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zunino 6 grande!
Collezionare un ribasso del 20% in quattro mesi, quando ci si presenta sul mercato in pompa magna lascia decisamente con l’amaro in bocca. Questo è successo a Saras, per la quale la quotazione si è trasformata in un incubo che non accenna a svanire. Soprattutto se si pensa che il Mibtel, nello stesso arco di tempo, ha guadagnato circa 4 punti percentuali. Ma a piangere sono esclusivamente tutti quegli azionisti, grandi e piccoli, che hanno aderito in massa alla maggiore Ipo del 2006. Sì, perché Saras è sbarcata in Borsa tramite un’offerta pubblica di vendita (opv), grazie alla quale la famiglia Moratti ha incassato direttamente una somma vicina ai 2 miliardi di euro senza che nessuna risorsa sia confluita in azienda. Saras non aveva bisogno di patrimonio, in quanto il debito era, ed è, ancora sotto controllo, ma se parte dei proventi fossero rimasti in cassa alla società, probabilmente questo avrebbe calmierato il prezzo del titolo in un momento di turbolenza per il settore.
Ma c’è dell’altro che non convince di questa Ipo. Nonostante in questo periodo il prezzo del petrolio sia salito (i margini di raffinazione hanno, o dovrebbero avere, un certo grado di correlazione diretta con l’andamento del brent) e nonostante la società abbia acquisito il 100% di Sarlux, che produce energia elettrica ben pagata perché rientra nel programma Cip 6, i margini non tengono e il mercato non vede ancora inversioni di tendenza. Morgan Stanley, che ha partecipato all’operazione, ha abbassato il target price sul titolo, portandolo da 6 a 5,3 euro, e Merrill Lynch, che non ha preso parte al collocamento, ha addirittura iniziato la copertura con un deciso “sell” e target price a 4 euro.
Sarà questo il livello dal quale eventualmente ripartire? Probabilmente non è questo il problema. O forse non solo questo. Ciò che più preoccupa è il silenzio della proprietà, che dopo l’ipo è letteralmente scomparsa. Sarebbe meglio invece aprirsi e spiegare cosa sta esattamente succedendo. E perché il mercato penalizza in questo modo il titolo. E cosa ci si possa realisticamente attendere nel breve e medio periodo. Invece niente. Non è un comportamento che fa onore ai Moratti, e auspichiamo che da questo punto di vista vi sia un cambiamento di rotta, perché ora il corto circuito con gli investitori è pieno. Prendi i soldi e scappa? Speriamo non sia così.
Buon trading da Alfio
Fonte finanza.com
Ma c’è dell’altro che non convince di questa Ipo. Nonostante in questo periodo il prezzo del petrolio sia salito (i margini di raffinazione hanno, o dovrebbero avere, un certo grado di correlazione diretta con l’andamento del brent) e nonostante la società abbia acquisito il 100% di Sarlux, che produce energia elettrica ben pagata perché rientra nel programma Cip 6, i margini non tengono e il mercato non vede ancora inversioni di tendenza. Morgan Stanley, che ha partecipato all’operazione, ha abbassato il target price sul titolo, portandolo da 6 a 5,3 euro, e Merrill Lynch, che non ha preso parte al collocamento, ha addirittura iniziato la copertura con un deciso “sell” e target price a 4 euro.
Sarà questo il livello dal quale eventualmente ripartire? Probabilmente non è questo il problema. O forse non solo questo. Ciò che più preoccupa è il silenzio della proprietà, che dopo l’ipo è letteralmente scomparsa. Sarebbe meglio invece aprirsi e spiegare cosa sta esattamente succedendo. E perché il mercato penalizza in questo modo il titolo. E cosa ci si possa realisticamente attendere nel breve e medio periodo. Invece niente. Non è un comportamento che fa onore ai Moratti, e auspichiamo che da questo punto di vista vi sia un cambiamento di rotta, perché ora il corto circuito con gli investitori è pieno. Prendi i soldi e scappa? Speriamo non sia così.
Buon trading da Alfio
Fonte finanza.com