Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 2

15:43 - Usa: Bofa, fiscal cliff una minaccia per economia, "siamo in pericolo"
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 04 dic - Lo stallo
sul fiscal cliff e l'incertezza sul possibile aumento delle
tasse accompagnato da una riduzione trasversale della spesa
pubblica hanno gia' danneggiato le spese aziendali per il
prossimo anno e, in caso di mancato accordo, c'e' "il rischio
di recessione nel breve periodo" e di effetti negativi di
lungo termine. "Siamo in pericolo. Se tutto questo si
trascinera' fino al 2013, dovremo cominciare a chiederci come
sara' il 2014", ha detto l'amministratore delegato di Bank of
America Brian Moynihan, in un'intervista esclusiva a "Squank
Box", trasmissione di Cnbc. "Sono piu' preoccupato per un
rallentamento delle aziende che per un cambiamento del
comportamento dei consumatori", ha detto, sottolineando che
"i mercati azionari sono ora in decenti condizioni,
l'economia e i consumi stanno crescendo". La domanda quindi
e', spiega Moynihan, perche' si dovrebbe andare avanti su una
via che sicuramente provochera' una frenata. Per quanto
riguarda la politica monetaria della Fed, il numero uno di
BofA ha precisato che preferirebbe "avere tassi di interesse
piu' alti, perche' questo significherebbe che l'economia sta
crescendo".
 
*** Crisi: Merkel, nuova regolamentazione deve valere per tutti
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Preoccupata per ritardi


Hannover, 04 dic - Le nuove
regole per l'industria finanziaria, messe a punto come
risposta alla crisi globale, devono avere carattere globale
e "valere per tutti". Lo ha detto il cancelliere tedesco,
Angela Merkel, durante il suo discorso al Congresso
nazionale della Cdu con il quale ha presentato la propria
candidatura per un terzo mandato alla Cancelleria. "Sono
preoccupata del fatto che stiamo perdendo tempo" sulla
questione di una regolamentazione piu' stringente dei
mercati finanziari globali, ha detto Merkel, secondo la
quale "tutti gli operatori e tutte le piazze finanziarie
devono essere regolamentati".



...a parte le sue banche, ovvio :-o

quelle con gli attivi di qualità :-o
 
...a parte le sue banche, ovvio :-o

quelle con gli attivi di qualità :-o


Ma secondo te Lupo...domanda da 1.000.000.000.000 di dracme...perchè nessuno degli altri politicanti in sede UE, solleva questo argomento, il che sarebbe un nervo scoperto per i krukki???...o aspettano a giocarsi il jolly sotto le elezioni tedesche di settembre 2013?

Perchè giunti a questo punto dove guerra è guerra qualcuno potrebbe, anzi dovrebbe....togliersi il sassolino a tal proposito o sbaglio?

Ti ringrazio se vorrai rispondermi.
 
16:02 - Usa: i governi esteri attaccano la Volcker rule
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 04 dic - Le banche
da tempo protestano contro la Volcker rule, una della
riforme piu' ambiziose di Wall Street. Ma adesso hanno
trovato un improbabile alleato: i governi internazionali. Un
crescente numero di Paesi teme che il previsto divieto al
trading per conto per gli istituti possa danneggiare anche
la compravendita di titoli del debito sovrano. Questa paura
ha fatto scattare una campagna di lobby: la Federal Reserve
ha ricevuto una lunga processione di preoccupati dignitari
internazionali, oppure loro accorate missive. In ordine
sparso, di recente, hanno chiesto e ricevuto udienza
esponenti del Giappone come del Messico, della Gran Bretagna
come del Canada. Oltre che alla Fed le delegazioni si sono
recate al Tesoro statunitense.

16:18 - Usa: i governi esteri attaccano la Volcker Rule -2-
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- New York, 04 dic -
La Volcker Rule e' parte della grande riforma di Wall Street, la
Dodd-Frank, varata nel 2010 dopo la crisi che scosse il
sistema finanziario globale e le cui norme applicative
restano ancora da completare da parte delle autorita'
americane di supervisione dei mercati e delle banche. La
regola in questione, ispirata dall'ex governatore della Fed
Paul Volcker, intende limitare i rischi corsi dagli istituti
che vantano la copertura delle assicurazioni federali sui
depositi ma e' diventata tra le piu' discusse e potrebbe
essere finalizzata all'inizio del 2013. Nel caso dei governi
esteri, il timore e' che riducendo le scommesse delle banche
con i propri capitali renda piu' difficile per loro operare
anche per conto di clienti e ridurre cosi' la liquidita' sui
mercati necessaria a sostenere il debito sovrano. I titoli
del Tesoro statunitense verrebbero infatti esplicitamente
esentati dalle restrizioni della Volcker rule, non cosi' i
bond di altri paesi.
 
