Recessione futura? sì-no? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Il mercato Orso ha ancora parecchia strada davanti
di Charlie Minter - 30/11/2007
http://www.smarttrading.it/default.asp?idlingua=1&idContenuto=3781


Con la situazione del credito a rischio di deterioramento e con l’economia in rallentamento appare piuttosto improbabile che si vada verso una recessione tutt’altro che scontata dal mercato azionario, il quale continua a manifestare fiducia che la Federal Reserve riuscirà a salvarlo.
A mio avviso questa fiducia è malriposta: la banca centrale non sarà in grado di contrastare le forze che stanno spingendo l’economia verso il baratro.
La crisi del credito, se da una lato è ora ampiamente riconosciuta, dall’altro è più grave della percezione misurata da un calo del 10% delle quotazioni azionarie.
In un recente rapporto Jan Hatzius, Chief U.S. Economist presso la Goldman Sachs, ha affermato che le turbolenze nel settore del credito possono costringere le istituzioni finanziari a tagliare le erogazioni di 2000 miliardi di dollari e indurre così una corposa recessione. Prevede che le perdite da insolvenze nel campo dei mutui raggiungano i 400 miliardi e stima che il calo degli impieghi raggiunga il 7% del debito totale, fra quello delle famiglie, delle imprese e del governo. E completa: “è facile immaginare come questo shock possa produrre una corposa recessione”.

Secondo un recente articolo apparso sul New York Times il calo degli impieghi è già realtà: l’ammontare complessivo dei finanziamenti nel settore commerciale e industriale più la carta commerciale è calato da un picco di 3300 miliardi di agosto a 3000 miliardi a metà novembre. Si tratta del calo percentuale più vistoso da quando la Fed ha iniziato nel 1973 a monitorare questo dato.

L’articolo evidenzia come tre recessioni negli ultimi 32 anni siano state precedute da cali nei prestiti anche inferiori. Questa visione è confermata da Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, il quale ha rilevato che gli Stati Uniti stanno per affrontare “un consistente rallentamento, forse una recessione” a causa del rallentamento dei consumi.

Alla luce del deterioramento del quadro economico, non stupisce che il vicegovernatore della Fed Donald Kohn abbia improvvisamente realizzato ieri che la banca centrale potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di tagliare i tassi a dicembre.
L’unica sorpresa è che la borsa è stata così sorpresa.
Kohn stava reagendo ovviamente al continuo deterioramento del credito e all’ulteriore rallentamento dell’economia che la Fed ha fallito di prevedere alcune settimane orsono.

L’indebolimento del ciclo economico è così evidente che persino la Casa Bianca, ieri pomeriggio, ha ridotto le stime di crescita per il 2008 al 2.8% dal precedente 3.1%. Nel comunicato, il Chairman del Council of Economic Advisors della Casa Bianca ha affermato che “il calo del settore immobiliare è stato più profondo di quanto ci aspettavamo”. E ha aggiunto che si aspetta una continuazione del freno esercitato “almeno fino alla prima metà del 2008”, e che la situazione del credito è di nuovo peggiorata nelle ultime settimane. Si tratta di una delle previsioni più fosche della Casa Bianca, a prescindere dal presidente in carica.


A mio avviso la borsa non ha ancora pienamente scontato la recessione che con ogni probabilità si presenterà, se non è già arrivata. Anche il consenso degli economisti privati stima un PIL nel 2008 in crescita del 2.4%, non di molto sotto le stime della Casa Bianca.

Nelle ultime otto recessioni sperimentate negli ultimi 50 anni lo S&P500 è calato in media del 30%,
e in sei casi il P/E prima dell’inversione era su livelli più alti di quelli attuali.
Non è il caso di farsi incantare dai rally del bear market.

Quello del 2000-2002 fu intervallato da sei distinti recuperi che spaziarono dal 10 al 25%, nell’ambito di una caduta complessiva del 50%.

