Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 2

16:37 - Usa: per hedge fund previsto un 2013 di svolta, in arrivo maxi profitti
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 22 mar - I grandi
hedge fund si avviano a chiudere il 2013 con i profitti
maggiori in vari anni, in quello che potrebbe essere un
momento di svolta per il settore. Come riporta il Financial
Times, il primo trimestre potra' essere molto positivo per
molti fondi, nonostante i timori che continuano ad
attanagliare gli investitori. Bene in particolare modo gli
hedge fund europei, con Lansdowne Partners, il maggiore
fondo azionario europeo, cresciuto del 7,75% nei primi due
mesi dell'anno e Odey Asset Management balzato dell'11%
finora nel 2013. "L'anno scorso e il 2011 tutti si
spaventavano per nulla, quest'anno sostanzialmente si
ignorano problemi, come le elezoni italiane e la crisi di
Cipro, che in passato avrebbero provocato una fuga", ha
detto Luke Ellis, a capo di Man Group. In generale, la
convinzione e' che quest'anno sara' positivo perche' i
mercati sembrano piu' immuni agli shock, per esempio i
problemi dell'Eurozona, e a eventi macroeconmici diventati
abbastanza prevedebili.
 
Un bell articolo preso da il corriere della sera online:

Cipro, la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per gli errori degli altri. Il messaggio è chiaro e diretto (implicitamente) anche all’Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza.

Secondo Charles P. Kindleberger, il grande storico dell'economia, la Depressione degli anni Trenta fu così lunga e profonda perché la Gran Bretagna non poteva e l'America non voleva assumersi la responsabilità di stabilizzare il sistema. Schiacciata dai debiti, dalla disoccupazione e dalla perdita di competitività sotto un tasso di cambio irrealistico, Londra non riusciva più ad agire da egemone. L'America invece era tutta un'altra storia: il più grande dei Paesi creditori di allora non intendeva offrire un mercato per i beni delle economie in deficit, né condonare i debiti vantati verso di loro, né permettere che si creasse un prestatore sovrannazionale di ultima istanza. Così la crisi prodotta dal debito sovrano degli europei e dalla fragilità del sistema bancario è sfociata nella Depressione e nel crollo del Gold Standard, il sistema di cambi fissi dell'epoca.

Adesso di certo la storia non si sta ripetendo. Non, per lo meno, nel senso letterale del termine. Negli anni Venti e Trenta del secolo scorso non è mai andato in scena lo spettacolo al quale mezzo miliardo di europei assiste in questi giorni: un Paese la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro e il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Senza un accordo entro lunedì, la Banca centrale europea cesserà di fornire liquidità d'emergenza alle banche di Cipro. Gli istituti arriveranno in poche ore all'asfissia finanziaria e il governo di Nicosia non avrà altra scelta che stampare moneta propria per impedire che l'economia torni al baratto.

La storia certo non si ripete, ma la Francia e l'Italia di oggi hanno tutta l'aria di trovarsi nel ruolo della Gran Bretagna di allora: potenze in declino costrette a pensare solo a sé, incapaci di esprimere un senso di marcia e una forza che sostenga l'ambiente nel quale si muovono. E la Germania sempre di più si sta calando nei panni dell'America post Grande Guerra dei presidenti Wilson, Coolidge e Hoover: il principale Paese creditore, anch'esso colpito dalla recessione dei clienti ai quali ha prestato i frutti del proprio surplus commerciale in modo da vendere loro sempre nuove merci, ma determinato a non prendersi responsabilità per loro. Se Cipro rischia di saltare, è perché il governo di Berlino ha indicato che Nicosia non deve ricevere più del 45% dei 17 miliardi di euro di cui ha bisogno per salvare le proprie banche. Il resto, lo 0,06% del Pil dell'area euro, i ciprioti devono trovarlo da soli tassando l'unica risorsa di cui davvero dispongono: i depositi bancari, oggi pari ad almeno quattro volte le dimensioni dell'economia di quest'isola che è diventata uno sbilanciatissimo centro off shore per denaro russo (spesso) di dubbia origine.

Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per il sistema e per gli errori degli altri, o di farlo il più tardi e il meno possibile. Si può non essere d'accordo, rileggere Kindleberger e criticare la corta veduta della cancelliera; ma è difficile trovare altri leader europei che agiscano mettendo in secondo piano i propri problemi elettorali o rinunciando a definire gli altri Paesi sulla base di cliché moraleggianti. L'Italia o la Francia potrebbero desiderare un'altra Germania, un egemone lungimirante, ma è con questa che devono fare i conti. Il messaggio di Berlino è chiaro e diretto (implicitamente) anche all'Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza. Il puntiglio con cui la Bundesbank sottolinea che i patrimoni pro capite degli italiani sono più elevati di quelli dei tedeschi può sfiorare la provocazione e l'irresponsabilità, adesso che in un altro Paese dell'area i risparmiatori assaltano gli sportelli per portare i loro soldi altrove. Ma il senso è inequivocabile.

È su questo sfondo che ora Cipro deve scegliere. In teoria, i governanti dell'isola dovrebbero sforbiciare i conti degli oligarchi di Mosca con i quali hanno personalmente fatto ottimi affari fino a ieri. Vari miliardari russi si contano persino fra i clienti dello studio legale del presidente Nicos Anastasiades. Cipro è il caso di una casta che tra oggi e domani deve scegliere fra la propria sopravvivenza come élite di redditieri e il fallimento con espulsione dall'euro del proprio Paese. La storia non si ripete mai, e ogni vicenda è certamente diversa. Ma, c'è da scommetterci, anche in Italia molti seguiranno la decisione di Nicosia con il fiato sospeso.
 
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Un bell articolo preso da il corriere della sera online:

Cipro, la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per gli errori degli altri. Il messaggio è chiaro e diretto (implicitamente) anche all’Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza.

Secondo Charles P. Kindleberger, il grande storico dell'economia, la Depressione degli anni Trenta fu così lunga e profonda perché la Gran Bretagna non poteva e l'America non voleva assumersi la responsabilità di stabilizzare il sistema. Schiacciata dai debiti, dalla disoccupazione e dalla perdita di competitività sotto un tasso di cambio irrealistico, Londra non riusciva più ad agire da egemone. L'America invece era tutta un'altra storia: il più grande dei Paesi creditori di allora non intendeva offrire un mercato per i beni delle economie in deficit, né condonare i debiti vantati verso di loro, né permettere che si creasse un prestatore sovrannazionale di ultima istanza. Così la crisi prodotta dal debito sovrano degli europei e dalla fragilità del sistema bancario è sfociata nella Depressione e nel crollo del Gold Standard, il sistema di cambi fissi dell'epoca.

Adesso di certo la storia non si sta ripetendo. Non, per lo meno, nel senso letterale del termine. Negli anni Venti e Trenta del secolo scorso non è mai andato in scena lo spettacolo al quale mezzo miliardo di europei assiste in questi giorni: un Paese la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro e il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Senza un accordo entro lunedì, la Banca centrale europea cesserà di fornire liquidità d'emergenza alle banche di Cipro. Gli istituti arriveranno in poche ore all'asfissia finanziaria e il governo di Nicosia non avrà altra scelta che stampare moneta propria per impedire che l'economia torni al baratto.

La storia certo non si ripete, ma la Francia e l'Italia di oggi hanno tutta l'aria di trovarsi nel ruolo della Gran Bretagna di allora: potenze in declino costrette a pensare solo a sé, incapaci di esprimere un senso di marcia e una forza che sostenga l'ambiente nel quale si muovono. E la Germania sempre di più si sta calando nei panni dell'America post Grande Guerra dei presidenti Wilson, Coolidge e Hoover: il principale Paese creditore, anch'esso colpito dalla recessione dei clienti ai quali ha prestato i frutti del proprio surplus commerciale in modo da vendere loro sempre nuove merci, ma determinato a non prendersi responsabilità per loro. Se Cipro rischia di saltare, è perché il governo di Berlino ha indicato che Nicosia non deve ricevere più del 45% dei 17 miliardi di euro di cui ha bisogno per salvare le proprie banche. Il resto, lo 0,06% del Pil dell'area euro, i ciprioti devono trovarlo da soli tassando l'unica risorsa di cui davvero dispongono: i depositi bancari, oggi pari ad almeno quattro volte le dimensioni dell'economia di quest'isola che è diventata uno sbilanciatissimo centro off shore per denaro russo (spesso) di dubbia origine.

Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per il sistema e per gli errori degli altri, o di farlo il più tardi e il meno possibile. Si può non essere d'accordo, rileggere Kindleberger e criticare la corta veduta della cancelliera; ma è difficile trovare altri leader europei che agiscano mettendo in secondo piano i propri problemi elettorali o rinunciando a definire gli altri Paesi sulla base di cliché moraleggianti. L'Italia o la Francia potrebbero desiderare un'altra Germania, un egemone lungimirante, ma è con questa che devono fare i conti. Il messaggio di Berlino è chiaro e diretto (implicitamente) anche all'Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza. Il puntiglio con cui la Bundesbank sottolinea che i patrimoni pro capite degli italiani sono più elevati di quelli dei tedeschi può sfiorare la provocazione e l'irresponsabilità, adesso che in un altro Paese dell'area i risparmiatori assaltano gli sportelli per portare i loro soldi altrove. Ma il senso è inequivocabile.

È su questo sfondo che ora Cipro deve scegliere. In teoria, i governanti dell'isola dovrebbero sforbiciare i conti degli oligarchi di Mosca con i quali hanno personalmente fatto ottimi affari fino a ieri. Vari miliardari russi si contano persino fra i clienti dello studio legale del presidente Nicos Anastasiades. Cipro è il caso di una casta che tra oggi e domani deve scegliere fra la propria sopravvivenza come élite di redditieri e il fallimento con espulsione dall'euro del proprio Paese. La storia non si ripete mai, e ogni vicenda è certamente diversa. Ma, c'è da scommetterci, anche in Italia molti seguiranno la decisione di Nicosia con il fiato sospeso.


buondì...molto interessante stè ;)

mi viene in mente una riflessione tanto semplice quanto importante...

il problema di Cipro, come detto anche nell'articolo, è un banco di prova, una questione di principio dove, una volta imboccata una strada con una scelta ben definita non si torna indietro...

i mercati stanno osservando con molta attenzione cipro perchè sanno che nel caso dovesse succedere qualcosa del genere ad un altro stato, magari più grande e importante, le conseguenze e le azioni dovranno essere le stesse intraprese con Cipro...

da un lato la Germania vuole lanciare il messaggio "occhio a ciò che fate perchè non potete fare come quazzo vi pare...poi ne pagate le conseguenze...." dall'altro c'è il rischio che salti che pèassi il messsaggio opposto (che la Germania non può permettersi) "fate tanto poi vi salviamo il qulo in una maniera o nell'altra..."

la posizione della Germania, è condivisibile...ma se questa è la mentalità, avere una UNIONE europea e dichiararsi tali, è solo fuffa...perchè in concreto poi ognuno pensa ai propri quazzi...
 
b

la posizione della Germania, è condivisibile...ma se questa è la mentalità, avere una UNIONE europea e dichiararsi tali, è solo fuffa...perchè in concreto poi ognuno pensa ai propri quazzi...

...e su questo...:bow::bow::bow::lol:
ciao SIMO':up:

allora ...ho fatto un po di conti veloci

allora la ciclica di base di solito'ì e cosi' impostata

tracy = 8 gg

t+1 16 gg

t+2 = 32 gg

t+3 o intermedio = 64 gg

poi sei mesi 128 , annuale 256 ecc ecc...:-o

la media di riferimento e' pari alla meta' della lunghezzadel ciclo e la sua corrispettiva da incrocio a 1/8:-o e di solito un annuale e' quindi composto da 4 cicli intermedi:-o..poi c'e' la variante tre tempi...con 3 intermedi lunghi:D

orbene....grafo daily ....fatto salvo il fatto che sul minimo dell'anno scorso..fine luglio.( A ).sia partito un 'annuale ... il primo intermedio composto da 3 mensili corti ( asterischi ) e non due ;)..termina su B dopo un 'ottantina abbondante di gg.....ora quindi questa e' la prima anomalia trovata....capito quello era giusto quindi fare il longhino prenatalizio e lo sciott a chidura cmq di un sei mesi ( o secondo intermedio )...e fin li:D:D:bow::up: ora pero' si pone il problema ...finito su C con circa 68 barre ..e si e' rientratinella normalita' o ancora da chiudere con un altro minimo ?:rolleyes:

