POTETE USCIRE MA NON DOVETE USCIRE, PERCHE' SE USCITE QUANDO POTETE USCIRE, POI E' COLPA VOSTRA SE NON VI PERMETTIAMO PIU' DI POTER USCIRE (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Gli ultimi colpi di scena sono stati:


  • un voto 57 a 43, con sette repubblicani che hanno saltato la quaglia, per chiamare nuovi testimoni;

  • la minaccia del team di legali di Trump di chiamare, a questo punto TUTTI come testimoni, con il rischio di trovarsi centinaia, se non migliaia, di persone a parlare in aula;

  • la minaccia di portare le stesse identiche accuse contro la speaker della Camera Nancy Pelosi, con ottime possibilità di vincere.

I “Traditori” repubblicani sono stati i senatori:

Collins, Murkowski, Romney, Sasse, Cassidy, Toomey, Burr.

Comunque questa decisione aiuterà anche il processo di “Riunione” di Biden, perchè viene a cadere una delle questioni più divisive negli USA.


Questo significa che, potenzialmente, Trump potrà ripresentarsi alle prossime elezioni come candidato,
prima alle primarie e poi alle presidenziali, se vincerà.

La scelta democratica può anche vista come un’astuzia per dividere i repubblicani,
anche perchè ben sette repubblicani hanno votato contro Trump, e quindi il partito è oggettivamente diviso.


Donald Trump può preparare la propria rivalsa.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Se un governo equilibrato è un governo che scontenta tutti, allora quello Draghi è riuscito abbastanza bene. A parte qualche singola figura ben pochi hanno gioito per il nuovo governo.


Una cosa è sicura: non è il governo “Dei Migliori” non è tale, anche per la presenza di alcuni ministri politicamente segnati.

Diciamo che è un governo politico, che comunque ha fatto qualche passo avanti rispetto al Conte II.


Ora alcuni pareri, puramente personali, per i quali ho atteso 24 ore per far decantare la situazione:

COSA FUNZIONA:

il fatto che non ci sono più


Conte,

il “Competente ” Gualtieri,

Azzolina e Bonafede.

Quattro personaggi che, per motivi diversi, avevano fatto toccare il fondo alla politica italiana.

Conte con la sua arroganza (ricordiamo le conferenze stampa con due ore di ritardo)
e la sua falsità rimarrà alla storia come uno dei peggiori PdC.

Amato solo a Palazzo Chigi, per i lauti aumenti concessi.

Il “Diversamente competente” Gualtieri, che sarebbe stato meglio sostituire con una messaggeria da Bruxelles.

Bonafede che è riuscito a far cadere il governo perchè in due anni non è stato in grado di predisporre una riforma della giustizia accettabile per il parlamento.

La Azzolina.. Basta il nome. Alcune figure politiche imbarazzanti se ne sono andate.


COSA NON FUNZIONA:

quello che è rimasto del vecchio governo, per incominciare.


Di Maio è il male minore, anche perchè il vero ministro degli esteri è Draghi, che, non ha caso,
non ha assegnato a nessuno il ministero degli Affari Europei, di cui per ora mantiene l’interim.
Al massimo il pentastellato farà un po’ di Public Relations.

I problemi sono gli altri due.

Speranza ha clamorosamente fallito come ministro.
Ha sbagliato tutto, le chiusure, le aperture, la formazione del Comitato Tecnico Scientifico,
tanto che è stato interrogato dalla procura di Bergamo per la mancanza del piano pandemico.

La Lamorgese ha fallito completamente nella politica migratori, lo ha ammesso lei stessa, eppure è ancora li.




CHI VINCE:

LEU- il fatto che una persona come Speranza sia ancora ministro è una vittoria enorme.

Partito Democratico: più che come ministri per i “Tecnici”, tra cui il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che è uomo di Prodi.

M5s (Una fetta) la fetta di potere del M5s, quella che avrebbe votato anche Satana pur di restare al potere, ha piazzato la sua manciata di uomini;


GLI ALTRI.


Lega: Piazza tre uomini anche in posizioni interessanti, ma mezza Lega è arrabbiata, giustamente.
Proprio la parte sovranista, quella più sacrificata, quella che più ha aiutato a mantenerla a galla, esce male.
Manca il riconoscimento del ruolo.


Forza Italia. I ministri scelti in Forza Italia sembrano selezionati per far rompere con il Centro-Destra.
Solo la Gelmini è una vera “Centristi”,
come mai manca un riconoscimento a Tajani, o a un suo uomo, che così tanto si è battuto per giungere a questa situazione?



