giovedì 16 giugno 2016
COLONIZZAZIONE MEDIATICA "SENZA FRONTIERE": I "PUNTI DI USURA" TRA LOI TRAVAIL E BREXIT [/paste:font]
1.
L'ermeneutica,
cioè la teoria generale delle regole interpretative, che abbiamo già incontrato parlando di
Gadamer e della pre-comprensione dei banchieri centrali, è il principale sviluppo cognitivo della fenomenologia (nelle sue correlazioni con
l'intenzionalità del "conoscere").
La disponibilità di adeguati strumenti ermeneutici ci consente di arrivare alla
sospensione del giudizio, neutralizzando così (per quanto possibile) un complesso di condizionamenti esogeni che ci "vincolano" (si tratta di una forma psicologica di "vincolo esterno"), a anticipare il significato di ogni fenomeno che ci si presenta nel flusso del tempo; cioè, inducendoci appunto a esprimere giudizi precostituibili in base a un pensiero "eteronomo" (cioè obbligato inconsciamente da fattori esterni alla nostra capacità intuitiva, e logico-critica, di diretta comprensione della realtà).
2. Vorrei perciò fare un sunto di
alcuni strumenti interpretativi che abbiamo focalizzato nel corso degli ultimi mesi, in quanto resi rilevanti dallo svolgersi degli eventi recenti più attuali.
Il primo riguarda
il concetto ufficiale di "libertà" di stampa e le relative classifiche: introduco l'argomento per primo in quanto è logicamente preliminare a quelli che andremo poi a collegarvi.
Ho parlato di "
ufficialità" perché, appunto, - invece della induzione a condividere un processo ermeneutico, mostrandone passaggi logici e presupposti verificabili e, possibilmente, obiettivi, la "verità"-
la libertà di stampa viene accreditata, ovviamente attraverso un accurato riverbero mediatico, con la mera suggestione di un simbolo, il cui contenuto (una graduazione che determina una certa gerarchia di "valore", nel caso relativa a "libertà" e "informazione") diviene noto solo a posteriori, come prodotto finale: appunto la "classifica".
L'accreditamento della classifica, dunque, agisce attraverso la
"certificazione", dello stesso sistema mediatico e delle "istituzioni",
relativa al mero prodotto finale e non al processo che conduce ad esso.
L'autenticazione di quest'ultimo è in fondo il vero obiettivo implicito (il "messaggio") dell'attestazione totemico-simbolica della "classifica": un prodotto finale inconstestabile include, in automatico, l'accettazione della indubitabilità del processo, dei suoi criteri e dei suoi contenuti valutativi.
3. Il metodo, secondo modalità già esaminate, è dunque quello di proporre un
simbolo e di consolidarne per implicito l'intero procedimento e i presupposti valoriali e contenutistici che
conducono alla sua "ostensione":
"Come abbiamo visto, questo fenomeno è "agganciato alle
grottesche classifiche sulla "libertà di stampa", stilate dalle
consuete organizzazioni non governative, no-profit e "senza frontiere", cioè dichiaratamente
internazionaliste, anzi
eloquentemente premiate per questo dall'UE. Si tratta, manco a dirlo, di organizzazioni no-profit (e dunque finanziate da "privati benefattori", qualificati come imparziali e disinteressati al risultato), e sempre alla ricerca di un modello
one-fits-for-all, la cui diffusione porta alla sempre inevitabile conclusione: "
sentiti in colpa e vergognati", ma
per ragioni, di "disfunzione" dei meccanismi dell'informazione, che non sono esattamente (tutte) quelle che razionalmente si potrebbero individuare."
4. Qualche specificazione ulteriore può risultare utile:
"Reporter senza frontiere", al di là di ogni altra legittima considerazione per contestualizzarne gli scopi e l'attendibilità, ha un
sistema di valutazione che abbraccia alcuni eclatanti aspetti della (mancanza di) libertà di stampa, ma sceglie di trascurarne completamente altri, e, in realtà i più insidiosi.
Persino Wikipedia se ne accorge; naturalmente, non il Parlamento europeo, che premia la ONG perché si dedica alla "difesa dei diritti umani e delle libertà individuali".
