Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 2

Il problema reale è la sovrapproduzione di merci rispetto ai risparmi procapite disponibili per cui finchè non si sana questo squilibrio i problemi continueranno a sussistere, tra parentesi l'innovazione può far migliorare questa situazione ma solo se l'innovazione consente un maggiore impiego di forza lavoro umana, se l'innovazioni sono finalizzate a ridurre i costi od ad efficientare sistemi produttivi o distributivi sovrapponendosi ad altre e precedenti modalità di distribuzione il gioco è e rimane a somma zero.



...prova a leggere il libro che ho postato ieri qui sul 3d, secondo ti potrebbe interessare.
 
certo , e siamo in 2 a pensarla allo stesso modo x quanto riguarda i mercati azionari .

quello che a me fa paura nn e' tanto il mercato azionario che ha le sue dinamiche , ma e' un ipotetica terza fase della crisi che va a impattare sull economia reale, dove troviamo gia' oggi, migliaia di famiglie che '' traballano'' x sopravvivere.

cmq , nn fasciamoci la testa prima di essercela rotta :)


bèh già adesso buona parte della popolazione occidentale vive alle soglie della povertà, intesa come mancato soddisfacimento dei "bisogni" consumistici che ci hanno accompagnato da circa 40 anni ad oggi...solo che queste persone godono di scarsa visibilità e qualora riescano ad ottenerla vengono rappresentate dai media come piccole realtà campione e non di massa come ahimè invece sono diventate, potere dei media.
 
Gruppo merck sospende anti tumorali in grecia

Colpo in testa ai malati di cancro: la tedesca Merck Serono sospende un farmaco salvavita perché la Grecia paga in ritardo

Chissà se il prode giovane Matthias Zachert (classe 1967 di Bonn), amministratore delegato della farmaceutica tedesca Merck Serono va fiero della sua decisione. Dirà che non si poteva fare altrimenti, che le industrie devono vendere e non regalare, ecc, ecc, ecc. Ma il fatto brucia, ed è la notizia che l’azienda tedesca ha sospeso le forniture di erbitux, un antitumorale di nuova generazione, agli ospedali greci per la buona ragione che Atene non paga perché non ha i soldi. Fin qui la notizia.
Cominciamo col dire che l’erbitux (la molecola si chiama cetuximab) è un farmaco miliardario che, nel 2010, ha fatturato la bella cifra di 1700 milioni di dollari. Che è in giro da qualche anno ed è somministrato (in certe condizioni) ai malati di cancro del colon-retto (che sono tantissimi), della testa e collo (che sono meno) e, da un po’, anche a quelli del polmone (ma su questo c’è discussione) Lo dico non per entrare nei dettagli medici, ma per far capire di quale blokbuster si tratti. Vende, ha venduto e venderà tantissimo.
Allora, mi chiedo, non si poteva fare qualcosa perché lo avessero anche i greci?. L’azienda tedesca fa sapere che sì, i greci potranno averlo se se lo vanno a comprare in farmacia: in Italia il costo della terapia è di circa 1000 euro alla settimana.
Ma, e già sento levarsi le ole di sdegno, chi deve provvedere i malati greci posto che Atene i soldi non li ha perché è sotto il torchio dell’Europa guidata dalla tedesca Merkel? Il baldo Zachert? Nel migliore dei mondi possibili, certo che sì. Ma in questo mondo, se lo fa Zachert viene defenestrato e sostituito con un altro più cattivo.Inutile predicare: le farmaceutiche vendono farmaci per fare profitti, e se non fanno profitti smettono di provvedere i farmaci.
Perché, invece, non pensare che se è l’Europa che sta guidando il treno del sanamento della Grecia, debba essere l’Europa a trovare una soluzione. Magari obbligando Merck Serono a vendere sottocosto i medicinali salvavita e costruendo dei fondi perché non siano i malati di cancro a pagare il casino che combinano e hanno combinato politici ed economisti.
Perché, credetemi, questa pensata del golden boy di Bonn, non sarà l’ultima. I farmaci antitumorali di nuova generazione costano una montagna di soldi e man mano che la crisi avanza, magari meno brutalmente, le aziende sceglieranno di venderli a chi può pagarseli. D’altra parte, già l’anno scorso (nel settembre del 2011) Roche aveva annunciato di voler sospendere la fornitura dei farmaci agli ospedali greci che non pagavano.
Ora tocca ai greci: sotto il tacco dell’Europa e delle troike devono tagliare la sanità. Sarebbe bene che l’Europa e le troike parlassero con le loro industrie e che li convincessero che un farmaco che fattura da almeno tre anni sui 1500 milioni di dollari, magari ai greci si può dare a prezzo di costo. Visto che gli altri europei lo pagano a prezzo pieno, ben caro.
E il bello è che i farmaci non sono, diciamo, come le auto: quasi ovunque e certamente in tutta Europa li pagano i governi o le grandi istituzioni assistenziali. Chissà cosa succederebbe se le agenzie chiudessero i rubinetti alle farmaceutiche che non vogliono capire che un antitumorale non è come la Coca Cola, se mettessero loro i bastoni tra le ruote, preferissero i farmaci di altri, mandassero ispettori a raffica a verificarne l’operato….
 
