Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

Un genio bancario intervistato.....Quando do un mutuo mi devo coprire con un titolo di stato stato tra un po sulla rete Pippo Pluto e paperino
 
da Guido da Landriano
Condividi
Draghi non può ignorare l’economia e deve continuare con il QE, ma cerca comunque di punire l’Italia.


Draghi non può ignorare l’economia e si prepara a rivedere la decisione di terminare il QE a dicembre, almeno questa è l’idea che si sta diffondendo nella stampa come…

Continua a leggere...

economia 17 novembre 2018 pubblicato da Davide Gionco
Condividi
La campionessa delle fake news economiche: Veronica De Romanis
di Davide Gionco Una sera sì e l’altra pure vediamo comparire in TV la regina della disinformazione economica in Italia, conosciuta la pubblico come Veronica De Romanis. Lasciamo giudicare ai…

Continua a leggere...

attualita' 17 novembre 2018 pubblicato da Guido da Landriano
Condividi
L’ottimo Giuseppe Liturri ci svela la palla dell’aumento dei tassi sui mutui
L’ottimo Giuseppe Liturri su Startmag svela il trucco che sta dietro il titolo del Sole 24 Ore, estremamente superficale e manipolabile, secondo cui “Sono aumentati i tassi sui mutui”,…

Continua a leggere...