Come rilevato dall’Investors Business Daily, le nove sedute più scintillanti del Nasdaq sono state registrate in occasione dell’ultimo bear market. Sebbene quello attuale prometta di non essere dissimile da questo punto di vista, credo che abbia ancora parecchia strada verso il basso, man mano che le notizie economiche diventeranno sempre più negative.
 

inth€m

zunino 6 grande!
tontolina ha scritto:
Il mercato Orso ha ancora parecchia strada davanti
di Charlie Minter - 30/11/2007
http://www.smarttrading.it/default.asp?idlingua=1&idContenuto=3781


Con la situazione del credito a rischio di deterioramento e con l’economia in rallentamento appare piuttosto improbabile che si vada verso una recessione tutt’altro che scontata dal mercato azionario, il quale continua a manifestare fiducia che la Federal Reserve riuscirà a salvarlo.
A mio avviso questa fiducia è malriposta: la banca centrale non sarà in grado di contrastare le forze che stanno spingendo l’economia verso il baratro.
La crisi del credito, se da una lato è ora ampiamente riconosciuta, dall’altro è più grave della percezione misurata da un calo del 10% delle quotazioni azionarie.
In un recente rapporto Jan Hatzius, Chief U.S. Economist presso la Goldman Sachs, ha affermato che le turbolenze nel settore del credito possono costringere le istituzioni finanziari a tagliare le erogazioni di 2000 miliardi di dollari e indurre così una corposa recessione. Prevede che le perdite da insolvenze nel campo dei mutui raggiungano i 400 miliardi e stima che il calo degli impieghi raggiunga il 7% del debito totale, fra quello delle famiglie, delle imprese e del governo. E completa: “è facile immaginare come questo shock possa produrre una corposa recessione”.

Secondo un recente articolo apparso sul New York Times il calo degli impieghi è già realtà: l’ammontare complessivo dei finanziamenti nel settore commerciale e industriale più la carta commerciale è calato da un picco di 3300 miliardi di agosto a 3000 miliardi a metà novembre. Si tratta del calo percentuale più vistoso da quando la Fed ha iniziato nel 1973 a monitorare questo dato.

L’articolo evidenzia come tre recessioni negli ultimi 32 anni siano state precedute da cali nei prestiti anche inferiori. Questa visione è confermata da Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, il quale ha rilevato che gli Stati Uniti stanno per affrontare “un consistente rallentamento, forse una recessione” a causa del rallentamento dei consumi.

Alla luce del deterioramento del quadro economico, non stupisce che il vicegovernatore della Fed Donald Kohn abbia improvvisamente realizzato ieri che la banca centrale potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di tagliare i tassi a dicembre.
L’unica sorpresa è che la borsa è stata così sorpresa.
Kohn stava reagendo ovviamente al continuo deterioramento del credito e all’ulteriore rallentamento dell’economia che la Fed ha fallito di prevedere alcune settimane orsono.

L’indebolimento del ciclo economico è così evidente che persino la Casa Bianca, ieri pomeriggio, ha ridotto le stime di crescita per il 2008 al 2.8% dal precedente 3.1%. Nel comunicato, il Chairman del Council of Economic Advisors della Casa Bianca ha affermato che “il calo del settore immobiliare è stato più profondo di quanto ci aspettavamo”. E ha aggiunto che si aspetta una continuazione del freno esercitato “almeno fino alla prima metà del 2008”, e che la situazione del credito è di nuovo peggiorata nelle ultime settimane. Si tratta di una delle previsioni più fosche della Casa Bianca, a prescindere dal presidente in carica.


A mio avviso la borsa non ha ancora pienamente scontato la recessione che con ogni probabilità si presenterà, se non è già arrivata. Anche il consenso degli economisti privati stima un PIL nel 2008 in crescita del 2.4%, non di molto sotto le stime della Casa Bianca.

Nelle ultime otto recessioni sperimentate negli ultimi 50 anni lo S&P500 è calato in media del 30%,
e in sei casi il P/E prima dell’inversione era su livelli più alti di quelli attuali.
Non è il caso di farsi incantare dai rally del bear market.

Quello del 2000-2002 fu intervallato da sei distinti recuperi che spaziarono dal 10 al 25%, nell’ambito di una caduta complessiva del 50%.

