Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 2

17:26 - Wall Street: Facebook vola dell'+11%, oggi scade il terzo lock-up
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 14 nov - Balzo di
Facebook a Wall Street nel giorno in cui scade su circa 800
milioni di titoli il terzo lock-up, ovvero il limite prima
del quale le azioni non potevano essere vendute dagli
investitori che le possedevano o le avevano acquistate
nell'ambito dell'Ipo dello scorso maggio. Il social network,
che guadagna al momento il 7,44% a 21,33 dollari per azione,
saliva in precedenza dell'11,2% a un massimo intraday di
22,09 dollari. Le azioni di Facebook, collocate a 38 dollari
e arrivate a un massimo di 45 il giorno dello sbarco a Wall
Street, erano arrivate in seguito a cedere piu' del 50% a un
minimo di 17,55 dollari. I precedenti lock-up erano scaduti
a meta' agosto, su 271 milioni di titoli, e a fine ottobre,
su 234 milioni. Le prossime scadenze sono il 14 dicembre, su
156 milioni di azioni, e il 18 maggio 2013, su 47 milioni di
titoli.
 
Certo :up:.
Comunque è triste vedere che la testa ce la spacchiamo tra di noi, mentre quelle veramente da bastonare sono da un'altra parte, seduti spocchiosamente sulle loro comode poltrone :wall::wall:



manca un' idea aggregatrice, o più idee, anche di matrice diversa, ma che siano in grado di coagulare gruppi numerosi.
E' una melma culturale conseguente a decenni di narcosi politica e ideale.
E' un nulla che ha attraversato generazioni, ed è il nulla che è stato trasmesso ad intere generazioni.
Pertini, quando parlava ai giovani, diceva loro di augurarsi che avrebbero sempre scaldato i loro cuori con un' ideale.
Ma gli ideali sono stati mercificati, scambiati con elargizioni che la gente ha accettato, sono stati monetizzati da un apparato che ha acquistato un po' di consenso politico, sufficiente per garantirsi pro tempore l' esercizio del potere, e per fare ciò ha speso in 30 anni quello che avrebbe dovuto spendere in 100.
Il risultato è una palude culturale, una vacanza di idee simile ad un brutto sogno, la fine di un modello millantato come eterno e che invece non lo è.

Prendere coscienza che il tempo è cambiato è già difficile di per sè, ma non avere le "armi" per affrontare la situazione è ancora peggio, è il terreno ideale per apparati che cercano di occupare abusivamente il vuoto di democrazia oppure di demagoghi e populisti che promettono il libro dei sogni e regalano regimi.
E' un contesto magmatico, in cui è difficile raggruppare formazioni coese intorno ad una idea realistica e sensata, anche di differente matrice; altrimenti i 2 o 3 milioni a Roma immaginati prima da Gipa sarebbero già realtà.

E' una crisi antropologica, di valori e persone, non solo ai vertici, ma soprattutto alla base, purtroppo. I primi responsabili sono gli elettori, in democrazia.
E' la crisi di tipo peggiore, la decadenza culturale da disinteresse.
Non se ne esce facilmente, e di solito neanche pacificamente, la società deve ricostruirsi un substrato di valori e di solito il processo deve passare attraverso un certo numero di errori, prima di imboccare di nuovo un percorso virtuoso.
Speriamo che stavolta sia diverso.
 
manca un' idea aggregatrice, o più idee, anche di matrice diversa, ma che siano in grado di coagulare gruppi numerosi.
E' una melma culturale conseguente a decenni di narcosi politica e ideale.
E' un nulla che ha attraversato generazioni, ed è il nulla che è stato trasmesso ad intere generazioni.
Pertini, quando parlava ai giovani, diceva loro di augurarsi che avrebbero sempre scaldato i loro cuori con un' ideale.
Ma gli ideali sono stati mercificati, scambiati con elargizioni che la gente ha accettato, sono stati monetizzati da un apparato che ha acquistato un po' di consenso politico, sufficiente per garantirsi pro tempore l' esercizio del potere, e per fare ciò ha speso in 30 anni quello che avrebbe dovuto spendere in 100.
Il risultato è una palude culturale, una vacanza di idee simile ad un brutto sogno, la fine di un modello millantato come eterno e che invece non lo è.