Il Movimento Cinque Stelle (parziale). Vedremo cosa salterà fuori dalla guerra intestina nel Movimento, se ci sarà una scissione e quanto grande.
Non è detto che gli scissionisti seguano un Di Battista sempre più amletico e isolato.


Ascolteremo il discorso al Senato con attenzione,
e magari la squadra sarà completata in modo migliore, ma ora non è più tecnico.

Ora è politico, la verginità è persa.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Come si fa a lasciare dei dementi simili a fare i consulenti ad un ministro inetto ?
Lo sappiamo tutti che questo è il periodo per l'influenza, ma essere ancora qui
a terrorizzare al gente..........eh già ma il signore il suo lauto stipendi ce l'ha
e l'ha avuto certo ed assicurato. COGLIONE.


Potrebbe ritornare in Italia lo spettro di un nuovo lockdown?

A quanto pare è una possibilità.

Il consigliere del Ministro della Salute Walter Ricciardi potrebbe già chiedere a Roberto Speranza che si richiuda nuovamente il Paese nel corso della prossima settimana.

Una richiesta quella di Ricciardi volta a rivedere la strategia per meglio contrastare il virus e che secondo il consulente sarebbe stata “inefficace”.


È “urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus Sars Cov 2:
è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato,
che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata”.

Ad ANSA ha lanciato un allarme chiedendo che vengano rafforzate le misure per il contrasto della pandemia.


Secondo il consulente del Ministro della Salute le misure finora messe in atto non sarebbero state sufficientemente efficaci.

Inoltre Ricciardi non ha mancato di evidenziare come le attività, nelle quali il rischio di assembramento è alto, dovrebbero essere tenute chiuse.


Ricciardi ha poi puntualizzato ricordando come la nuova variante covid proveniente dall’Inghilterra sia riuscita a giungere in Europa:

Non dimentichiamo che la variante inglese è giunta in Europa proprio passando per gli impianti di risalita in Svizzera.


Ricciardi ha infine aggiunto che è evidente a questo punto che:
“la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mussolini arrivò al potere, a ottobre del 1922, dopo una “sceneggiata” chiamata Marcia su Roma
in cui tutti i partiti e tutte le istituzioni della Repubblica erano d’accordo,
dai massoni al Re, dai liberali ai popolari, dalle questure ai militari.


Tutti?

No, tranne i socialisti e i comunisti, che rappresentavano il vero obiettivo da contrastare del neonato governo.

Che fu la ragione per cui Mussolini fu sostenuto non solo dalla borghesia e dalla massoneria italiana, ma anche dai servizi di intelligence inglesi.

Ricordiamo che lui – a differenza dei tecnici di oggi – era entrato regolarmente in Parlamento, votato,
l’anno prima grazie all’apertura fattagli da Giolitti che per le elezioni del 1921,
pensando di controllare i Fasci, gli propose di entrare nei “Blocchi nazionali” insieme alle liste liberali.


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Draghi arriva al potere, a febbraio 2021, dopo una sceneggiata messa in atto da Renzi
e un golpe mondiale chiamato Covid – Certificate of Vaccination Identity Digitalization –
per l’ennesimo governo “tecnico” cioè non eletto (Monti, Letta, Gentiloni, Conte bis)
in cui tutti si sono trovati d’accordo, dai partiti al deep state, dai massoni al Presidente della Repubblica, da Forza Italia al PD.


Tutti?

No, tranne i sovranisti che rappresentano il vero obiettivo da contrastare,
la vera ragione per cui Draghi ha trovato sostegno non solo dagli industriali e dalla massoneria italiana,
ma anche da quella internazionale e dalle loro cancellerie.



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I sovranisti sempre più spaccati così come i comunisti di allora sempre più divisi.


Allora Mussolini – dopo il golpe della Marcia su Roma – formò una squadra di ministri composta da :

3 fascisti (Giustizia, Finanze, Terre Liberate),

2 popolari (Tesoro e Lavoro),

2 militari (Guerra e Marina),

2 democratici (Lavori Pubblici e dell’Industria e del Commercio,

1 nazionalista (Colonie),

1 demosociale (Poste),

1 liberale (Agricoltura),

1 indipendente (Istruzione: Giovanni Gentili).


Ma nel 1924 andò ad elezioni, nel tentativo di normalizzare e parlamentarizzare il fascismo.


