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Posted in GENERALI | 16 Comments
LA BANCA E LA GRAZIA
Posted on 04/02/2017 by admin
LA BANCA E LA GRAZIA

Fermento e speranza agitano il web, innumeri vittime di usure bancarie e di magistrati che non le fermano nonostante denunce e opposizioni fondate su prove evidenti, ora sollevano gli occhi al Cielo, respirano e ringraziano Moneta Nostra.

Tutto ciò a seguito della divulgazione della lettera del Credito Cooperativo Romagnolo, diretta a un mio cliente che aveva rimborsato il prestito di € 30.000 spedendole via pec altrettanti euro scritturali da lui generati contabilmente, cioè esattamente come fanno le banche, secondo il metodo spiegato nel mio post Pagare gratis creando euro ( http://marcodellaluna.info/sito/wp-admin/post.php?post=3308&action=edit ) e in altri successivi.

Che cosa comunica la detta banca? Tre righe:

“Importo accordato € 30.000

Importo liquidato € 30.000

Debito residuo € 0”

Il senso comune interpreta queste laconiche espressioni come segue:

“Importo accordato da noi a voi € 30.000

Importo liquidato da noi a voi € 30.000

Debito residuo da voi a noi € 0”.

Mi aspetto che, per contro, la banca preciserà che l’interpretazione corretta sia:

“Importo accordato da noi a voi € 30.000

Importo liquidato da noi a voi € 30.000

Debito residuo da noi a voi € 0”.

Cioè mi aspetto che la banca dia il seguente significato alle tre righe in esame: “Noi vi abbiamo accordato un prestito di € 30.000, vi abbiamo dato € 30.000, quindi vi dobbiamo ancora dare € 0.”

E mi aspetto che, a riprova di questa interpretazione, faccia notare che, in fondo alla lettera, nella riga dedicata ai movimenti, figura solo il pagamento di una rata dell’ammortamento, e non del totale.

Ma l’interpretazione che conta, quella storicamente “vera”, è quella che scaturirà dai fatti, dalle res gestae, dallo scontro tra le opposte forze materiali e, forse, spirituali.

04.02.17 Marco Della Luna
 
ARISTOCRAZIA ROSSA 2.0

ovvero

PERCHE' SI FA UNA RIVOLUZIONE

e si massacrano milioni di persone

ecco la meravigliosa Francia di oggi

- nella CARTA INTESTATA di tutti gli enti pubblici c'è la figura di MARIANNE

l'eroina della Rivoluzione del 1789

la ghigliottica, il Terrore, etc.

- poi esiste il FEUDALESIMO totale

a differenza dell'Italia, il CUMUL DE MANDATS cioé il cumulo di fuznioni pubbliche è permesso dalla legge

quindi ci sono

DEPUTATI che sono anche SINDACI

SENATORI anche SINDACI

etc.

il record spetta a questo

Michel Delebarre, champion du cumul des mandats

26 cariche pubbliche 26

senatore

sindaco

presidente istituto case popolari

etc.

ecco perché si fanno le RIVOLUZIONI e si tagliano le teste...

per sostituire una CASTA con un'altra CASTA

cioé

ARISTOCRAZIA ROSSA

MARIANNE 2 copia.jpg
 
l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.






























mercoledì 8 febbraio 2017
FINANZA "CATTIVA"? NO, D€SOVRANIZZAZIONE MONETARIA UB€R ALLES [/paste:font]


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1. Abbiamo visto come la "costituzione materiale europea", rivelando ancor più un'intrinseca natura totalitaria nella presente fase di crisi, confermi il suo carattere ordoliberista e i suoi naturali esiti.
Al riguardo vi offro dei sintetici riscontri (segnalati da amici su twitter), di come, fuori dall'Italia, questo tipo di analisi sia svolto molto più consapevolmente ed esplicitamente, confermando come questi esiti totalitari assumano, da noi, il tratto di una vera e propria censura culturale (la suggestione è quella della "terza via" (v.p.6), che serve a legittimare quella assunzione "a sinistra" di un modello sociale che, lo stesso Roepke, chiarisce non essere affatto diverso dal neo-liberismo in sè e dalla sue strategie di soppressione dello Stato democratico-sostanziale, cioè quello "sociale", tipicamente delineato nei principi fondamentali e inderogabili della nostra Costituzione):
Werner Bonefeld-York | University of York - Academia.edu (estratto da Werner Bonefeld, studioso presumibilmente tedesco presso l'Università di York)

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https://www.ineteconomics.org/uploads/papers/WP23-Mirowski.pdf (é un estratto da Mirowsky, a noi già noto)
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Dando per scontato che taluni avranno bisogno della traduzione, la lascio a qualche volenteroso affinchè la inserisca nei commenti (e poi sarà successivamente incorporata nel post).