Come rilevato dall’Investors Business Daily, le nove sedute più scintillanti del Nasdaq sono state registrate in occasione dell’ultimo bear market. Sebbene quello attuale prometta di non essere dissimile da questo punto di vista, credo che abbia ancora parecchia strada verso il basso, man mano che le notizie economiche diventeranno sempre più negative.

lina bella...
il lavoro di preparare ste pagine per far abboccare i corti che un giorno se ne serviranno si deve pure fare...
ma non credo si potrà scendere di molto...
 

buzzu

Nuovo forumer
Mi sembra che il mercato sia più maturo di qualche anno fa, meno euforia e meno pessimismo estremo, la situazione è bruttina, ma per ora non credo che ci sarà una recessione vera e propria.

Di certo non è con le previsioni sull'aspetto macro che si potranno ottenere dei risultati in borsa, ci sono sempre 100 motivi per cui essere pessimisti e 100 per cui guardare al sereno, quindi secondo me è meglio lasciar perdere ed osservare il mercato direttamente.
 

tontolina

Forumer storico
PSICODRAMMA IN BORSA
di *Alessandro Fugnoli

L'agitazione viene vissuta in modo sempre più concitato anche perché si avvicina la fine dell’anno e nessun gestore può permettersi di sbagliare. Si è quasi tutti (più o meno) convinti che l’anno si chiuderà con un rally a Wall Street, ma...
http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=529551


(WSI) – Oscillanti tra paura e avidità, senza che l’una riesca a spiazzare l’altra, i mercati si suonano e si cantano il De Profundis e l’Inno alla Gioia a ore alterne e si convincono per autosuggestione, spesso senza supporto alcuno dal mondo reale, che la recessione è ormai inevitabile o che, al contrario, ormai ce l’abbiamo fatta e siamo fuori dal guado. Da due mesi va in scena lo psicodramma del taglio dei tassi, che ha avuto finora due repliche quasi identiche.

Prima si spera in 25 punti base e si darebbe l’anima per averli, poi la Fed fa sapere che acconsente. Il mercato festeggia, ma dopo qualche ora a qualcuno viene in mente che i 25 potrebbero diventare 50, mai porre limiti alla provvidenza. La voce isolata si fa rapidamente coro e il fuoco dell’entusiasmo divampa nei cuori assetati di speranza. Dopo qualche giorno i 50 diventano certezza, tutti dicono di vederli splendere in un alone di luce e di poterli toccare con le mani imploranti. Alla data stabilita la Fed consegna esattamente quanto promesso ma i 25 punti per i quali si era pure festeggiato diventano ora causa di disperazione e di risentimento contro il Fomc dei professori parrucconi e duri di cuore che ci porterà diritti alla recessione.

Lo psicodramma viene vissuto in modo sempre più concitato anche perché si avvicina la fine dell’anno e nessun gestore può permettersi di sbagliare. Si è quasi tutti più o meno convinti che l’anno si chiuderà con un rally, ma non è dato sapere se il rialzo è per l’ultimo mese, per l’ultima settimana, per l’ultimo giorno o per l’ultima ora, per cui c’è sempre tempo per scendere, all’occorrenza.

Dal mondo reale, intanto, arrivano segnali tanto costanti e regolari quanto volatili e stravolte sono le rappresentazioni mentali che se ne fanno i mercati. I segnali sono di tre tipi.
Il primo è dato dal flusso martellante di comunicazioni di perdite, svalutazioni e "write off" provenienti dal mondo della finanza. Queste operazioni dovevano essere finite in agosto, sembravano completate ai primi di novembre e vengono date per vicine all’esaurimento oggi. In realtà, pur con le cifre imponenti annunciate negli ultimi giorni, continuano a non tornare i conti. Tra il buco complessivo stimato top down e gli scheletri finora scoperti negli armadi e annunciati bottom up c’è un divario di parecchie decine di miliardi che induce a pensare che ci sarà un flusso di scheletri emergenti ancora per qualche mese.