*** Enel: Moody's riduce a "Baa2" rating a lungo termine (RCO)

*** Enel: Moody's riduce a "Baa2" rating a lungo termine (RCO)

(RADIOCOR) 06-11-12 08:04:49 (0048) 0 NNNN
 
oggi in tabella:


Dati macroeconomici
Non sono previsti dati macro di rilievo.

Appuntamenti societari
Trimestrale Aol. (orario non disponibile).
Trimestrale Newscorp dopo la chiusura di Wall Street.

Discorsi e relazioni
Elezioni presidenziali (Si vota anche per parte dei due rami
del Congresso, il Senato e la Camera dei Rappresentanti).
 
Spagna: Rajoy, non rinuncia a chiedere aiuto, ma nessuna decisione presa

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Madrid, 06 nov - Il premier
spagnolo, Mariano Rajoy, ha detto che "non rinuncia" a
chiedere un piano di aiuti complessivo per l'economia del
paese che permetta di allentare le tensioni sul debito
sovrano, ma ha aggiunto che la decisione "per ora non e'
presa". "Non rinuncio a utilizzare questo strumento", a
detto in un'intervista radiofonica, aggiungendo che "il
governo non ha preso alcuna decisione".
Red-

(RADIOCOR) 06-11-12 09:37:18 (0124) 5 NNNN
 

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Spagna: Rajoy, non rinuncia a chiedere aiuto, ma nessuna decisione presa

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Madrid, 06 nov - Il premier
spagnolo, Mariano Rajoy, ha detto che "non rinuncia" a
chiedere un piano di aiuti complessivo per l'economia del
paese che permetta di allentare le tensioni sul debito
sovrano, ma ha aggiunto che la decisione "per ora non e'
presa". "Non rinuncio a utilizzare questo strumento", a
detto in un'intervista radiofonica, aggiungendo che "il
governo non ha preso alcuna decisione".
Red-

(RADIOCOR) 06-11-12 09:37:18 (0124) 5 NNNN



imho ha poco da scegliere, se non il quando



Spagna, forte aumento crediti dubbi
Aumentati fino a 194 miliardi di euro, il 34,5% in più rispetto a giugno 2011
 