Ultima modifica:
###Vigilanza Bce: fumata nera, ma si ostenta ottimismo su accordo il 12 - FOCUS
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(dal nostro corrispondente Antonio Pollio Salimbeni)

Bruxelles, 04 dic - Non ce
l'hanno fatta i ministri finanziari europei a trovare un
accordo sulla vigilanza bancaria. Troppi sono ancora i
terreni sui quali si scontrano forti interessi: paesi euro e
paesi non euro che si ritroveranno sotto lo stessa autorita'
di vigilanza che funziona legalmente solo a 17 membri (la
Bce), la Germania che non vuole mollare sulla supervisione
nazionale delle casse regionali e di risparmio, il Regno
Unito che non vuole essere spiazzato nelle decisioni
all'Autorita' bancaria europea dove la Bce fa blocco, la
questione della 'muraglia cinese' per separare nettamente
politica monetaria e vigilanza. Ciononostante la presidenza
Ecofin e' ottimista, la Commissione pure. Nuovo tentativo
fra una settimana, ma la Bce e' allarmata: se non si decide
entro l'anno i mercati reagiranno male.

Il
ministro delle finanze cipriote Vassos Shiarly e' stato il
primo dirsi certo che l'intesa e' vicina. Poi pero' ha
snocciolato tutti i punti critici sui quali sono emerse le
divergenze, anche piuttosto forti, e si e' capito che queste
riguardano i punti essenziali della nuova regolazione,
considerata una delle condizioni indispensabili per spezzare
il circolo vizioso crisi del debito bancario-crisi del
debito sovrano. Infatti, fino a quando la supervisione Bce
non sara' in piedi le banche non potranno essere
ricapitalizzate direttamente dal Fondo anti-crisi Esm.
La riunione Ecofin ha discusso alla luce del sole: tutta la
seduta della mattina era a telecamere aperte, chiunque
avrebbe potuto seguirla via Internet. E alla luce del sole
sono emersi i contrasti. Tanto che, aldila'
dell'ostentazione di ottimismo sulla possibilita' di
compiere piu' di un semplice 'ultimo miglio' nella riunione
straordinaria convocata per il 12 dicembre, la presidenza
cipriota e la Bce hanno lanciato un mezzo allarme, rilevando
la prima che "manca poco tempo" per decidere entro fine
anno, la seconda che se si rinvia i mercati ne trarranno la
logica conseguenza e reagiranno male. Proprio quel non ci
vuole nel momento in cui forse e' stato trovato l'ultimo
tampone utile per fermare la crisi greca.
Le tre questioni principali sulle quali e' saltato oggi
l'accordo sono l'ampiezza dei poteri di supervisione della
Bce, il modo di assicurare la effettiva separazione tra
politica monetaria e decisioni di vigilanza bancaria della
Bce, il sistema di voto cioe' la convivenza nell'Autorita'
bancaria europea (che funziona a 27 paesi membri) di due
fronti, il fronte che si presume compatto rappresentato
dalla Bce (che decide formalmente anche per i paesi che non
adottano la moneta unica ma si troveranno sotto l'ombrello
vigilante di Francoforte) e il fronte degli 'outs', di
quelli che non fanno parte ne' dell'Eurozona ne' della nuova
supervisione. Regno Unito innanzitutto, poi probabilmente la
Svezia, mentre la Danimarca e la Repubblica Ceca sono al
momento in bilico.