2. Ora questo "biopotere antidemocratico" - come tale modificativo/evolutivo o, addirittura, "purificatore", della stessa natura umana, e "con ogni mezzo", quindi fortemente costruttivista e dunque naturalmente incline all'autoritarismo- mira ontologicamente a "screditare" lo Stato, reinventando un "significato" nuovo, - ma niente affatto inedito- nell'intera €uropa, della democrazia.
Sempre collegandoci al post di premessa citato al punto 1, (la cui rilettura diamo per acquisita), siamo di fronte ad un biopotere che si impernia sulla esplicita teorizzazione dei mercati come detentori della sovranità "effettiva", appunto, per via del potere di dichiarare lo stato di eccezione (e non a caso qui emerge il collegamento con Carl Schmitt e la sua contro-teologia politica, tipica del liberalismo di governo che non può curarsi di dover validare le sue assurde e strumentali teorie economiche), conferitogli in molti modi dalle norme appositamente "oscure" dei trattati.
Tuttavia, i mercati - assunti in modo impersonale e "categoriale" - ma in realtà, come ci insegna Galbraith (pp.4-5), posseduti da una ristretta oligarchia- assumono il potere di dichiarare lo "stato di eccezione" in quanto vi sia una cornice istituzionale che glielo consente. Ed è questa la funzione dei trattati che fondano la "costruzione europea" nel suo insieme e fin dalle origini.

3. Sappiamo peraltro che per poter pienamente realizzare la ridislocazione della sovranità nei mercati (del relativo "ordine sovranazionale"), l'istituzionalizzazione passa per la ri-appropriazione dello strumento essenziale della stessa sovranità democratica: la moneta.
In molti evidenziano il dominio della "finanza cattiva" in chiave non solo globale ma, più che in ogni altra area geo-economica, nell'eurozona.

3.1. Ma questo richiamo rischia di essere generico e, specialmente, mal compreso dall'opinione di massa, se non lo si lega all'attacco alla sovranità monetaria degli Stati democratici - cioè "solo" quelli sociali, essendo una finzione (qui, p.14.1.) la formula oligarchica del metodo elettorale nelle democrazie "liberali"-, come momento decisivo di vera e propria, definitiva, "presa del potere".
La moneta fiduciaria a emissione sovrana e nazionale è, infatti, la linfa vitale che consente di perseguire liberamente, e cioè in autonomia sovrana, i fini che caratterizzano effettivamente la democrazia, ed è quindi, come ormai emerge con chiarezza assoluta, il contenuto pregiudiziale essenziale di ogni sovranità.

4. Dunque, la sottoposizione degli Stati a sovranità (democratica: non fa mai male ripeterlo) ai mercati passa per la moneta e questo obiettivo è realizzato mediante la c.d. finanziarizzazione dell'intero assetto sociale.
Sul piano istituzionale, cioè delle regole supreme imposte alle comunità politiche statali, ciò passa per la sottrazione della sovranità monetaria che significa, anzitutto, convertire lo Stato - e il suo intero substrato sociale-popolare- in un soggetto debitore di diritto comune.
Dunque, quando si teorizza il "vincolo esterno", e lo si elogia come soluzione salvifica dettata da trattati internazionali, si vuole, in realtà, partendo dal pretesto della "lotta all'inflazione", richiamare l'assoggettamento ai mercati, prima di tutto, finanziari privati.
Lo schema è relativamente antico e risale alle radici dell'evo "moderno".
Ma lo ritroviamo puntualmente svolto dapprima nell'idea dei cambi fissi e della banca centrale indipendente, legata al sistema dello SME e, poi, perfezionato, nell'euro.
Queste sono le basi, secoli fa, come oggi, della demolizione delle sovranità democratiche e dello stesso benessere sociale.

5. Per realizzare politicamente una così radicale trasmutazione delle prospettive di libertà (effettiva, condivisa da tutti i consociati) e di crescita generale, insite nelle democrazie, occorre una forte propaganda "morale", una giustificazione "etica" che travolga, come teorizza il richiamato Schmitt, ogni resistenza democratica e ogni percezione del proprio interesse della classi sociali danneggiate.
La de-sovranizzazione della moneta svolge egregiamente questo compito ma deve essere accompagnata da questo condizionamento totalitario culturale e accademico.
Ed è, questa, la caratteristica fondante di ogni ordinamento "liberale", in cui l'estrema libertà "da", difesa ad oltranza come limite alla indeterminata "tirannia", diviene in concreto "libertà di" pochi, pochissimi nello schema ideale, cioè "di" togliere la libertà a tutti gli altri e di reclamare tale prerogativa come "diritto" (di paradossale "libertà") in questa cornice morale travolgente.

6. Ce ne dà un primo riscontro lo stesso Ropespierre che, al di là della valutazione della sua controversa figura storica, nondimeno, incarna la vena democratica dell'illuminismo, che recedette, in ultima analisi, di fronte alla "sostituzione" (v. p.4) che la classe borghese liberale volle fare di se stessa alla vecchia aristocrazia.

Ecco come Robespierre, in uno scritto del 1793, tratto (pag.345) da suoi "taccuini privati", ci rende conto della "impossibilità" della democrazia allorché prevalga l'ordine liberale dei mercati attraverso la sua morale istituzionalizzata (per via mediatico-culturale, cioè anzitutto "propagandistica", come nel caso della costruzione europea):
"Qual è il nostro scopo?
Imporre la costituzione a beneficio del popolo.
Chi saranno i nostri probabili oppositori?
I ricchi e i corrotti.
Quali metodi impiegheranno?
La calunnia e l'ipocrisia.
Quali fattori li incoraggeranno a ricorrere a questi mezzi?
L'ignoranza della gente comune.
Quando il popolo riceverà un'istruzione?