La dimensione globale delle elezioni USA

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NEW YORK – La maggior parte degli abitanti del pianeta non avrà modo di esprimere il proprio voto alle prossime elezioni negli Stati Uniti, anche se per loro la posta in gioco potrebbe essere, a seconda dell'esito, molto alta. I cittadini non statunitensi auspicano quasi all'unanimità la rielezione di Barack Obama anziché la vittoria del suo sfidante, Mitt Romney, e questo per delle valide ragioni.
http://www.project-syndicate.org/default/library/ac5b5dec6005fd3d65083634d3f365b4.jpgIllustration by Paul Lachine
In campo economico, gli effetti della politica di Romney, volta ad accrescere la diseguaglianza e la divisione sociale, non sarebbero percepiti all'estero in modo diretto, ma si è visto che in passato, nel bene e nel male, altri hanno spesso seguito le orme degli Stati Uniti. Ai tempi di Ronald Reagan, ad esempio, molti governi si affrettarono a sostenere la sua crociata per la liberalizzazione dei mercati, che alla fine ha portato alla più grave recessione mondiale dagli anni '30. Altri Paesi che hanno scelto di imitare gli Stati Uniti hanno sperimentato un aumento della diseguaglianza sociale, che si è tradotta in una concentrazione di ricchezza nelle fasce alte della popolazione, maggiore povertà in quelle basse, e un indebolimento della classe media.
La linea contrattiva proposta da Romney, ovvero il tentativo di ridurre il disavanzo prematuramente mentre l'economia USA è ancora fragile, è quasi certamente destinata a indebolire la già sofferente crescita americana e, qualora la crisi dell'euro si aggravasse, potrebbe portare a una nuova recessione. A quel punto, con la contrazione della domanda negli Stati Uniti, il resto del mondo avvertirebbe gli effetti economici di una presidenza Romney in maniera alquanto diretta.
Ciò solleva la questione della globalizzazione, che implica un'azione concertata su più fronti da parte della comunità internazionale. Purtroppo, ciò che occorrerebbe fare in materia di commercio, finanza, cambiamento climatico e una miriade di altri settori, non viene fatto, e molti attribuiscono questa incapacità in parte all'assenza di una leadership americana. Tuttavia, sebbene Romney faccia leva su un atteggiamento spavaldo e una retorica vigorosa, è probabile che alcuni leader mondiali non sarebbero comunque disposti a seguirlo, perché convinti, a mio avviso a ragione, che lui li guiderebbe, insieme agli Stati Uniti, nella direzione sbagliata.
L'"eccezionalismo" americano può vendere bene in patria, ma ha scarso seguito all'estero. La guerra in Iraq del presidente George W. Bush – un’indubbia violazione del diritto internazionale - ha dimostrato che sebbene l'America spenda per la difesa quanto il resto del mondo messo insieme, non riuscirebbe a pacificare un paese con meno del 10% della sua popolazione e meno dell'1% del suo PIL.
Inoltre, il capitalismo di tipo americano si è rivelato né efficiente né stabile. Con i redditi della maggior parte degli americani fermi da oltre un decennio, appare chiaro che il modello economico USA non beneficia la maggior parte dei cittadini, a prescindere dai dati ufficiali sul PIL. A dire la verità, questo modello si era rivelato inadeguato ancor prima che Bush terminasse il suo mandato. Insieme alle violazioni dei diritti umani avvenute sotto la sua amministrazione, la Grande Recessione - prevedibile, e prevista, conseguenza della sua politica economica - ha fatto tanto per indebolire il potere “soft” dell’America, quanto le guerre in Iraq e in Afghanistan hanno fatto per compromettere la credibilità del suo potere militare.
Dal punto di vista dei valori, cioè dei valori di Romney e del candidato alla vicepresidenza, Paul Ryan, le cose non stanno molto meglio. Ad esempio, tutti gli altri paesi avanzati riconoscono il diritto a un'assistenza sanitaria accessibile, e l'Affordable Care Act di Obama rappresenta un importante passo verso questo obiettivo. Romney, però, ha criticato questa iniziativa, senza offrire nulla in cambio.
Oggi l'America ha l'onore di essere tra i paesi avanzati che offrono meno pari opportunità ai propri cittadini, e i drastici tagli al bilancio previsti da Romney, che colpiscono la classe media e i ceti meno abbienti, rappresenterebbero un ulteriore ostacolo alla mobilità sociale. Allo stesso tempo, Romney espanderebbe il settore militare, spendendo più soldi per armi che non funzionano contro nemici che non esistono, e arricchendo appaltatori della difesa come la Halliburton a scapito di settori quali le infrastrutture e l'istruzione, che invece hanno un disperato bisogno di investimenti.
Anche se il nome di Bush non è sulla scheda elettorale, Romney non ha veramente preso le distanze dalle posizioni dell'ex presidente. Al contrario, la sua campagna è stata caratterizzata dagli stessi consiglieri, dalla stessa dedizione nell’aumentare la spesa militare, dalla stessa convinzione che ridurre le tasse ai ricchi sia la soluzione per tutti i problemi economici, e dalla stessa approssimazione nel far quadrare il bilancio.
Prendiamo, ad esempio, le tre questioni al centro dell'agenda globale cui si è già fatto riferimento: il cambiamento climatico, la regolamentazione finanziaria e il commercio. Romney non si è pronunciato sulla prima, e molti suoi colleghi di partito sono "negazionisti del clima". Pertanto, non ci si può aspettare da lui una leadership seria su questo tema.
Per quanto riguarda la regolamentazione finanziaria, se da un lato la recente crisi ha messo in evidenza la necessità di norme più severe, dall'altro l'accordo su molte questioni si è rivelato difficile da raggiungere in parte per l’eccessiva vicinanza dell'amministrazione Obama al settore finanziario. Con Romney, però, tale distanza si annullerebbe del tutto: metaforicamente parlando, lui è il settore finanziario.
Un tema di natura finanziaria su cui c’è accordo a livello globale è la necessità di chiudere i paradisi bancari off-shore, che esistono principalmente per scopi di evasione ed elusione fiscale, riciclaggio di denaro e corruzione. Il denaro non confluisce nelle Isole Cayman perché il sole lo fa crescere più in fretta, bensì perché lì non è alla luce del sole. Ma con un Romney che non ha mostrato alcun pentimento per aver utilizzato lui stesso alcune banche delle Cayman, sarà difficile vedere passi in avanti persino in questo settore.
Quanto al commercio, Romney promette di scatenare sin da subito una guerra commerciale contro la Cina, paese "manipolatore di valuta", una promessa che gli lascia poco margine di manovra. Romney rifiuta di considerare il notevole apprezzamento reale del renminbi negli ultimi anni, o di riconoscere che, se le variazioni del tasso di cambio della valuta cinese possono influenzare il deficit commerciale bilaterale, ciò che realmente conta è il deficit commerciale multilaterale americano. Un renminbi più forte significherebbe semplicemente un passaggio, negli Stati Uniti, dalla Cina a produttori ancora più a basso costo di tessuti, abbigliamento e altri beni.
L'ironia, non colta da Romney, è che altri Paesi stanno accusando gli Stati Uniti di manipolazione valutaria. Dopo tutto, uno dei principali vantaggi della politica di "allentamento quantitativo" della Federal Reserve - forse l'unico canale con un effetto significativo sull'economia reale - deriva dal deprezzamento del dollaro USA.
L'intero pianeta dipende per molti aspetti dalle elezioni americane. Purtroppo, la maggior parte delle persone che ne subiranno le conseguenze, cioè quasi tutto il mondo, non avrà la possibilità d'influenzare in alcun modo il loro risultato.
 

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