Sui poteri la situazione e' chiara: la Germania vuole avere una
barriera netta che preservi il potere dell'autorita'
nazionale sulle banche 'locali', cioe' le casse di risparmio
e le banche regionali. Mentre sulle banche sistemiche e
sulle banche salvate con prestiti pubblici europei
(Efsf/Esm) e' ovvio che cadano per definizione sotto la
vigilanza europea, sul resto sostanzialmente non si deve
cambiare marcia. Di qui la 'guerra' sulle soglie degli asset
bancari in valore assoluto o in rapporto al pil per
determinare se una banca e' piu' o meno "significativa". La
Germania vuole soglie alte per mantenere l'influenza
nazionale sul maggior numero di banche, la maggioranza degli
altri paesi (tra cui la Francia) vuole soglie basse per il
motivo opposto. L'Italia sta piu' con la Francia che con la
Germania, ma cerca soluzioni 'ponte' per un accordo.
Comunque in ultima istanza, dice il ministro Vittorio
Grilli, e' la Bce che deve poter decidere e se necessario
agire direttamente sulle singole banche. Su qualsiasi banca
se ci sono le urgenze prudenziali.
Se ci sono soglie rigide, pero', si congela una situazione
che rischia di cambiare nel tempo. Ci vorrebbe pragmatismo
(lo ha detto Grilli), ma le divergenze sono tali che si
preferisce correre questo rischio piuttosto di compiere un
salto piu' coerente alla centralizzazione. Al mattino
Schaeuble ha smantellato l'intero castello rivendicando la
necessita' di difendere l'indipendenza della Bce, parlando
di "muraglia cinese" necessaria tra politica monetaria e
scelte di vigilanza. Rimettendo in discussione il principio
della decisione di ultima istanza nelle mani della Bce. A
fine riunione ha usato toni piu' accomodanti e ha invitato a
trovare una soluzione "creativa" per mettere tutti
d'accordo, anche i non euro. Cio' secondo alcuni lascerebbe
ben sperare sull'esito del negoziato, ma se Berlino molla
sulla 'muraglia cinese' occorrera' mollarle qualcosa sui
confini dei poteri delle autorita' nazionali.
Sulla divisione del lavoro tra Bce e autorita' nazionali
c'e' un equivoco ricorrente: e' ovvio che la Bce non sara'
mai in grado di controllare 6mila banche (lo ha detto
Schaeuble), ma il punto non e' questo e lo sanno tutti. Il
punto e' se la Bce e' la 'fonte' del potere di supervisione
che viene decentrato o se e' un pilastro del sistema unico
di vigilanza equiparato alle attuali autorita' nazionali.
Il punto debole e' che gli atti di vigilanza sarebbero
presi in ultima istanza dalla Bce, ma gli effetti possono
ricadere su autorita' nazionali di bilancio: e' il nervo
scoperto di tutta l'operazione.
Sulla questione del peso della Bce ai vertici dell'Eba,
con il timore che il blocco dei 17 marginalizzi gli altri
10. Si lavora su un diverso equilibrio di sistemi di voto,
nel tentativo pero' di non depotenziare il ruolo Bce. Per
Londra e' la madre delle questioni. Ma ci sono anche i
timori di paesi come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca: il
loro sistema bancario e' controllato a vari gradi da gruppi
paneuropei (dell'Eurozona) e non vogliono trovarsi stretti
sia nella vigilanza Bce sia all'Eba.
Quanto al calendario dell'entrata in funzione operativa
del nuovo sistema, nessuno mette in discussione l'ultima
data del primo gennaio 2014. I problemi sono sul percorso:
escluso che dal 2 gennaio 2013 la Bce possa essere in grado
di vigilare sulle banche 'salvate' dall'Eurozona (il primo
gradino della nuova supervisione). C'e' accordo sul fatto
che la Bce a un certo punto (settembre 2013) dica che cosa
e' in grado di assicurare (banche 'salvate' piu' banche
sistemiche piu' le altre). Sarebbe la soluzione piu' logica.
 
Ultima modifica:
15:43 - Crisi: Invesco, ripresa lontana, Europa ancora in recessione nel 2013
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Milano, 04 dic:

"Il processo di deleveraging, di riduzione della propria esposizione
debitoria, e' ancora ben lontano dall'essere terminato e in
Europa portera' anche per il 2013 a un periodo di grave
difficolta' dell'economia con una probabile ricaduta in
recessione". John Greenwood, capo economista di Invesco, non
vede prospettive di ripresa per l'economia del vecchio
continente nel breve medio periodo e spinge "quantomeno al
2014" ogni ipotesi di ritorno a una crescita realmente
sostenibile. "Negli Stati Uniti - ha spiegato in un incontro
con i giornalisti a Milano - il processo di deleveraging e'
molto piu' avanzato perche' le banche hanno in gran parte
risanato i loro bilanci e hanno ripreso a concedere
prestiti, con un aumento del 4,5% tendenziale fra il 2011 e
il 2012. E' vero tuttavia che il sistema bancario ombra sta
invece continuando a ridurre i propri attivi e lo stesso
vale per i privati mentre per le aziende si registra un
lieve aumento. La grossa incognita ora e' rappresentata dal
fiscal cliff: secondo le nostre stime, in assenza di un
accordo potrebbero scattare aumenti delle imposte per 425
miliardi a cui si andrebbero ad aggiungere tagli alle spese
per 91 miliardi. L'impatto complessivo potrebbe dunque
essere di 516 miliardi o circa il 3,5% del pil. Riteniamo
tuttavia che questo scenario sia improbabile e che si
arrivera' a un accordo ma non tale da superare ogni
ostacolo. Per questo crediamo che l'impatto sull'economia
sara' nell'ordine dell'1% il che significa che dobbiamo
attenderci un altro anno di crescita sotto il potenziale".

