... crudamente, sia eccessivo e che non si possa martoriare ulteriormente società che sono valutate come se dovessero fallire. Ma si sa che il troppo non è un concetto che i mercati hanno presente e che una discreta dose di irrazionalità fa parte del gioco. E, purtroppo, questo gioco al ribasso, con gli spread di rendimento che si ampliano creando costi aggiuntivi alle finanze dello Stato, è un meccanismo che si autoalimenta.
Il rischio Paese
Perché l'Italia e non la Spagna, per esempio? Probabilmente perché il mercato dei titoli di Stato è assai più grande e più liquido da noi, perché nonostante le trattazioni convulse, come anche ieri si sono viste sui titoli UniCredit, anche Piazza Affari è più liquida di Madrid. Tra i primi 14 titoli trattati sul circuito Sigma X di Goldman Sachs, l'esempio più ecclatante delle discusse dark pool (sistemi di negoziazione assai opachi e non regolamentati), vi sono UniCredit, Intesa, Generali e persino Montepaschi; non il Santander o il Banco Bilbao che capitalizzano ben più delle banche italiane. Che tutto quello che sta succedendo sia da leggere come una reazione degli investitori internazionali al rischio Paese lo dimostra il mercato dei Cds. Chi si chiedesse come mai il rischio di Bnl, ossia di una banca che in passato non aveva brillato particolarmente nel panorama del credito italiano e i cui titoli erano per questo valutati meno di quelli di Intesa o Unicredit, sia nettamente più basso di quello percepito per gli altri istituti di credito italiani, troverebbe una sola risposta: Bnl, appartenendo a Bnp Paribas, non è più una banca italiana. Assicurarsi sul rischio Bnl, costa 126 centesimi, tre volte meno che farlo sul