saremmo abbondantemente sopra le 83-84 barre...tantine:rolleyes:...
pero' faccio un ragionamento...sopra c'e la durata canonica di un annulae ...orbene..a chiusura di un 6 mesi ..quindi circa sulla 128 barra dovremmo trovare un minimo:rolleyes:...ma se andiamo a contare le barre dal minimo A vediamo che intorno a quella cifra troviamo un massimo..:eek:..K :D:D...quindi?....quindi resto di un 'idea di occio al kulo:D:-o;)...perche?...perche considerandi k come meta' del ciclo annuale canonico circa potremmo avere un proseguio "specchiato " del percorso da A a K:cool:...magari con massimo finale superiore di A a chiusura annuale........ma....:rolleyes:..io continuerei sul medio con il long da circospezione:D:D...;)...la prima ragione e' che pulendo tutto il grafo e lasciando solo la media viola ---annuale...e le verdi e rancio ( intermedio 3-4 tempi regolare ) la situazione direbbe che quando la media dell'intermedio infrocia quella dell'annuale...:specchio::specchio::specchio:..i max di ciclo sarebbero fatti fino a chiusura annuale stesso...( prob intorno a settembre )...vedete un po' dove stanno :rolleyes:inoltre i prezzi come vedete ,ad ora son stati respinti dalla stessa media :rolleyes:..che non e' esattamente un gran segno:rolleyes:..pur tuttavia ..con l'oscillatore gia' messo tante volte ..incrociato da sotto un lateral rialzista e' la tendenza che prediligo al momento magari con alcuni titoli che mi sembran ben impostati ( come tendenza /prezzo / tempo ) : A2a, ansaldo, diasorin , finmeccanica., enel..se si crede a qualcosa di piu' bannco popolare , mediobanca e intesa .....escludo titoli come luxottica, azimut, banca generali ec ecc..per ovvie ragioni di prezzo ..e pure lottomatica:wall::wall::wall::wall::wall::sad:

perche' cmq ancora long con circospezione:rolleyes:?

guardo spx ...i miei target restan quelli dati per il massimo di ciclo..poi:-o:titanic:...anzi l'ho riguardato anche su daily e...secondo me non ha scampo ( abbasseri pure il target tra 1550 e 1585...invece di 1600:D:D:D)....e allora perche' non sciottarlo da subito?:-o:-o:-o:-o

per due ottime ragioni

1) posso sbagliarmi:D
2) al momento la restante mezza figura sciott che si attivava con prezzi sotto 1530 ....:specchio::specchio:...quindi ancora nessun segnale concreto...for me;):ciao:
 

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Cipro, la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per gli errori degli altri. Il messaggio è chiaro e diretto (implicitamente) anche all’Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza.

Secondo Charles P. Kindleberger, il grande storico dell'economia, la Depressione degli anni Trenta fu così lunga e profonda perché la Gran Bretagna non poteva e l'America non voleva assumersi la responsabilità di stabilizzare il sistema. Schiacciata dai debiti, dalla disoccupazione e dalla perdita di competitività sotto un tasso di cambio irrealistico, Londra non riusciva più ad agire da egemone. L'America invece era tutta un'altra storia: il più grande dei Paesi creditori di allora non intendeva offrire un mercato per i beni delle economie in deficit, né condonare i debiti vantati verso di loro, né permettere che si creasse un prestatore sovrannazionale di ultima istanza. Così la crisi prodotta dal debito sovrano degli europei e dalla fragilità del sistema bancario è sfociata nella Depressione e nel crollo del Gold Standard, il sistema di cambi fissi dell'epoca.

Adesso di certo la storia non si sta ripetendo. Non, per lo meno, nel senso letterale del termine. Negli anni Venti e Trenta del secolo scorso non è mai andato in scena lo spettacolo al quale mezzo miliardo di europei assiste in questi giorni: un Paese la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro e il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Senza un accordo entro lunedì, la Banca centrale europea cesserà di fornire liquidità d'emergenza alle banche di Cipro. Gli istituti arriveranno in poche ore all'asfissia finanziaria e il governo di Nicosia non avrà altra scelta che stampare moneta propria per impedire che l'economia torni al baratto.

