Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 1

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per adesso sembra che stia andando abbastanza bene, si vede che dovrebbe partire un correzione da settimana prossima;)
 

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bankitalia dice che lo spread dovrebbe veleggiare sui 200 :eek: forse i Nostri sono in buona fede ...convinti che ce la possiamo fare da soli :D
Si ranger, Bankitalia cosa vuoi che dica? che gli spread vanno bene a 500 bp? eh dai....
Ripeto, anche io , sarei contento se andassero a 200 ( almeno x avere la soddisfazione , dopo il culo che ci stanno facendo a noi cittadini ) , xo' ....un investitore estero, consapevole che in italia il prossimo anno ci saranno le politiche, secondo te.... compra scadenze lunghe senza avere visibilita'?

eh io che nn sono un investitore estero , faccio gia' fatica ad avere in ptf le scadenze a 5 anni , le ho prese a tempo debito , sto godendo , ma mi son cmq preso il mio rischio . le scadenze superiori ai 6 anni, io italiano , x il momento le lascio perdere:)
 
La differenza tra Italia e Germania? Già scritta nelle 95 tesi di Lutero

di Paolo Boggi | 6 settembre 2012
Commenti
Uno dei temi più dibattuti nell’ultimo periodo è il confronto tra il nostro paese e la Germania. Non possiamo evitarlo visto che la nostra affidabilità economica si misura sui parametri della stabilità e produttività tedesca. Ma dietro i numeri e gli algoritmi che determinano lo spread, ci sono gli uomini con la loro storia, e due società e culture radicalmente differenti. Sarebbe molto utile che i commentatori dessero più spazio a questo aspetto essenziale.
Io vorrei, nel mio piccolo, senza essere un teologo o storico, azzardare una tesi. Ed è questa: ciò che sta accadendo oggi, a ben vedere, era già tutto scritto nelle 95 tesi che Lutero appose sul portone della chiesa di Wittemberg nel 1517, contro il clero di Roma, dando avvio alla riforma protestante. È un volo pindarico, ma può essere interessante. Come si sa, Lutero si scagliava contro la vendita delle indulgenze, la pratica avallata dal Papa e diffusissima in quel periodo tra i sacerdoti di vendere ai fedeli la “salvezza eterna” in cambio di denaro per costruire la Basilica di San Pietro.
Lutero si oppone e scrive “Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze”. (43). “Si deve insegnare ai cristiani che il papa come ha maggior bisogno e desidera maggiormente per sé, nel concedere le indulgenze, devote orazioni piuttosto che monete sonanti” (48). “Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse le esazioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di S. Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle”. (50). Sono solo tre citazioni ma già si intuisce come fossero in gioco due modi opposti di considerare e relazionarsi con il potere. Da un lato la sottomissione al dogma e l’idea che grazie al denaro, e compiacendo il potere con il denaro, si potesse ottenere qualsiasi cosa, in modo più o meno ambiguo, persino la salvezza eterna. Dall’altro il coraggio di opporsi al potere costituito, per accentuare la piena responsabilità del singolo, di fronte a Dio e agli altri uomini. Da ciò è discesa l’attenzione dei Protestanti verso lo studio, la morigeratezza dei costumi ed il lavoro come forma di perfezionamento morale. Tutti valori che hanno poi plasmato la classe dirigente tedesca e ne hanno guidato le scelte nella fase di formazione dello stato unitario, e che stanno alla radice dell’attuale efficienza.
Non ci possiamo stupire se da noi ancora oggi per ottenere uno scopo si preferisce arruffianarsi il potente piuttosto che puntare sul merito personale. Se la qualità scuola è un fattore secondario, mentre per Berlino coincide anzitutto con la formazione del cittadino (cultura si dice Kultur ma anche Zivilisation). Se da noi il posto statale è una sorta di welfare, mentre in Germania è necessaria preparazione e senso dello Stato. Se qui un presidente travolto da scandali sessuali può fare la comunione, perché il reato è anzitutto un “peccato” che si può eventualmente espiare. Qui il presidente della Repubblica è intoccabile anche a fronte di gravi sospetti, in Germania si dimette per un prestito a tasso agevolato. Qui Marchionne, mentre si avvale della cassa integrazione, denuncia di concorrenza sleale Wolksvagen, la quale può sostenere forti sconti perché vende più macchine, perché evidentemente sono fatte meglio. Eccetera eccetera.
Sono grandi semplificazioni e mi scuso per questo, si tratta di un semplice esercizio. Ma per dire che è inutile risolvere problemi contingenti se non si affrontano dei problemi nodali che affondano le radici nella nostra cultura.
 