attualita' 17 novembre 2018 pubblicato
 
La faccia tosta di Prodi, il pifferaio della svendita dell’Italia

15/11 • idee

Romano Prodi è uno dei massimi artefici della mutazione genetica della sinistra italiana, avendo validamente contribuito a traghettarla dal campo socialista al campo liberale; fa parte (con Andreatta, Ciampi e Carli) del clan dei grandi burocrati che, prima, hanno sottratto al paese la sovranità monetaria, favorendo il divorzio fra il Tesoro e la banca centrale, poi hanno operato per sottrargli anche la sovranità nazionale (e quindi la sovranità popolare); è il grande liquidatore di quell’industria di Stato che aveva promosso il nostro sviluppo industriale, e che lui ha fatto sì che venisse trasferita in mani private; è fra coloro che hanno spianato la strada alla deregulation finanziaria, alla colonizzazione del nostro sistema produttivo da parte delle imprese transnazionali, alla distruzione del potere contrattuale dei sindacati; è – con Bill Clinton, Tony Blair, Schröder e altri – fra i massimi ispiratori della “sinistra” neoliberale e antikeynesiana; si è battuto perché l’Italia entrasse a qualsiasi costo nell’Unione Europea contribuendo a realizzare l’utopia di von Hayek, cioè la nascita di un’entità sovranazionale che ha neutralizzato i principi “criptosocialisti” della Costituzione del ‘48 e imbrigliato la nostra politica economica con vincoli esterni che le vietano di ridistribuire risorse a favore delle classi subalterne.
Questo è l’uomo che ha oggi la faccia tosta di lanciare un appello (sulle pagine del “Corriere della Sera” di venerdì 5 ottobre) per salvare l’Italia che, parole sue, «rischia di diventare una democrazia illiberale». Democrazia illiberale è un termine interessante, quasi un lapsus. Il binomio democrazia-liberalismo si è infatti dissolto da un pezzo, come hanno spiegato, fra gli altri, Colin Crouch e Wolfgang Streeck: i nostri sono regimi post-democratici, nei quali la democrazia si riduce all’esercizio formale di alcune procedure, mentre le vere decisioni sono delegate ai “mercati” (mitiche entità impersonali dietro cui si celano gli interessi di ben precise caste economiche), in nome dei quali governano esecutivi che giustificano le proprie decisioni antipopolari con i vincoli (che loro stessi hanno scelto di autoimporsi!) dettati da istituzioni sovranazionali prive di legittimazione democratica. Regimi liberali, nel senso che vengono ancora rispettati i diritti civili e individuali (ma non quelli sociali!), ma certamente non democratici, come ha sperimentato sulla propria pelle il popolo greco.
Parlando del pericolo dell’avvento di una “democrazia illiberale”, Prodi e soci manifestano la propria paura che possa ritornare una democrazia capace di far valere gli interessi delle classi subalterne. Un ritorno che, causa la latitanza delle forze politiche che avrebbero dovuto difenderla (quelle sinistre che oggi ballano come topolini al suono dei pifferi liberali), ha assunto il volto “barbaro” della rivolta populista: dall’elezione di Trump, alla Brexit, alla bocciatura del referendum renziano, passando per la valanga di voti raccolti da formazioni di diversa coloritura ideologica (Lega e M5S in Italia, Mélenchon e Le Pen in Francia, Podemos e Ciudadanos in Spagna, ecc.) ma accomunate dal rifiuto del pensiero unico liberal/liberista. Per certa gente la democrazia diventa illiberale quando capisce che il popolo non la segue più, che non riconosce più la loro autorevolezza di “esperti” e pretende di avere voce in capitolo su temi che è troppo rozza per capire. È allora che viene agitato lo spettro di una democrazia che può trasformarsi in “dittatura della maggioranza”, o addirittura suicidarsi, aprendo la strada all’avvento di regimi totalitari. È allora che si lanciano appelli come quello di Prodi (rilanciato da Gentiloni il giorno seguente) che invita a costruire un fronte “antipopulista” che dovrebbe andare da Macron a Tsipras.
Quale sublime sfrontatezza: si chiama a raccolta Tsipras, l’uomo che ha tradito il voto del suo popolo, piegandosi alla volontà della Troika e accettando che la Grecia venisse ridotta allo stato di colonia, un uomo che non ha più alcun titolo per dirsi di sinistra (giustamente Mélenchon ne ha chiesto l’espulsione dal gruppo parlamentare della sinistra europea), accostandolo a Macron, l’uomo che dopo essere stato eletto in nome di una sacra unione antipopulista, è riuscito, a causa alle sue scellerate scelte antipopolari, a perdere in tempi brevissimi il consenso raccolto con quell’espediente. Senza operare alcuna riflessione autocritica, si rilancia un progetto che si è già dimostrato fallimentare, nella speranza di poter cancellare – con la complicità del terrorismo mediatico – l’evidenza dei fatti e di far dimenticare ai cittadini il recente passato. Non funzionerà. O meglio: non funzionerà per la maggioranza dei cittadini, funzionerà invece nei confronti dei resti d’una sinistra che continua a correre verso il baratro come un branco di lemming.
(Carlo Formenti, “Prodi ovvero il pifferaio stonato”, da “Micromega” dell’8 ottobre 2018).
Romano Prodi è uno dei massimi artefici della mutazione genetica della sinistra italiana, avendo validamente contribuito a traghettarla dal campo socialista al campo liberale; fa parte (con Andreatta, Ciampi e Carli) del clan dei grandi burocrati che, prima, hanno sottratto al paese la sovranità monetaria, favorendo il divorzio fra il Tesoro e la banca centrale, poi hanno operato per sottrargli anche la sovranità nazionale (e quindi la sovranità popolare); è il grande liquidatore di quell’industria di Stato che aveva promosso il nostro sviluppo industriale, e che lui ha fatto sì che venisse trasferita in mani private; è fra coloro che hanno spianato la strada alla deregulation finanziaria, alla colonizzazione del nostro sistema produttivo da parte delle imprese transnazionali, alla distruzione del potere contrattuale dei sindacati; è – con Bill Clinton, Tony Blair, Schröder e altri – fra i massimi ispiratori della “sinistra” neoliberale e antikeynesiana; si è battuto perché l’Italia entrasse a qualsiasi costo nell’Unione Europea contribuendo a realizzare l’utopia di von Hayek, cioè la nascita di un’entità sovranazionale che ha neutralizzato i principi “criptosocialisti” della Costituzione del ‘48 e imbrigliato la nostra politica economica con vincoli esterni che le vietano di ridistribuire risorse a favore delle classi subalterne
 