La storia certo non si ripete, ma la Francia e l'Italia di oggi hanno tutta l'aria di trovarsi nel ruolo della Gran Bretagna di allora: potenze in declino costrette a pensare solo a sé, incapaci di esprimere un senso di marcia e una forza che sostenga l'ambiente nel quale si muovono. E la Germania sempre di più si sta calando nei panni dell'America post Grande Guerra dei presidenti Wilson, Coolidge e Hoover: il principale Paese creditore, anch'esso colpito dalla recessione dei clienti ai quali ha prestato i frutti del proprio surplus commerciale in modo da vendere loro sempre nuove merci, ma determinato a non prendersi responsabilità per loro. Se Cipro rischia di saltare, è perché il governo di Berlino ha indicato che Nicosia non deve ricevere più del 45% dei 17 miliardi di euro di cui ha bisogno per salvare le proprie banche. Il resto, lo 0,06% del Pil dell'area euro, i ciprioti devono trovarlo da soli tassando l'unica risorsa di cui davvero dispongono: i depositi bancari, oggi pari ad almeno quattro volte le dimensioni dell'economia di quest'isola che è diventata uno sbilanciatissimo centro off shore per denaro russo (spesso) di dubbia origine.

Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per il sistema e per gli errori degli altri, o di farlo il più tardi e il meno possibile. Si può non essere d'accordo, rileggere Kindleberger e criticare la corta veduta della cancelliera; ma è difficile trovare altri leader europei che agiscano mettendo in secondo piano i propri problemi elettorali o rinunciando a definire gli altri Paesi sulla base di cliché moraleggianti. L'Italia o la Francia potrebbero desiderare un'altra Germania, un egemone lungimirante, ma è con questa che devono fare i conti. Il messaggio di Berlino è chiaro e diretto (implicitamente) anche all'Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza. Il puntiglio con cui la Bundesbank sottolinea che i patrimoni pro capite degli italiani sono più elevati di quelli dei tedeschi può sfiorare la provocazione e l'irresponsabilità, adesso che in un altro Paese dell'area i risparmiatori assaltano gli sportelli per portare i loro soldi altrove. Ma il senso è inequivocabile.

È su questo sfondo che ora Cipro deve scegliere. In teoria, i governanti dell'isola dovrebbero sforbiciare i conti degli oligarchi di Mosca con i quali hanno personalmente fatto ottimi affari fino a ieri. Vari miliardari russi si contano persino fra i clienti dello studio legale del presidente Nicos Anastasiades. Cipro è il caso di una casta che tra oggi e domani deve scegliere fra la propria sopravvivenza come élite di redditieri e il fallimento con espulsione dall'euro del proprio Paese. La storia non si ripete mai, e ogni vicenda è certamente diversa. Ma, c'è da scommetterci, anche in Italia molti seguiranno la decisione di Nicosia con il fiato sospeso.



Io credo che siamo al dèjavù, o meglio, come dice l'autore dell'articolo, si parte dal sassolino (Cipro) per poi potenzialmente trovarsi di fronte la montagna (Italia o Francia)...ma tutto questo sta accadendo da aprile 2010 quando si tirò fuori dal cilindro il "coniglio" Grecia.

La speculazione o comunque chi muove i mercati si comporta come un predatore, non mi stancherò mai di pensarlo e di dirlo; il leone ha un problema, deve mangiare e per farlo può decidere di scegliere...può attaccare un maschio adulto delle sue prede, ma questo comporterebbe molta fatica e non ultimo dei rischi notevoli, quali un calcio o un'incornata che vedrebbero il leone sconfitto o ferito a morte; quindi il predatore, decide di colpire o un vecchio del branco, magari malato e non più in forze, oppure un cucciolo che, inquanto tale non ha la forza di difendersi...quindi il predatore risolve il suo problema del cibo con una semplice equazione: massimo risultato con il minimo sforzo/rischio, poichè l'obiettivo è mangiare.

Ecco, se ci voltiamo indietro e guardiamo a come si sono mossi i predatori nei confronti dei mercati e sopratutto della zona euro, lo scenario è molto chiaro quanto semplice, è stato un approccio del tutto naturale alla zona euro; sono partiti in ordine di difficoltà, dai più piccoli, indifesi e sulla carta economicamente insignificanti, sino a quelli più grandi e malati.

Questo proprio a partire da aprile 2010 quando si aprì la caccia all'Europa, diventata sino ad oggi una sorta di riserva di prede per gli speculatori o meglio dire i mercati:

aprile 2010 si inizia a parlare di Grecia come se i problemi di questo stato sino ad allora fossero sconosciuti ai più:no: e per un paio di mesi non si fa nulla sino a fine maggio, quando vi furono le elezioni di una delle due camere del parlamento tedesco, proprio a cavallo con un'importante asta di titoli di stato greci in scadenza, di cui Berlino era tra i principali detentori...si spaventarono un po' i mercati ma tutto, ad elezioni avvenute e asta regolarmente saldata da parte di Atene con il supporto UE sembrò sciogliersi come neve al sole.

