PERCHÉ I TASSI AUMENTANO
Nelle scienze naturali uno scienziato può isolare vari elementi, tuttavia non conosce le leggi che li governano. Tutto ciò che può fare è fare ipotesi facendo riferimento alla legge che governa il comportamento dei singoli elementi. Contrariamente alle scienze naturali, gli elementi relativi all'azione umana non possono essere isolati e suddivisi in elementi semplici. Le realtà dell'azione umana è composta da fatti storici complessi che sono emersi da molti fattori causali. Malgrado ciò possiamo definire la caratteristica distintiva e il significato dell'azione umana. Ad esempio, le persone sono impegnate in una varietà di attività: possono svolgere lavori manuali, guidare automobili, camminare per strada, o cenare nei ristoranti. La caratteristica distintiva di queste attività è che sono tutte "finalizzate a qualcosa".
Inoltre possiamo stabilire il significato di queste attività: il lavoro manuale può essere un mezzo affinché alcune persone possano guadagnare denaro, il che a sua volta consente loro di raggiungere vari obiettivi come comprare cibo o vestiti. Mangiare in un ristorante può essere un mezzo per stabilire relazioni d'affari. Guidare una macchina può essere un mezzo per raggiungere una destinazione particolare. In altre parole, le persone operano all'interno di un quadro di scopi e mezzi; usano i secondi per raggiungere i primi. Possiamo anche stabilire da quanto sopra che le azioni sono consapevoli e finalizzate.
In qualsiasi momento, le persone hanno un'abbondanza di scopi che vorrebbero raggiungere, ciò che limita la loro soddisfazione è la scarsità di mezzi. Quindi una volta che sono disponibili i mezzi, è possibile soddisfare un numero maggiore di scopi (gli standard di vita delle persone aumentano). Ciò naturalmente implica anche che con più mezzi a disposizione, diminuisce il costo di investirli per soddisfare gli scopi prefissi. Dal punto di vista tecnico, diciamo che emerge un abbassamento delle preferenze temporali degli individui.
Contrariamente alle scienze naturali, in economia non ricaviamo la teoria dai dati in quanto tali; la teoria si regge da sola indipendentemente da ciò che mostrano i cosiddetti dati. Poiché la teoria è indipendente, viene utilizzata per stabilire il significato dei dati. Nel nostro caso, una volta stabilita la validità della preferenza temporale positiva, dobbiamo capire perché i dati potrebbero deviare dalla teoria. Di norma un fattore importante per la discrepanza tra i tassi di interesse osservati e il tasso di interesse che riflette le preferenze temporali delle persone, sono le azioni della banca centrale. Ad esempio, una politica monetaria accomodante porta ad un tasso d'interesse osservato molto basso. Il pompaggio monetario indebolisce il processo di formazione della ricchezza reale e spinge l'aumento delle preferenze temporali della popolazione.
Dato che si allarga il divario tra il tasso d'interesse per le preferenze temporali e il tasso d'interesse osservato, questa situazione alla fine sfocia in una crisi economica.
Dato l'attuale ambiente distorto a causa delle politiche monetarie della banca centrale, l'emergere di tassi d'interesse negativi non contraddice la teoria delle preferenze temporali positive nella determinazione del tasso d'interesse. Al contrario, consente ad un analista di valutare la gravità delle distorsioni inflitte dalle politiche delle banche centrali: esse hanno causato l'aumento del tasso d'interesse per le preferenze temporali. Ciò è dimostrato dal fatto che le attività delle banche centrali hanno indebolito il processo di creazione di ricchezza reale e in base alla teoria delle preferenze temporali positive si finisce con un aumento del tasso d'interesse sottostante. Da notare, comunque,
che né la teoria né la pratica ci consente di quantificare il tasso d'interesse sottostante.
In parole povere, i tassi osservati sono quelli che le banche centrali riescono a manipolare, ovvero, quelli legati ai prestiti interbancari e che può influenzare mediante la sua politica monetaria. Ma i tassi sottostanti? Quelli legati alle preferenze individuali di milioni di persone negli USA? Quelli è impossibile che possa manipolarli. Può influenzarli attraverso il fumo gettato negli occhi con la sciarada dei comunicati stampa del FOMC, il Fedspeak e il monopolio sul denaro fiat. Però quando i nodi vengono al pettine, non ha alcuna possibilità di direzionare a piacimento i tassi d'interesse. Il suo è un presunto potere.