Quando avrà abbastanza da mangiare e i ricchi e il governo smetteranno di pagare lingue e penne infide per ingannarlo; quando i loro interessi si identificheranno con quelli del popolo.
Quando accadrà?
Mai".

7. In effetti, tale identificazione è, per definizione, impossibile; nessuno si auto-priva del potere che costruisce attraverso il controllo economico e quello mediatico-culturale, a meno che una forza esterna più grande non lo induca a far ciò. Una prospettiva rara, nella Storia, e che, in Italia, si realizza episodicamente con l'unità nazionale confluita nell'Assemblea Costituente.

Ma lo sviluppo normale delle società capitalistiche è nel senso di controllare i media e la cultura e di far risultare "naturale" la privazione della sovranità monetaria nell'ordinamento democratico, col consenso "proiettivo-identificativo" della masse condizionate: e abbiamo altresì visto come proprio questo sia il tratto distintivo del paradosso €uropeo.

8. L'euro, dunque, quale perfezionamento istituzionalizzato del sistema di assoggettamento finanziario dei popoli ex-sovrani, resi debitori di massa verso oligarchi finanziari che controllano gli Stati da un livello sovranazionale, si mantiene in vita, contro ogni logica elementare, proprio sulla forza istituzionalizzata di questo vincolo morale manipolatorio.
L'effetto del "mai" pronunciato da Robespierre può scorgersi, in tutta la sua valenza profetica, rispetto agli effetti estremi (ma non isolati) della privazione della sovranità monetaria in Grecia:
"Il debitore ha concluso un contratto con il creditore e si è impegnato nel senso che, se non dovesse restituire il dovuto, darà in sostituzione qualcos'altro che possiede, qualcosa su cui ha il controllo, per esempio, il suo corpo, sua moglie, la sua libertà...
Chiariamo la logica di tale forma di compensazione: è alquanto singolare.
Un'equivalenza è stabilita dall'atto del ricevere del creditore, in luogo di una letterale compensazione (monetaria ndr.) per qualsiasi danno (da inadempimento) (così, al posto del denaro, terra, possedimenti di ogni tipo): un vantaggio apprezzabile nella forma di un tipo di piacere - il piacere di essere autorizzato a dar liberamente sgofo al suo potere sopra chi ne sia totalmente privo, il piacere voluttuoso "di fare il male per il piacere di farlo", il godimento del violentare...Nel "punire" il debitore, il creditore partecipa del diritto (illimitato) dei padroni...La compensazione, allora, consiste in una garanzia "di" e in una legittimazione "a" la crudeltà"

(Corey Robin 2015, sulla Grecia).

9. Dunque, la finanza privata prende il potere avendo come "leva" quella di innalzarsi a creditore degli Stati, cioè dei popoli che, attraverso il loro assoggettamento al potere di imposizione fiscale degli Stati-debitori, sono i garanti, "fino all'ultimo cent" della restituzione del debito contratto dalla politica, controllata dagli oligarchi finanziari; e ciò allorchè la "classe politica" (chissà perché...) si induca a istituzionalizzare la de-sovranizzazione o de-nazionalizzazione della moneta.
La pervasività della finanziarizzazione, dunque, è l'effetto della privatizzazione della finanza pubblica, intesa, appunto, come privatizzazione istituzionale dei metodi e delle fonti con cui lo Stato, alla stregua di un qualsiasi "affarista", si procura i mezzi finanziari per i suoi fini: quindi, autocostringendosi a ricorrere ai mercati, anziché utilizzando la sovranità monetaria e le leve del suo intervento economico per favorire attivamente lo sviluppo in piena occupazione.

10. Non è, dunque, la "finanziarizzazione" un dominio che si afferma tramite strumenti come i "derivati" o "la cartolarizzazione" (finanziaria) della dismissione massiccia dei beni pubblici di ogni tipo: questi sono soltanto effetti e corollari del fenomeno principale di desovranizzazione statale.
Ogni privatizzazione, ogni emergenza dei mercati che "scoppiano" sotto il peso delle loro scommesse sugli esiti futuri dell'assolvimento di "debiti" (generando poi il "welfare bancario" di soccorso con i soldi dei contribuenti), presuppone che il "debito", verso il sistema bancario privato stesso sia, anzitutto, imposto come metodo esclusivo di finanziamento dello Stato, accoppiato al divieto, tipico dell'ordinamento €uropeo, a carico degli istituti emittenti la moneta, di acquistare direttamente titoli del debito pubblico o comunque di fare anticipazioni monetarizzate di credito agli Stati e ad ogni forma di ente pubblico (art.123 TFUE, grund-norm, in tal senso della desovranizzazione istituzionalizzata a favore dei mercati sovranazionali finanziari).