Orizzonte48
Le Istituzioni riflettono la società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.































sabato 10 novembre 2018
OCCUPAZIONE E RESISTENZA: L'INCONSCIENZA DEGLI ITALIANI [/paste:font]


Molte grazie a Bazar per la segnalazione e la traduzione di questo interessante articolo pubblicato sulla rivista “Gefira”, che di seguito riportiamo.
Si tratta di una rivista che si occupa di questioni economiche e finanziarie legate a eventi geopolitici e la cui analisi circa le questioni politiche italiane inevitabilmente connesse alle politiche europee, è di sicuro interesse proprio per il fatto di non poter essere tacciata di influenzamenti domestici.
Il dato ormai indiscutibile su cui l’articolo si concentra (e su cui si è scritto molto in questo blog – a titolo di esempio si veda qui, qui, qui, qui, qui) è che l’Unione Europea e la Moneta unica sono state scientemente strutturate affinchè la democrazia dei singoli paesi fosse ridotta a sistema idraulico sanitario ed i politici/governanti divenissero semplici marionette, prive di qualunque iniziativa nell’ambito dell’elaborazione e realizzazione di politiche socio-economiche.

Se un Governo manifesta di avere una forza propria - nascente dall'accertato consenso democratico che lo legittima- nel perseguire il benessere e lo sviluppo della comunità sociale nazionale, allora l’intero Paese sarà sotto attacco (il deficit, lo spread, il debito pubblico, le procedure di infrazione, la bancarotta..), con un unico scopo: la riduzione all’obbedienza e alla sottomissione in nome di un modello unico di assetto capitalista finanziarizzato che, nei secoli, non tollera (auto)critiche e deviazioni.
Sofia

*****
Occupazione e Resistenza: l’incoscienza degli italiani.


L’ammonimento agli italiani effettuato nell’articolo pubblicato su questa rivista di analisi economica e geopolitica, è una ulteriore testimonianza della drammaticità del momento storico a cui corrisponde un’assoluta inconsapevolezza da parte del popolo italiano della posta in gioco.
Bazar

1 – GLI ITALIANI DEVONO CAPIRE CHE IL LORO PAESE È IN GUERRA

***

«Il conflitto tra l'Unione europea e l'Italia è una vera e propria guerra finanziaria.»

I paesi dell’eurozona non possiedono più una propria moneta e per questo motivo sono obbligati a limitare pesantemente il deficit.

Se i paesi all'interno dell’eurozona non riescono a soddisfare il proprio fabbisogno con i sempre più limitati mezzi che vengono loro concessi, senza un intervento della BCE, questi rischiano di andare in bancarotta.

Nessuno conosce quali possano essere le conseguenze di un default italiano o della ristrutturazione del suo debito, ma, sicuramente, questo potrebbe portare alla fine dell’esperimento dell’euro e del massacro sociale che questo ha portato.

Per rendere l’euro sostenibile, le élite finanziarie europee vogliono che gli italiani riducano le loro spese e trasformino il deficit in un surplus di bilancio (al lordo degli interessi passivi sul debito!).

Tuttavia, considerata anche la contrazione dell’andamento demografico del paese, il deficit del bilancio italiano non può che aumentare.

La Commissione europea ha respinto il bilancio italiano perché Roma vuole aumentare il proprio deficit ben oltre il limite di ciò che brama la Commissione Europea.

«Questo è il primo bilancio italiano a cui l'UE non piace», ha scritto il vice primo ministro Luigi Di Maio su Facebook: «Nessuna sorpresa: questo è il primo bilancio italiano scritto a Roma e non a Bruxelles!»

Ovvero i governi precedenti erano totalmente subalterni agli interessi stranieri.

