(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 07 mag -
Non e' la Francia di Francois Hollande la preoccupazione principale.
Anzi, la vittoria socialista alla presidenziale viene
valutata una occasione da non perdere per rafforzare la
presa dei governi sulle politiche a sostegno della crescita
in un quadro di sostanziale rigore sulla disciplina di
bilancio. La vera preoccupazione e' la Grecia: le autorita'
europee temono che non riesca il tentativo di dar vita a un
governo stabile (guidato dal leader di destra Antonis
Samaras) in grado di attuare il secondo programma di
aggiustamento. Con il risultato che lo sforzo per definire
una strategia di crescita a livello europeo possa di nuovo
essere risucchiato da un drammatico colpo di coda della
crisi ellenica.
Con tutte le cautele del caso, la Commissione europea ha dato oggi due
indicazioni precise: la prima e' che quanto concordato con
Atene va attuato in modo rigoroso e nei tempi previsti; la
seconda e' l'auspicio che si formi rapidamente una
maggioranza "stabile". E' perfino ovvio che sia cosi', ma nel
caso della Grecia il problema e' che dal voto escono
fortemente indeboliti (sarebbe meglio dire marginalizzati) i
partiti che hanno sostenuto il programma economico
concordato passo passo con la Troika (Commissione, Bce e Fmi
sorvegliano l'aggiustamento delle finanze pubbliche e delle
riforme concordato per ottenere ben due prestiti). Il
percorso di formazione del nuovo governo e' avvolto
nell'incertezza e non a caso si sono subiti risvegliati i
discorsi sull'ipotesi di una fuoriuscita dall'Eurozona. Il
fatto che possano traballare sia gli accordi firmati dalla
Grecia con gli stati o organismi di derivazione governativa
(come il Fondo monetario) sia l'accordo con il settore
privato per la ristrutturazione del debito e' solo
un'aggravante.
Il risultato del voto francese, a Bruxelles commentato
positivamente (sarebbe stato lo stesso nel caso in cui
avesse vinto Nicolas Sarkozy), e' certamente destinato a
portare non pochi chiarimenti sulla politica europea sia per
il riequilibrio delle priorita' strategiche nella gestione
della crisi (misure di rigore e misure per la crescita mai
piu' disgiunti, fine della classica 'politica dei due tempi')
sia nelle discussioni sul futuro assetto dell'Eurozona (il
primo appuntamento sara' sulla scelta del nuovo presidente
Eurogruppo, probabile candidato unico il tedesco Wolfgang
Schaueble). Ma il cambio della guardia a Parigi non aggiunge
molto relativamente alla gestione della crisi greca: la
miccia di ulteriori tensioni sul debito sovrano resta per il
momento accesa. Dopo la Grecia c'e' sempre la Spagna, che si
teme possa essere travolta dalla crisi del settore bancario
nel quale lo Stato ha gia' iniettato oltre 15 miliardi di
euro. Cio' accade nel momento in cui il governo gia' fatica a
rispettare il nuovo, recentissimo impegno a ridurre il
deficit/pil dall'8,51% del 2011 al 5,3%. Il rischio di un
doppio colpo di coda della crisi del debito sovrano in
Grecia e in Spagna, il peggioramento della situazione
economica e la diffusa contestazione politica e sociale
dell'austerita' in mezza Europa e' il nuovo contesto in cui i
governi Ue sono chiamati a uno sforzo di fantasia politica
che vada oltre la ripetizione di ricette gia' note.