11. Una volta reso lo Stato, e quindi la finanza pubblica, come un settore dipendente dal credito bancario, basato sulla "elargizione della fiducia", il costo collettivo che ne deriva è tale che lo Stato perde i suoi connotati democratici e l'attitudine a perseguire i relativi fini (quand'anche costituzionalizzati): il conseguente e intenzionale paragidma deflattivo (stabilità dei prezzi e monetaria, enunciati come fini caratterizzanti dell'UE nell'altra grund-norm dei trattati, l'art.3, par. 3 del TUE, qui punto B), conduce alla svalutazione salariale (reale) come politica principale che si realizza mediante un elevato livello di disoccupazione strutturale, e queste ultime caratteristiche strutturali istituzionalizzate, danno inevitabilmente luogo alla generalizzazione ed all'aggravarsi della situazione di indebitamento di tutti i consociati.
Tutti divengono debitori e tutti i cittadini, sono asserviti alla "legittimazione alla crudeltà" dei padroni finanziari del credito.
Il precedente risparmio collettivamente accumulato (in regime democratico) da tutti i cittadini, diviene il patrimonio escutibile, da parte di questi padroni privati, come garanzia della restituzione del debito comunque e da chiunque contratto, a seguito dell'esplosione del ricorso al credito privato, assurto a necessità di "sussistenza", a cominciare da quella dello stesso Stato.
E abbiamo perciò, inscindibilmente legata all'euro e alla desovranizzazione della moneta, l'Unione bancaria.
Di cui abbiamo a lungo parlato.
Spero di aver fornito un quadro sufficientemente chiaro della questione...
 
Esprime concetti talmente complessi ,che un guardiano del faro con i segnali morse con punto linea linea punto gli risponde: mai fai un po quel che quazzo vuoi
 

Monte dei Paschi di Siena: e noi paghiamo!



Monte dei Paschi di Siena: e noi paghiamo!


Un articolo di Valerio Malvezzi e Alberto Bastiani

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C'era una volta una banca, una delle più antiche, prestigiose, rinomate al mondo.

Una banca che finanziò guerre e potenti, ma anche arti e mestieri, che consentì all'Italia di essere il motore della rinascita dopo i secoli bui, di conoscere quello straordinario momento di svolta che fu il Rinascimento, di diventare il faro non d'Italia, ma del mondo intero civilizzato, per secoli.

E poi, agli inizi del XXI secolo, qualcosa è successo.

Ricordiamo questa storia, perché in tanti comprendano, e nessuno dimentichi.



ANNO DEL SIGNORE 2007
Torniamo indietro di 10 anni.

Prima di affrontare i temi attuali che caratterizzano la Banca più antica del mondo, è importante fare un passo indietro, circa a 10 anni fa, per introdurre in breve quello che viene definito il "peccato originale", ossia l'evento che ha generato la maggior parte dei problemi per la banca, e l'ha portata nella drammatica situazione di oggi.

In sostanza la vicenda vede coinvolti diversi protagonisti e banche italiane ed estere; senza dilungarci nella complessa cronistoria precedente, partiamo da ottobre 2007: Santander acquista Antonveneta (banca italiana quotata) per 6,6 miliardi di euro.

Qualcuno, per motivi reconditi probabilmente ancor tutti da chiarire, decide che MPS (Monte dei Paschi di Siena) debba acquistare da Santander la stessa Antonveneta. Ma quanto tempo è passato?



1 mese



E qui, la prima domanda che dovrebbe farsi chi controlla i processi di fusioni bancarie.



Scusate, ma perché la comprate oggi

e non un mese fa quando

è stata venduta?



Al che, uno potrebbe rispondere: ciccio, la compero oggi perché faccio un affare. Un affare, solitamente, costa meno di quanto sarebbe costato un mese prima.

E infatti:



Il mese successivo, precisamente il

giorno 8 novembre 2007,

MPS acquista Antonveneta a

9 miliardi di euro, ossia 2,4 miliardi

in più rispetto a quanto avvenuto

solo un mese prima.



Prego? Ma siete matti? – chiederebbe un normale controllore.

Beh, ma abbiamo fatto un affare incredibile, comprandoci gli asset (i valori attivi), avrà risposto qualcuno. Se non che, si scopre che il vero affare è stato portarsi in pancia anche i debiti della comperata, cioè della Banca Antonveneta.

E a quanto ammontano, di grazia? – avrebbe chiesto il nobile rinascimentale, in consiglio.

Oh, una cosuccia. Mi ero dimenticato di dirvelo. – la risposta.



Come se non bastasse, a tale somma

va aggiunto il valore di 7 miliardi,

rappresentato dai debiti

a capo di Antonveneta...questo lo iriporto icioe' ,,,,,,antoveneta aveva un debito con santander x 6 miliardi di euro



Alla faccia del piffero rinascimentale! Ma che affarone! – avrebbe esclamato il mercante rinascimentale.

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Il banchiere e la moglie guardano con fare rapace un mucchio di monete. Alle loro spalle la candela si è spenta. Hans Memling.

E infatti, il mercato reale capì benissimo che vi era qualcosa di poco chiaro in questo brillantissimo affare.

Fu un trionfo.



IL TRIONFO
Ecco il trionfo, nel grafico il trend da luglio 2007 a ottobre 2009.

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Fonte: Bloomberg, gennaio 2017

L'operazione venne chiaramente bocciata dal mercato, tanto che MPS il giorno stesso perse il 12%, bruciando un miliardo di capitalizzazione.



