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Sotto accusa il salvataggio dell’istituto spagnolo
Banco Popular, i bondholder ricorrono alla Corte europea
Ci hanno pensato per un paio di mesi. Alla fine hanno deciso di impugnare le vie legali, ricorrendo alla Corte Europea, per chiedere l’annullamento dell’operazione di salvataggio orchestrata dalle autorità europee del Banco Popular, la banca spagnola in crisi da anni, consegnata di fatto nel giro di una notte al Santander al prezzo simbolico di 1 euro. Ad adire le vie legali un gruppetto di investitori istituzionali tra i quali Algebris, Anchorage Capital Group e Ronit Capitali che avevano investito in obbligazioni, in particolare subordinate e convertibili e che si sono viste azzerare l’investimento. I tre hedge fund contestano le modalità dell’intervento, accusano di opacità le autorità e sostengono che la crisi e la fuga dei depositanti dalla banca sia stata in qualche modo esasperata proprio dalle modalità della risoluzione lampo decisa a Bruxelles. Difficile dire quanto siano valide e fondate le ragioni addotte dagli operatori finanziari istituzionali rimasti scottati dalla risoluzione di quella che era la quarta banca spagnola per dimensioni dell’attivo.
Certo che gli strumenti per capire le condizioni disastrate del Banco Popular c’erano tutti ed erano di dominio pubblico. Il Banco era l’istituto spagnolo su cui il peso dei crediti malati non aveva mai smesso di salire. Prestiti concentrati nel settore immobiliare che erano tenuti a bilancio e svalutati non nella loro interezza, per evitare di fare emergere buchi miliardari. Ma alla fine i nodi sono venuti al pettine e le pulizie dei prestiti in sofferenza hanno prodotto quelle perdite miliardarie che hanno eroso a tal punto il capitale da rendere la banca non solvibile. Basti pensare che i livelli di Npl hanno sempre viaggiato dal 2013 in poi su livelli sopra il 20%, il doppio della media del sisteama bancario spagnolo. Salvo poi esplodere al livello record del 25% a fine 2016 rendendo la condizione della banca sempre più pericolante. Non va dimenticato che il Santander ha sì pagato un euro simbolico ma ha dovuto fare un aumento di capitale per sopportare la fusione per ben 7 miliardi di euro. Segno che il capitale del Banco si era dissolto.
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