Il secondo flusso di dati di segno costante e regolare proviene dalle economie reali. Dopo il brusco calo di velocità registrato in tutto il mondo, da due mesi in qua si procede a velocità stabile (molto bassa negli Stati Uniti, media in Europa, alta ma non altissima in Asia e qualche sobbalzo in Giappone). Dire che si sta rallentando, se si sta ai fatti, è quindi fuorviante e dà un’idea più negativa del dovuto. Naturalmente nulla vieta che ci siano dietro l’angolo nuovi rallentamenti (e per i consumi americani questo appare piuttosto probabile), ma è sempre bene distinguere i fatti accertati dalle ipotesi, per legittime che siano.
In realtà, le stime macro per il primo e secondo trimestre, quelle cioè che, essendo vicine, contengono meno metafisica di quelle più lontane, non sono così brutte come si potrebbe pensare. I più pessimisti di tutti, a quanto ci consta, danno crescita zero negli Stati Uniti e rallentamento ulteriore, ma non drammatico, nel resto del mondo. Qua e là, a ben vedere, si intravede addirittura qualche riaccelerazione in Europe e in America nel primo trimestre.

Il terzo flusso di segnali regolari arriva dalle banche centrali, che agiscono ormai da agosto su due binari separati. Il primo è il binario generale, quello in cui si cerca di conciliare il sostegno alla crescita con la prevenzione dell’inflazione. Su questo binario viene di fatto mantenuto un atteggiamento il più possibile composto, fatto di stabilità in Europa e di graduali e cauti ribassi dei tassi in America. Mantenere questa compostezza sarà in futuro ancora più difficile e stressante. Da una parte c’è chi guarda lontano come l’Ocse e raccomanda di non tagliare più, pena il ripetere errori passati che hanno portato a bolle e inflazione,
dall’altra c’è la richiesta pressante e quasi ricattatoria di banche e mercati che vorrebbero i tassi a zero (salvo poi volerli a infinito quando, come nel marzo 2006, si scoprono all’improvviso rischi d’inflazione). Tirata da tutte le parti la Fed, per quello che si può supporre oggi, taglierà ancora due, forse tre volte (e la Bce, forse, una).

Quanto al secondo binario, quello dedicato alle banche, le banche centrali continuano a trasmettere lo stesso segnale. Faremo, dicono, tutto quello che occorre per garantire liquidità al sistema.
Tutto.
Visti dai mercati, questi tre flussi regolari di dati dal mondo reale dovrebbero indurre a una certa cautela, ma non a situazioni di tensione o di panico. Molti strategist dicono anzi che questa cautela è eccessiva e che il costante calo dei tassi di policy dovrebbe portare a un riprezzamento del premio per il rischio e a un recupero dei corsi di azioni e crediti.
Chi dice questo aggiunge quasi sempre, a mo’ di disclaimer, che questa idea vale finché non c’è recessione. Nel qual caso ci sarebbe invece parecchio spazio per scendere, guardando ai casi passati.

In questo modo si produce un range di previsione amplissimo che poggia, nei due estremi, su differenze modeste nei livelli di crescita. Basta che l’America cresca dell’1% e si può andare verso un fair value ben più alto dei livelli attuali, ma d’altra parte basta scendere a crescita 0% per giustificare un significativo ribasso.

I mercati, che al di là delle convulsioni e delle autosuggestioni mostrano un certo equilibrio di fondo, devono sistemarsi tra queste due ipotesi e ci sembra giusto che, come mostrano i livelli attuali, si sbilancino in una certa misura dal lato della prudenza.

Se ipotizziamo che i prossimi tre-sei mesi vedano ancora prodursi svalutazioni di bilancio, crescita ridotta e tagli dei tassi allora i mercati non dovrebbero allontanarsi troppo da dove si trovano adesso.

Il lungo viaggio verso il fair value, se si vuole che sia sicuro, sarà bene che cominci più avanti, quando la situazione di crediti si sarà normalizzata sul serio e quando si avrà qualche certezza in più sulla tenuta dei consumi negli Stati Uniti.

Lo stesso ragionamento va fatto per il dollaro.
Ci sembra legittimo passare da negativi a neutrali (e iniziare a smontare almeno parzialmente le coperture che abbiamo raccomandato in questi anni), ma ci sembra ancora presto per diventare positivi. Perché il dollaro possa iniziare il suo cammino verso il fair value, oltre alla normalizzazione dei crediti e alla tenuta dei consumi occorrerà avere qualche altra conferma sul trend di riduzione del disavanzo delle partite correnti.
Attenzione dunque, sul dollaro, alle false partenze.
 