Un miliardo di euro bruciati

in un giorno



Come si può notare anche dal grafico, il titolo in borsa da quella data non tornò più ai livelli precedenti, iniziando un declino inesorabile, segno di una chiara dimostrazione della pessima operazione compiuta. Dopo 10 anni, le azioni di MPS, la più gloriosa banca italiana, avevano un valore vicino a zero.

Ma chi doveva controllare, vigilare sulle banche, sulla tenuta del sistema?



MA CHI VIGILA SULLE BANCHE?
Banca d'Italia a quel tempo era (come oggi) l'organo di vigilanza, il quale avrebbe dovuto in modo oggettivo e indipendente valutare la correttezza dell'operazione, e successivamente la sua sostenibilità.

Banca d'Italia stessa si era già resa protagonista però nel 2005 di un controllo diciamo allegro nell'intreccio perverso tra Banca Popolare di Lodi e ABN Ambro, le quali si contendevano Antonveneta.

Tornando all'operazione MPS, tuttavia, ha autorizzato l'acquisto senza accertarsi della gestione sana e prudente della banca, e senza valutare la qualità del potenziale acquirente e la solidità del progetto di acquisizione, come sarebbe invece richiesto dall'articolo 19 del TUB (Testo Unico in materia Bancaria e creditizia).

L'accordo tra MPS e Santander venne fatto in pochissimo tempo, e non venne predisposta nemmeno la due diligence, che Banca d'Italia avrebbe dovuto invece prendere come base di studio.

Si sottolinea come Banca d'Italia stessa, in un controllo di vigilanza avvenuto nel marzo del 2007, aveva giudicato in modo sfavorevole quasi tutti i profili di Antonveneta, ed in particolare:

anomalie nella rischiosità creditizia;

  • scarsa redditività;

  • tariffe non competitive;

  • sistemi di controllo insufficienti;

  • qualità per portafoglio deteriorata.
Perfetto, ci sono tutti gli elementi per fare un affarone!



Banca d'Italia sapeva ed autorizza



È poi difficile per il cittadino capire il motivo per il quale MPS abbia effettuato un'operazione simile, ma è facile pensare a pressioni politiche, della Fondazione, e altri giochi di potere abilmente nascosti.

Ciò che non è nascosto, invece, sono i comportamenti viziosi: sottovalutazione del rischio, incapacità di prendere decisioni forti contro il sistema bancario, immistione nella e della politica.

Dal momento che provvedimenti non sono stati presi, la storia si è ripetuta: la vicenda recente delle 4 banche popolari e delle 2 banche venete ne sono la conferma. Oltre chiaramente ai risparmiatori coinvolti nell'acquisto di azioni MPS.

La tutela del risparmio, caldeggiata dall'articolo 47 della Costituzione, sembra quindi solo un bellissimo spot di fronte a certi fatti rimasti impuniti, che fanno sì che la storia possa ripetersi.

Purtroppo in negativo.



ANNO DEL SIGNORE 2008
Banca d'Italia sapeva che la situazione di MPS non era trasparente: aveva infatti avviato degli accordi di finanziamento con strumenti derivati, tre in particolare: "Alexandria" nel 2005; "Nota Italia" nel 2006 (stipulato con JP Morgan); "Santorini" nel 2008 (con Deutsche Bank).

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Mercanti, prostitute e vagabondi. Le Fiandre da Bosch a Bruegel

Sia chiaro, a nostro parere queste scelte finanziarie non sono la causa principale del problema, ma scelte che hanno contribuito a peggiorar la situazione; effetti, conseguenze e non cause primarie.

Entrando nei dettagli della vicenda MPS, questa fu costretta a richiedere diversi aumenti di capitale per sostenere l'acquisto, in diversi anni. Nel frattempo subentrarono anche le difficoltà per il settore bancario a seguito del fallimento di Lehman Brothers. Infine l'operazione fu ideata e orchestrata nel contesto caratterizzato dalle nuove regole di Basilea III, con requisiti patrimoniali e soprattutto sul capitale più stringenti.

In particolare nel 2008 le difficoltà si registrano per la mancanza di fondi da parte della Fondazione, principale azionista, e si rende così necessario un prestito da 5 miliardi per finanziare l'operazione Antonveneta.



ANNI DEL SIGNORE DAL 2009 AL 2014
Nel 2009 si registrò il primo intervento dello Stato: attraverso i Tremonti Bonds vennero forniti 1,9 miliardi di euro alla banca. Con questo, il Tesoro divenne il principale azionista della banca (con il 4%); la Fondazione seguiva con il 2,5%.

I primi dubbi e criticità emersero in modo significativo dal 2010 in poi, a seguito dei controlli di vigilanza da parte di Banca d'Italia: questa diede esito negativo dal punto di vista patrimoniale e della liquidità, e si resero necessari dei rafforzamenti della Banca.



E ci avete messo 3 anni a capire

che qualcosa non andava?



Ricordati il grafico che hai visto sopra; rappresentava il trend del trionfo dal 2007 al 2009.

In ogni caso, gli anni passano.

Nell'estate del 2011 venne quindi realizzato un aumento di capitale di 3,2 miliardi di euro.

Sono anni che spieghiamo, su questo blog, che continuare a parlare di patrimonializzazione e aumento di capitale significa gettare denaro in un inceneritore, se manca la redditività di una banca.