La differenza tra Italia e Germania? Già scritta nelle 95 tesi di Lutero

di Paolo Boggi | 6settembre 2012
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Uno dei temi più dibattuti nell’ultimo periodo è il confronto tra il nostro paese e la Germania. Non possiamo evitarlo visto che la nostra affidabilità economica si misura sui parametri della stabilità e produttività tedesca. Ma dietro i numeri e gli algoritmi che determinano lo spread, ci sono gli uomini con la loro storia, e due società e culture radicalmente differenti. Sarebbe molto utile che i commentatori dessero più spazio a questo aspetto essenziale.
Io vorrei, nel mio piccolo, senza essere un teologo o storico, azzardare una tesi. Ed è questa: ciò che sta accadendo oggi, a ben vedere, era già tutto scritto nelle 95 tesi che Lutero appose sul portone della chiesa di Wittemberg nel 1517, contro il clero di Roma, dando avvio alla riforma protestante. È un volo pindarico, ma può essere interessante. Come si sa, Lutero si scagliava contro la vendita delle indulgenze, la pratica avallata dal Papa e diffusissima in quel periodo tra i sacerdoti di vendere ai fedeli la “salvezza eterna” in cambio di denaro per costruire la Basilica di San Pietro.
Lutero si oppone e scrive “Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze”. (43). “Si deve insegnare ai cristiani che il papa come ha maggior bisogno e desidera maggiormente per sé, nel concedere le indulgenze, devote orazioni piuttosto che monete sonanti” (48). “Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse le esazioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di S. Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle”. (50). Sono solo tre citazioni ma già si intuisce come fossero in gioco due modi opposti di considerare e relazionarsi con il potere. Da un lato la sottomissione al dogma e l’idea che grazie al denaro, e compiacendo il potere con il denaro, si potesse ottenere qualsiasi cosa, in modo più o meno ambiguo, persino la salvezza eterna. Dall’altro il coraggio di opporsi al potere costituito, per accentuare la piena responsabilità del singolo, di fronte a Dio e agli altri uomini. Da ciò è discesa l’attenzione dei Protestanti verso lo studio, la morigeratezza dei costumi ed il lavoro come forma di perfezionamento morale. Tutti valori che hanno poi plasmato la classe dirigente tedesca e ne hanno guidato le scelte nella fase di formazione dello stato unitario, e che stanno alla radice dell’attuale efficienza.
Non ci possiamo stupire se da noi ancora oggi per ottenere uno scopo si preferisce arruffianarsi il potente piuttosto che puntare sul merito personale. Se la qualità scuola è un fattore secondario, mentre per Berlino coincide anzitutto con la formazione del cittadino (cultura si dice Kultur ma anche Zivilisation). Se da noi il posto statale è una sorta di welfare, mentre in Germania è necessaria preparazione e senso dello Stato. Se qui un presidente travolto da scandali sessuali può fare la comunione, perché il reato è anzitutto un “peccato” che si può eventualmente espiare. Qui il presidente della Repubblica è intoccabile anche a fronte di gravi sospetti, in Germania si dimette per un prestito a tasso agevolato. Qui Marchionne, mentre si avvale della cassa integrazione, denuncia di concorrenza sleale Wolksvagen, la quale può sostenere forti sconti perché vende più macchine, perché evidentemente sono fatte meglio. Eccetera eccetera.
Sono grandi semplificazioni e mi scuso per questo, si tratta di un semplice esercizio. Ma per dire che è inutile risolvere problemi contingenti se non si affrontano dei problemi nodali che affondano le radici nella nostra cultura.
e questo ne e' l'esempio pratico:


Tentata estorsione da Dell’Utri, Berlusconi: “Mangano era una persona perbene”

Dalle relazioni ''pericolose'' con l'ex stalliere di Arcore e col mafioso Tanino Cinà, al fiume di denaro versato sui conti del senatore di Forza Italia: sono solo alcuni degli argomenti affrontati nell’interrogatorio a cui è stato sottoposto l’ex presidente del Consiglio