Matteo Salvini ha aggiunto: «Questo [il rifiuto del piano di bilancio italiano da parte dell'UE] non cambia nulla» – «Non stanno attaccando un governo ma un popolo. Queste sono cose che faranno arrabbiare ancora di più gli italiani»,

Il Paese è entrato in un inverno demografico e una crescita economica sostenibile è difficilmente pensabile per il prossimo futuro.

Come nel caso di tutta l'Europa, l’Italia ha bisogno di un piano per sostenere l’invecchiamento ed il declino della popolazione. Come se non ne fosse a conoscenza, l’establishment di Bruxelles-Francoforte vuole solo che l'Italia si attenga al suo programma di austerità, cioè diminuisca la spesa pubblica e faccia cadere l'attuale governo Conte, che rifiuta di conformarsi.

Per espellere dal potere il primo ministro, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, l'Unione Europea farà di tutto per far saltare il settore bancario italiano come ha fatto in Grecia e a Cipro. Nel 2015 la Grecia ha chiuso le sue banche obbligandole a rimanere chiuse per sei giorni, e la banca centrale ha imposto restrizioni per evitare la fuga dei capitali dal Paese.

Jeroen Dijsselbloem, ex capo dell’eurogruppo, suggerisce che i mercati finanziari dovrebbero cercare di abbassare il valore delle obbligazioni italiane.

Un valore obbligazionario più basso eroderebbe il capitale delle banche italiane con l’obiettivo di renderle insolventi. Mario Draghi, capo della BCE, ha avvertito la scorsa settimana che una recente svendita di titoli di stato italiani è destinata a intaccare il capitale delle banche italiane che, di titoli, ne possiedono per un valore di circa 375 miliardi di euro.

Le osservazioni del presidente della Banca Centrale Europea sembrano accuratamente preparate come fossero propedeutiche ad un altro attacco deliberato al sistema finanziario italiano.

È molto insolito per dei banchieri centrali avvertire le banche sotto la loro supervisione possono essere soggette ad un’insolvenza, operando allo stesso tempo in modo da provocare una preventiva corsa agli sportelli.

Il ruolo della banca centrale dovrebbe essere proprio quello di salvaguardare il sistema creditizio.

«Trovo inappropriato per il responsabile della stabilità finanziaria in Europa dare l'allarme, anche se ammorbidito in seguito, sulla salute degli istituti di credito italiani dal momento in cui l’Italia è uno dei paesi sotto la sua supervisione bancaria» ha fatto presente il senatore Alberto Bagnai.

Il governo italiano sa di essere sotto assedio e studia come proteggere le banche dalle autorità bancarie europee.

Roma deve escogitare una strategia nazionale per preservare il suo sistema bancario, anche se questo è contrario alle regole europee.

Il premier Giuseppe Conte ha chiesto alle agenzie governative di preparare opzioni per aiutare gli istituti di credito se il calo del valore delle loro posizioni in titoli di Stato imponesse loro di ricapitalizzare le banche.

La leadership a Roma non può lasciare i burocrati di Bruxelles o Francoforte decidere se le banche italiane sono insolventi o meno. In teoria, ogni governo sovrano può dichiarare un banca solvente con un colpo di penna. Le autorità italiane possono rifiutarsi di chiudere le loro banche e costringerle a rimanere in attività. A differenza della Grecia, l'Italia ha un avanzo commerciale e il paese non dipende da prestiti dall’estero per pagare le proprie importazioni.

Mantenere aperte banche insolventi indebolirebbe ulteriormente l’affidabilità dell’euro come moneta comune. Per mettere ancora più pressione al governo italiano, Karsten Wendorff, membro dell'Advisory Board delle banche federali tedesche, ha suggerito di confiscare proprietà private italiane per far fronte agli obblighi del debito pubblico italiano: «Invece di un fondo europeo che acquisti obbligazioni governative italiane e che alla fine sarebbe sostenuto dai contribuenti europei, dovrebbe essere creato un fondo nazionale», ha scritto Wendorff nella Frankfurter Allgemeine Zeitung di sabato scorso.