E infatti, già nel 2012 riaffiorarono diversi problemi. I nuovi vertici della banca rilevarono una serie di contratti occultati agli ispettori, facendo così scoppiare lo scandalo sui derivati e questo determinò il crollo del titolo in borsa.



Mercanti, prostitute e vagabondi

vengono alla luce



Passano altri anni e i nodi vengono al pettine.

Alla fine del 2014, a seguito dei processi di Asset Quality Review da parte della BCE, MPS registrò un'importante perdita di esercizio per la svalutazione di diverse poste di bilancio.



ANNO DEL SIGNORE 2015
E veniamo alla storia più recente.
Il blog WIN the BANK, da tempo, argomenta (tra le altre) due cose:

Piantiamola di dire che il credito in banca si basa sulle garanzie: le garanzie fanno fallire il sistema bancario e domani si valuterà solo sui business plan futuri. Piantiamola di dire che il credito italiano è di cattiva qualità perché l'Italia è un Paese di piccole e medie imprese: sono i grandi marcioni a far fallire il sistema bancario.
E ora, andiamo ad argomentare le due tesi, esaminando i bilanci di Monte Dei Paschi di Siena.

Alla chiusura del bilancio il 31/12/2015 le sofferenze nette ammontavano a 9,7 miliardi, sui quali possiamo fare due tipi di ragionamenti.

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Fonte: rielaborazione Centro Studi WIN the BANK
su dati di bilancio MPS 31/12/2015



Dal primo grafico si nota come, nonostante le garanzie immobiliari richieste, la maggior parte dei crediti deteriorati sono quelli che avevano a garanzia un immobile.

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Fonte: rielaborazione Centro Studi WIN the BANK
su dati di bilancio MPS 31/12/2015



Dal secondo grafico invece si nota in modo emblematico come i debitori di MPS siano per il 70% soggetti con debiti superiori ai 500.000€; solo in minima parte soggetti con importi inferiori, riconducibili a famiglie e piccole imprese.

Da questa analisi si evincono 3 cose, che noi come liberi cittadini rileviamo:

1
incapacità manageriale nella gestione del rischio e nel definire politiche di impiego;

2
sottovalutazione del rischio e non rispetto dei vincoli normativi per la qualità del credito;

3
intrecci politici e favoritismi inconciliabili con la sana e prudente gestione della banca.

Ma è il terzo punto quello più preoccupante e certamente causa dei principali problemi, a partire dall'episodio scatenante di dieci anni fa, sopra ricordato.

Il problema di Monte dei Paschi di Siena è che la politica molto spesso ha avuto immistioni negli interessi della banca, tanto da imporre determinate scelte, sovente non di mercato e anzi economicamente irrazionali.

Sono i piccoli risparmiatori a perdere e sono i piccoli imprenditori a subire il "credit crunch" (restrizione creditizia) di questi anni.

I grandi imprenditori non vengono forse più finanziati?

Tra i principali debitori di MPS si registrano:

  • i costruttori romani Mezzaroma;

  • la società Risanamento di Luigi Zunino;

  • Sorgenia del gruppo De Benedetti;

  • Statuto, proprietario di lussuosi hotel;

  • Eccetera, eccetera, eccetera..
I piccoli devono soffire, perché non sono affidabili; i grandi devono prosperare, perché sono affidabili a prescindere.

Lo dice qualcuno.




ANNO DEL SIGNORE 2016
Inutile dire che c'era (secondo loro) nuovamente bisogno di capitale.
Non sentiamo nessuno dire che c'è bisogno di distruggere questo sistema malato e crearne un altro, basato su un modello diverso, che non risponda al pensiero unico in economia, quello neo liberista.

Sta di fatto che la BCE impose a MPS di ridurre l'esposizione in crediti deteriorati, attraverso la cessione di sofferenze e la "pulizia" del bilancio. L'aumento di capitale da 5 miliardi, deliberato dall'assemblea straordinaria, fallì, e il 22 dicembre 2016 il titolo venne sospeso dalle contrattazioni.

Infatti il fondo sovrano del Qatar (QIA) si è tirato indietro, e la raccolta è arrivata alla metà di quanto ci si attendeva di incassare, ossia 2,45 miliardi su 5 necessari.

Ed ecco che il sistema getta la maschera e parte la nuova crociata neo liberista al grido di:



Salviamo le banche!



Naturalmente, hanno indottrinato la gente con le loro prediche, e in tanti cadono nel tranello.

Ecco il loro schema mentale perverso, che pare apparentemente logico.



Figura 1. – Il circolo vizioso del pensiero neo liberista © WIN the BANK

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Siamo certi che riceveremo molte obiezioni basate su questo circolo vizioso, perché molti commenti del genere abbiamo registrato in passato, su questo blog.

Del resto, la propaganda dei servi di regime è quotidiana.

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San Bernardo predica la crociata

Pezzenti, andiamo alla crociata!

Pezzenti, mano al portafoglio!

Pezzenti, usiamo le tasse per salvare le banche!

Una sola domanda, di grazia: ma perché quando gli utili sono di altri le perdite sono poi le nostre?

Sta di fatto che il Governo italiano brandisce la croce.

Il giorno successivo (23 dicembre 2016) lo Stato intervenne in via precauzionale con il decreto salva-banche (burden sharing); successivamente la BCE ha aumentato la richiesta di capitale a 8,8 miliardi.