È il piccolo uomo dietro la tenda che pretende di essere il Grande e Potente Oz.
La maggior parte dei commentatori economici sulla stampa generalista si è congratulata con le banche centrali per come hanno gestito il post-Grande Recessione. Ciò che non si sono domandati è: a che prezzo?
LA PROSSIMA CRISI
Sebbene si creda che i banchieri centrali abbiano tutto sotto controllo, la realtà è ben diversa come abbiamo visto. Le banche centrali, e in particolare la FED, sono assolutamente consapevoli che l'economia è più vicina alla prossima recessione. Sanno anche che il "rialzo" dei tassi d'interesse nell'attuale contesto probabilmente accelererà l'avvento della prossima recessione, quindi la normalizzazione delle politiche monetarie serve solo come foglia di fico per far vedere agli attori di mercato che le banche centrali sono ancora in grado di far perdurare l'illusione del loro presunto controllo sull'economia tagliandoli di nuovo.
A questo aggiungono il fatto che i dati economici siano più forti e sono fiduciose nella loro capacità di guidare l'economia verso la prosperità, in cui possono controllare le pressioni inflazionistiche e i tassi di crescita per sostenere un ciclo economico duraturo. Tutto andrà secondo i piani fino a quando le insolvenze inizieranno anch'esse ad accelerare e andare senza freno. Il rischio di credito è già in aumento,
poiché i consumatori sono molto più sensibili alle variazioni dei tassi. Mentre la FED, ad esempio, continua a "rialzare" i tassi, l'impatto negativo sulle famiglie continuerà ad aumentare, il che si sta già manifestando nelle insolvenze legate alle carte di credito.
Certo, non è solo il debito legato alle carte di credito il problema. I prestiti subprime per automobili
sono arrivati a livelli da record, dal momento che i consumatori sono stati attirati in "auto che non possono permettersi" attraverso prestiti bassi ed estesi. E pare anche che abbiano completamente dimenticato l'ultima crisi finanziaria e si siano di nuovo orientati ad
usare le case come bancomat per sbarcare il lunario.
Ma attenzione, perché come è stato esposto con chiarezza all'inizio di questo articolo, il nuovo fardello di debito viene trasportato dalle imprese. E in virtù di ciò,
sono diventate anch'esse altamente sensibili alle variazioni dei tassi. Ciò che è peggio è che molti di questi debiti sono stati raggruppati e venduti nei mercati a reddito fisso, andando a creare bombe ad orologeria finanziaria pronte ad esplodere in mille pezzi e andando a colpire qualsiasi mercato del mondo. A causa della repressione dei tassi d'interesse e l'espansione del bilancio delle banche entrali, i titoli acquistati da queste ultime sono diventati come scarafaggi dei motel: sono entrati e non sono più usciti, andando quindi a fornire un minimo di prezzo per suddetti titoli. Il problema con questa politica è che è un palliativo e funziona solo nel breve/medio termine. Successivamente i bilanci devono essere giustificati ed uno in pareggio a fine anno significa "perdita". Di conseguenza grazie alla ZIRP delle varie banche centrali, il prestito a tassi ridicoli è stato sfruttato per comprare un ampio spettro di asset finanziari.
Ciò ne ha innalzato artificialmente il prezzo e ne ha abbassato i rendimenti. Pensando che il rischio di credito fosse scomparso, anche i titoli con rating di credito infimo sono stati prezzati come obbligazioni sovrane di riferimento. Riuscite ad esclamare "pazzesco"? E il bello di questa pazzia è che ci viene spacciata come ripresa economica!
La "prossima crisi finanziaria" è già partita quando le banche centrali hanno deciso di imbarcarsi in politiche monetarie straordinarie e la sua severità sarà proporzionale alla magnitudine di tali interventi. Tutto ciò che serve ora è un calo significativo dei prezzi degli asset finanziari per innescare una cascata di eventi che anche nuovi interventi monetari potrebbero non essere in grado di arginare. Man mano che i prezzi delle azioni diminuiranno la fiducia dei consumatori diminuirà ulteriormente, erodendo la crescita economica. Quando i prezzi saranno scesi a sufficienza, partiranno margin call a cascata e dato che in questo contesto nessuno sa chi possiede cosa, una relativa cascata di fallimenti sarà inevitabile.
