Polizze-vita: la miglior difesa è la fuga (Beppe Scienza)

giuseppe.d'orta

Forumer storico
La miglior difesa è la fuga

L'ultimo rapporto realizzato da Fitch-Ibca rating, Banca Steinhauslin e Landi & Partners (http://www.steinonline.it/news/newshome.htm), basato sui risultati semestrali di bilancio delle Compagnie di Assicurazione italiane quotate in borsa, ha espresso un giudizio positivo sulla loro solidità finanziaria e capacità di onorare le polizze. Sono state classificate Compagnie in grado di garantire una sicurezza ottimale ai propri assicurati: Generali, RAS, Alleanza, INA, Unipol, Fideuram. Molto soddisfacente è stato il giudizio dato a Fondiaria, SAI, Toro, Cattolica e Bayerische. Soddisfacente invece per Milano, Vittoria, Allianz Subalpina. Accettabile è stato giudicato il tasso di solvibilità per Italiana, Compagnia controllata da Reale Mutua.

Nonostante questa analisi positiva ogni volta che si affrontano le tematiche del rischio d'insolvenza e del margine di solvibilità delle imprese assicuratrici operanti in Italia, sembra quasi - a giudicare dalle reazioni degli interlocutori, quali che essi siano - di fare discorsi accademici, di ben poca attualità. Il Fondo di garanzie per le imprese che operano nel ramo vita è rimasto lettera morta da qualche anno e dopo tante proposte nessuna impresa si è impegnata in tal senso.

Senza arrivare a pronosticare casi clamorosi di defaillance, rimangono ai più ignote le capacità delle compagnie di far fronte ai propri impegni nei confronti degli assicurati e dei terzi.

La stessa Isvap, l’Istituto di controllo sull’operato delle imprese di assicurazione, pur consapevole che alcune imprese presentano margini di solvibilità insufficienti preferisce non informare il mercato della situazione.

Come possono "difendersi" i risparmiatori che spesso affidano i loro risparmi a compagnie vita per lunghi periodi ? Bloomberg Investimenti lo ha chiesto a Beppe Scienza (http://www2.dm.unito.it/paginepersonali/scienza/), professore di matematica all’Università di Torino, autore fra l’altro di un libro (Il risparmio tradito) che ha suscitato molte polemiche per dure critiche al risparmio gestito e alla previdenza integrativa che contiene.

Come giudica questa situazione?

Non mi stupisce affatto che gli assicuratori italiani non gradiscano che si sollevi il problema, in realtà serissimo. L’immeritato successo della previdenza integrativa si basa su un cumulo di frottole. La prima di queste è la pretesa sicurezza che offrirebbero tali formule. Questa sicurezza è solo sulla carta. Assai più valide sono invece le garanzie offerte dal sistema previdenziale pubblico, oggetto di continue critiche infondate e chiaramente interessate.

Non ritiene quindi affidabile l'ultimo rapporto di Fitch-Ibca Rating, Banca Steinhauslin e Landi & Partners ?

Quella che conta, per i moltissimi malcapitati clienti delle compagnie d’assicurazione è la loro solidità finanziaria fra 10-20 anni. E previsioni a così lungo termine non possono basarsi sulle relazioni semestrali dell’una o dell’altra società. Comunque il problema a monte è un altro.

E quale sarebbe?

Il fatto che le diverse polizze vita rivalutabili, che da alcuni lustri vengono rifilate agli italiani, sono scelte autolesioniste anche a prescindere dai rischi d’insolvenza delle compagnie di assicurazioni. Certo che c’è il rischio che alcune vadano a gambe all’aria, anche se non a breve termine, proprio ora che incassano in premi molto più di quanto debbano sborsare.

Ma su cosa si basa un giudizio così drastico?

Basta fare quattro conti e si vede come le polizze rivalutabili, che spesso di assicurativo hanno poco o niente, comunque conducono strutturalmente a ottenere mediamente meno che investendo direttamente negli stessi mercati dove vengono messi i soldi dalle compagnie d’assicurazione.
Non parliamo poi di formule dalla trasparenza zero, quale le polizze index-linked, o di certe polizze unit-linked senza capitale garantito crollate verso la metà del loro valore iniziale.