Draghi forma una squadra il cui unico collante è sconfiggere il sovranismo e traghettarci nel grande reset,
a giudicare da Colao, ex presidente di Vodafone e componente del Comitato tecnico scientifico
(che si era distinto per la visione futurista dell’iniezione a distanza), messo a Ministro della transizione digitale.

Per il resto ci sono tanti “tecnici” cioè collaboratori della finanza,
tra cui all’Economia il Direttore della Ragioneria dello Stato, Daniele Franco,
il relatore della famosa letterina inviata da Draghi da presidente della BCE per il “golpe” a Berlusconi
con grande clamore e proteste dell’allora onorevole Brunetta, accontentato oggi con un ministero alla Pubblica amministrazione.



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Cadono come macigni sulla testa degli elettori la riconferma della Lamorgese – quella del toto immigrazione clandestina – a ministro dell’Interno,
quando nel 2017 avevano vinto Lega e M5S proprio per il loro programma di fermare l’immigrazione clandestina.

E Speranza e Di Maio che ci fanno nel consiglio del “supercompetente” Draghi?

Speranza il non dottore alla Sanità per continuare la linea dell’OMS, Bill Gates, Rockefeller Foundation e World Economic Forum
nella gestione del covid in versione Great Reset,

e Di Maio il non laureato che non conosce le lingue e che non ha vissuto altrove che in Italia nella sua provincia prima di andare a Roma,
utile fantoccio pro Via della Seta, e pro Cina-Huawei agli Esteri. Giorgetti, allo Sviluppo economico,
è stato premiato per avere “suo malgrado” proposto in Parlamento il pareggio di bilancio?




A quali massonerie sta rendendo conto?


Dal 2011 noi non abbiamo più un governo espressione del voto dei cittadini.

Tranne che per un fugace anno, ci ritroviamo costantemente con un regime autoritario chiamato “tecnico”.


Almeno Mussolini dopo due anni dalla presa del potere ebbe la decenza di organizzare delle elezioni il 6 aprile del 1924,
dopo avere varato una nuova legge elettorale (legge Acerbo, maggioritario a collegio unico nazionale),
per garantire all’opposizione di non volere abolire il parlamento.


Non come oggi che si sente continuamente parlare, per bocca di eminenti “democratici” “del rischio delle urne”,
visto che vincerebbe chiunque portasse avanti idee “sovraniste”, al momento poco o niente rappresentate nell’arco dei partiti parlamentari
(soprattutto dopo questa mossa: la Meloni, santificata dall’Aspen Institute, e favorevolissima al toto vaccini, è chiaro che è diventata l’opposizione controllata).


Contrariamente a Mussolini, i “tecnici”, tranne “incidenti”, non hanno alcuna intenzione di farci andare alle urne,
e anche quando ci andassimo, come nel 2018 – dopo ben sette anni – gli intrighi di palazzo
farebbero in modo di scongiurare lo “spettro” del sovranismo con lo scivolamento verso il tecnico
grazie alla “rotella” di scorrimento dei piddini che hanno inglobato gli ex sovranisti grillini
– stritolandoli, come previsto – e che faranno fare la stessa fine alla Lega,
se non fa un passo indietro, cosa che purtroppo non farà.


All’epoca di Mussolini, il grande pericolo era lo spettro del bolscievismo che in Italia organizzava picchetti e scioperi generali e guerriglie,
e che in Russia arrivò ai massacri dei Romanov e dei Kulaki, proprietari fondiari che non vollero adeguarsi alla cancellazione della proprietà privata, e ai gulag.



Oggigiorno il “grande pericolo” invece è :

chi rivendica gli articoli della Costituzione, e la sovranità,

chi pretende i legittimi diritti umani, sempre più smantellati,

chi non vuole perdere il lavoro né la casa,

chi rifiuta “i campi” da quarantena, la malasanità,

chi ripudia la propaganda in atto,

chi, infine, non vuole finire come i Kulaki.



Mussolini aveva già pronta una rosa di ministri prima che venisse travolto dal delitto Matteotti (10 giugno 1924)
organizzato da alcuni gerarchi fascisti, per lo più massoni e affaristi,
probabilmente bonificati dalla Sinclair Oil che era una filiale della Standard Oil (Rockefeller).


