Duel
Forumer attivo
6.8.07 - 08:33
Preparate le scialuppe, il mercato ha una falla
Dopo tre settimane di correzione le borse mondiali si trovano alle prese con il più forte storno da 5 anni a questa parte: già abbastanza per dire che questa non è una correzione come le altre.
Finalmente anche dalla carta stampata è venuto nel week end qualche segnale di comprensione della portata della svolta intrapresa dalle borse nelle ultime tre settimane. Ma un vero allarme, c’è da scommettere, sarà lanciato ai piccoli investitori solo quando sarà troppo tardi, quando il male sarà ormai conclamato.
I guru, le case d’affari, le grandi firme dei maggiori quotidiani probabilmente continueranno ancora per un po’ a buttare acqua sul fuoco, a riportare i pareri, talvolta anche autorevoli, di coloro che vedono il pericolo circoscritto e le borse capaci di assorbirlo. Un po’ come nel marzo 2000. Con la differenza che allora il credo propinato era più o meno questo: Internet ha cambiato tutto e rende ragionevoli anche valutazioni di borsa che non lo sarebbero in altre condizioni; il mondo intero è cambiato. Mentre oggi si sente ripetere che con la crescita esplosiva della Cina e dei Paesi emergenti l’economia mondiale non corre rischi. Balle. Per le borse tutto questo è solo un corollario. Gli Usa sono ancora il solo e unico barometro da cui dipendono i listini di tutto il mondo.
Nelle colonne di un’altra rubrica di questo sito (vedi Black Box del 2 agosto – Un rimbalzino da cogliere al volo) ho reso esplicita la visione su quale debba essere a mio avviso il comportamento da tenere nell’attuale fase di mercato: starne fuori per almeno due mesi.
Cosa abbiamo davanti? Innanzitutto i volumi agostani non daranno una mano, rendendo ancora più estremi gli scossoni del mercato. Sussulti che non mancheranno, in una direzione e nell’altra. Questo vuol dire che vedremo anche dei bei rimbalzi, ma proprio perché rimbalzi questi saranno solo temporanee prese d’ossigeno nelle giornate in cui il flusso d’informazioni non fornirà nuove indicazioni da bollettino di guerra. Per il resto rimanere investiti nell’azionario nelle prossime settimane potrebbe voler dire prepararsi a non poter togliere gli occhi dal monitor neppure per espletare i bisogni fisiologici. Ogni notizia di un fondo che dovesse saltare, di ogni grande banca che darà un aggiornamento sullo stato dei suoi investimenti, darà una spallata agli indici. Nelle ultime due settimane ai problemi annunciati dalle società immobiliari Usa (American Home e Countrywide su tutte) sono seguite correzioni di circa un punto percentuale. Venerdì, quando il mercato si è concentrato sui problemi di Bear Stearns i ribassi negli Stati Uniti hanno superato i due punti percentuali. E questo è destinato a essere il copione anche per le prossime settimane. Bear Stearns, che ha già visto azzerarsi il valore di due suoi fondi hedge e che stanotte ha annunciato le dimissioni di uno dei suoi condirettori, era la più esposta tra le grandi banche d’affari ai titoli originati da mutui subprime. Ma Lehman, Jp Morgan, Goldman o Morgan Stanley dubito ne siano scariche se perfino la minuscola banca tedesca Ikb aveva un’esposizione di oltre 17 miliardi di dollari.
E’ soprattutto però un ciclo che va chiudendosi. La crisi dei subprime è stato in fin dei conti lo spunto per l’aumento della percezione del rischio. Ora gli investitori hanno cominciato ad abbandonare gli hedge fund. Avversione al rischio vuole anche dire maggiori richieste di riscatti. E con le domande di rimborso da rispettare, per i gestori diventa necessario vendere. Dalle obbligazioni ad alto rischio (se si trovano compratori), alle azioni in portafoglio, in un gorgo che tutto trascina verso il fondo.
Con la dura legge del repricing del credito e i maggiori costi per finanziare le operazioni a debito la fase dell’M&A esplosivo può dirsi definitivamente chiusa, il private equity tornerà per un po’ nella sua nicchia dopo i fasti del 2006 e della prima parte del 2007 e il mercato dovrà necessariamente non fare più conto sui premi garantiti dalle operazioni straordinarie (vedi Black Box del 27 luglio scorso).
In sintesi: forse non lo è, ma quella attuale ha molto della correzione strutturale e forse ora vale la pena farsi un giro sul ponte per non essere tra gli ultimi ad accapararsi una scialuppa. Non mi sorprenderei se qualcuno della prima classe fosse già in mare, magari con un megafono puntato verso le cabine di terza e un appello alla calma: “Non vi preoccupate, non sta succedendo nulla, restate a bordo”.
Rubistiano B.
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ho l'impressione che gettano panico per fare il pieno, guarda caso questi articoli scappanp fuori proprio al momento giusto è!!!!
riflessioni?
Saluti
Preparate le scialuppe, il mercato ha una falla
Dopo tre settimane di correzione le borse mondiali si trovano alle prese con il più forte storno da 5 anni a questa parte: già abbastanza per dire che questa non è una correzione come le altre.
Finalmente anche dalla carta stampata è venuto nel week end qualche segnale di comprensione della portata della svolta intrapresa dalle borse nelle ultime tre settimane. Ma un vero allarme, c’è da scommettere, sarà lanciato ai piccoli investitori solo quando sarà troppo tardi, quando il male sarà ormai conclamato.
I guru, le case d’affari, le grandi firme dei maggiori quotidiani probabilmente continueranno ancora per un po’ a buttare acqua sul fuoco, a riportare i pareri, talvolta anche autorevoli, di coloro che vedono il pericolo circoscritto e le borse capaci di assorbirlo. Un po’ come nel marzo 2000. Con la differenza che allora il credo propinato era più o meno questo: Internet ha cambiato tutto e rende ragionevoli anche valutazioni di borsa che non lo sarebbero in altre condizioni; il mondo intero è cambiato. Mentre oggi si sente ripetere che con la crescita esplosiva della Cina e dei Paesi emergenti l’economia mondiale non corre rischi. Balle. Per le borse tutto questo è solo un corollario. Gli Usa sono ancora il solo e unico barometro da cui dipendono i listini di tutto il mondo.
Nelle colonne di un’altra rubrica di questo sito (vedi Black Box del 2 agosto – Un rimbalzino da cogliere al volo) ho reso esplicita la visione su quale debba essere a mio avviso il comportamento da tenere nell’attuale fase di mercato: starne fuori per almeno due mesi.
Cosa abbiamo davanti? Innanzitutto i volumi agostani non daranno una mano, rendendo ancora più estremi gli scossoni del mercato. Sussulti che non mancheranno, in una direzione e nell’altra. Questo vuol dire che vedremo anche dei bei rimbalzi, ma proprio perché rimbalzi questi saranno solo temporanee prese d’ossigeno nelle giornate in cui il flusso d’informazioni non fornirà nuove indicazioni da bollettino di guerra. Per il resto rimanere investiti nell’azionario nelle prossime settimane potrebbe voler dire prepararsi a non poter togliere gli occhi dal monitor neppure per espletare i bisogni fisiologici. Ogni notizia di un fondo che dovesse saltare, di ogni grande banca che darà un aggiornamento sullo stato dei suoi investimenti, darà una spallata agli indici. Nelle ultime due settimane ai problemi annunciati dalle società immobiliari Usa (American Home e Countrywide su tutte) sono seguite correzioni di circa un punto percentuale. Venerdì, quando il mercato si è concentrato sui problemi di Bear Stearns i ribassi negli Stati Uniti hanno superato i due punti percentuali. E questo è destinato a essere il copione anche per le prossime settimane. Bear Stearns, che ha già visto azzerarsi il valore di due suoi fondi hedge e che stanotte ha annunciato le dimissioni di uno dei suoi condirettori, era la più esposta tra le grandi banche d’affari ai titoli originati da mutui subprime. Ma Lehman, Jp Morgan, Goldman o Morgan Stanley dubito ne siano scariche se perfino la minuscola banca tedesca Ikb aveva un’esposizione di oltre 17 miliardi di dollari.
E’ soprattutto però un ciclo che va chiudendosi. La crisi dei subprime è stato in fin dei conti lo spunto per l’aumento della percezione del rischio. Ora gli investitori hanno cominciato ad abbandonare gli hedge fund. Avversione al rischio vuole anche dire maggiori richieste di riscatti. E con le domande di rimborso da rispettare, per i gestori diventa necessario vendere. Dalle obbligazioni ad alto rischio (se si trovano compratori), alle azioni in portafoglio, in un gorgo che tutto trascina verso il fondo.
Con la dura legge del repricing del credito e i maggiori costi per finanziare le operazioni a debito la fase dell’M&A esplosivo può dirsi definitivamente chiusa, il private equity tornerà per un po’ nella sua nicchia dopo i fasti del 2006 e della prima parte del 2007 e il mercato dovrà necessariamente non fare più conto sui premi garantiti dalle operazioni straordinarie (vedi Black Box del 27 luglio scorso).
In sintesi: forse non lo è, ma quella attuale ha molto della correzione strutturale e forse ora vale la pena farsi un giro sul ponte per non essere tra gli ultimi ad accapararsi una scialuppa. Non mi sorprenderei se qualcuno della prima classe fosse già in mare, magari con un megafono puntato verso le cabine di terza e un appello alla calma: “Non vi preoccupate, non sta succedendo nulla, restate a bordo”.
Rubistiano B.
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ho l'impressione che gettano panico per fare il pieno, guarda caso questi articoli scappanp fuori proprio al momento giusto è!!!!
riflessioni?
Saluti