"Nel Vecchio Continente, invece, la crisi del debito trascinera' il pil
dell'eurozona in una recessione a W e una ripresa reale non
sara' possibile fino a che non si sara' ultimata la
trasformazione dell'architettura europea". Secondo Greenwood
e' necessario arrivare il prima possibile a una piena
integrazione monetaria e fiscale con una Bce che diventa
prestatore di ultima istanza rendendo di fatto non piu'
necessario l'Esm, il fondo creato per fornire un sostegno ai
paesi in difficolta'. "Serve una piena integrazione bancaria
con regole e funzioni comuni di vigilanza e garanzia dei
depositi - ha aggiunto Greenwood - e bisogna arrivare alla
costituzione di un vero e proprio Tesoro dell'Eurozona".
Secondo il capo economista di Invesco, la Bce sotto la guida
di Draghi ha operato bene fornendo ampio stimolo
all'economia ma la sterilizzazione delle nuove immissioni di
liquidita' ha limitato l'effetto positivo. "In Europa la
massa monetaria - ha detto - cosi' come i prestiti crescono
troppo lentamente, in attesa di vedere cosa accadra' quando
verra' attivato il nuovo programma di acquisto di titoli
sovrani (Omt)". Per quanto riguarda l'Italia, resta il
problema del credit crunch perche' le banche "mostrano
avversita' al rischio comprando titoli governativi e non
concedendo prestiti". Per uscire dalla fase attuale,
occorrera' un maggiore contributo delle esportazioni alla
bilancia commerciale che al momento e' in miglioramento ma
quasi esclusivamente per il calo delle importazioni,
conseguenza diretta della debolezza dei consumi. Resta
infine il nodo della competitivita' con il costo del lavoro
che in Italia rimane piu' alto rispetto a quello medio
dell'eurozona.
 
Ma secondo te Lupo...domanda da 1.000.000.000.000 di dracme...perchè nessuno degli altri politicanti in sede UE, solleva questo argomento, il che sarebbe un nervo scoperto per i krukki???...o aspettano a giocarsi il jolly sotto le elezioni tedesche di settembre 2013?

Perchè giunti a questo punto dove guerra è guerra qualcuno potrebbe, anzi dovrebbe....togliersi il sassolino a tal proposito o sbaglio?

Ti ringrazio se vorrai rispondermi.


:D:lol:

Greci, portoghesi e spagnoli non hanno margini, inguaiati come sono non penso abbiano nè il potere nè l' interesse ad irritare i krukki; olandesi e austriaci fanno più o meno parte del nocciolo filotedesco, i francesi qualcosa fanno ma anche loro sono obbligati a contrattare per la situazione delle loro finanze pubbliche, tenuta molto sottotraccia, infatti, ma con i krukki irritati le cose potrebbero cambiare, sugli italiani non vale neanche la pena spendere parole di commento...
L' unico che tiene botta senza complessi difatti è Draghi :)
 
16:44 - *** Banche Usa: trimestre migliore dal 2006, utili per 37,6 mld $
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New York, 04 dic - Per le banche americane il periodo da luglio a settembre e' stato il
trimestre migliore dal 2006, con un aumento dei ricavi e del
credito, segnale positivo per l'economia. Come si legge nel
rapporto trimestrale della Federal Deposit Insurance
Corporation, l'agenzia che garantisce i depositi negli Stati
Uniti, le 7.181 banche e casse di risparmio americane hanno
riportato profitti per complessivi 37,6 miliardi di dollari,
ovvero 2,3 miliardi, il 6,6%, in piu' rispetto allo stesso
periodo dell'anno scorso. E' stato dunque superato il
precedente picco post-crisi, fissato nel terzo trimestre
2011 a 35,2 miliardi di dollari.
 

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