Lei però è alquanto isolato in tali critiche alla previdenza privata…

In Italia sicuramente sì, basta però sfogliare testate internazionalmente autorevoli, come il tedesco Der Spiegel, per trovare ripetute denuncie dei rischi della previdenza privata: si veda per es. il servizio di Christoph Pauly sul n. 30 del 22-7-2002 a pagg. 72-74 ("Costruita sulla sabbia").

Come possono quindi "difendersi" i risparmiatori che spesso affidano i loro risparmi a compagnie vita per lunghi periodi?

In concreto bisogna esaminare i singoli contratti e le singole situazioni fiscali. Il linea di principio però la migliore difesa è la stessa da adottare per i fondi comuni. Scappare via in fretta, riscattando le polizze, e riprendere così il controllo dei propri risparmi.
 
Non sono drastico al 100% come Beppe Scienza, si deve comunque valutare singolarmente, ma nella stragrande maggioranza dei casi il riscatto è la strada migliore.
 
Scienza è forse l'unico che presenta in modo oggettivo i rischi. Personalmente sarei anche più drastico. L'unico vero vantaggio delle polizze, se può esserci, è il risparmio fiscale. Questo viene in gran parte eroso però dalle spese che da noi sono le più alte in Europa, gestioni poco trasparenti, retrocessioni troppo basse ...
Poi...quante Argentina-bonds sono nei portafoglio di queste compagnie, oppure le Corporate-bonds?
Sarà interessante vedere tra qualche mese i rendimenti del 2002 di queste polizze...
saluti
sergio
 
Voltaire ha scritto:
sama2 ha scritto:
Sarà interessante vedere tra qualche mese i rendimenti del 2002 di queste polizze


Rendimenti che sono calcolati in base al costo storico, altro aspetto che pochi sottoscrittori sanno.


Dove posso approfondire,grazie? A dicembre la tredicesima è sempre andata lì,quella mia e quella di mia moglie.Ora,se mi dite che è meglio riscattare perchè altrimenti alla fine avrò brutte sorprese,è il caso di informarsi un po' e decidere.
Ciao e grazie
hig
 
Come detto, la decisione deve essere presa dopo aver valutato le specifiche caratteristiche del prodotto che si è sottoscritto.

Beppe Scienza è più drastico di me ed affrma di eliminare tutto, ma credo sia meglio esprimere pareri solo dopo aver analizzato la singola polizza, la sua struttura ed i suoi costi.
 
Grazie Voltaire ,io innanzitutto vorrei capire questa storia dei rendimenti calcolati sul costo storico.Tu stesso scrivi che pochi lo sanno e io sono uno di questi. Però faccio un tentativo. :) Vuol forse dire ,in soldoni ,che se io dò all'assicurazione le famose 2.500.000 lire all'anno,la compagnia toglie la sua provvigione e le tasse e dà l'interesse su quel che resta ?
Oppure la questione è più complessa?
 
hig ha scritto:
io dò all'assicurazione le famose 2.500.000 lire all'anno,la compagnia toglie la sua provvigione e le tasse e dà l'interesse su quel che resta ?


Anche tale aspetto è vero: soprattutto i premi iniziali servono quasi esclusivamente a pagare i caricamenti, vale a dire spese e provvigioni.

Rendimenti calcolati sul costo storico (prezzo di acquisto) vuol dire che la percentuale di rendimento viene basata sul costo di carico e non sull'ultimo rendiconto annuale.

Pertanto, se leggi di un fondo comun e che nel 2001 ha reso il 6% vuol dire che tra il valore della quota (e, quindi, dei titoli contenuti nel fondo) al 1/1/01 ed il valore al 31/12/01 intercorre il 6%.

I rendiconti delle gestioni assicurative, invece, prendono in considerazione il costo di acquisto dei singoli titoli, e non il loro valore al 1/1.
 

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