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Tale delitto fu fatto sia per evitare che uscissero i nomi dei corrotti, che il deputato socialista avrebbe fatto al parlamento,
sia per incolpare del delitto Mussolini onde uccidere sul nascere, una volta per tutte, qualsiasi velleità di governo da “compromesso storico” ante litteram,
se è vero che i candidati non fascisti che aveva in mente per il suo nuovo governo con le opposizioni era costituito da:


“Giovanni Amendola, liberale, Pubblica Istruzione;
Ludovico D’Aragona, socialista, segretario CGIL, Lavoro;
Bruno Buozzi, socialista, segretario Fiom, o Gino Baldesi, sindacalista socialista, Ministero tecnico;
Giulio Casalini, medico socialista, Sanità,
Ivanoe Bonomi, liberale e Emilio Caldara, ex sindaco socialista di Milano, Finanza e Tesoro;
Rinaldo Rigola, sindacalista socialista, Ministero senza portafogli”.


E poi gli eventuali sottosegretari:


“Argentina Altobelli, organizzatrice lavoratrici nei capi, Agricoltura,
Ettore Reina, insegnante socialista, istruzione popolare,
Felice Quaglino, sindacato muratori, Lavoro italiano all’estero,
Ludovico Caldara, socialista genovese, organizzazioni portuali.”


Si noti come in questo governo che non fu, prima della svolta alla dittatura,
ogni Ministro, compresi quelli dell’opposizione, ha la competenza nella vita
per la quale viene chiamato a dirigere il suo settore, a livello nazionale.

Non come Spadafora, per dirne uno tra tanti – che congedandosi da Ministro dello Sport, ha dichiarato: “Non conoscevo questo mondo.”


Oggi in un contesto di regime autoritario a tutti gli effetti, con tanto di coprifuoco, di multe, i suoi divieti assurdi eccetera
che riecheggiano quel regime, siamo in una sorta di fascismo chiamato “governo tecnico”,
di cui si ha persino l’ardire di chiamare dubitativamente “politico” e il cui precipuo scopo
è quello di annientare qualsiasi residuo di sovranismo, unico vero ultimo ostacolo
nell’autostrada che va dritto al grande reset, quello che sta provocando la perdita nel mondo di decine di milioni di posti di lavoro.



Il regime autoritario fascista, in cambio, realizzò un ampio programma tutto incentrato sul lavoro.


Se il buongiorno si vede dal mattino, si è visto che il tunnel è ancora lungo,
poiché è crollata qualsiasi speranza di deviare dal selciato,
e oggi si è capito definitivamente, dalla rosa di personaggi che Draghi ha messo al governo,
che è stato chiamato non solo per il Recovery Fund, ma anche per il Mes,
non certo per salvare il paese, ma per passare a “raccolta”,
non solo per “fare debito”, ma per fare il commissario liquidatore, e liquidandoci,
passare al grande reset, digitalizzazione totale, niente sport, turismo sotto controllo delle grandi piattaforme digitali e cultura a Franceschini.


Esproprio di tutto il patrimonio pubblico e privato, azzeramento dei risparmi
“in cambio” di un reddito universale accordato unicamente sotto forma digitale con patentino digitale,
app digitale eventualmente sensore sotto pelle digitale connesso al cloud di MSN (vedasi il sensore brevettato da Microsoft).


Commerci e imprese fallite, in cambio del via libera delle cavallette che si nascondono dietro ai proprietari delle multinazionali,
che potranno spadroneggiare con il “supermercato diffuso” nei nostri bellissimi borghi storici la cui entrata sarà sottoposta a patentino digitale.



C’è qualcuno?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il coglione rosso colpisce ancora .........e l'informazione supporta la decisione.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un provvedimento
che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021,
data di scadenza del DPCM 14 gennaio 2021.


Il provvedimento, spiega una nota, «tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanita».

I governatori delle regioni interessate avevano già firmato le ordinanze di riapertura degli impianti,
la macchina si era rimessa in moto. ma la decisione di stasera blocca tutto.

La decisione di riaprire, era tornata in forse ieri, sabato, quando, in seguito alla risalita della curva epidemiologica,
il ministro della Salute Speranza ha chiesto un parere al Comitato tecnico scientifico.

Dopodiché si sarebbe consultato con la neoministra per gli affari regionali Mariastella Gelmini
per valutare la convocazione delle regioni ed eventualmente prorogare il divieto.

Il parere negativo del Cts è arrivato.

