Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 1

Stato
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Buongiorno a tutti.

Avrei segnali di bottom sui COT per sp500 e russell.

Spettacolare la speculazione (se qualcuno sa nommi e cognomi li dica) sulle scadenze delle opzioni.

I titoli in più forte ipervenduto hanno rimbalzato (BPM +12%) per evitare di pagare i premi alle put.

Oggi gli stessi titoli sono quelli che perdono di più.
 
Piano B: un cordone sanitario se c'è il crac

Una «task force» anti-contagio in caso di insolvenza di Atene. Gli istituti francesi sono fra i più esposti

Coinvolti nelle simulazioni gli usa e i Paesi le cui banche potrebbero andare in difficoltà
Piano B: un cordone sanitario se c'è il crac
Una «task force» anti-contagio in caso di insolvenza di Atene. Gli istituti francesi sono fra i più esposti
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
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Mario Draghi, Governatore della Banca d'Italia e futuro presidente della Bce, Anche lui presente al vertice dell'Eurogruppo (Olycom)
BRUXELLES
- Per salvare la Grecia è già pronto un piano B o meglio C, cioè quello designato per contenere un'emergenza-default, l'eventualità peggiore e più temuta: tutti la reputano anche la più improbabile, la più lontana dalla realtà attuale, ma - come si usa dire - meglio avere poi dei rimorsi, che dei rimpianti. Squadre o «task force» di esperti sono state convocate, simulazioni sono state svolte sui programmi più sofisticati dei computer, tutte le ipotesi tratte da esperienze passate sono state passate in rivista. E tutto si riassume ora in un concetto: nell'evenienza di un default, di una situazione di insolvenza delle finanze elleniche, la prima cosa da fare sarà isolare la Grecia e le sue banche con un vero cordone sanitario-finanziario, perché il contagio non si propaghi al di là dei suoi confini, e a tutta la zona Euro gremita di banche che a loro volta si sono esposte in passato verso Atene. La Banca centrale europea, la Bce, è pronta a fare la sua parte: anche con una forte creazione di liquidità, come molti degli addetti ai lavori hanno capito già da qualche tempo.

In due parole, non si va avanti alla cieca e non c'è il panico al timone dell'Eurozona: così almeno assicurano gli esperti. Per arrivare a queste riflessioni e per delineare queste misure precauzionali, è stata necessaria tutta la tensione degli ultimi giorni. E hanno forse contato anche le fotografie e i video delle ultime ore. Domenica pomeriggio, alla stessa ora, immagini simili da quattro metropoli d'Europa. Poliziotti in assetto anti-sommossa, giovani dimostranti dal volto scoperto o mascherato, bastoni, cartelli, urla, malessere ovunque: Atene, Madrid, Berlino e perfino Bruxelles, capitale dell'Unione Europea oltre che del Belgio. Mentre nella capitale più piccola, Lussemburgo, 17 ministri finanziari cercano la medicina giusta per tutti, accettata da tutti: sperando che esista, e che non porti rapidamente all'assuefazione. La crisi del debito porta anche un contagio di paura e diffidenza reciproca, oltre che di disordine finanziario. E se tutti sono «indignados», a volte lo sono per ragioni opposte. A Berlino, per esempio, si dimostra per motivi ben diversi da quelli di Atene: i cartelli ironizzano su Georges Papandreou, il premier greco che in queste ore chiede disperatamente la fiducia del suo Parlamento, e contestano la reale necessità di questi ultimi 12 miliardi che la Ue e il Fondo monetario internazionale stanno per spedire ad Atene; soprattutto se a pagare debbono essere solo i governi, cioè i contribuenti, e non anche le banche.
È la solidarietà comunitaria, che viene direttamente messa alla prova in questa crisi. I rapporti fra Nord e Sud, fra Paesi più ricchi e Paesi più legati allo Stato sociale. E lo dimostra anche il Belgio che propone di ridurre la quinta rata del prestito Ue-Fmi alla Grecia, poiché ancora quest'ultima non riesce a convincere sulla bontà dei suoi piani di austerità. Herman van Rompuy, il presidente stabile della Ue che oggi incontrerà Papandreou a Bruxelles, deve aver intuito bene tutto questo, se ora avverte che «il pessimismo paralizza l'azione» e invita chiunque voglia giudicare la Ue a «riguadagnare una certa distanza, una certa serenità, e più di tutto il resto un senso delle proporzioni». In altre parole: non guardate solo nello sgabuzzino di casa, e non lasciatevi atterrire da quello che c'è dentro, perché fuori c'è anche dell'altro, e ci si può fidare. Ma purtroppo, aggiunge, «la zona Euro è vista come una specie di paziente dell'economia mondiale».

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Ecco, dunque, la necessità di quelle precauzioni da prendere su vari livelli. Il «piano A», chiamiamolo così, è quello più immediato che sta per essere adottato al Lussemburgo: quinta tranche degli aiuti Ue-Fmi da versare a luglio, 8,7 miliardi dalla Ue e 3,3 miliardi dal Fmi, 12 in tutto.
Poi il «piano B», seconda «gamba» dello stesso progetto, che dovrebbe partire a settembre e garantire il finanziamento del debito greco fino a metà 2013. In totale, 110-120 miliardi: 20-30 in arrivo dalle privatizzazioni greche, 20 dal «rollover» volontario delle banche che accetterebbero di non mettere all'incasso i titoli greci in scadenza, rinegoziandoli nel tempo; e 60-70 miliardi da Ue e Fmi. Infine il piano «C», quello riservato alla possibilità più remota. Scattato eventualmente il default, e disposta la «cintura anti-contagio» intorno alla Grecia e alle sue banche, l'accordo prevede che i Tesori o governi nazionali - compreso quello americano, e il tedesco, e il francese, e tutti gli altri - intervengano a ricapitalizzare le proprie banche più a rischio, soprattutto quelle che più sono esposte sul fronte dei Cds, i titoli derivati di copertura contro il rischio di insolvenza, richiesti e ottenuti a suo tempo da una vasta clientela (chi li ha in mano correrebbe ovviamente a riscuoterli in banca).
L'ultima linea ideale di contenimento del «morbo» sarebbe presidiata dalla Bce: che in caso di affanno delle banche nazionali nell'opera di ricapitalizzazione, interverrebbe con creazione e iniezione di forte liquidità. Poi, di nuovo, tutti intorno al «paziente dell'economia mondiale».
 
In verità con la Grecia le banche, salvo GS, hanno poco a che farci. Il problema greco è in grande il problema del meridione da noi ove spendi quel che non hai per farti mantenere le poltrone.

Tradotto "assistenzialismo" puro.
 
In verità con la Grecia le banche, salvo GS, hanno poco a che farci. Il problema greco è in grande il problema del meridione da noi ove spendi quel che non hai per farti mantenere le poltrone.

Tradotto "assistenzialismo" puro.

spiace dirlo,ma per certi paesi la democrazia è un male.......:(
 
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