###Vigilanza Bce: fumata nera, ma si ostenta ottimismo su accordo il 12 - FOCUS
(dal nostro corrispondente Antonio Pollio Salimbeni)
Bruxelles, 04 dic - Non ce
l'hanno fatta i ministri finanziari europei a trovare un
accordo sulla vigilanza bancaria. Troppi sono ancora i
terreni sui quali si scontrano forti interessi: paesi euro e
paesi non euro che si ritroveranno sotto lo stessa autorita'
di vigilanza che funziona legalmente solo a 17 membri (la
Bce), la Germania che non vuole mollare sulla supervisione
nazionale delle casse regionali e di risparmio, il Regno
Unito che non vuole essere spiazzato nelle decisioni
all'Autorita' bancaria europea dove la Bce fa blocco, la
questione della 'muraglia cinese' per separare nettamente
politica monetaria e vigilanza. Ciononostante la presidenza
Ecofin e' ottimista, la Commissione pure. Nuovo tentativo
fra una settimana, ma la Bce e' allarmata: se non si decide
entro l'anno i mercati reagiranno male.
Il
ministro delle finanze cipriote Vassos Shiarly e' stato il
primo dirsi certo che l'intesa e' vicina. Poi pero' ha
snocciolato tutti i punti critici sui quali sono emerse le
divergenze, anche piuttosto forti, e si e' capito che queste
riguardano i punti essenziali della nuova regolazione,
considerata una delle condizioni indispensabili per spezzare
il circolo vizioso crisi del debito bancario-crisi del
debito sovrano. Infatti, fino a quando la supervisione Bce
non sara' in piedi le banche non potranno essere
ricapitalizzate direttamente dal Fondo anti-crisi Esm.
La riunione Ecofin ha discusso alla luce del sole: tutta la
seduta della mattina era a telecamere aperte, chiunque
avrebbe potuto seguirla via Internet. E alla luce del sole
sono emersi i contrasti. Tanto che, aldila'
dell'ostentazione di ottimismo sulla possibilita' di
compiere piu' di un semplice 'ultimo miglio' nella riunione
straordinaria convocata per il 12 dicembre, la presidenza
cipriota e la Bce hanno lanciato un mezzo allarme, rilevando
la prima che "manca poco tempo" per decidere entro fine
anno, la seconda che se si rinvia i mercati ne trarranno la
logica conseguenza e reagiranno male. Proprio quel non ci
vuole nel momento in cui forse e' stato trovato l'ultimo
tampone utile per fermare la crisi greca.
Le tre questioni principali sulle quali e' saltato oggi
l'accordo sono l'ampiezza dei poteri di supervisione della
Bce, il modo di assicurare la effettiva separazione tra
politica monetaria e decisioni di vigilanza bancaria della
Bce, il sistema di voto cioe' la convivenza nell'Autorita'
bancaria europea (che funziona a 27 paesi membri) di due
fronti, il fronte che si presume compatto rappresentato
dalla Bce (che decide formalmente anche per i paesi che non
adottano la moneta unica ma si troveranno sotto l'ombrello
vigilante di Francoforte) e il fronte degli 'outs', di
quelli che non fanno parte ne' dell'Eurozona ne' della nuova
supervisione. Regno Unito innanzitutto, poi probabilmente la
Svezia, mentre la Danimarca e la Repubblica Ceca sono al
momento in bilico.
Sui poteri la situazione e' chiara: la Germania vuole avere una
barriera netta che preservi il potere dell'autorita'
nazionale sulle banche 'locali', cioe' le casse di risparmio
e le banche regionali. Mentre sulle banche sistemiche e
sulle banche salvate con prestiti pubblici europei
(Efsf/Esm) e' ovvio che cadano per definizione sotto la
vigilanza europea, sul resto sostanzialmente non si deve
cambiare marcia. Di qui la 'guerra' sulle soglie degli asset
bancari in valore assoluto o in rapporto al pil per
determinare se una banca e' piu' o meno "significativa". La
Germania vuole soglie alte per mantenere l'influenza
nazionale sul maggior numero di banche, la maggioranza degli
altri paesi (tra cui la Francia) vuole soglie basse per il
motivo opposto. L'Italia sta piu' con la Francia che con la
Germania, ma cerca soluzioni 'ponte' per un accordo.
Comunque in ultima istanza, dice il ministro Vittorio
Grilli, e' la Bce che deve poter decidere e se necessario
agire direttamente sulle singole banche. Su qualsiasi banca
se ci sono le urgenze prudenziali.
Se ci sono soglie rigide, pero', si congela una situazione
che rischia di cambiare nel tempo. Ci vorrebbe pragmatismo
(lo ha detto Grilli), ma le divergenze sono tali che si
preferisce correre questo rischio piuttosto di compiere un
salto piu' coerente alla centralizzazione. Al mattino
Schaeuble ha smantellato l'intero castello rivendicando la
necessita' di difendere l'indipendenza della Bce, parlando
di "muraglia cinese" necessaria tra politica monetaria e
scelte di vigilanza. Rimettendo in discussione il principio
della decisione di ultima istanza nelle mani della Bce. A
fine riunione ha usato toni piu' accomodanti e ha invitato a
trovare una soluzione "creativa" per mettere tutti
d'accordo, anche i non euro. Cio' secondo alcuni lascerebbe
ben sperare sull'esito del negoziato, ma se Berlino molla
sulla 'muraglia cinese' occorrera' mollarle qualcosa sui
confini dei poteri delle autorita' nazionali.
Sulla divisione del lavoro tra Bce e autorita' nazionali
c'e' un equivoco ricorrente: e' ovvio che la Bce non sara'
mai in grado di controllare 6mila banche (lo ha detto
Schaeuble), ma il punto non e' questo e lo sanno tutti. Il
punto e' se la Bce e' la 'fonte' del potere di supervisione
che viene decentrato o se e' un pilastro del sistema unico
di vigilanza equiparato alle attuali autorita' nazionali.
Il punto debole e' che gli atti di vigilanza sarebbero
presi in ultima istanza dalla Bce, ma gli effetti possono
ricadere su autorita' nazionali di bilancio: e' il nervo
scoperto di tutta l'operazione.
Sulla questione del peso della Bce ai vertici dell'Eba,
con il timore che il blocco dei 17 marginalizzi gli altri
10. Si lavora su un diverso equilibrio di sistemi di voto,
nel tentativo pero' di non depotenziare il ruolo Bce. Per
Londra e' la madre delle questioni. Ma ci sono anche i
timori di paesi come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca: il
loro sistema bancario e' controllato a vari gradi da gruppi
paneuropei (dell'Eurozona) e non vogliono trovarsi stretti
sia nella vigilanza Bce sia all'Eba.
Quanto al calendario dell'entrata in funzione operativa
del nuovo sistema, nessuno mette in discussione l'ultima
data del primo gennaio 2014. I problemi sono sul percorso:
escluso che dal 2 gennaio 2013 la Bce possa essere in grado
di vigilare sulle banche 'salvate' dall'Eurozona (il primo
gradino della nuova supervisione). C'e' accordo sul fatto
che la Bce a un certo punto (settembre 2013) dica che cosa
e' in grado di assicurare (banche 'salvate' piu' banche
sistemiche piu' le altre). Sarebbe la soluzione piu' logica.