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 settembre 2012
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“Vittorio Mangano? Sapevo che era una persona perbene”. E’ quanto ha detto Silvio Berlusconi durante l’interrogatorio a Roma davanti ai pm Antonio Ingroia e Lia Sava, che lo hanno sentito come testimone nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta estorsione ai suoi danni commessa da Marcello Dell’Utri.
Durante la deposizione si è parlato di Mangano, dell’amico mafioso di Dell’Utri, Tanino Cinà ( sposato con una figlia di un capomafia e imparentato attraverso di essa con con la famigli del vecchio boss dei boss Stefano Bontade), e del fiume di denaro versato dal Cavaliere sui conti del senatore azzurro, ideatore nel 1993 di Forza Italia. “Mangano e Cinà? Persone apparentemente perbene, dai modi gentili. Era impossibile sospettarne i legami mafiosi”, ha ripetuto con forza Berlusconi, sebbene le carte processuali raccontino una storia del tutto diversa.
Secondo le sentenze Vittorio Mangano era infatti stato assunto ad Arcore nel 1974 con mansioni precise: fattore (guadagnava mezzo milione di lire al mese) e accompagnatore dei figli di Berlusconi a scuola. In quel momento il Cavaliere era terrorizzato dai sequestri di persona e anche per questo, stando ai giudici, incontrò l’allora capomafia Stefano Bontade, ottenendo la sua protezione, garantita dalla presenza di Mangano a Villa San Martino. L’uomo, destinato a diventare nel 1992 reggente del clan di Porta Nuova, negli anni Ottanta è stato poi condannato nel maxiprocesso per associazione per delinquere e traffico di droga in seguito alle indagini di Paolo Borsellino (all’epoca non c’era ancora il reato di associazione mafiosa, ndr), che definì Mangano “teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”. Poi, nel 1995 ha subito una condanna per omicidio, ma il processo non è giunto mai a conclusione perché il mafioso è morto il 23 luglio del 2000.
Già prima di arrivare ad Arcore Mangano aveva però avuto molti problemi con la giustizia: tra il 1966 e il 1973, sia a Palermo che a Milano, era già stato più volte arrestato, denunciato e, in qualche caso, condannato per truffa, emissione di assegni a vuoto, ricettazione, lesioni volontarie e tentata estorsione. Almeno una volta, secondo le sentenze contro Dell’Utri, sarebbe poi finito in manette per scontare un pena definitiva quando già si trovava alle dipendenze del Cavaliere. E nonostante questo non fu allontanato.
La parte principale della deposizione ha comunque riguardato i 40 milioni versati dal Cavaliere Dell’Utri in 10 anni, secondo i pm, estorti dal senatore del Pdl. “Nessuna estorsione” ha giurato Berlusconi. Solo delle donazioni fatte a “un amico e prezioso collaboratore” per le sue esigenze personali. Dalle necessità per ristrutturazioni di immobili, all’acquisito di libri (Dell’Utri è un appassionato bibliofilo) ai bisogni di spesa molto elevati dei familiari del senatore. Per quanto riguarda la villa sul lago di Como che l’ex premier ha comprato da Dell’Utri pagandola, secondo i pm, una cifra spropositata rispetto al suo reale valore, Berlusconi ha sostenuto che la quantificazione del corrispettivo di vendita era stata fatta in base a una perizia che la valutava sui 21 milioni circa.
Durante l’interrogatorio Berlusconi ha consultato una serie di documenti bancari sui bonifici fatti, atti che nei prossimi giorni i legali faranno arrivare ai pm di Palermo. E ha affermato che quel fiume di denaro non è stato versato a Dell’Utri per pagarne il silenzio, ma solo perché il senatore temeva di essere condannato definitivamente in cassazione (l’ex fondatore di Publitalia era infatti riparato all’estero il giorno del verdetto). Insomma per leader del Pdl la verità è una sola: Dell’Utri era un amico in difficoltà, perseguitato ingiustamente dai giudici, che lui si sentiva in dovere di aiutare in qualche modo.
”Il presidente Berlusconi ha chiarito compiutamente tutti gli aspetti della vicenda. Quali difensori della persona offesa, abbiamo provveduto al deposito di idonea documentazione a ulteriore comprova delle dichiarazioni rese”: questa la nota diramata dagli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo poco dopo la fine dell’interrogatorio.
La decisione della Procura di convocare Berlusconi come teste ha spuntato le armi della difesa, privando l’ex premier della chance a cui ricorse il 26 novembre del 2002, quando, citato nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa all’ex manager di Publitalia, a sorpresa, dopo avere fatto spostare il tribunale a Palazzo Chigi, si avvalse della facoltà di non rispondere.
Nonostante le eccezioni dei suoi legali, respinte dalla Procura, la veste del teste assistito, che gli avrebbe permesso di restare in silenzio, non gli è stata concessa. E Berlusconi si è presentato davanti ai pm come un testimone qualunque. O meglio ‘quasi qualunque’, visto che il procuratore di Palermo Francesco Messineo, l’aggiunto Antonio Ingroia e il pm Lia Sava alla fine su un punto hanno ceduto e, dopo settimane di trattative frenetiche, hanno acconsentito a tenere l’interrogatorio a Roma e non a Palermo come deciso inizialmente. Una scelta, quella del capo dei pm, che ha creato malumori nel pool che indaga sull’estorsione, spaccato tra le ‘colombe’, disponibili a spostarsi nella Capitale, e i ‘falchi’ che ritenevano un errore “cedere”.
Le domande fatte all’ex premier erano state concordate ieri dai magistrati in una lunghissima riunione e ruotavano tutte attorno ai 40 milioni dati, in varie tranche, da Berlusconi a Dell’Utri. Un fiume di denaro che, ipotizzano i pm, l’ex premier avrebbe pagato per comprarsi, tramite l’amico palermitano, la protezione di Cosa nostra, come avvenne negli anni ’70, o per assicurarsi il suo silenzio sui presunti rapporti dell’ex premier coi clan mafiosi. Sulla questione è stata già interrogata la figlia di Berlusconi, Marina. L’interrogatorio è durato tre ore: convenevoli e verbalizzazione a parte, il botta e risposta tra i magistrati e il leader del Pdl non dovrebbe essersi protratto per più di due. I legali hanno anche riprovato a eccepire l’incompetenza della Procura siciliana sull’inchiesta e hanno insistito perché il loro cliente fosse sentito come teste assistito, vista la precedente indagine per riciclaggio a suo carico.
Respinte le eccezioni si è entrati nel vivo, partendo dal passato: i rapporti tra Berlusconi e i mafiosi Vittorio Mangano, ex stalliere ad Arcore e Tanino Cinà, vicende che costituivano oggetto dell’interrogatorio sfumato 10 anni fa. Il Cavaliere è stato ascoltato in una caserma della Guardia di Finanza in via dell’Olmata, poi è rientrato a palazzo Grazioli con i suoi legali Niccolò Ghedini e Pietro Longo. L’interrogatorio ha fatto slittare a stasera il vertice del Pdl convocato per discutere, tra le altre cose, di legge elettorale. Nella residenza romana finora è rimasto anche il portavoce Paolo Bonaiuti, l’ex ministro Renato Brunetta e il segretario Pdl, Angelino Alfano.
 