Prendere coscienza che il tempo è cambiato è già difficile di per sè, ma non avere le "armi" per affrontare la situazione è ancora peggio, è il terreno ideale per apparati che cercano di occupare abusivamente il vuoto di democrazia oppure di demagoghi e populisti che promettono il libro dei sogni e regalano regimi.
E' un contesto magmatico, in cui è difficile raggruppare formazioni coese intorno ad una idea realistica e sensata, anche di differente matrice; altrimenti i 2 o 3 milioni a Roma immaginati prima da Gipa sarebbero già realtà.

E' una crisi antropologica, di valori e persone, non solo ai vertici, ma soprattutto alla base, purtroppo. I primi responsabili sono gli elettori, in democrazia.
E' la crisi di tipo peggiore, la decadenza culturale da disinteresse.
Non se ne esce facilmente, e di solito neanche pacificamente, la società deve ricostruirsi un substrato di valori e di solito il processo deve passare attraverso un certo numero di errori, prima di imboccare di nuovo un percorso virtuoso.
Speriamo che stavolta sia diverso.





Bello scritto lupacchiottalberto!:up::up::bow::bow:
 
manca un' idea aggregatrice, o più idee, anche di matrice diversa, ma che siano in grado di coagulare gruppi numerosi.
E' una melma culturale conseguente a decenni di narcosi politica e ideale.
E' un nulla che ha attraversato generazioni, ed è il nulla che è stato trasmesso ad intere generazioni.
Pertini, quando parlava ai giovani, diceva loro di augurarsi che avrebbero sempre scaldato i loro cuori con un' ideale.
Ma gli ideali sono stati mercificati, scambiati con elargizioni che la gente ha accettato, sono stati monetizzati da un apparato che ha acquistato un po' di consenso politico, sufficiente per garantirsi pro tempore l' esercizio del potere, e per fare ciò ha speso in 30 anni quello che avrebbe dovuto spendere in 100.
Il risultato è una palude culturale, una vacanza di idee simile ad un brutto sogno, la fine di un modello millantato come eterno e che invece non lo è.

Prendere coscienza che il tempo è cambiato è già difficile di per sè, ma non avere le "armi" per affrontare la situazione è ancora peggio, è il terreno ideale per apparati che cercano di occupare abusivamente il vuoto di democrazia oppure di demagoghi e populisti che promettono il libro dei sogni e regalano regimi.
E' un contesto magmatico, in cui è difficile raggruppare formazioni coese intorno ad una idea realistica e sensata, anche di differente matrice; altrimenti i 2 o 3 milioni a Roma immaginati prima da Gipa sarebbero già realtà.

E' una crisi antropologica, di valori e persone, non solo ai vertici, ma soprattutto alla base, purtroppo. I primi responsabili sono gli elettori, in democrazia.
E' la crisi di tipo peggiore, la decadenza culturale da disinteresse.
Non se ne esce facilmente, e di solito neanche pacificamente, la società deve ricostruirsi un substrato di valori e di solito il processo deve passare attraverso un certo numero di errori, prima di imboccare di nuovo un percorso virtuoso.
Speriamo che stavolta sia diverso.