Qualche mese dopo, si inizio a parlare di Irlanda per i motivi fiscali di cui ha goduto per più un decennio quel paese, dove anche mia nonna aveva aperto una filiale finanziaria per ovvi motivi di interesse fiscale e anche lì con un semplice schiocco di dita l'Irlanda cadde e andò in crisi.


Poi fu il turno del Portogallo, tanto "grosso" da essere mandato sul lastrico in un paio d'ore (ricordo ancora quella mattina quando uscirono le news al riguardo)...e che verrà ricordato come il primo paese UE ad aver fatto un'asta di titoli di stato praticamente privata, non che gli importi fossero proibitivi ai più, ma per il Portogallo questa era linfa vitale e dove l'unico compratore furono i cinesi.

Subito dopo si iniziò ad alzare il tiro, sia come nome che come grandezza e, venne fuori la Spagna, di cui tutti sappiamo bene che ha basato la sua veloce crescita degli ultimi 10/15 anni unicamente sull'edilizia e quindi quando punti tutto su un cavallo e questo smette di vincere perchè stanco mica puoi lamentarti chiaro?!?!...e qui già l'alzata di tiro dei mercati fu più sensibile perchè poi di fatto si scriveva della Spagna ma si leggeva già di noi, Italia.

Quindi arrivarono a noi nel luglio del 2011, quando il nano-governo e il suo ministro delle sciagure Tremonti, ci raccontarono che i nostri conti erano a posto:wall::no: e che non avremmo avuto bisogno di alcuna manovra aggiuntiva, come no:mmmm: ne fecero 3 in 4 mesi ferie comprese con mercati che venivano giù come pere e ci trovammo a novembre in una situazione senza precedenti e mi fermo qui.


In ultimo, e qui ne parlavamo già tra di noi, avevamo individuato come ultima preda finale la Francia, dove se già l'Italia in default non vedo chi se la possa permettere a livello mondiale, per motivi finanziari etc...figuriamoci la Francia; ebbene oggi questo scegnario è appena messo da parte, perchè al centro della scena c'è la piccola Cipro, con le sue banche piene di soldi russi, qualche grosso cinese e forse anche inglesi, storicamente parlando.

Il motivo è sempre lo stesso, cos'hanno in comune un greco, un irlandese, un portoghese, uno spagnolo, un italiano, un francese, un cipriota e un tedesco se non l'€:wall::clap:...e sulla base di questo semplice e vitale legame, ogni volta ci vengono a provare la febbre per vedere se abbiamo ancora la forza di reagire o, sarebbe meglio dire se ci decidiamo a reagire una volta per tutte.


Quindi è chiaro quello che è accaduto, poi andare a capire se la Germania è stata l'unica attrice in cerca di un ruolo da protagonista in questa tragedia economica dell'€ io non lo so e non lo credo, credo piuttosto che loro si stiano comportando come è nella loro natura, da sempre, la storia ne è testimone...ma credo altresì che sulla scena vi siano anche altri attori desiderosi di un ruolo e di un cachè bello corposo.

In America, molti degli stati dell'Unione sono in difficoltà per non dire falliti, ma per l'appunto vi è un'Unione che sovraintende e garantisce, anche se in modo poco ortodosso ma che di fatto attualmente pare funzionare.

Qui in Europa invece, avendo alle spalle più di 2000 anni di storia e culture ampiamente differenti, ognuno per sè e vita mea mors tua...e ricordiamoci che prima di essere politici, economisti, imprenditori etc... siamo delle persone e, in quanto tali abbiamo il nostro retaggio culturale formatosi sin dalla nascita, su cui poi nel corso della vita basiamo i nostri comportamenti e le nostre scelte; certo chiunque può modificare, migliorare o peggiorare il proprio modo di essere e la propria cultura, ma la matrice da cui si viene, per tutta una serie di motivi che adesso non sto ad elencare, incide e inciderà sempre sul nostro modo di essere, comportarci, prendere decisioni e reazioni davanti agli eventi.

Se dal punto di vista umano e culturale questo è capibile e nelle'ordine delle cose, non lo è assolutamente dal punto di vista politico ed economico, non oggi e non giunti a questo punto della situazione.
 
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