Sono passati ormai sette anni dall’emanazione della MiFID (Markets in Financial Instruments Directive), la Direttiva con cui il Parlamento ed il Consiglio Europeo si proponevano di regolamentare ed uniformare le attività degli intermediari finanziari all’interno della Comunità Europea e al tempo stesso di tutelarne i risparmiatori e gli investitori.
http://it.wikipedia.org/wiki/MiFID
La Direttiva è stata recepita nella legislazione nazionale dal Decreto Legislativo 17 settembre 2007, n. 164
http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/07164dl.htm
So che a molti di voi, che siate operatori del settore o semplici privati investitori, la parola MiFID ricorda solo che ad un certo punto le formalità burocratiche da espletare sono aumentate a dismisura, ma in realtà la MiFID conteneva alcuni principi molto importanti ed assolutamente condivisibili, almeno da un punto di vista teorico.
L’esperienza quotidiana, purtroppo, dimostra che tali principi sono rimasti in gran parte sulla carta, mentre al contrario gran parte degli intermediari tradizionali è riuscita ad utilizzarla efficacemente a proprio vantaggio, ad esempio contrastando con ogni mezzo il cosiddetto risparmio “amministrato” (in parole povere l’acquisto diretto di titoli, volgarmente detto fai-da-te) a favore del risparmio “gestito” (fondi, polizze, gestioni e ciofeche varie), che ovviamente è per loro molto più remunerativo.
Aggiungo che dopo la crisi finanziaria del 2008/09 le banche stanno diventando sempre più aggressive nel proporre ai loro clienti prodotti poco trasparenti ed efficienti, o semplicemente troppo costosi. Purtroppo quasi ogni giorno mi capita di vedere portafogli che gridano vendetta, soprattutto considerando le caratteristiche di coloro a cui sono stati rifilati (ovviamente i più deboli e meno capaci di difendersi, per età o per mancanza di cultura finanziaria), tanto che sempre più spesso mi capita di doverne accompagnare dall’avvocato, per difendere i propri diritti.
Ma qui tocchiamo un altro punto dolente: la maggior parte delle associazioni che dovrebbero difendere i risparmiatori, almeno secondo la mia personale esperienza sul campo, si sono dimostrati ben poco efficaci nello svolgimento del loro compito, ed in alcuni casi persino più cinici delle banche nel cercare di estorcere dai loro “clienti” il massimo guadagno possibile.
Da un po’ di tempo mi sto interrogando sulla reale possibilità di intervenire su questo tipo di situazione. Il ruolo dei forum per quanto riguarda l’informazione e l’educazione finanziaria è certamente molto cresciuto negli ultimi anni, ma sicuramente potremmo fare di più: ad esempio riportando sistematicamente le “proposte indecenti” che quotidianamente ci vengono proposte allo sportello o dal promotore, commentandole ed analizzandole, o raccogliere le testimonianze di chi incontra ostacoli nella sua operatività presso il proprio intermediario, o al contrario segnalando quei pochi comportamenti virtuosi che assecondano le nostre necessità quotidiane.
Ma questo non è sufficiente. Mi sto chiedendo se non sia ora di provare a riunire le tante voci autorevoli e qualificate che non di rado si ascoltano sui forum (e ovviamente anche al di fuori, magari coinvolgendo anche voci di altri paesi europei) per dare forza alle istanze di tantissimi piccoli o grandi risparmiatori (ma anche di tanti operatori del settore) che sono stanchi di doversi piegare al volere di chi li vuole tenere sotto tutela per potergli più facilmente piazzare i propri prodotti.
Una vera e propria attività di lobbying, che cerchi di contrastare le più recenti tendenze del mercato e della regolamentazione, sempre più sfavorevoli per gli investitori individuali, avanzando proposte, facendo sentire la propria voce sui giornali di settore, o contattando e facendo pressione sui politici, o ancora organizzando manifestazioni ad hoc, con economisti, giornalisti o professori del settore che siano disposti ad appoggiare tali posizioni.
Sembra utopia, vero?
Mi piacerebbe sapere la vostra opinione a proposito. Ma anche quella di tanti amici del FOL che certamente condividono queste mie preoccupazioni. Ovviamente una eventuale iniziativa in questo senso nascerebbe senza bandiere di sorta, né avrebbe senso che le avesse.
Penso ad esempio alla fondazione di una Associazione degli Investitori e dei Risparmiatori, ovviamente senza fini di lucro.
Penso ad iniziative che spingano verso la creazione di un mercato veramente europeo delle obbligazioni, magari telematico;
che rivendichino la possibilità, per chi lo richiede, di poter accedere al mercato alle stesse condizioni degli investitori istituzionali (ad esempio in fase di emissione, o di mercato grigio), a prescindere dal proprio patrimonio personale: non sempre chi ha un portafoglio superiore a 500.000 € ne capisce di più di chi ne ha solo 50 o 100.000;
che pretenda le stesse agevolazioni oggi applicate ai fondi pensione a favore di chi si gestisce autonomamente il proprio portafoglio previdenziale, magari in un conto apposito, separato, vincolato ed esente da bolli;
che richieda con forza l’abbattimento dei costi e lo snellimento delle procedure per l’emissione di obbligazioni destinate al mercato retail, in modo che cessi questa odiosa segmentazione del mercato, che vede le mani deboli confinate ad un ridotto numero di emissioni da 1.000 € di taglio minimo, mentre le emissioni per gli istituzionali hanno ormai quasi tutte un taglio da 100.000 € che le rende inaccessibili ai più.
Su tutti questi temi vorrei aprire una discussione, a cominciare dall’utilità o meno dell’istituzione di una Associazione di questo tipo, che è oggetto di un sondaggio (anonimo) in questo thread. Ma mi piacerebbe sentire anche commenti, critiche, suggerimenti e spunti di riflessione.
Ho votato si, ma per non trasformare ogni difficoltà in un muro ci servirebbero alcuni presupposti solidi su cui poggiare le basi:
1. per portare avanti finalità lobbistiche occorre partire da una posizione di forza, e su questo non ci siamo proprio. In alternativa, occorre una posizione rilevante (centinaia di migliaia di clienti) con la quale fare pressioni su chi invece ha una posizione di forza (banche).
2. Queste cose costano e necessitano di finanziamenti pubblici e finanziatori privati. Forse esistono finanziamenti per la cultura ai quali si potrebbe cercare di andare all'attacco. Bisogna bussare a tutti gli enti che li erogano, soprattutto Regioni e Provincie, ma forse anche il Ministero. Anche il 5 per mille può dare un bel contributo.
Sono d'accordo con tutti i punti citati da Negusneg, che a mio avviso sono "un filino" troppo ambiziosi.... servirebbe immaginare un percorso dove gli obiettivi si susseguono facendo in modo che l'effetto del prima sia la rampa di lancio per arrivare al secondo, e così via.
E' più facile vedere un Gheddafi convertito che distribuisce l'ostia benedetta a San Pietro piuttosto che un mercato mondiale dei bond con un'accessibilità identica per tutti...