trattasse di antrace.

Un falso favoloso, ma inquietante
: serviva a scatenare l’inferno della guerra in Iraq
e ad insanguinare la sospensione della democrazia occidentale all’alba del terzo millennio,
e nel frattempo introduceva – come incubo – il fantasma della guerra biologica,
incarnato da agenti tossici invisibili e inafferrabili quanto, secondo la narrazione dell’epoca,
i terribili terroristi islamici, che poi si sarebbero reincarnati ininterrottamente
fino ad assumere le sembianze dei barbarici tagliagole dell’Isis.

Colin Powell

A tracciare l’analogia tra il Covid e Colin Powell è Matt Martini,
co-autore di “Operazione Corona” (Edizioni Aurora Boreale) nonché voce
– con Tom Bosco e Nicola Bizzi – de “L’Orizzonte degli Eventi”,
il giovedì sera sul canale YouTube di “Border Nights”.


Comunque si vogliano leggere i drammatici eventi che hanno travolto l’Occidente a partire dal 2020,
emergono due dati sovrastanti:

da un lato la totale inattendibilità delle fonti ufficiali,

e dall’altro l’altrettanto sconfortante remissività della popolazione, che ha dimostrato ai

manipolatori di essere pronta a subire qualunque vessazione,
anche se non motivata da alcuna ragione credibile e seriamente presentata.


A valle di questo doppio assunto, ogni altra considerazione si alleggerisce fatalmente di peso specifico, perdendo rilevanza.


Oggi il mainstream si divide, tra i falchi che vorrebbero proseguire in eterno con il delirio emergenziale

e le colombe che hanno invece avviato una sostanziale de-escalation


(fondata sull’imposizione propagandistica delle terapie geniche come unica possibile soluzione).



Dal canto loro i media continuano a recitare un copione surreale,

mentre le voci indipendenti riescono a dividersi a loro volta, tra complotti ammissibili e cospirazioni immaginarie.



L’enormità dell’accaduto :

l’enfatizzazione allarmistica del pericolo,

l’arresto dell'economia

l'arresto della vita sociale,

la sospensione delle libertà,

l’imbuto stretto attraverso cui far passare la “ripartenza”, verso modelli socio-economici comunque inediti e disegnati dall’alto

non si vede come possano incoraggiare qualche forma di sostanziale ottimismo,

in quei (pochi) cittadini così ingenui da aver sperato di poter accedere in tempi ragionevoli a una qualche verità effettiva,
conquistabile attraverso ordinari procedimenti politici orientati al raggiungimento di una giustizia condivisa,
capace di mettere in ordine il prima e il dopo, il come e soprattutto il perché.



Al massimo, sotto i riflettori finiranno capri espiatori, insieme alla sensazione – ormai solida –
che almeno per il momento il cittadino comune non toccherà palla,
essendo il suo destino (in un senso o nell’altro) interamente nelle mani di gestori sottili.


Buoni o cattivi, nessuno di loro pare disposto a uscire allo scoperto,
mettendo fine al genere di fitcion inaugurato nel 2003 dal vecchio Colin Powell.
 

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