Per l’ennesima volta nella Storia, gli italiani si stanno costruendo la propria galera preferendo il passato all’ipotesi di un futuro. E’ comprensibile: come automi rispondono alle suggestioni di chi governa e comanda fingendo di aver dato –e star dando- libertà di espressione. Del resto, negli ultimi 90 anni, l’Italia è passata dalla sbornia criminale del fascismo al trasformismo corrotto della Democrazia Cristiana, per poi proseguire nel narcisismo illiberale dei socialisti, nella boria autoritaria dei comunisti, nell’illegalità truffaldina del berlusconismo, e infine nel controllo bancario, aristocratico e oligarchico, del sistema esistenziale, quello attuato dal governo Monti. I nostri precedenti storici nella gestione della cosa pubblica, negli ultimi 90 anni, sono stati, in stretta sintesi: Mussolini, Andreotti, Craxi, D’Alema, Berlusconi, Monti. Con il risultato che oggi l’Italia si trova –rispetto al resto del mondo occidentale- in una situazione molto simile a quella del 1920. Perché lì siamo rimasti. E lì vogliono che noi restiamo. E’ per questo che bisogna spingere la gente a non vedere il futuro, a non volerlo, a non evocarlo, a non visionarlo, a non costruire delle auto-profezie sociali costruttive; in modo tale che, tanto più dilaga la paura nel futuro, tanto più –è un meccanismo banale di controllo della mente collettiva- ci si rifugi nel passato, dove, a scelta troverete la variante odierna di Mussolini, Andreotti, Craxi, D’Alema, Berlusconi, Monti. Verrà presentata, come stanno facendo (e come ormai dilaga anche sulla rete, dopotutto è la versione “italiana” del web) un modello “apparentemente” nuovo, ma che non avrà nulla di nuovo; una persona, un gruppo, un partito, un collettivo, che proporranno soluzioni, medicine, programmi che avranno comunque una caratteristica: non spingono la nazione verso il futuro. Da noi, il futuro non esiste. Si parla soltanto del passato: perché è lì che vogliono spingerci, perché è lì, tra le maglie degli stivali di Mussolini, delle babbucce di Andreotti, della pelata di Craxi, del baffetto di D’Alema, delle rughe invisibili di Berlusconi,
Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Ecco il futuro che avanza. Arriva dalla California la rivoluzione esistenziale nel sociale.
 
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manca un' idea aggregatrice, o più idee, anche di matrice diversa, ma che siano in grado di coagulare gruppi numerosi.
E' una melma culturale conseguente a decenni di narcosi politica e ideale.
E' un nulla che ha attraversato generazioni, ed è il nulla che è stato trasmesso ad intere generazioni.
Pertini, quando parlava ai giovani, diceva loro di augurarsi che avrebbero sempre scaldato i loro cuori con un' ideale.
Ma gli ideali sono stati mercificati, scambiati con elargizioni che la gente ha accettato, sono stati monetizzati da un apparato che ha acquistato un po' di consenso politico, sufficiente per garantirsi pro tempore l' esercizio del potere, e per fare ciò ha speso in 30 anni quello che avrebbe dovuto spendere in 100.
Il risultato è una palude culturale, una vacanza di idee simile ad un brutto sogno, la fine di un modello millantato come eterno e che invece non lo è.

Prendere coscienza che il tempo è cambiato è già difficile di per sè, ma non avere le "armi" per affrontare la situazione è ancora peggio, è il terreno ideale per apparati che cercano di occupare abusivamente il vuoto di democrazia oppure di demagoghi e populisti che promettono il libro dei sogni e regalano regimi.
E' un contesto magmatico, in cui è difficile raggruppare formazioni coese intorno ad una idea realistica e sensata, anche di differente matrice; altrimenti i 2 o 3 milioni a Roma immaginati prima da Gipa sarebbero già realtà.

E' una crisi antropologica, di valori e persone, non solo ai vertici, ma soprattutto alla base, purtroppo. I primi responsabili sono gli elettori, in democrazia.
E' la crisi di tipo peggiore, la decadenza culturale da disinteresse.
Non se ne esce facilmente, e di solito neanche pacificamente, la società deve ricostruirsi un substrato di valori e di solito il processo deve passare attraverso un certo numero di errori, prima di imboccare di nuovo un percorso virtuoso.
Speriamo che stavolta sia diverso.
:bow::bow: Lo stampo e distribuisco i volantini :-o:)
Anche di questo :wall::wall::wall:
 

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