Quella volta che.....

avete goduto come i matti. Della serie... situazione memorabile e impagabile.
Parliamone
Quel giorno che alla scuola di Perito Aziendale a cui fui ammessa in modo anomalo, (già lavoravo come dattilografa per portare a casa un po di soldini al padre padrone che nn voleva che continuassi gli studi,) ovvero la preside dell'istituto mi autorizzò a frequentare solo per i compiti in classe e le interrogazioni.
Avevo come insegnante di lettere un Prete gesuita che mi guardava sempre in modo ostile, o quantomeno con molto scetticismo.
Il giorno della interrogazione finita la mia esposizione stette zitto guardandomi per tempo che nn sembrava mai finire.La classe sembrava trattenere il respiro ed io penso che fossi di un colore che neanche il buon Stalin si poteva immaginare: mi sentivo bruciare.
A d certo punto usci da quella bocca infame un timido beh vabbeh SEI.
A quel punto dai banchisi sollevò un tam tam e un NOOOOOOOOOOOOOO CHE FECE TREMARE I VETRI
Padre Rocca- così si faceva chiamare- girò il capo senza scomporsi verso le due file di banchi da destra a sinistra ,sembrava contarle ad una ad una le mie compagne (con le quali tra l'altro nn avevo relazioni ppunto per le mie scarse presenze)per mandare a memoria i rispettivi nomi. Tremai-e temetti per loro
Egli, lo stronzo, girò il capo verso di me e SENZA guardarmi negli occhi proclamò OTTO.

Tornai al banco , nn riuscivo a parlare (e meno male ) presi in silenzio i libri e anche io guardai il viso delle compagne ad una ad una per la prima volta , nn dissi niente e uscii dall'aula. Saltai sul ciao e....credo di aver fatto la mia prima esperienza di velocità spericolata passando anche col rosso dei semafori.

Se siete riusciti ad arrivare a leggere fin qui posso aggiungere che a casa manco mangiai, mi arrampicai sul noce sino in cima, noncurante del fatto che papà mi era corso dietro con la cinghia in mano perchè avevo fatto tardi.

p.s. nn rileggo, se ci sono errori allora siate certi dell'autenticità di chi scrive: Samir
 
Ultima modifica:
Quel giorno che alla scuola di Perito Aziendale a cui fui ammessa in modo anomalo, (già lavoravo come dattilografa per portare a casa un po di soldini al padre padrone che nn voleva che continuassi gli studi,) ovvero la preside dell'istituto mi autorizzò a frequentare solo per i compiti in classe e le interrogazioni.
Avevo come insegnante di lettere un Prete gesuita che mi guardava sempre in modo ostile, o quantomeno con molto scetticismo.
Il giorno della interrogazione finita la mia esposizione stette zitto guardandomi per tempo che nn sembrava mai finire.La classe sembrava trattenere il respiro ed io penso che fossi di un colore che neanche il buon Stalin si poteva immaginare: mi sentivo bruciare.
A d certo punto usci da quella bocca infame un timido beh vabbeh SEI.
A quel punto dai banchisi sollevò un tam tam e un NOOOOOOOOOOOOOO CHE FECE TREMARE I VETRI
Padre Rocca- così si faceva chiamare- girò il capo senza scomporsi verso le due file di banchi da destra a sinistra ,sembrava contarle ad una ad una le mie compagne (con le quali tra l'altro nn avevo relazioni ppunto per le mie scarse presenze)per mandare a memoria i rispettivi nomi. Tremai-e temetti per loro
Egli, lo stronzo, girò il capo verso di me e SENZA guardarmi negli occhi proclamò OTTO.

Tornai al banco , nn riuscivo a parlare (e meno male ) presi in silenzio i libri e anche io guardai il viso delle compagne ad una ad una per la prima volta , nn dissi niente e uscii dall'aula. Saltai sul ciao e....credo di aver fatto la mia prima esperienza di velocità spericolata passando anche col rosso dei semafori.