Quindi 6,6 saranno versati dallo stato, mentre 2,2 a carico di altri soggetti.

Per fare questo, lo Stato è quindi intervenuto mettendo a disposizione un fondo da 20 miliardi di euro per gli aumenti di capitale delle banche in difficoltà: MPS, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Carige, e se necessario anche le good bank nate dalla risoluzione delle 4 banche regionali.

Sarebbe quindi una ricapitalizzazione, per evitare il bail in (pagano i risparmiatori delle banche interessate).



E QUINDI, CHI PAGA?
Dopo che l'aumento di capitale dal mercato non è andato a buon fine, per il salvataggio o la ricapitalizzazione precauzionale di una banca ci possono essere due soluzioni: burden sharing (ricapitalizzazione preventiva appunto) o bail in (salvataggio interno, ossia con conseguenze su azionisti, obbligazionisti, depositanti, in ordine di rischiosità dei titoli).

Il burden sharing era una procedura esistente fino alla fine del 2015, prima che venisse introdotto il bail-in a livello europeo (applicato già a partire dalle 4 banche regionali). Le banche ancora solventi, non fallite, bocciate però negli stress test condotti da EBA (European Banking Authority) e BCE (Banca Centrale Europea), potevano utilizzare questa procedura, che prevede l'intervento dello Stato, preceduto però dalla riduzione del valore nominale delle azioni e delle obbligazioni subordinate (o della loro conversione in capitale).

Bene, e in sostanza – ti starai chiedendo – chi paga?

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Pantalone.

Pantalone, cioè lo Stato.

Pertanto lo stato interviene con soldi pubblici, evita che i correntisti siano colpiti (per evitare panico e corsa agli sportelli), e vengono colpiti anche i portatori di capitale più a rischio, ossia azionisti e obbligazionisti subordinati.

Il pericolo Bail In (salvataggio in capo ai risparmiatori della banca fallita) sembra quindi sventato dopo che gli altri stati hanno approfittato a lungo degli aiuti di stato negli anni precedenti, purchè venga limitato al minimo necessario, come recita una sentenza della Corte di Giustizia Europea relativamente al salvataggio di diversi istituti sloveni.



Un momento, ma lo stato siamo noi!



Perfetto, così pagano tutti i cittadini.
 
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COSA STANNO FACENDO PER USCIRE DAL DISASTRO?
Dopo tale intervento lo Stato avrà circa il 70% del capitale di MPS: lo Stato infatti attraverso il meccanismo di conversione delle obbligazioni investirà 6 miliardi, mentre i clienti al dettaglio potranno convertire ed uscire dal capitale.

Il bilancio della banca si è poi alleggerito di quasi un terzo, passando da asset totali di 240 miliardi a 160 miliardi.

Per risolvere il problema della liquidità, invece, si stima che la banca emetterà nuove obbligazioni per reperire liquidità per 15 miliardi, e lo Stato fungerà da garante.



Lo Stato, cioè tu e io,

stiamo garantendo il Monte dei Paschi,

per scelte fatte da privati.



Ossia lo stato rimborserà i soldi nel caso in cui la banca non riuscisse a restituire i prestiti. Di fatto il rating previsto per le obbligazioni sarà quello dello Stato quindi, decisamente superiore rispetto a quello di MPS. La prima tranche è di 2 miliardi circa, entro gennaio.

Pertanto la vicenda MPS, almeno per il momento, sembra concludersi con 2 soluzioni:

  • ricapitalizzazione precauzionale (burden sharing), con intervento dello Stato e coinvolgimento solo di azionisti e obbligazionisti subordinati. In particolare le obbligazioni cosiddette Tier 1 (detenute per lo più da investitori istituzionali) saranno convertite in azioni per il 75% del valore nominale; le obbligazioni cosiddette Tier 2 (sottoscritte da clientela retail) saranno convertite in azioni al 100% del valore nominale. Il governo, poi, potrebbe acquistare tali azioni dando in cambio obbligazioni non subordinate. Non è chiaro tuttavia il prezzo del riacquisto da parte del Tesoro, né il prezzo di conversione delle obbligazioni in azioni.

  • dal punto di vista della liquidità verranno emesse obbligazioni garantite dallo Stato, come già descritto.
Si registra comunque che in data 25 gennaio MPS ha emesso le prime obbligazioni garantite per un valore di 7 miliardi di euro: 3 miliardi con scadenza nel 2018 (durata 1 anno) con cedola 0,5% e 4 miliardi con scadenza nel 2020 (durata 3 anni) con cedola 0,75%.

E così, con una Banca d'Italia che vigilava sonnecchiando, un'opposizione politica che guardava altrove e una magistratura che dormiva per anni, alla fine la più prestigiosa Banca italiana verrà "risanata" da una delle più note maschere italiane: Pantalone.



MA NON ERA GIA' STATA RISANATA?
Abbiamo scritto questa lunga storia perché molti non sanno e tanti hanno la memoria corta.

La speranza è quella di non risentire dichiarazioni di questo tipo, come già accaduto un anno fa.

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Accadeva un anno fa: il Primo Ministro italiano stava facendo una cosa corretta e avveduta a fare una sollecitazione al pubblico risparmio a tutti gli italiani?