Se il piano venisse implementato, significherebbe che i proprietari di case italiane sarebbero obbligati a pagare il 20% del loro valore patrimoniale a banche straniere. Il piano è prima di tutto un avvertimento alla dirigenza di Roma contro la violazione delle regole di bilancio a loro imposte. La Germania è disposta a confiscare tutto ciò a cui ritiene di avere diritto.

L’opinione pubblica italiana non è consapevole della gravità della situazione. Tanto il governo quanto il popolo italiano dovrebbero rendersi conto che sono in guerra contro l’establishment europeo che, alla fine, intende rimuovere dal potere gli uni ed assoggettare l’altro. Per vincere questa battaglia c’è bisogno tanto del sostegno incondizionato degli apparati di sicurezza dello Stato quanto del popolo italiano.

Il vero confronto tra Roma da una parte, e Bruxelles e Francoforte dall'altra, tuttavia, non dovrebbe scoppiare prima delle elezioni del Parlamento europeo.


***

2 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La situazione è gravissima: i mezzi di informazione sono schierati compattamente con gli assedianti. Conduttori televisivi, giornalisti e gran parte degli esponenti della cultura collaborano accanitamente a delegittimare il governo in carica come se in gioco ci fossero solamente gli interessi di parte, e di classe, comunemente contesi nella lotta politica nazionale.

Sfugge completamente la questione di relazioni internazionali, con la scusa dell’evanescente ordine eurosovranazionale (...del mercato che, oltre a depredare con la barbara ingordigia del lanzo morto di fame ed impestato, non ha altro ruolo o responsabilità).

È come se fosse avvenuto l’8 settembre, i patrioti organizzassero il comitato di liberazione nazionale per liberare l’Italia dal nazifascismo insieme agli Alleati ma – incredibilmente – nessuno è al corrente della guerra in corso.

Anzi, le élite – senza mostrare alcuna dignità morale o minima spessore culturale, e spiritualmente tese all’elevazione tipica di qualsiasi parassita – mostrano il loro disprezzo verso il popolo italiano supportando con ogni mezzo la distruzione del Paese e lo spoglio del patrimonio dei suoi abitanti. Lo spoglio del lor futuro, delle possibilità della loro prole – per chi ha avuto la possibilità ostacolata in tutti i modi di metterla al mondo; la sottrazione della possibilità di curarsi, di avere una previdenza sociale e un domicilio in cui vivere come invece la Costituzione prevede.

La Costituzione: questo ultimo baluardo all’espugnazione della Repubblica Italiana.

Per ottenere definitiva spoliazione, l’élite è disposta a collaborare con lo straniero nonostante questo comporti la sua stessa autodistruzione: come i fedeli al regime fascista, tutti gli uomini fedeli all’establishment euroliberista piazzati nelle istituzioni dai precedenti governi, governi subalterni agli interessi dello straniero, collaborano facendo ostruzione con tutti i mezzi, propagandando una lisergica pubblica narrazione fatta di moralismo ipocrita, stravolgimento di realtà storiche (e ci si crede!), insulti, affermazioni che ripugnano anche il più apatico degli esseri umani. Una vergogna che rimarrà nei secoli del nostro Paese.

Tutto ciò nella completa inconsapevolezza degli italiani, che si danno addosso l’un l’altro aizzati dalla propaganda volta al divide et impera: probabilmente ancora divisi in fascisti ed antifascisti. Ma con le parti ribaltate a dispetto di quello che la propaganda totalitaria fa passare quotidianamente attraversi i suoi canali.

Il tedesco Frans Timmermans, il vice-presidente della Commissione Europea, dà dell’autocrate al presidente degli Stati Uniti d’America.

Himmler che dà del tiranno a Roosevelt.

Il mondo è, come sempre da quando esiste l’oppressione di classe, ribaltato sottosopra nella coscienza della gran parte delle persone ignare.

Vanno svegliate. Sui social, tramite ogni mezzo di comunicazione, in ogni comunità sociale. Una a una.
 
