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L'economista Tito Boeri: "La manovra? Un intervento improvvisato, fa pensare a un Paese alla canna del gas"

di Ignazio Dessì
In conferenza stampa “i due premier”, Berlusconi e Tremonti, difendono la manovra sottolineando che la stessa taglia le spese inutili, "senza toccare le tasche degli italiani". Un numero di alta prestidigitazione difficile da realizzare sul palcoscenico italico. Così i dubbi su efficacia ed equità della "magia" restano. Adesso arriverà in Parlamento, sorretta dalla Lega ma bollata come “pasticcio” da Bersani, salvo maggiori approfondimenti. Etichettata come “insostenibile” da Regioni e Comuni e definita “arrabattata” da Guglielmo Epifani, perchè “chiede lacrime e sangue” solo a dipendenti e pensionati. Una manovra “improvvisata”, secondo l’economista Tito Boeri, docente alla Bocconi, già consulente del FMI, della Banca Mondiale, della Commissione Europea e dell'Ufficio Internazionale del Lavoro, raggiunto da Tiscali telefonicamente mentre si prepara a partire per Cagliari, dove il 29 presiederà la conferenza europea Productivity, Profits and Pay, organizzata dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti (ci si può iscrivere compilando il modulo di adesione).
Professore, mi sembra di capire che la manovra del governo non goda della sua fiducia.
“E’ una manovra che dà l’impressione di un Paese alla canna del gas; ci sono una serie di provvedimenti draconiani, utili a far cassa nel breve, ma destinati a non cambiare nulla, in sostanza, nel lungo periodo”.
Nonostante il pronunciamento positivo della Ue, non contiene quegli interventi strutturali capaci di metterci per il futuro al riparo dai pericoli da "contagio greco"?
“In effetti è questo il problema. La percezione del rischio, per l’Italia, è legata al medio-lungo periodo, cioè alla previsione di ciò che sarà il Paese nei prossimi 5-10 anni. Da questo punto di vista la manovra non fa nulla per affrontare i problemi di fondo dell’economia italiana. Se mi chiede cosa rimarrà di essa tra cinque anni, direi solo la chiusura delle finestre pensionistiche e forse, se non viene eliminata, la riduzione delle province”.
Alcuni, sottolineando che non contiene misure per lo sviluppo, hanno parlato di manovra "depressiva". Ci spiega perché?
“Ci sono interventi effettivamente molto forti, per esempio quello del congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici ai livelli del 2009. Tra il 2009 e il 2010 sono stati sottoscritti parecchi contratti nel pubblico impiego che prevedevano incrementi salariali. Per cui se la norma venisse confermata, quei contenuti contrattuali non verrebbero rispettati. Un’altra misura molto forte è il taglio dei trasferimenti agli enti locali per 13 miliardi, che non è poco. Ciò però non avviene alla luce di una revisione delle regole di funzionamento delle amministrazioni locali e, in tal modo, si rischia di spingerle a indebitarsi di più. Di sostituire, cioè, il debito statale con quello degli enti locali. Una scelta non certo oculata, perché il debito statale, almeno, è più facile da controllare”.
Regioni e Comuni dovranno tagliare i servizi e questo peserà sulle spalle dei cittadini. Qualcuno ha già detto che con questa manovra si toglie ai poveri per dare ai ricchi, perché, per esempio, (ancora una volta) non si colpiscono le grandi rendite finanziarie. Condivide questa lettura?
“Nei prossimi giorni sulla Voce.info (sito degli economisti indipendenti ndr) faremo una indagine dettagliata sugli effetti specifici della manovra, cercando di valutarne anche l’effetto distributivo. Come prima reazione, comunque, mi sentirei di dire che, certo, il taglio a Regioni e Comuni rischia di avere come primo effetto quello della riduzione dei servizi che oggi forniscono. Purtroppo in Italia non esiste un sistema di reddito minimo garantito, o l’assistenza sociale di ultima istanza gestita nazionalmente, quindi questi tagli rischiano di colpire proprio le persone che avrebbero più bisogno, cioè le più deboli”.
Cosa pensa dell’intervento sui dipendenti pubblici?
“Ritengo che non sia sbagliato intervenire sul pubblico impiego, perché quei dipendenti sono stati abbastanza risparmiati dalla crisi, mentre molti privati hanno perso addirittura il posto di lavoro. Chiedere un contributo anche a loro, quindi, mi sembra giusto. Però bisognava agire con attenzione, cercando di perseguire un disegno di riforma complessiva della PA. Per altro, questa, sembrava l’unica riforma avviata dal governo e, invece, mi sembra che sia stata ‘commissariata’, visto che la manovra ne abolisce alla fine tutti i cambiamenti”.
