Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 1

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Vedete cosa vuol dire vivere in un paese dove tutti combattono tutto salvo lo straniero ???

Eppure il "divide et impera" è stato inventato da noi.

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Moody's, possibile taglio rating Italia

Aa2 sotto revisione in vista di possibile ribasso

17 giugno, 22:09



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ROMA - Dopo l'outlook negativo assegnato al rating italiano da Standard & Poor's, il merito creditizio del nostro Paese finisce sotto la lente di Moody's, in vista di una possibile revisione al ribasso. Con un comunicato diramato in tarda serata, la principale agenzia di rating del mondo ha confermato l'attuale valutazione ad Aa2, ma ha avvisato di un possibile taglio in futuro nel caso in cui l'Italia non riesca a far fronte ai principali profili di rischio citati dagli analisti di Moody's: in particolare le sfide sul fronte della crescita, dovute a debolezze strutturali ed una probabile crescita dei tassi di interesse nel prossimo futuro; i rischi collegati all'attuazione dei piani di consolidamento dei conti pubblici che sono richiesti per ridurre l'indebitamento e mantenerlo a livelli sostenibili; e quelli collegati al cambiamento delle condizioni di finanziamento per i Paesi europei con alti livelli di debito.
Meno di un mese fa, il 20 maggio scorso, la seconda agenzia internazionale, Standard & Poor's, aveva tagliato da stabile a negativo l'outlook sul debito dell'Italia, citando le attuali deboli prospettive di crescita e l'incerto impegno politico per attuare riforme che stimolino la produttività. E di sviluppo torna a parlare anche Moody's, sottolineando che la "revisione del rating si concentrerà soprattutto sulle prospettive di crescita per l'economia italiana nei prossimi anni, ed in particolare sulla rimozione di importanti e strutturali colli di bottiglia che possono frenare la ripresa economica nel medio termine".
Sotto il faro dell'agenzia di rating finirà anche "l'abilità del Governo nel raggiungere ambiziosi obiettivi di consolidamento dei conti pubblici", anche alla luce del possibile aumento dei tassi di interesse. Nel caso dovesse arrivare un taglio, sarebbe il primo per l'Italia da parte di Moody's da oltre quindici anni, visto che le ultime due azioni (nel 1996 e nel 2002) avevano portato ad un aumento del rating. Ora l'attenzione del mercato si sposta a lunedì, per valutare la possibile reazione delle borse, che avevano registrato freddamente il taglio dell'outlook da parte di S&P. Occhi puntati lunedì prossimo soprattutto sulle aste dei titoli di Stato, con quelle di Bot e Ctz, a cui faranno seguito martedì quelle di Btp e Cct. In giorni in cui i rendimenti, e di conseguenza gli spread, dei titoli di Stato dei Paesi dell'Eurozona sono già sotto pressione a causa del traballante debito greco, l'annuncio di Moody's potrebbe provocare ulteriori tensioni sui titoli di Stato, quelli italiani in prima battuta.
 
L'effetto domino adesso fa paura non c'è solo la Grecia nel mirino

IL CASO - Italia e Spagna potrebbero essere le prossime vittime. La preoccupazione di Obama. Accesso al credito più difficile se saremo bocciati
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
NEW YORK . L'annuncio di Moody's che mette sotto revisione il debito italiano in vista di un declassamento possibile, realizza uno scenario che i mercati mondiali paventavano da tempo. Il tam tam era diventato assordante negli Stati Uniti in queste settimane.
 
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Dietro la Grecia, minuscolo pesce-pilota, affiorano ben altri e più grossi candidati al contagio della sfiducia.

Il fantasma dei Pigs aleggiava da tempo a Wall Street e a Washington, nelle stanze di comando del capitalismo globale e alla Casa Bianca. La decisione di Moody's, che fa seguito all'annuncio di segno analogo lanciato da Standard & Poor's meno di un mese fa, è la chiave per spiegare un apparente mistero. Da molte settimane il Dow Jones è in calo, la regressione della Borsa Usa ha una lunghezza senza precedenti dal 2002, gli umori sono tornati al negativo, la preoccupazione dilaga: e tra le ragioni veniva ripetutamente chiamata in causa la crisi dei debiti sovraninell'eurozona. Ma come poteva la minuscola Grecia da sola fare tanto danno, con un Pil inferiore a quello della città di Los Angeles? Ora l'arcano è svelato. I mercati in questo caso vedevano più lontano: spingevano lo sguardo alla seconda, terza e quarta puntata della crisi. Un effetto-domino che avrebbe prima o poi coinvolto economie ben più grosse - ma egualmente malate - come la Spagna e soprattutto l'Italia. Il nostro paese ha un Pil quasi eguale a quello della California: siamo a una soglia di dimensioni dove la sola ipotesi di difficoltà nel finanziamento del debito diventa una crisi di natura mondiale.