16 novembre 2018 pubblicato da Giuseppe Palma
Condividi
Ratifica del Trattato di Maastricht, ottobre 1992. D’Alema aveva capito tutto! Ecco gli atti parlamentari (intervista-audio di ItaliaNews-CanaleSovranista all’avv. G. Palma)


Oggi con l’avvocato Giuseppe Palma analizziamo la dichiarazione di Massimo D’Alema (all’epoca nel PDS) al momento del dibattito parlamentare sulla ratifica del trattato di Maastricht il 29 ottobre 1992. D’Alema già…

Continua a leggere...

attualita' 16 novembre 2018 pubblicato da Mitt Dolcino
Condividi
Nonostante gli inviti di islamici moderati (ex parlamentari italian
 
scenari economici.it
il mondo visto da un'altra angolazione

economia novembre 17, 2018 posted by Davide Gionco
La campionessa delle fake news economiche: Veronica De Romanis
di Davide Gionco

Una sera sì e l’altra pure vediamo comparire in TV la regina della disinformazione economica in Italia, conosciuta la pubblico come Veronica De Romanis.

Lasciamo giudicare ai telespettatori l’arroganza con cui si pone verso gli altri invitati alle trasmissioni giornalistiche, utilizzando molto spesso la tecnica di non lasciarli neppure parlare, sovrapponendosi con le sue dichiarazioni.

Oggi vogliamo invece occuparci dei diagrammi che la De Romanis esibisce a supporto delle sue false dichiarazioni.



La sera del 15 novembre 2018 Veronica De Romanis si presenta alla trasmissione di Lili Gruber esibendo un grafico che, a suo dire, dimostrerebbe che l’Italia non sta facendo politiche di austerità.
E la sua proposta, naturalmente, sarebbe quella di attuare, finalmente in Italia, delle politiche di austerità, che ci porterebbero “certamente” fuori dalla perdurante crisi economica.

L’indicatore esibito dalla De Romanis, denominato “saldo primario strutturale”, è tecnicamente così definito:
Il saldo di bilancio corretto per il ciclo, o saldo strutturale, esprime la situazione dei conti pubblici coerente con il prodotto potenziale dell’economia, ossia al netto della componente ciclica e delle misure di bilancio una tantum; la componente ciclica misura l’operare degli stabilizzatori automatici – la variazione delle entrate fiscali e delle spese per ammortizzatori sociali in seguito a fluttuazioni congiunturali, risultato del prodotto tra output gap e sensitività del saldo di bilancio alla crescita economica.
Il PIL potenziale è una variabile non osservabile, di difficile quantificazione e che presenta elevati margini di incertezza. Nell’attuale fase congiunturale la metodologia utilizzata a livello europeo può favorire l’adozione di politiche economiche troppo restrittive e pro-cicliche, che finiscono per penalizzare in particolare la politica di bilancio dei paesi che crescono di meno. Per approfondimenti si rimanda a Politica di bilancio ostaggio della stima del Pil potenziale e La stima della crescita potenziale e le implicazioni per la politica di bilancio.

Questa definizione è tratta dal Documento di Analisi e Programmazione finanziaria del 2013, prodotto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Senza essere dei grandi esperti di macroeconomia, risulta evidente come si tratti di un indicatore soggetto ad elevati margini di incertezza, in quanto la previsione della crescita del prodotto interno lordo, su cui fra l’altro si fondano tutte le critiche dei vari istituti economici internazionali all’attuale manovra finanziaria del governo Conte, è soggetta ad altissimi margini di errore.
A titoli esemplificativo riportiamo alcune “poco esatte” previsioni effettuate utilizzando questi modelli dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Ecco l’andamento della crescita del PIL mondiale (in nero), confrontata con le varie “correzioni” delle previsioni di crescita prodotti dal FMI



La previsione del 2011 era di una crescita del 4% per il 2012 (solo un anno dopo), mentre la crescita reale è stata del 3,4%, un errore del 18%.
La previsione per la crescita del 2013 era del 4,3%, mentre in realtà è poi stata del 3,3%, con un errore di previsione del 30%.