Arrivano i nuovi euro anti falsari. Cambieranno colori, disegni e tagli

I pezzi da 20 euro sono dei "capolavori". "Ma non è solo il Napoli Group:lol::lol:, come li abbiamo battezzati, a impensierire la Bce - spiega ancora la fonte - in Bulgaria ci sono realtà criminali che spacciano pezzi da 200 euro che sembrano veri". Dal 2002 ad oggi in Europa sono stati sequestrati più di 5 milioni di biglietti falsi, e si stima che quelli in circolazione siano 5 volte di più. Dunque un'esigenza di maggiore sicurezza, che si affianca al problema di un'estetica non proprio accattivante, tanto che a Francoforte si pensa al cambio da anni.
 
Si ranger, Bankitalia cosa vuoi che dica? che gli spread vanno bene a 500 bp? eh dai....
Ripeto, anche io , sarei contento se andassero a 200 ( almeno x avere la soddisfazione , dopo il culo che ci stanno facendo a noi cittadini ) , xo' ....un investitore estero, consapevole che in italia il prossimo anno ci saranno le politiche, secondo te.... compra scadenze lunghe senza avere visibilita'?

eh io che nn sono un investitore estero , faccio gia' fatica ad avere in ptf le scadenze a 5 anni , le ho prese a tempo debito , sto godendo , ma mi son cmq preso il mio rischio . le scadenze superiori ai 6 anni, io italiano , x il momento le lascio perdere:)

Ma il punto focale è che i fondi pensione vedono i cittadini italiani morenti punto e basta.

Il differenziale sta la semplicemente per il fatto che ritengono, ovvio, che un popolo non possa sopravvivere ancora per molto in questo stato.

La verità è questa e fino a quando non vedranno una inversione sulle tasse e dunque sugli sprechi e ruberie pubbliche, in Italia non ci metteranno piede.

Contrariamente a quanto vanno dicendo i giornalai Nostri, gli FP vedono l'Alcoa, il Sulcis ecc... e fanno i conti della serva che Noi facciamo.

Sono i fondi speculatori che vanno e vengono, ma gli investitori quando vanno non tornano prima che sia avvenuta la virata e quindi in Italia abbiamo avuto solo una accelerata ribassista. Evidente.

Attenzione, io non scommetterei neppure sulla salita degli indici in concomitanza con una riduzione del differenziale.

Tra americani, asiatici ed economia reale, diretta del Nostro paese, forse che forse queste cose potranno anche passare in secondo piano.

Del resto il diff è rimasto inchidato a 450 mentre il MIB andava a 15.3 !!!

Generalmente la gente si accorge dei cambiamenti solo a cose avvenute e magari tra poco potrebbe anche capire che la pagnotta è rimasta, semplicemente ha cambiato posto.

;)
 
guardando questo grafico di lungo dello spriz, questa sembra una bella configurazione ribassista;)
 

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