seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.
mercoledì 15 febbraio 2017
DEBITO SOVRANO RISK WEIGHTED, BANCHE CENTRALI INDIPENDENTI E IL "MISTERO" DELLA FINANZA PRIVATA SOSTITUTIVA DELLA SOVRANITA' DEMOCRATICA [/paste:font]
1. In premessa ringraziamo, per l'ennesima volta, Arturo che non solo è l'acuto "filologo" multidisciplinare che continua a segnalare le fonti più rilevanti che confermano il discorso qui svolto, ma lo fa da un livello di comprensione che rischiara la fenomenologia come scienza cognitiva unificante di ogni serio approccio alle scienze sociali.
2. In questa occasione cerchiamo di sviluppare
una dimostrazione unitaria del filo che lega, in modo consequenziale, la finanziarizzazione delle società (ex) democratiche dell'eurozona con il punto di approdo, solo in apparenza inatteso e, per taluni, sorprendente,
della futura (ed imminente) regolazione €uropea dei titoli sovrani come risk weighted assets.
Questa
finanziarizzazione passa, come s'è visto, per la
sottoposizione istituzionale, per via di trattato internazionale, autoffermatosi al di fuori dei limiti dell'art.11 Cost.,
dell'attività finanziaria dello Stato, e quindi in definitiva del suo perseguimento dei fini che concretizzano la sovranità costituzionale,
ai "mercati".
S'è altrettanto visto come tale assoggettamento dello Stato sovrano, per via di trattato
contra Constitutionem, si stabilizzi in un insieme di politiche obbligate che non solo rendono lo
Stato debitore di diritto comune, - laddove la sua sovranità si esprimerebbe normalmente nel non "doverlo" essere-, ma che conducono l'intero substrato sociale di tale Stato, cioè la comunità dei cittadini, nella condizione crescente di debitori, soggetti, con il crescere inevitabile di questa "esposizione", dapprima alla vincolata riduzione del reddito e del conseguente risparmio, e poi,
inevitabilmente, all'escussione del loro patrimonio a garanzia di questo credito verso il settore finanziario.
3. Cerchiamo perciò, di precisare
la radice normativa "internazionalistica" di questo meccanismo implacabile, quantomeno per dare risposta a chi non riesce a comprendere come esso si sia innescato e stia sempre più agendo, ed anzi, esaltando le aspirazioni "idealistiche" enunciate nel
Manifesto di Ventotene, come se fosse coerente contrapporle, (invece che porle alla sua base), alla prevalenza dell'ordine sovranazionale dei mercati come nuovo detentore della effettiva sovranità.
Questo passaggio dimostrativo ci consentirà altresì di capire quale visione della sovranità, appunto ricollocata al di fuori del suo fondamento costituzionale, giunga a far pronunciare a un leader politico come
Bersani, senza suscitare particolari reazioni mediatiche o culturali,
una frase come "
La prima cosa che dobbiamo dire all’Europa, ai mercati, al mondo, agli italiani è: quando si vota".
Come accade, cioè, che il principale momento costituzionalmente previsto di esercizio diretto della (ormai molto teorica)
sovranità popolare sia apertamente subordinato, nella sua opportunità circa il "se" e il "quando", ad una primaria responsabilità verso l'UE e i mercati, giungendo solo all'ultimo posto il renderne conto al popolo italiano, che di questa sovranità è il titolare in base all'art.1 Cost.?
4. Partiamo da questo interrogativo per risolvere un problema che, in un certo senso critico,
Zagrelbesky, si pone ma esclusivamente come registrazione di un effetto e al di fuori di qualsiasi indagine, anche solo normativa, circa le sue cause.
Il suo ragionamento è tratto da uno scritto che, già nel titolo, pare porsi il problema della sovranità:
G. Zagrebelsky, "Fondata sul lavoro. La solitudine dell'art. 1", Torino, Einaudi, 2013, pp. 53, 67-69.
Qui il momento descrittivo degli effetti:
"[...]
l'economia finanziarizzata, con i suoi "prodotti" immateriali (quelli gli operatori finanziari offrono agli ingenui risparmiatori o ai troppo furbi speculatori) e con le sue "operazioni" finanziarie (quelle che si decidono in consigli d'amministrazione che non rispondo a nessuno),
s'è sciolta da questo legame [con l'interesse generale]. Essa ha scavato un solco che la divide dalla vita concreta delle collettività, sulle quali essa scarica il peso dei suoi fallimenti, mentre tiene per sé, per la ristretta nuova classe che la muove, gli effetti dei suoi successi. L'economia della finanza non adempie alcuna funzione sociale, è parassitaria, saprofita."
E qui, il clou del
mistero:
"Il dominio dei mercati finanziari ha cambiato la nostra vita, *
senza che nemmeno che [sic]
ci si accorga di come ciò è avvenuto*. Per correre dietro alla speculazione finanziaria - "
ce lo chiedono i mercati", "
i mercati non capirebbero", "
i mercati hanno bisogno", ecc. -
la sovranità dei popoli è stata messa sotto tutela, la democrazia è stata impoverita,
i diritti compressi o negati, la coesione sociale lacerata e, per venire al nostro tema, il bene-lavoro ha perso il suo valore di fondamento della vita sociale ed è diventato un effetto secondario o eventuale".
5. Di certo, Bersani e Zagrelbesky, il primo dando per scontato (e incontestabile) il consolidamento di tali effetti, il secondo stigmatizzandoli, ma non sapendo indicare come ciò sia avvenuto, dovrebbero o potrebbero facilmente conoscere la radice istituzionale di essi.
Arturo ce ne aveva offerta una sintesi fenomenologica sulla
diretta derivazione dai trattati europei:
a) Rapporto sulla convergenza della BCE, maggio 2010, pagg. 25-6:
"Il divieto di finanziamento monetario è fondamentale per assicurare che il raggiungimento dell’obiettivo primario della politica monetaria (principalmente il mantenimento della stabilità dei prezzi) non sia ostacolato. Inoltre, il finanziamento del settore pubblico da parte delle banche centrali attenua gli incentivi per una *disciplina di politica fiscale*. Tale divieto deve pertanto essere interpretato estensivamente in modo da assicurare una sua rigorosa applicazione ed è soggetto solo ad alcune esenzioni limitate contenute nell’
articolo 123, paragrafo 2, del trattato e nel Regolamento (CE) n. 3603/93."
Non è ancora abbastanza chiaro?
b) Prendiamo allora
il regolamento 3603/93, considerando 8, che chiarisce la
ratio dell'eccezione rispetto al principio generale: "considerando che, nei limiti fissati dal presente regolamento, l'acquisizione diretta, da parte della banca centrale di uno Stato membro, di titoli negoziabili del debito pubblico di un altro Stato membro
non può contribuire a sottrarre il settore pubblico alla *disciplina dei meccanismi del mercato* se l'acquisizione è effettuata unicamente ai fini della gestione delle riserve valutarie;"
6. La conclusione è che le denunce di effetti di cui non si indicano mai le cause (in tutto il libro non si fa menzione né un vago accenno né all'euro né ai trattati europei) e che si concludono invariabilmente col
più Europa, risultano del tutto inutili per individuare una qualunque soluzione e, anzi, rafforzano le difficoltà da cui si vorrebbe uscire.
Oggi, come abbiamo ancora una volta visto nel post precedente,
la prospettiva della nuova disciplina dell'eurozona di riqualificazione dei titoli sovrani come risk weighted assets, è solo lo sviluppo coerente di questa finanziarizzazione e di questa disattivazione della sovranità degli Stati, sottraendola ai popoli che ne sono i detentori in base alle Costituzioni democratiche.