Ciampa

Forumer storico
Ciao Lina,
do il mio contributo con l'analisi ciclica. dal 2003 al 2011 il ciclo a 8anni del Mibtel è al ribasso. chi vuole può leggere il post sul thread dedicato alle tecniche di analisi ciclica
 

tontolina

Forumer storico
Ciampa ha scritto:
Ciao Lina,
do il mio contributo con l'analisi ciclica. dal 2003 al 2011 il ciclo a 8anni del Mibtel è al ribasso. chi vuole può leggere il post sul thread dedicato alle tecniche di analisi ciclica


Euromobiliare sim, perché non conviene andare lunghi di equity 28/12/2007 9.50

Gli indici azionari italiani chiudono il 2007 in rosso (S&PMIB40 –8%, Midex –11%, Allstar –17%) e l'idea dell' ufficio studi di Euromobiliare sim è che non abbiamo visto i minimi del presente ciclo negativo.

In sostanza "crediamo che, nonostante valutazioni basse in una prospettiva storica, il rischio di revisione al ribasso degli utili faccia prevalere la prudenza". Infatti da giugno ad oggi la crescita attesa degli utili 2007 è passata da +11% a +5%.
Ciò principalmente a causa delle banche, però nel terzo trimestre 2007 ha cominciato ad emergere qualche delusione anche nel settore non finanziario (Esprinet, Italcementi, Eni).
Nel 2008 "le nostre stime bottom up indicano un deciso rimbalzo degli utili di mercato (+14%), ma con un forte contributo dei titoli finanziari come Unicredito, Intesa Sanpaolo, Generali e Banco Popolare, su cui la visibilità è oggettivamente bassa", spiegano gli esperti della sim.

"La nostra convinzione è che l'economia americana andrà in recessione e che di conseguenza l'Europa rallenterà in modo marcato.
Non crediamo che la crisi immobiliare in Usa abbia già superato il punto peggiore, tanto è vero che tutti i maggiori operatori di settore hanno previsto un 2008 ancora difficile", prevedono gli analisti di Euromobiliare.
La teoria secondo cui la crescita nei Paesi emergenti è impermeabile alle spinte recessive che arrivano dagli Stati Uniti non convince per vari motivi.
I Paesi emergenti sono forti esportatori verso gli Usa, molto più di quanto lo fossero dieci anni fa. I consumi Usa sono circa il triplo della somma dei consumi di India e Cina.

Inoltre le Borse dei mercati emergenti hanno alle spalle performance stellari. Nonostante le valutazioni attraenti che emergono dall'analisi storica dei multipli (PE 2008 di 12,1 volte, dividend yield del 4,1% a fronte di un tasso sui Bot a 12 mesi del 3,85%), "noi suggeriamo di restare sottopeso sull'equity", consigliano ancora alla sim.

Finchè il mercato non avrà incorporporato la prospettiva di una recessione in Usa (di solito l'S&P500 subisce un calo del 10-15% dai massimi rispetto al –6% segnato ad oggi), finchè le stime di utile non saranno state riviste al ribasso in Europa, finchè non saranno stati pubblicati i bilanci 2007 (con la fotografia vera e certificata dai revisori delle perdite su prodotti strutturati) "non crediamo che sia opportuno andare lunghi di equity", concludono gli esperti di Euromobiliare sim.
 

Albatros

Utente Spoglia Seniòrite
pienamente d'accordo per me deve scendere ancora e un bel po'...

da maggio di quest'anno ho liquidato tutti gli asset in fondi e in azioni.. cazzeggio solo con un 20% del capitale rigorosamente con operazioni speculative al ribasso.

e penso che cazzeggero anche per tutto il prossimo anno....
 

Ciampa

Forumer storico
scusate l'ignoranza: non sono passati tanti gg dai max delle borse, tranne alcune eccezioni come Milano. chi mi sa spiegare allora perchè l'oro è ai max storici e, soprattutto, se è già accaduto in passato?
 

greg

Nuovo forumer
Ciampa ha scritto:
scusate l'ignoranza: non sono passati tanti gg dai max delle borse, tranne alcune eccezioni come Milano. chi mi sa spiegare allora perchè l'oro è ai max storici e, soprattutto, se è già accaduto in passato?