E come li difende questi diritti "umani" e queste "libertà INDIVIDUALI"?
Appunto Wiki (linkato), ce lo racconta: "
riporta il numero di giornalisti, loro collaboratori, cyberdissidenti uccisi o imprigionati nell'anno corrente, con il dettaglio per Paese (leggi: Stato) e con la lista completa dei nomi". Uccisi e imprigionati; ma da chi? Da parte degli
Stati-canaglia e, in ogni modo, "illiberali".
E fin qui non ci sarebbe nulla di sbagliato.
5. Ma la cosa si rivela piuttosto ossessiva, in quanto ogni anno viene pubblicato, tra l'altro, "l'elenco dei paesi (cioè, Stati) che limitano l'accesso on-line e minacciano i cittadini della rete".
"Il rapporto contiene anche "l'elenco dei paesi (leggi: Stati) che sono stati posti “sotto sorveglianza” dalla Organizzazione per aver manifestato atteggiamenti minacciosi nei confronti di Internet", nonché "
l'elenco dei funzionari statali, esponenti religiosi, milizie e organizzazioni criminali che attaccano direttamente i giornalisti e per i quali la libera stampa è un nemico privilegiato" (si deve supporre religioni, "di Stato"...illiberale, milizie e organizzazioni criminali che risultino tollerate, o complici, degli Stati...illiberali).
Insomma,
persino Wiki ci avverte:
"Uno degli obiettivi dichiarati da RSF è l'invio di lettere di protesta alle autorità per invitarle a
fare pressione su governi che non rispettano il diritto a informare e ad essere informati". Reporter senza frontiere sostiene anche che "la libertà di espressione e di informazione sarà sempre la libertà più importante al mondo. [...] La libertà di informazione è il fondamento di ogni democrazia".
Queste dichiarazioni, insieme ai numerosi riferimenti politici presenti nel sito, rivelerebbero la presenza di una finalità politica da parte di RSF coerente con la definizione di
propaganda. Esempi della propaganda svolta da RSF sul proprio sito includono l'uso di espressioni retoriche (autorità che limitano la "libertà di parola" sono definite "nemici" e "predatori") e di termini derogatori o offensivi, come la sigla "ex-URSS" usata per definire i paesi post-sovietici. Questo si unisce anche a un uso piuttosto disinvolto di fotografie esplicite o disturbanti. Tra gli altri esempi, una sezione intitolata "Predatori della libertà di informazione", che consiste in una galleria di foto di vari capi
di stato con pose o espressioni autoritarie o aggressive, ha ulteriormente messo in dubbio l'imparzialità politica di RSF.
Reporter senza frontiere è attualmente monitorato da
SourceWatch, una pubblicazione del Centro per i Media e la Democrazia (CMD)
".
6. Siamo di fronte, dunque, a una
ONG che, (auto)legittimatasi su un piano SOVRAnazionale, assume una posizione superiore agli Stati per (s)valutarli secondo un parametro "universale", quindi mondialista, che si è prima auto-prescelto (gli Stati sono violenti e oppressivi e limitano la libertà di stampa, evindentemente, per nascondere la propria corruzione e i privilegi illegali delle gerarchie statali al potere).
Il monitoraggio su una tale neo-autorità, liberale naturalmente, mondialista, come vedete, è affidato a un'altra ONG mondialista: il "
Center for Media and Democracy" che pure ha un ben più sostanzioso e arduo obiettivo, sul piano della trasparenza dei media "
a liberal organization that tracks the use of public relations by corporations and politicians...CMD describes itself as a "non-profit investigative reporting group" with a "
focus on exposing corporate spin and government propaganda".
Comunque sia, dalla "classifica"-totem del
cattivismo degli Stati-corrotti, mal visto dalla ONG "senza frontiere",
esula ogni finalità di analizzare problemi di "libertà" di stampa derivanti dal condizionamento dei poteri economici e del conflitto di interessi che si può instaurare tra il contenuto dell'informazione, il ruolo e la posizione dei giornalisti, e la "convenienza" politico-economica dei controllori finanziari e gestionali delle imprese del settore.
. Speriamo si rafforzi: