SUCCEDE NEL GUANGDONG
Cani uccisi a bastonate e scorticati in piazza
Guangdong - C’è un angolo d’inferno, in questo mondo, del quale si sa poco o nulla. Siamo nel sud della Cina, al mercato di Baiyun a Guangdong. Qui il visitatore straniero, per poco sensibile che sia al mondo animale, non può non venire colto da un invincibile senso di angoscia.
In questo scenario tipicamente orientale, a suo modo suggestivo, aleggia qualcosa di inquietante. Non è la sporcizia a colpire di più, nè la confusione: ci si accorge piuttosto che si sta camminando in mezzo a frattaglie, sterco, pozze di sangue, urina e, man mano che ci s’inoltra, si odono levarsi, in lontananza, strazianti guaiti. Al vago senso di oppressione che serra la gola subentra, a questo punto, la nausea.
E presto si realizza cosa sta succedendo: in gabbie arrugginite e maleodoranti sono stipati numerosi cani, i cui musi, zampe, orecchie fanno capolino, malamente ritorti e aggrovigliati, tra le sbarre, nel lezzo e nel sudiciume degli escrementi.
Sopraggiunti i clienti, le povere bestiole vengono portate fuori una ad una: ciò che segue è di una crudeltà che, a stento, si riesce a descrivere.
Un lavorante, servendosi di una lunga tenaglia, estrae con violenza, dalla gabbia, la vittima predestinata, la quale - con il terrore nello sguardo - accenna a ribellarsi in uno straziante quanto inutile tentativo di difesa. Un altro lavorante dà inizio al supplizio, colpendo il cane ripetute volte in testa con una spranga di ferro, finchè i guaiti della disgraziata creatura si spengono nel sangue ed essa stramazza al suolo morta.
Si avvicina un terzo lavorante e comincia, con pochi gesti rapidi e sicuri, a incidere la pelle dell’animale, per poi scorticarlo con le sue stesse mani. Nessuno, di fronte a tanto orrore, potrebbe mai restare indifferente.
La carne di cane, nel sud della Cina, è una vera e propria prelibatezza a basso costo. Il cane viene tradizionalmente considerato dai cinesi un animale inutile ed anzi dannoso: è costoso tenerlo in casa (essendo questo uno stupido vezzo occidentale); per giunta, sarebbe pericoloso per la società ( ecco allora le campagne di sterminio di cani randagi, direttamente finanziate dallo Stato).
Articolo tratto da “Universi” della Fondazione Melchiori Fasan di Padova, presieduta dal Prof. Michele Pietro Ghezzo
CORRIERE DELLA SERA
18 novembre 2005
Anche cani e gatti macellati per fornire materia prima all'industria
Volpi e visoni scuoiati vivi per le pellicce
Video-choc dalla Cina: gli animali storditi a bastonate o sbattuti violentemente a terra. Poi la loro pelle viene strappata via
MILANO - Morbide al tatto, tanto calde e, secondo alcuni, belle alla vista. Ma le pellicce che fanno bella mostra di sè nelle boutique delle grandi città nascondono spesso una storia di sofferenze e di violenze contro gli animali che sono serviti per produrle. Animali non solo allevati e cresciuti con lo scopo di fornire materia prima all'industria pellicciera. Ma sottoposti anche a crudeltà e sevizie. Fino all'estremo della scuoiatura da vivi. E questo avviene soprattutto in paesi, come la Cina, dove non esistono troppi controlli sulle modalità di produzione. Violenze lontane migliaia di chilometri ma che servono comunque per alimentare anche il mercato italiano ed europeo.
APPELLO AL GOVERNO - La denuncia arriva dalla Lav, la Lega antivivisezione, che assieme alla Swiss Animal Protection e all'associazione East International ha presentato un filmato-choc realizzato dagli animalisti svizzeri nel corso di un'inchiesta in incognito condotta nel 2004 e nel 2005, che testimonia le angherie a cui sono sottoposti volpi, visoni e decine di altri animali da pelliccia. Il video è consultabile sul sito Internet
www.nonlosapevo.com, dove è possibile sottoscrivere una petizione al governo italiano per chiedere un bando internazionale all'importazione e al commercio di pelli e pellicce provenienti dalla Cina.
PELLICCE DI CANI E GATTI - Le immagini del filmato sono molto crude e sono l'ennesima prova di come all'estero non si vada troppo per il sottile nel recuperare le pelli che poi l'industria provvederà a trasformare in capi di abbigliamento. A finire sotto i colpi degli «allevatori» non sono solo i classici animali da pelliccia, ma anche cani e gatti i cui mantelli sono spesso utilizzati - senza che necessariamente venga dichiarato - nella produzione di vestiario, come documentato anche in un video proposto dalla Peta, la People fort ethical treatment of animals (¦ Guarda il video da Peta-tv). Milioni di capi vengono allevati in condizioni brutali e scuoiati vivi in Cina (in particolare nelle province di Shandong, Heilongjiang, Jilin, Hebei), per poi finire sui mercati internazionali della pellicceria, soprattutto quelli di Italia, Europa, Stati Uniti, Giappone, Corea e Russia.
«SCUOIATI VIVI» - «L’inchiesta a cui è legato il video - sottolinea Roberto Bennati, responsabile Lav per le campagne europee - documenta squallidi allevamenti, animali storditi a bastonate o sbattuti a terra, ai quali la pelliccia viene strappata via mentre sono ancora vivi: respiro, battito cardiaco, movimento direzionale del corpo e movimento dei bulbi oculari, sono evidenti per un periodo compreso tra i 5 e i 10 minuti dopo che sono stati scuoiati. Si vedono anche operai che salgono con i piedi sulla testa o il collo dell’animale per strangolarlo».