Credo che il motivo predominante, finora, sia stata la discesa del dollaro, ma non escluderei che chi compra lo faccia anche in previsione di ulteriori rogne per i mercati finanziari.
Tieni presente che i recenti massimi sono tali solo in valore nominale; tenuto conto dell'inflazione il picco del 1980 è ancora inviolato.
Considerando anche che, nonostante un toro che dura da circa 8 anni, il largo pubblico pare non essersi ancora appassionato al fenomeno, azzarderei l'ipotesi di ulteriori apprezzamenti nei prossimi anni.

http://www.marketoracle.co.uk/Article2212.html

Qui sopra trovi il grafico di lungo periodo "aggiustato" tenendo conto dell'indice dei prezzi al consumo, sulla cui accuratezza( del cpi, intendo :rolleyes: ) è lecito nutrire qualche dubbio.

OT

Un saluto e auguri di buon anno ad Argema ed al resto della banda. :ciao:
 

tontolina

Forumer storico
segnalo
http://ac-finanza.investireoggi.it/recessione-vogliamo-scommettere-248.html

Recessione? vogliamo scommettere?

17 Jan



Gli indicatori leading relativi all’economia USA (in particolare l’ISM manifatturiero e gli indici di sentiment dei consumatori) preannunciano una prossima entrata in una fase recessiva dell’economia USA,
mentre quelli lagging (cioè ritardati, quali ad es., sempre per restare sul fronte dell’offerta, i dati reali sulla produzione industriale, il cui tendenziale annuo in novembre accelera dal +1,4% al +2,1%) a mio parere ancora non la esprimono, se non in termini di un rallentamento ciclico, più o meno forte, ma direi del tutto fisiologico nell’attuale contesto.


La parola “recessione”, invece, è ormai all’ordine del giorno su tutti i media. Di seguito un grafico che evidenzia il numero di volte in cui è stata presente nel NY Times e nel Washington Post (si notano i picchi del 1990-91 e del 2001-02, nonché la recente impennata), e dati simili si possono trovare ad es. direttamente su Internet, forniti da Google Trends.

Recessione sul NY Times e sul Washington Post
recessionword.gif


C’è di più. Se qualcuno di voi è davvero convinto che il 2008 senz’altro vedrà una recessione economica negli USA può addirittura scommetterci qualche Dollaro, utilizzando un contratto finanziario appositamente creato dalla società di diritto irlandese Intrade.

Intrade - The US Economy will go into Recession during 2008?

closingChart.gif


In sostanza, è possibile comprare un contratto per circa 70 Dollari e, nel caso in cui nel 2008 avvenga effettivamente una recessione negli Stati Uniti secondo la definizione statistica ufficiale (due trimestri consecutivi di contrazione del PIL reale, a partire dal 4° trim. ‘07 incluso), si ricevono 100 Dollari, altrimenti si perde tutto (per gli interessati: qui trovate le FAQ sul contratto, qui il regolamento in dettaglio).

Oggi tale “scommessa” ha una probabilità espressa dal contratto in argomento pari al 70% (ultimo prezzo fatto). Non male, soprattutto per chi ha acquistato il medesimo contratto qualche mese fa: lo scorso settembre, a crisi ormai conclamata, il suo prezzo era ancora inferiore ai 40 Dollari, per cui da allora è semplicemente raddoppiato!

Per i (pochi) ottimisti rimasti è anche possibile la puntata inversa, ovvero entrare corti sul contratto, vendendo allo scoperto a 70 Dollari (è richiesto un margine, esattamente come nei contratti futures) ed incassando 100 Dollari alla scadenza in caso non si realizzi nel 2008 l’ipotizzata recessione tecnica.



Mi fermo qui, non vorrei che pensaste che sponsorizzo il gioco d’azzardo (lungi da me…) oppure che prendo una percentuale dalla Intrade. Assolutamente no, volevo solo concludere il discorso con una piccola domandina ed un grafico di risposta.

Domanda: nella storia si è mai avuto una recessione così tanto preannunciata da tutti?
Risposta: mai (vedi grafico seguente)

Crescita del PIL - previsioni vs reale
recessionforecast.thumbnail.gif




A presto.
 

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