Con suddetto calo dei prezzi, investitori e consumatori si ritireranno ancora di più spingendo ulteriormente l'economia verso la recessione e i baby boomer, che sono ampiamente sottofinanziati, dipenderanno principalmente dal welfare state il quale erode i tassi di crescita economica a lungo termine attraverso il cosiddetto "effetto crowding out".
Ma ecco il punto di tutta questa storia: la vera crisi arriverà quando ci sarà una "corsa alle pensioni", perché in un ambiente economico in cui la fame per rendimenti decenti ha attanagliato la maggior parte delle entità finanziarie,
i fondi pensione non ne sono stati immuni. Con un gran numero di pensionati già aventi diritto alla pensione, il prossimo declino nei mercati stimolerà la "paura" che i benefici acquisiti andranno persi del tutto. Tale corsa agli sportelli dei fondi pensione, che sono pesantemente sottofinanziati, in un momento in cui i prezzi degli asset staranno calando, causerà una debacle di proporzioni epiche. Richiederà un massiccio piano di salvataggio degli stati.
E non scordiamoci che tra queste persone ci sono anche file e file di indebitati per prestiti auto subprime, mutui e debito degli studenti. Quando arriverà la recessione, la riduzione risultante dell'occupazione danneggerà ulteriormente ciò che rimarrà del risparmio personale e della capacità di consumo. La crisi aumenterà la pressione su un sistema di welfare statale già gravato da un numero crescente di attori di mercato in diritto di chiedere l'elemosina. Sì, saranno necessari ulteriori finanziamenti statali per risolvere anche questo problema.
Poiché i debiti e i deficit si gonfieranno nei prossimi anni, continuerà l'impatto negativo sul bacino dei risparmi reali. Ad un certo punto, si comprenderà la natura della crisi: non un crollo dei mercati finanziari, ma uno spostamento strutturale nell'economia che ha distrutto gli standard di vita di Main Street. C'è stata davvero una ridistribuzione della ricchezza in America sin dall'inizio del secolo scorso, sfortunatamente è avvenuto nella direzione sbagliata: da Main Street a Wall Street mediante le azioni delle banche centrali.
La buona notizia è che la prossima "crisi" sarà il "grande reset", il che la renderà anche "l'ultima crisi".
CONCLUSIONE
Le banche centrali sono sotto i riflettori. L'occhio di bue ha illuminato il palcoscenico e sono sotto gli occhi di tutti adesso. Non sono finite volontariamente all'angolo, né possono uscirvi volontariamente. Si tratta semplicemente del processo di autodistruzione insito nella pianificazione centrale, la quale conduce inevitabilmente alla fine di quei monopoli artificiali che si sono arrogati il diritto di condurre l'economia verso lidi presumibilmente migliori. Non esiste niente del genere ed ogni passo verso tale direzione non fa altro che accelerare lo sfilacciamento del tessuto economico fino a quando non ci si rende conto del proprio errore. Non esiste modo di scappare da questa verità e il miglior modo per evidenziarla è attraverso una sola immagine.
La Banca Nazionale Svizzera si è praticamente scavata una fossa dalla quale sarà estremamente difficile emergere. Infatti essa, per stare dietro ai miti mercantilisti/keynesiani, ha accatastato nel proprio bilancio più di $100 miliardi di azioni statunitensi. E sin dalla grande crisi finanziaria del 2007, la BNS ha portato le dimensioni del proprio bilancio dal 20% del PIL fino al 125%. Cosa pensate che accadrà quando il mercato azionario USA finirà sotto stress? Non a caso è stato scelto l'esempio della Svizzera, come luogo in cui il rigore e la serietà si presume siano di casa.
Ciò che abbiamo vissuto finora è stata semplicemente un'illusione di prosperità, mentre abbiamo divorato capitale invece di usarlo per creare nuove cose. I mercati stanno ora annusando un crescente odore di marcio. A differenza della crisi finanziaria del 2008, questa volta saranno le banche centrali a finire sul banco degli imputati come responsabili per l'ennesima crisi del debito. La loro indipendenza stavolta non sopravvivrà.