Questi “errori di previsione” sono stati il fondamento delle politiche di austerità imposte dalla Troika alla Grecia



Probabilmente ricorrendo all’oroscopo le previsioni sarebbero più vicine alla realtà.

Quindi la De Romanis esibisce in TV come “ufficiali” dei dati inficiati di altissimi margini di errore. Quello che è peggio è che lo fa per negare la realtà e per convincere il telespettatori, ma anche i politici che, guardando la TV, si fanno una opinione su come dovrebbere essere governata l’economia del paese.



Sostanzialmente la De Romanis sostiene che:
1) Non è vero che l’Italia sta facendo politiche di austerità, in quanto il saldo primario è in diminuzione.
2) Proprio perché l’Italia non sta facendo politiche di austerità, l’economia italiana non cresce.
3) Conclusione: l’Italia dovrebbe attuare delle politiche di austerità per portare crescita, nuovi posti di lavoro, aumento dei redditi e riduzione della povertà.

La realtà dei fatti, invece, è che:
1) L’Italia sta facendo politiche di austerità da oltre 25 anni.
2) Proprio perché l’Italia ha fatto troppa austerità, l’economia non cresce e la povertà è in continuo aumento.
3) Se l’Italia facesse quello che propone la De Romanis, farebbe ancora più austerità, con conseguenze ancora peggiori di quelle attuali sull’economia del paese.
4) Le politiche di austerità fanno aumentare la povertà: Veronica de Romanis propone di ridurre in povertà assouta altri centinaia di migliaia di italiani. Non possiamo sapere se lo faccia in mala fede o semplicemente per incompetenza in materia.

Ora dimostriamo queste affermazioni.

Prima di tutto, che cosa è il “saldo primario”?
Il saldo primario è la risultante del bilancio pubblico al netto degli interessi pagati sui titoli di stato.
Ovvero: lo Stato incassa denaro mediante le tasse e “incassa”, prendendolo in prestito, denaro emettendo nuovi titoli di stato; nello stesso tempo paga gli interessi sul debito pubblico e restituisce agli italiani, sotto forma di spesa pubblica, il denaro di cui dispone.

Se il saldo primario è positivo, significa che lo Stato, al netto, ha incassato di più di quanto ha speso nei confronti dei cittadini italiani.
Ovvero: se il saldo primario è positivo, i cittadini italiani ricevono dallo Stato meno di quanto hanno pagato in tasse.
Ovvero: se il saldo primario è positivo, lo Stato sottrae denaro dalle tasche dei cittadini italiani senza più restituirlo. Dove va a finire? Naturalmente va a finire nei mercati finanziari, che detengono la maggior parte del nostro debito pubblico.

Ecco il grafico che rappresenta il saldo primario dello Stato italiano:



Questi sono i dati dell’ISTAT.
Dal 1992 ad oggi l’Italia è sempre stata in attivo del saldo primario, ad eccezione del 2009 (anno successivo alla crisi di Lehmann Brothers).
Ovvero dal 1992 ad oggi i vari governi che si sono succeduti, ad eccezione di Berlusconi nel 2009 (ma compreso Berlusconi in tutti gli altri anni che ha governato), hanno portato avanti il “programma economico” di togliere denaro dalle tasche degli italiani, per attuare il modello economico ciecamente sostenuto anche da Veronica De Romanis, che sostiene che le politiche di austerità dovrebbero portare crescita economica ad un paese.

Come già detto sopra, durante la trasmissione di Lili Gruber la De Romanis ha in realtà esibito un grafico differente, non ufficiale, corretto e “taroccato” sulla base di previsioni certamente sbagliate sulla possibile futura crescita del PIL italiano.



Non ci interessa comprendere quale sarebbe il significato di queste modifiche dei dati misurati dall’ISTAT.