Nel documento, gli scienziati rimettono la decisione alla politica ma fanno notare che,
alla luce delle «mutate condizioni epidemiologiche» dovute «alla diffusa circolazione delle varianti virali del virus SARS-CoV-2»,
non ci sono le condizioni «per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale».

Il Cts ricorda che nella seduta del 4 febbraio aveva espresso parere favorevole alla riapertura degli impianti
«con la richiesta di alcune limitazioni ed osservazioni per rendere attuabile il protocollo di sicurezza proposto».

Ma aggiunge che «il contesto epidemiologico rimane un presupposto fondamentale»
e che «ogni azione di rilascio va valutata con cautela rispetto al possibile impatto».

Il problema è che nelle zone gialle, sottolinea il Cts, le misure previste per le zone gialle
non determinano sensibili riduzioni nella capacità di trasmissione del virus.


A differenza di quelle arancioni e rosse.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Poverino, lui pensa di recuperare consensi, ma così si è scavato la fossa.



Quando era ministro del governo Berlusconi, Mara Carfagna era guardata con sufficienza se non con ostilità.

Bersaglio di battute e gossip esibiti persino nei comizi, col popolo progressista plaudente.

Eravamo nel lontano 2009.

Ma sono cose note e arcinote alle cronache politiche italiane.

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Adesso, è tutta un’altra musica.

Carfagna non è più l’ex velina, si è via via data una veste più istituzionale,
è vicepresidente della Camera, ha abbandonato toni e atteggiamenti da fedelissima di Berlusconi che aveva ai tempi del Pdl.

In particolare la sinistra ha cominciato ad apprezzarla quando lei ha contestato il centrodestra a trazione salviniana.

Con Renato Brunetta, disertò la grande manifestazione di piazza dell’ottobre 2019 a San Giovanni.
Disse che si sarebbe trovata a disagio in mezzo a quelli di CasaPound.

Da quel momento, Carfagna per la sinistra è diventata l’eroina dell’antisovranismo.



Lei ha sapientemente costruito una nuova immagine fondandosi sui distinguo:
il centrodestra – ha ripetuto più volte – non può limitarsi a inveire contro gli immigrati.

E ogni volta che parlava così guadagnava punti nel fronte avversario.

Fino a coronare con successo l’operazione, criticando il congresso delle famiglie a Verona.

Ha persino detto che nel manifesto delle Sardine c’era qualcosa di condivisibile.



Tutti si aspettavano lo strappo.

Limitandosi a battezzare una fondazione, “Voce libera”, punto di riferimento degli europeisti e liberali azzurri.


Mara Carfagna non vorrebbe confondersi con la destra. Afferma "lei è liberale, moderata e riformista".
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Ma lo è sempre stata?

Diciamo che la veste moderata l’ha indossata negli ultimi tempi.

Lei stessa infatti raccontava, quando era ministra delle Pari opportunità, nel 2008, che da ragazza votava Msi.

E già, proprio la fiamma degli eredi di salò che ora sembra procurarle tanta allergia.


Adesso che Mario Draghi l’ha scelta come ministro per il Sud a sinistra è tutto un compiacimento.

Tutto un rinfacciare a Zingaretti che Silvio Berlusconi ha fatto meglio di lui.

Concita De Gregorio scrive su Instagram:

“Qui si osserva che la più a sinistra in questo governo è Mara Carfagna (e che le donne le porta Silvio)”.

E Guia Soncini su Linkiesta ironizza:

“Per fortuna non siamo rimasti senza donne di sinistra al governo.
Per fortuna una c’è. Mara Carfagna.
Meno male che Silvio, presidente onorario di Se non ora quando, c’è
”.


Ma Silvio voleva Anna Maria Bernini e non la Carfagna, scelta direttamente da Draghi. Dettagli.


Repubblica, poi, è addirittura entusiasta:

“Era con un piede fuori da Forza Italia. È entrata con tutto il suo peso politico anti sovranista nel governo di Mario Draghi.
Per Mara Carfagna il coronamento di una carriera costruita in costante crescendo, passo dopo passo.
Da oggi la deputata salernitana, alla Camera dal 2006, 45 anni, sarà la ministra per il Sud e la Coesione sociale.
Il dicastero centralissimo guidato fino a ieri da Giuseppe Provenzano.
Donna (tra le poche di questo governo) e meridionale (altrettanto poche)”.


La sentinella anti-Salvini, donna, di sinistra ma eletta a destra.

Zingaretti incassa.

E Berlusconi pure…i calcinkulo.
 

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