QUESTO E' IL PERIODO IN CUI GENTE CON LA T-SHIRT CAMMINA ACCANTO A GENTE CON IL PIUMINO ED ENTRAMBI

La caduta nelle stalle

Se il futuro è quello anticipato da Davide Casaleggio, ieri a Ivrea, non rimane altro che rifugiarsi nel passato.

E infatti quando alle Officine H sono apparse le immagini video di uomini che galleggiavano nel vuoto,
di inondazioni e piattaforme petrolifere in fiamme, più di uno si è guardato con angoscia
e ha trovato conforto nelle parole dello scrittore Massimo Fini che ha detto:
«L'umanità è destinata a degenerare ma la preferisco ancora alle macchine».

Alla terza edizione di Sum-Capire il futuro, l'evento organizzato per commemorare il fondatore del M5s,
sono accorsi più giornalisti che orfani di Gianroberto Casaleggio che il figlio Davide ha provato a ricordare prima di scagliarsi,
ancora, contro il Garante della Privacy: «Siamo di fronte a un chiaro attacco politico».

L'attesa era per Luigi Di Maio e si è compreso quando una giornalista televisiva ha chiesto al suo operatore:
«Ma con Casaleggio che famo? Lo dobbiamo 'ntervistà?». Casaleggio non ha accettato domande.
Prima di uscire dalla sua tenda le ha concordate e queste non prevedevano commenti sull'attualità,
neppure sull'allenatore Zeman che, a sorpresa, qualcuno è riuscito a invitare e che ha ammesso: «Salvini ha più fisico di Di Maio».

Nella vecchia fabbrica di Adriano Olivetti si è precipitato l'intero reparto di governo del M5s
che ha gareggiato nel presentarsi e dimostrare a Casaleggio la fedeltà.
Il primo ad arrivare, con il treno regionale, è stato il sottosegretario Angelo Tofalo che ha lasciato in armadio la tuta da militare
con cui si faceva fotografare e indossato un abito sartoriale con pochette, che il premier Giuseppe Conte ha ormai imposto come accessorio.

Ai cancelli, gli attivisti non avevano perplessità sulla fine da far fare a Salvini che per Alessandro, impiegato di Trezzo,
«andrebbe appeso a piazzale Loreto» e che invece per il chirurgo in pensione Romano andrebbe abbandonato
«magari per provare a ricucire con la sinistra da poco liberata».

A mancare per la prima volta sono i fedeli della prima ora, medici antivaccinisti, ingegneri che in Casaleggio avevano trovato il loro protettore.

Beppe Grillo è rimasto a Genova ma ha raccontato al filosofo francese Marc Ghisi, che è salito sul palco,
perché abbia scelto Laura Castelli, Vito Crimi, Stefano Buffagni, Filippo Nogarin (tutti presenti):
«Me lo spiegò in una cena. Mi disse: Li ho scelti perché non sapevano un cazzo».

Per tutta la giornata si è parlato della fine del lavoro (è stata individuata anche la data, il 2054),
di fede (il sacerdote Don Patrizio Coppola ha rivelato che ha sostituito il pulpito con Facebook),
e per alcuni istanti stringeva il cuore vedere alcune intelligenze (c'era anche l'ex presidente di Telecom, Franco Bernabè)
o giornalisti fare da spalla alle distopie che una voce metallica diffondeva: «Sono un cyborg e ho sostituito l'uomo».

A officiare, e presentare, questi riti sono stati chiamati nuovi sacerdoti come la giornalista del Tg1, Barbara Carfagna,
il vicedirettore de Il Sole, Roberto Bernabò e l'erudito Alessandro Giuli che ha parlato «dell'uomo antico che produce legami metafisici».

Tutto questo mentre Gianluigi Paragone minacciava il ministro Giovanni Tria, («È un ministro politico»),
Giancarlo Giorgetti («Dimostri che ci sono i dossier») e si sedeva al pianoforte per suonare la Donna Cannone.

Se c'è stata una vera donna di governo è stata sicuramente la cuoca Camilla che ha preparato 800 tramezzini, 800 panini
e che di politica non ha voluto parlare così come il grande etnologo Jared Diamond esperto del collasso delle civiltà
e che per tutta la giornata si è aggirato confuso salvo dire a bassa voce: «Ci sono troppi matti in giro, troppi!».

Con tutta l'aria di uno che tra i matti ci era finito.
 
Dopo aver rimbalzato inutilmente di fronte alle acque territoriali italiane di Lampedusa,
la nave Alan Kurdi della Ong Sea Eye ha deciso di andarsene dopo aver capito che il governo italiano
non si faceva né intimidire né piegare dall’ennesimo giochetto con i clandestini a bordo raccolti sotto le coste libiche.
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La traccia della navigazione della Alan Kurdi.

Dopo uno stallo durato tutto il giorno davanti alle acque territoriali italiane a 15 miglia da Lampedusa,
la nave Alan Kurdi dell’Ong Sea Eye con a bordo i 64 clandestini punta la prua verso Malta
che dopo l’iniziale silenzio ora ha accondisceso allo sbarco garantendo che i nuclei familiari degli extracomunitari non saranno divisi.

Il Viminale aveva accettato di far scendere dalla Alan Kurdi le donne con i loro figli di 1 e 6 anni, e la terza donna incinta
– perlomeno singolare che su 64 clandestini la quasi totalità siano uomini – e le aveva autorizzate a sbarcare
ma le donne hanno rifiutato sostenendo di non volersi separare dai propri mariti.

Sea Eye attacca il ministro Salvini: «non ha umiliato solo i naufraghi, ma sfrutta tutto e tutti per ottenere il massimo vantaggio possibile da questa situazione», strillano dall’Ong.
 

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