Lo sanno le banche di Wall Street e lo sa bene Barack Obama, che con insistenza aveva voluto parlare di crisi dell'eurozona anche al G8 di Deauville, sotto presidenza francese, in un periodo in cui i mercati sembravano più tranquilli. Ma era una finta tregua. Così come è stato effimero il senso di sollievo creato dall'annuncio che Angela Merkel ieri ammorbidiva l'intransigenza tedesca sugli aiuti ad Atene: è durato poche ore il beneficio sui mercati, fino al grande botto di Moody's sull'Italia. Gli americani hanno sempre visto un'insolvenza greca come il primo tassello che cade, l'inizio di un effetto-domino. Dietro la Grecia l'intero arco dell'Europa mediterranea, più Irlanda e Portogallo, era sui loro schermi radar come l'area esposta al contagio. Ecco perché già un anno fa (maggio 2010) i conati di una crisi greca furono sufficienti a "congelare" di fatto la ripresa americana, gettando un vento di paura sui mercati che è stato pagato con diversi punti di Pil perfino negli Stati Uniti: di qui l'acuta attenzione di Obama a quest'area di fragilità, ventre molle dell'Unione europea. E non interessa all'Amministrazione Obama polemizzare sul ruolo delle agenzie di rating. Certo, tutti ricordano quanto furono inaffidabili nel 2007, e incapaci di prevenire la crisi dei mutui subprime. Ma ciò non toglie nulla alla loro rilevanza nel dettare opinione sui mercati globali. Va ricordato che proprio qui negli Stati Uniti fu inaugurata molti decenni fa la regola per cui i grandi investitori istituzionali (fondi pensioni, assicurazioni) possono detenere
 
nei loro portafogli solo titoli con un certo rating. Quel criterio divenne poi una regola quasi universale, adottato in Europa anche da un'istituzione centrale come la Bce, e nelle azioni emergenti da alcuni fondi sovrani.

Dunque un declassamento del rating può avere conseguenze enormi, tagliando fuori una nazione dalle fonti di finanziamento internazionali. L'analisi che sta dietro la decisione di Moody's del resto è condivisa da una grande istituzione sovranazionale di cui sono azionisti gli stessi Stati: il Fondo monetario. Proprio nel suo rapporto pubblicato ieri, il Fmi lancia l'allarme sul rischio che una crisi dell'eurozona possa compromettere la ripresa mondiale. E il Fmi evoca più volte lo stesso problema - "sviluppo" - che sta dietro i ragionamenti di Moody's. Ovvero: i Pigs e tra loro un paese come l'Italia, sono stremati da politiche economiche che non creano sviluppo, anzi lo soffocano. Di conseguenza, il rigore nella finanza pubblica diventa socialmente insostenibile. Mettere a posto i conti quando non c'è sviluppo, quando non c'è benessere da redistribuire, quando non c'è lavoro per i giovani, è la ricetta più sicura per un accumulo di tensioni sociali e di proteste, che a loro volta penalizzano la competitività. Nessun "complotto delle agenzie", quindi, ma un'analisi condivisa dal Fmi: la trappola infernale dell'Europa mediterranea è un'austerità fine a se stessa, senza le riforme strutturali, che quindi si avvita senza produrre conti pubblici sani. Il peso del debito rischia perfino di aumentare, per un perverso circuito vizioso, se il Pil diminuisce: proprio quel reddito nazionale infatti serve a "misurare" la sostenibilità del debito stesso. E nessuna di queste crisi è davvero locale. Per gli americani vale a proposito della Grecia, o domani dell'Italia, il teorema della Lehman Borthers: ne lasci fallire una sola, e tutto il resto del sistema bancario ha rischiato di essere travolto dal crac.
 
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