Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 1

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Adesso però visto che Apple non è più la "perdente" della situazione, o Win cambia rotta e riporta il S.O alle origini ovvero fare solo e soltanto quello oppure i costruttori si daranno all'Open come Ubuntu e li gli investimenti saranno minimi perchè divisi tra tutti i produttori.

:up::up: E sarebbe anche ora, si dovrebbero vergognare!! :D


L'unico modo per ovviare a questo, per Apple, sarebbe quello di aprirsi e lasciare libero sfogo...giocherebbe di anticipo.

Sarebbe pericoloso, però, perché il software è facilmente crakkabile.
Già ora esistono progetti open source non autorizzati (e piuttosto sconosciuti) che portano Mac Os su macchine pc. Il vero libero sfogo lo ha decretato l'utilizzo da parte di Apple dei processori Intel, scelta che ha reso fruibile il sistema operativo di Cupertino su computer pc. Rimangono alcuni bug nella gestione del networking e di alcune periferiche, l'abbandono della possibilità dell'update del sistema e dell'aggiornamento periodico del security system, oltre a una serie di altre castrazioni varie, ma volendo si fa... :help::lol::lol:
Per quanto mi riguarda, comunque, piuttosto non mangio ma compro Apple, ne va della qualità di vita, che non è neanche confrontabile! :cool:
 
La forza di Apple è il sistema operativo e la filosofia che da sempre sta dietro a quest'ultimo (la stessa che ha trasformato in "invenzione" ed "evento" oggetti già esistenti da anni, come il lettore mp3 e il tablet).
L'OS di Apple è talmente avanti che nessun progetto open potrà mai minimamente scalfirlo, per il semplice fatto che ci vogliono investimenti importanti, basti pensare che Bill (con tutta la sua potenza di fuoco) insegue da anni tirando fuori sistemi che al confronto sono autentici carcassoni, Seven incluso. Pensa che mentre progettavano quest'ultimo, dopo la tristissima e penosissima esperienza di Vista, avevano dichiarato che la priorità era di costruire un qualcosa di leggero che sapesse sfruttare al meglio le risorse hardware disponibili. Alla luce di quel che è uscito, era meglio se non rilasciavano dichiarazioni... :lol::lol::lol:

nel mio piccolo penso che se non esistesse micro-soft non ci sarebbe bisogno neanche del continuo miglioramento di pcu, ram, motherboard, hard-disk e tutto l'hardware in circolazione, quindi le varie cose camminano insieme.
Chiuso Ot, per me
 
nel mio piccolo penso che se non esistesse micro-soft non ci sarebbe bisogno neanche del continuo miglioramento di pcu, ram, motherboard, hard-disk e tutto l'hardware in circolazione, quindi le varie cose camminano insieme.
Chiuso Ot, per me

Certo, anche per me. Ma se pensi alla capitalizzazione del titolo Apple, alla sua rilevanza nell'indice Nasdaq e in molti altri indici, anche di stile, replicati da diversi etf in tutti i mercati del mondo, alla sua forte presenza nei fondi di investimento, a quanto venga osservato in questo momento da tantissimi analisti, credo che discorrere sulle sue prospettive nell'economia reale non sia poi così OT. Un suo ritracciamento potrebbe anche dare il la ad un ritracciamento dell'equity in giro per il globo, mio parere personale e peraltro irrilevante... ;):)
 
Certo, anche per me. Ma se pensi alla capitalizzazione del titolo Apple, alla sua rilevanza nell'indice Nasdaq e in molti altri indici, anche di stile, replicati da diversi etf in tutti i mercati del mondo, alla sua forte presenza nei fondi di investimento, a quanto venga osservato in questo momento da tantissimi analisti, credo che discorrere sulle sue prospettive nell'economia reale non sia poi così OT. Un suo ritracciamento potrebbe anche dare il la ad un ritracciamento dell'equity in giro per il globo, mio parere personale e peraltro irrilevante... ;):)


...infatti, uno più bravo di me diceva che, una bolla per essere tale deve essere anche credibile...è Apple lo è.;)
 
Ikea: addio Cina, viva il made in Italy


Il gigante svedese dell'arredamento ha deciso di trasferire alcuni centri di produzione dalla Cina e dalla Malesia all'Italia (in particolare in Piemonte) - "Attualmente è il terzo Paese in ordine di importanza per la nostra produzione e rappresenta una parte importante per il nostro sviluppo", ha detto l'ad Lars Petersson.


Proprio nell'era della Cina mangia-tutto, in cui molte fabbriche (comprese quelle italiane) scelgono Pechino e dintorni per abbassare i costi di produzione e aprirsi nuovi mercati, la svedese Ikea inverte la rotta.

Ripercorrendo al contrario la rotta di Marco Polo, il gruppo dell'arredamento ha infatti deciso di abbandonare molti centri produttivi in Cina e in Malesia e di puntare sempre di più sull'Italia.

Lo hanno annunciato gli stessi vertici di Ikea presentando il report "Ambiente, sociale, risorse umane", riferito al 2011 ma con ampie prospettive relative all'esercizio 2012: "Attualmente l'Italia e' il terzo Paese in ordine di importanza per la nostra produzione e rappresenta una parte importante per il nostro sviluppo", ha dichiarato l'amministratore delegato Lars Petersson.

Sempre più prodotti verranno dunque realizzati in Italia, in particolare in provincia di Verbania, dove verranno prodotti i rubinetti (finora realizzati in stabilimenti cinesi) e in provincia di Novara, dove la fabbricazione di alcuni giocattoli è stata trasferita dalla Malesia.

Per il made in Italy del gigante dell'arredamento si tratta di una vera e propria inversione di tendenza: negli anni '90 produceva solo il 4% dei suoi articoli, adesso invece l'8% del catalogo Ikea proverrà dal territorio italiano.
 
Ikea: addio Cina, viva il made in Italy


Il gigante svedese dell'arredamento ha deciso di trasferire alcuni centri di produzione dalla Cina e dalla Malesia all'Italia (in particolare in Piemonte) - "Attualmente è il terzo Paese in ordine di importanza per la nostra produzione e rappresenta una parte importante per il nostro sviluppo", ha detto l'ad Lars Petersson.


Proprio nell'era della Cina mangia-tutto, in cui molte fabbriche (comprese quelle italiane) scelgono Pechino e dintorni per abbassare i costi di produzione e aprirsi nuovi mercati, la svedese Ikea inverte la rotta.

Ripercorrendo al contrario la rotta di Marco Polo, il gruppo dell'arredamento ha infatti deciso di abbandonare molti centri produttivi in Cina e in Malesia e di puntare sempre di più sull'Italia.

Lo hanno annunciato gli stessi vertici di Ikea presentando il report "Ambiente, sociale, risorse umane", riferito al 2011 ma con ampie prospettive relative all'esercizio 2012: "Attualmente l'Italia e' il terzo Paese in ordine di importanza per la nostra produzione e rappresenta una parte importante per il nostro sviluppo", ha dichiarato l'amministratore delegato Lars Petersson.

Sempre più prodotti verranno dunque realizzati in Italia, in particolare in provincia di Verbania, dove verranno prodotti i rubinetti (finora realizzati in stabilimenti cinesi) e in provincia di Novara, dove la fabbricazione di alcuni giocattoli è stata trasferita dalla Malesia.

Per il made in Italy del gigante dell'arredamento si tratta di una vera e propria inversione di tendenza: negli anni '90 produceva solo il 4% dei suoi articoli, adesso invece l'8% del catalogo Ikea proverrà dal territorio italiano.
azzzzzzzz....i tempi che cambiano proprio...
 
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