La verità sta venendo a galla
Saras: gonfiata per la Borsa e per l'Inter (Repubblica)
MILANO (MF-DJ)--Il titolo Saras valeva tra 4 e 5 euro per azione, mentre le banche e la famiglia Moratti lo hanno piazzato sul mercato a 6 euro e "per farlo, secondo la ricostruzione del consulente tecnico della pocura di Milano, Marco Honegger, non avrebbero pubblicato alcuni dati rilevanti nel prospetto informativo".
E' quanto si legge in un'inchiesta de La Repubblica, secondo cui Honegger ha ricostruito in un documento di oltre 400 pagine i motivi del tonfo in Borsa delle azioni Saras subito dopo lo sbarco a Piazza Affari ed ha ipotizzato che l'incasso della quotazione sia servito soprattutto a Massimo Moratti per far fronte ai debiti dell'Inter con contestuale danno per il mercato di 770 mln euro. Dall'analisi di Honegger emerge che i risparmiatori non erano stati informati che l'utile 2005, pari a 292,6 mln euro, era "gonfiato" da utili derivanti dalle scorte di magazzino.
Dai documenti sequestrati dalla Guardia di Finanza presso Jp Morgan, advisor per l'Ipo, emerge inoltre chiaramente che nei report su Saras redatti prima della quotazione, gli analisti, prendono in considerazione gli utili depurati ("comparable") per calcolare il valore delle societa' di raffinazione. Gli unici a non farlo sono quelli di Jp Morgan. Non vi e' insomma nessuna giustificazione di un prezzo di 6 euro nemmeno negli studi delle tre banche che hanno partecipato alla quotazione: "Sulla base delle valutazioni rettificate delle banche d'affari partecipanti all'operazione, il range avrebbe dovuto collocarsi tra i 4 e i 5 mld euro (ossia tra i 4,4 e i 5,6 euro per azione); dunque inferiore di 700 mln a quello definito in Prospetto Informativo", sostiene la consulenza. Non e' un caso, quindi, che le quotazioni di Saras, dal giorno dello sbarco in Borsa a oggi, si siano allineate ai valori stimati dagli analisti.
Perche' allora spingere il prezzo di quotazione? Le email sequestrate dagli inquirenti offrono qualche indicazione. "E' vitale che davanti al prezzo ci sia un 6", scriveva il numero uno di Jp Morgan, Federico Imbert, a un suo collega, mentre il bookbuilding attraversava una fase critica. Jp Morgan, oltre alle commissioni per il collocamento, otterra', cosa taciuta nel prospetto, anche il mandato dalla famiglia Moratti per gestire attraverso la sua filiale di private banking, i lauti proventi della quotazione. Un altro banchiere di Jp Morgan, Emilio R.Saracho svela in una email un ulteriore dettaglio: "Devi essere al corrente del fatto che abbiamo ottenuto 1,6 mld euro, cioe' da entrambi fratelli, ma uno dei due deve ripagare 500 mld di debiti, e cosi' quella parte non la vedremo per lungo tempo".
Sempre Imbert, il 14 marzo 2006, alza il sipario sui presunti interessi di Banca Intesa, mentre in un documento, trovato presso la Jp Morgan, si spiega la scelta di affiancare un aumento di capitale, non necessario, alla vendita di titoli da parte della famiglia. Se cosi' non fosse, "verrebbe evidenziata una scarsa propensione ad investire e si darebbe l'idea che la proprieta' vuole solo fare cassa, prestando il fianco a critiche su altre iniziative (metti i soldi nell'Inter)".