Epifani tuttavia ha sottolineato come, a fronte dei sacrifici chiesti ai dipendenti pubblici, per esempio al maestro da 1200 euro al mese, non si fa pagare nulla a chi ha rendite finanziarie, magari da un milione di euro. Non pensa ci sia poca equità fiscale e sociale (quella chiesta da Napolitano) in tutto questo?
“Sicuramente. Si poteva benissimo varare una riforma fiscale insieme alla manovra da 24 miliardi, cosa a cui io sono estremamente favorevole (l’ho scritto più volte), aumentando la tassazione delle rendite finanziarie. Inoltre, invece di introdurre una serie di balzelli improbabili, si potevano alzare le aliquote dell'Irpef più alte. Così si sarebbe rafforzata l’equità della manovra. Questo governo sembra ideologicamente contrario alle tasse, ma le introduce sotto mentite spoglie, col risultato di fare, alla fine, provvedimenti dispersivi, con effetto distributivo molto diverso da quello che si vorrebbe far credere”.
Lei rintrodurrebbe l’Ici, almeno per i redditi alti, ovvero oltre un certo ammontare?
“Assolutamente sì. Penso sarebbe una misura coerente con il disegno di federalismo fiscale che il governo dice di voler perseguire. E’ qualcosa che dà autonomia impositiva ai comuni ed è l’unica tassa sui patrimoni che c’è oggi in Italia. Direi inoltre che, a fronte di questo, sarebbe indispensabile ridurre la tassazione del lavoro che oggi è altissima”.
Come vede l’intervento sulle "case fantasma", con estensione agli immobili su cui sono state effettuate variazioni e ampliamenti non denunciati al Fisco? Lo considera una sanatoria mascherata o cosa?
“Sì, in pratica è una nuova forma di condono, un nuovo modo di premiare chi non ha rispettato le regole, chi ha violato la legge. Forse ci saranno altri decreti legati a questo che ne regoleranno gli effetti, ma, di fatto, si sta mettendo in piedi un condono con un preciso contenuto fiscale ed edilizio”.
In chiusura, qual è la misura pregnante che lei, a differenza del governo, avrebbe adottato per mettere l’Italia in una posizione di sicurezza, anche agli occhi della Unione Europea?
“Dicevo prima che mi sembra giusto essere intervenuti sul pubblico impiego, contenendo la crescita delle remunerazioni. Sarebbe stato opportuno però lasciare lo spazio per la concessione, a partire dei livelli più bassi, di premi al merito, valorizzando i dipendenti migliori. Sulle pensioni ritengo che la scelta dovrebbe essere quella della flessibilità. Consentire cioè ai lavoratori di andare in pensione quando lo ritengono, ma con accorgimenti che penalizzino quelli cha vanno via prima e premino quelli che vanno dopo. Sarebbe anche giusto rivedere i meccanismi di indicizzazione delle pensioni, perché i pensionati (soprattutto quelli che godono di pensioni alte) devono partecipare alla vita del Paese e, quindi, quando l’economia va bene, avere degli incrementi più alti, e, quando va male, partecipare come gli altri alla situazione di difficoltà. Bisognerebbe poi, come fatto in altri Paesi, indicizzare le pensioni all’andamento del montante contributivo, che poi è la base su cui si calcolano”.
E circa gli enti inutili e i costi per il loro mantenimento?
“Aboliamo quelli che non servono, ma, nell’agire sugli enti inutili, il governo dovrebbe adottare più trasparenza. Bisognerebbe fare, prima di tutto, un elenco individuando quali eliminare, all’interno - anche qui - di un disegno complessivo. Alcuni degli enti finiti sotto la mannaia, infatti, sembra fossero semplicemente indigesti ad alcuni ministri. E simili soluzioni estemporanee hanno pochi effetti sui costi, perché il personale di questi enti è destinato solo ad essere trasferito ad altri ministeri”.
Nient’altro?
“C’erano riforme importanti da fare anche in tema di mercato del lavoro, riforme a costo zero che avrebbero permesso di ampliare le entrate, Poi io sarei andato molto più a fondo sulla abolizione delle province (Idea che ultimamente piace molto ai finiani ndr). In un contesto come questo si poteva fare di più. Qualcosa di più incisivo si poteva fare infine anche riguardo ai costi della politica. Prima di tutto, piuttosto che tagliare in modo estemporaneo le retribuzioni dei parlamentari, si potevano tagliare le poltrone... di almeno la metà”.
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gasto

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Websim - 31/05/2010 16:54:39
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Landi Renzo (LR.MI) si mette in mostra con un guadagno in chiusura del 5,6% a 2,98 euro. Il disastro ecologico nel golfo del Messico potrebbe accelerare l'approvazione di nuove norme sull'utilizzo di gas naturale per incentivare l'utilizzo di fonte alternative per autotrasporto.

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olly®

DIO E'DONNA!!!
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Sera rinfrociti!!!:D:D
 

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