Se siete riusciti ad arrivare a leggere fin qui posso aggiungere che a casa manco mangiai, mi arrampicai sul noce sino in cima, noncurante del fatto che papà mi era corso dietro con la cinghia in mano perchè avevo fatto tardi.

p.s. nn rileggo, se ci sono errori allora siate certi dell'autenticità di chi scrive: Samir
Mi ricorda una mia esperienza che forse ho già raccontato o un giorno racconterò
 
Quel giorno che alla scuola di Perito Aziendale a cui fui ammessa in modo anomalo, (già lavoravo come dattilografa per portare a casa un po di soldini al padre padrone che nn voleva che continuassi gli studi,) ovvero la preside dell'istituto mi autorizzò a frequentare solo per i compiti in classe e le interrogazioni.
Avevo come insegnante di lettere un Prete gesuita che mi guardava sempre in modo ostile, o quantomeno con molto scetticismo.
Il giorno della interrogazione finita la mia esposizione stette zitto guardandomi per tempo che nn sembrava mai finire.La classe sembrava trattenere il respiro ed io penso che fossi di un colore che neanche il buon Stalin si poteva immaginare: mi sentivo bruciare.
A d certo punto usci da quella bocca infame un timido beh vabbeh SEI.
A quel punto dai banchisi sollevò un tam tam e un NOOOOOOOOOOOOOO CHE FECE TREMARE I VETRI
Padre Rocca- così si faceva chiamare- girò il capo senza scomporsi verso le due file di banchi da destra a sinistra ,sembrava contarle ad una ad una le mie compagne (con le quali tra l'altro nn avevo relazioni ppunto per le mie scarse presenze)per mandare a memoria i rispettivi nomi. Tremai-e temetti per loro
Egli, lo stronzo, girò il capo verso di me e SENZA guardarmi negli occhi proclamò OTTO.

Tornai al banco , nn riuscivo a parlare (e meno male ) presi in silenzio i libri e anche io guardai il viso delle compagne ad una ad una per la prima volta , nn dissi niente e uscii dall'aula. Saltai sul ciao e....credo di aver fatto la mia prima esperienza di velocità spericolata passando anche col rosso dei semafori.

Se siete riusciti ad arrivare a leggere fin qui posso aggiungere che a casa manco mangiai, mi arrampicai sul noce sino in cima, noncurante del fatto che papà mi era corso dietro con la cinghia in mano perchè avevo fatto tardi.

p.s. nn rileggo, se ci sono errori allora siate certi dell'autenticità di chi scrive: Samir
SamirA, voto: nove
 
Quel giorno che alla scuola di Perito Aziendale a cui fui ammessa in modo anomalo, (già lavoravo come dattilografa per portare a casa un po di soldini al padre padrone che nn voleva che continuassi gli studi,) ovvero la preside dell'istituto mi autorizzò a frequentare solo per i compiti in classe e le interrogazioni.
Avevo come insegnante di lettere un Prete gesuita che mi guardava sempre in modo ostile, o quantomeno con molto scetticismo.
Il giorno della interrogazione finita la mia esposizione stette zitto guardandomi per tempo che nn sembrava mai finire.La classe sembrava trattenere il respiro ed io penso che fossi di un colore che neanche il buon Stalin si poteva immaginare: mi sentivo bruciare.
A d certo punto usci da quella bocca infame un timido beh vabbeh SEI.
A quel punto dai banchisi sollevò un tam tam e un NOOOOOOOOOOOOOO CHE FECE TREMARE I VETRI
Padre Rocca- così si faceva chiamare- girò il capo senza scomporsi verso le due file di banchi da destra a sinistra ,sembrava contarle ad una ad una le mie compagne (con le quali tra l'altro nn avevo relazioni ppunto per le mie scarse presenze)per mandare a memoria i rispettivi nomi. Tremai-e temetti per loro
Egli, lo stronzo, girò il capo verso di me e SENZA guardarmi negli occhi proclamò OTTO.

Tornai al banco , nn riuscivo a parlare (e meno male ) presi in silenzio i libri e anche io guardai il viso delle compagne ad una ad una per la prima volta , nn dissi niente e uscii dall'aula. Saltai sul ciao e....credo di aver fatto la mia prima esperienza di velocità spericolata passando anche col rosso dei semafori.

Se siete riusciti ad arrivare a leggere fin qui posso aggiungere che a casa manco mangiai, mi arrampicai sul noce sino in cima, noncurante del fatto che papà mi era corso dietro con la cinghia in mano perchè avevo fatto tardi.

p.s. nn rileggo, se ci sono errori allora siate certi dell'autenticità di chi scrive: Samir
ho letto tutto, fino alla firma.
:baci:
 

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