Noi, ovviamente, non abbiamo creduto alle promesse del Presidente del Consiglio italiano. Molti, purtroppo, con minori conoscenze delle nostre, sono stati distrutti. Sta di fatto che, in questi giorni, il Governo italiano, ha ritenuto di non avere soldi per un progetto di alfabetizzazione finanziaria del nostro Paese.

Forse, perché servirebbe anche ad alcuni nostri governanti.

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Fonte: rielaborazione Centro Studi WIN the BANK su dati Yahoo Finance



Chi dei nostri lettori avesse ascoltato le promesse del Presidente del Consiglio di uno dei principali Paesi europei, un Paese che aveva prima di entrare nell'Euro uno dei tassi più alti di ricchezza e risparmio privato, avrebbe perso il 73% del proprio capitale investito.

Il governo Gentiloni, dopo aver trovato 20 miliardi per il decreto "Salva Banche", non ha trovato un euro per il progetto di alfabetizzazione finanziaria della collettività.

Quella che paga il conto.



CONCLUSIONI
Questa storia è nota agli addetti ai lavori ma non al grande pubblico. L'abbiamo scritta perché riteniamo giusto che molti sappiano e altri ricordino, dato che la memoria è breve.

Dalla vergognosa vicenda del Monte dei Paschi di Siena comprendiamo diversi aspetti:

  • La mala gestione della banca, che ha portato al dissesto di un istituto storico;

  • La presenza dittatoriale dell'Europa, che detta regole e vieta gli aiuti di Stato, salvo ritrattare le condizioni in modo arbitrario e facendo differenze tra Paesi;

  • L'inutilità delle operazioni di finanza creativa, che servono solo per coprire e rimandare perdite;

  • L'immistione della politica che porta a scelte irrazionali e favoritismi;

  • Le gravissime responsabilità degli organismi di controllo.
Ma raccontare una storia serve poco, se non si prende spunto dagli errori del passato per non commetterli più in futuro.

Ah, ma perché tu cosa proponi?

Due cose.

La prima, di smetterla di dire alla gente le balle.

La più colossale, incredibile e monumentale di tutte è questa.



Non ci sono i soldi



Ma come, in pochi giorni si trovano 20 miliardi per il Decreto Salva Banche, cioè per salvare questi:

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"Denaro e Bellezza" nell'arte del Rinascimento fiorentino

E da mesi non si trovano i soldi per consentire una vita dignitosa a questi?

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I terremotati italiani del Centro Italia, in pieno inverno, mentre stiamo scrivendo, stanno ancora vivendo in situazioni disperate, al freddo.

E il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il giorno stesso delle nuove scosse, mentre quella gente era sotto la neve, andava ad omaggiare l'Unione Europea, dicendo che è sacro il controllo dei conti e il rigore nel pareggio di bilancio, cioè i dogmi del fallimentare pensiero unico neoliberista.

Ma di quali controlli e rigore parli, Sergio, visto ciò che è successo in Italia con la nostra Banca d'Italia?

La verità, che si deve dire alla gente, è che le banche, ogni giorno, creano denaro dal nulla, con un meccanismo detto di riserva frazionaria, che ha origine proprio in quel Rinascimento italiano che portò alla nascita – tutta italiana – dell'invenzione della banca.

Un'invenzione che, se bene controllata, consente – come ha consentito, per secoli – lo sviluppo della storia, della cultura, dell'arte, della scienza, della società.

Quindi, smettetela di dire le balle che "i soldi non ci sono".

Dite come stanno le cose: i soldi apparentemente non ci sono perché non abbiamo il controllo pubblico della moneta, e cioè la prima cosa che si deve chiedere, mandando all'aria il progetto illiberale, dittatoriale e non democratico alla base di questa Europa: la nostra Sovranità Monetaria.

La seconda cosa da fare è semplice.



O si nega che le banche abbiano anche una funzione sociale, o lo si ammette.

Dato che per noi – e per qualunque persona onesta – è così, allora ci vuole un controllo pubblico.

Il che significa dividere le banche in due tipi, come fece l'America per uscire dalla crisi di Borsa del 1929, e come più volte abbiamo raccontato su questo blog.

Da una parte le banche d'affari, quelle speculative, quelle dei derivati e degli swap, quelle della finanza creativa e della borsa. Dall'altro, le banche commerciali, quelle per la povera gente, per i prestiti alle famiglie e alle imprese.

Le prime siano pure a totale controllo privato, e giochino con le fusioni e la borsa. Le seconde, siano nuovamente a controllo pubblico, dato che con la pelle della gente non si gioca.

Si abbandoni per sempre il fallimentare progetto neoliberista, si ritorni a investire nell'economia, in quella vera fatta di piccole imprese, di agricoltura e aziende, di bulloni e merde di vacca nei campi. Sempre meglio le merde di vacca nei campi che i pezzi di merda nei mercati finanziari.

Quindi, gli amanti del liberismo e della finanza creativa si divertano pure a giocare in borsa.

Solo che, quando poi le cose andranno male, non si azzardino a chiedere l'aiuto di Pantalone.

Perché Pantalone, con licenza parlando, a quel punto risponderà
 

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