quello che intendevo dire è che mi sento minoritario in quanto indignato di matrice liberale. Che la maggioranza non sia contenta è un dato inconfutabile, ma bisognerà vedere la direzione che questo malcontento prenderà e quale sarà il colore politico che riuscirà a trarne profitto per sè.
L' Italia non è mai stato un paese liberale, purtroppo lo dimostra la sua storia, oscilliamo da sempre fra democrazie sgangherate, inefficienti, patologicamente de-meritocratiche e regimi assolutistici conseguenza dei disastri socioeconomici generati dalle stesse.
Quella che viviamo adesso è una fase degenerativa che vede il dispotismo di una cosca di burocrati incipriati, sideralmente lontani dai problemi delle persone e snobisticamente sprezzanti, allargarsi e ramificarsi dall' europa ai singoli paesi.
E' un processo molto diverso da quello dei nazional-socialismi degli anni 20 e 30, ma che l' europa ha già vissuto in altri momenti, eclatante secondo me l' analogia con la Francia di Luigi XVI.
Noi siamo, come spesso accade, un vero e proprio laboratorio storico e sociale, perchè da noi il processo conosce una fase più avanzata che altrove, essendo la politica già stata sostituita (per responsabilità sue proprie, chiaro).
Nella storia queste situazioni hanno sempre, prima o dopo, generato rovesci: il punto è che cosa genereranno, a loro volta, questi rovesci.
Il mio timore è che in un paese culturalmente illiberale come l' Italia prendano piede idee populistiche e demagogiche che generino altri mostri; oppure che prevalga il solito, italico senso dell' opportunismo e quella tolleranza pelosa che fa subire a questo paese qualunque cosa, ognun per sè e cerchiamo di arrangiarci.
Non è che voglia essere a tutti i costi pessimista, cerco sempre di comprendere le cose attraverso il contatto quotidiano con le persone, di ogni ceto e livello culturale e socio-economico.
I soli, che per adesso vedo veramente con la bava alla bocca, sono i commercianti (che qui sono tritati da un altro piccolo ducino che incarna alla perfezione le demagogie di cui parlavo sopra), gli autonomi, i piccoli imprenditori, ma la maggioranza ho l' impressione che sia un po' piegata, ingobbita e rassegnata ad "aspettare ancora un po'", malgrado lo scontento.
E comunque, anche fra i ceti produttivi più esposti e inkazzati, in non pochi casi circolano idee che di liberale non hanno molto.
Per questo dicevo che mi sento far parte di una minoranza, ben felice, anzi, felicissimo di sbagliarmi
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