LA MOBILITAZIONE DELLE STAR - Queste immagini hanno già fatto il giro del mondo e sono state rilanciate in rete da numerosi siti animalisti e da diversi blog. E stanno sensibilizzando sempre più anche personaggi famosi che decidono di aderire alle campagne anti-pellicce. Negli Usa, ad esempio, hanno accettato di sposare la causa della Peta sia la popolare presentatrice Martha Stewart (¦ guarda il video), sia il rocker Tommy Lee, che si è prestto addirittura ad uno strip-tease contro le torture sugli animali (¦ guarda il video). Negli Usa ha avuto anche molto risalto la campagna contro l'uccisione delle foche in Canada, testimoniata da un filmato dell'Ifaw (International fund for animal welfare), diventato a sua volta uno dei più linkati nel web.
IL BUSINESS DELLA CINA - La Cina - spiegano alla Lav - è diventata la più grande produttrice ed esportatrice al mondo di pellicce e di manufatti in pelliccia: nel 2004 il valore del commercio di questo tipo di prodotti ha raggiunto i 2 miliardi di dollari statunitensi. Il Paese asiatico produce più di 1 milione e mezzo di pelli di volpi e visoni l’anno, equivalenti all’11% della produzione mondiale di visoni e al 27% della produzione mondiale di volpi, mentre il numero di procioni allevati e uccisi in un anno è di oltre 1 milione e mezzo. Milioni anche i cani e ai gatti uccisi per la pelliccia. Più del 95% dell’abbigliamento prodotto in Cina è venduto in particolare a Europa e Italia, USA, Giappone, Corea e Russia, con l’80% di pellicce esportate da Hong Kong verso Europa, Stati Uniti e Giappone.
PELLICCE LOW COST - Nel settore della pellicceria è oggi possibile trovare un’infinità di capi di abbigliamento e accessori con rifiniture in pelliccia e questo, sostengono gli animalisti, proprio grazie al mercato cinese di allevamento, trasformazione e confezionamento che grazie a manodopera a basso costo e minori tutele, assenza di leggi a tutela del benessere degli animali allevati e norme che vietino atti di crudeltà, permette di proporre prezzi accessibili a un vasto pubblico e di realizzare ottimi guadagni. «I consumatori devono sapere quali atrocità si nascondono dietro tali prodotti - dice ancora Bennati -, per i quali non esiste un obbligo di etichetta che indichi il paese produttore, la specie animale, il sistema di allevamento e uccisione: a loro chiediamo di rifiutarsi di acquistare qualsiasi capo contenente spoglie di animali. Al governo italiano chiediamo di mettere fine a questo mercato di morte».
DIRITTI VIOLATI - «Le condizioni di detenzione degli animali negli allevamenti cinesi violano i più elementari diritti di un essere vivente - dichiara Mark Rissi, responsabile di World Society for the Protection of Animals e di Swiss Animal Protection, le organizzazioni autrici dell’inchiesta -. In tutta la mia carriera di giornalista televisivo non ho mai visto tanta brutalità e crudeltà verso gli animali. Ora che abbiamo queste prove, vogliamo rendere nota a tutti questa terribile realtà e chiedere alle istituzioni e ai consumatori di non rendersi complici di queste violenze».
PRIGIONI E MORTALITA' - In tutti gli allevamenti cinesi oggetto dell’indagine è stato riscontrato anche che la prigionia nelle anguste gabbie provoca gravi effetti sul comportamento degli animali: sono state documentate stereotipie (comportamenti ossessivamente ripetitivi come camminare ripetutamente avanti e indietro o il ripetuto annuire con la testa), completa passività acquisita (mancanza di sensibilità e inattività estrema), automutilazioni. Gli allevatori hanno segnalato problemi nella riproduzione e infanticidio. La mortalità media dei cuccioli prima dello svezzamento può arrivare fino al 50%.
Alessandro Sala
REPUBBLICA ECONOMIA
21 NOVEMBRE 2005
CINA: ITALIA CHIEDE AL'UE CHIUSURA IMPORT PELLICCE
(AGI) - Bruxelles, 21 nov. - Dopo le immagini raccapriccianti trasmesse dalla Rai sui metodi utilizzati negli allevamenti cinesi di animali da pelliccia, l'Italia chiede a Bruxelles di vietare le importazioni dalla Cina e preannuncia sin da ora che in caso di ritardo nell'adozione di misure comunitarie andra' avanti da sola. "L'Italia ritiene inaccettabile che siano realizzati e tollerati metodi cosi' crudeli quali la vivisezione e lo scuoiamento degli animali ancora in vita", scrive il vice ministro alle Attivita' produttive con delega al Commercio estero, Adolfo Urso, in una lettera inviata al commissario britannico Peter Mandelson. "Le chiedo di farsi parte attiva per contrastare una tale situazione con tutti gli strumenti a nostra disposizione - dice ancora Urso - affinche' si eviti di farsi conniventi di azioni che contrastano con la nostra coscienza". L'Italia chiede quindi di "vietare l'importazione di pellice ricavate con simili metodi", si dice pronta ad "appoggiare con forza le proposte che la commissione europea intendera' presentare" e annuncia che, "se i tempi di un'azione comunitaria dovessero protrarsi, si riserva di porre in essere misure immediate - sia pure in via temporanea - nell'attesa dell'adozione di un successivo atto dell'Unione europea". L'Ue ha gia' preso misure analoghe per quanto riguarda le importazioni di pellicce di cani e gatti provenienti dalla Cina.