Ci interessa, invece, comprendere quali siano le conseguenze delle politiche di austerità attuate in Italia da 25 anni a questa parte.
Sulla base dei dati ISTAT che abbiamo elaborato abbiamo prodotto questo grafico che mosta la correlazione fra la quantità di denaro, cumulativa, che lo Stato ha sottratto agli italiani per darlo ai mercati finanziari, e l’aumento della povertà assoluta nel paese.



A sinistra del grafico abbiamo le centinaia di miliardi di euro che dal 2000 ad oggi i vari governi hanno sottratto alle famiglie italiane.
Poiché il denaro sottratto non viene restituito, la sottrazione è cumulativa ovvero si tratta di denaro definitivamente sottratto alla capacità di spesa delle famiglie italiane.

La linea blu mostra la sottrazione, dal 2000 ad oggi, di circa 500 miliardi di euro alle famiglie italiane. Pari a circa il 30% del PIL attuale, come se ad ogni famiglia fosse stato sottratto il 30% del proprio reddito complessivo dal 2000 ad oggi.

La conseguenza, inevitabile, è un aumento della povertà assoluta delle famiglie.
Ad oggi in Italia ci sono 5,5 milioni di poveri assoluti.
Causati proprio dall’attuazione delle politiche di austerità.

La De Romanis, quindi, propone in TV dalla Gruber di potenziare le politiche che causano l’impoverimento degli italiani.
E la fa, naturalmente, con il sostegno del giornalista Massimo Giannini, altro incompetente in economia, e dell’arbitro non imparziale che si chiama Lili Gruber. Così, tanto per dare a credere che l’Ilaria Bifarini di turno (poveretta, secondo loro), non capisce nulla di economia. Mentre giustamente Ilaria Bifarini metteva in evidenza gli errori di fondo della visione neoliberista dell’economia.

Francamente ci risulta incomprensibile il ragionamento finale della De Romanis, secondo la quale non ci sarebbe austerità quando il livello di saldo primario è in diminuzione.

123-1-206x300.png
124.png


Una sedicente economista come lei dovrebbe avere, quantomeno, delle nozioni fondamentali di matematica e di statistica.
Le percentuali che rappresentano il saldo primario mostrano il valore, rispetto al PIL, di quanto denaro lo Stato ha sottratto alle famiglie italiane.
Se prima ci sottraeva 40 miliardi l’anno ed oggi ci sottrare solamente 30 miliardi l’anno, questo non significa che la quantità di denaro rimasta nelle tasche degli italiani stia aumentando, ma significa solo che le politiche di austerità durante i governi Renzi e Gentiloni si sono leggermente allentate rispetto ai precedenti governi Monti e Letta.
Ma la sottrazione di denaro sta continuando e la povertà in Italia (ma anche in Grecia e in altri paesi della UE) continua ad aumentare a causa dell’austerità.

Va bene essere incompetenti in economia, ma carenze così gravi in logica elementare le troviamo francamente inaccettabili, una presa in giro ai telespettatori.
 
In sintesi: il pesce puzza dalla testa.

Segnalo un interessantissima iniziativa che ha avuto successo in una nazione insospettabile.... la Svizzera.

Un comitato di socialisti ( quelli veri) ha raccolto 115.000 firme per fare un referendum che....... tasserebbe d 150% i redditi dei milionari residenti oltre una certa soglia!!!!!!

Ripeto 150%.

Incredibile notizia vera.... che dimostra come... volendo... si possono reperire... miliardi e miliardi di risorse.

Una sorta di esproprio proletario.

Senza arrivare a tanto basterebbe una bella patrimoniale del 5% annuo per soli 5 anni ai primi 10000 patrimoni italiani.... calcolati prima... dell'invenzione dei TRUST.

La GB è uscita dall' Europa...proprio per non essere obbligata a svelare quanto denaro c è nei TRUST E A CHI FANNO CAPO.

In sintesi.. poca spesa tanta resa.

Ihihihih.

Sarà un utopia in eterno???
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto