SAREBBE IL COLMO SE A CARNEVALE CI TOGLIESSERO LE MASCHERINE

Assembramenti: “Ci risiamo” con la colpevolizzazione degli italiani.

Enrico Mentana si scatena con i “decisori”, con il ministro Speranza in particolare.

Gli assembramenti avvenuti nelle regioni in zona gialla hanno subito innescato le ire di politici e virologi
pronti a scaricare la responsabilità dei contagi su tutti .

E invece, le nuove regole firmate dal ministro della Salute Speranza in primis parlano chiaro.

Prima allentano le regole contro il coronavirus, poi si lamentano.

“Ci risiamo: avendo le autorità annunciato che da oggi gran parte dell’Italia sarebbe tornata in giallo,
ieri in tanti sono usciti a passeggiare in centro, in ogni comune grande o piccolo.
E sono fioccate immediate le proteste e le parole d’allarme e preoccupazione
per gli assembramenti e i comportamenti irresponsabili di troppi cittadini“.


Ora basta, fa capire Mentana, che scrive:

“Ma insomma, cari decisori, se alleggerite le misure il segnale implicito che date è chiaro:
la curva è gradualmente in miglioramento, e le regole si adeguano”.

Non ci vuole uno psicologo per spiegare che
“nella percezione di tutti se la situazione non è critica di lunedì, allora non lo è neanche il pomeriggio precedente”.

E ancora più netto e ironico:
“Non è che il Covid stacca come un operaio a fine turno.
E fare un giro nel giorno festivo con gli amici – fatti salvi mascherina, distanziamento e amuchina –
non viene vissuto come un cimento più pericoloso del viaggio in treno, bus o metrò verso scuola o lavoro della mattina dopo”.

Da applausi.

Mentana non è certo uno che abbia mai avallato atteggiamenti imprudenti, tutt’altro.

Ma quando le accuse fanno a cazzotti con le regole avallate e con la psicologia è troppo.


Non lo nomina espressamente ma il sottotesto è che il ministro Speranza
è il decisore principale che avalla e sintetizza le scelte degli scienziati.

Quindi la pazienza è finita.

D’altronde – specifica infatti Mentana –
“il passaggio alle zone gialle non è stato imposto da folle vocianti e irresponsabili, ma dagli scienziati”.


Le persone che sono uscite di casa, per le strade non sono untori criminali.


Avevano semplicemente “voglia di vivere”, è la chiosa del direttore. Nulla di più.
 
Un uomo ? ...ma dai .....


È insopportabile e sconcertante l’accanimento con il quale, pur di evitare il voto, si lascia che accada di tutto:
dai mercimoni ai ricatti,
dalle minacce alle contropartite in posti,
dai giochi di partito a quelli personali d’onnipotenza,
dalle vendette alle proscrizioni.

Insomma, stiamo vedendo quanto di più squallido e antidemocratico la politica possa offrire ai cittadini.

Perché sia chiaro, democrazia significa potere esercitato dal popolo.

Insomma, il popolo è l’attore principale e determinante,
mentre con le meschinità a cui assistiamo non solo il popolo non c’entra
ma vengono inscenate proprio per evitare di chiamarlo in causa.

E per riuscire, si cerca di forzare la Costituzione, con il rischio che, tira-tira, arrivi una ribellione.


Ecco perché è insopportabile che l’Italia sia scesa tanto in basso

da ridursi al peggiore dei teatrini politici pur di accettare i diktat dell’Europa,

che non vuole dare l’ok a libere elezioni

perché si sa che vincerebbe il centrodestra a guida Lega e Fratelli d’Italia.



Pensate voi a che punto siamo arrivati, altro che Europa della solidarietà e della fratellanza.

Qui si vieta che un Paese scelga da chi essere governato, roba da soviet, altro che Unione europea.

In Europa non solo ci comandano a bacchetta.

Non ci amano, specialmente la Germania, ma lungo la strada ci hanno tolto ogni autonomia e sovranità,
fino al punto di subordinare la libertà di voto a seconda delle previsioni.

Perché sia chiaro: a parti invertite nei sondaggi avremmo votato già a settembre del 2019
e messo il centrosinistra al posto del centrodestra.

Per non dire che col Recovery di mezzo la conventio ad excludendum nei confronti della destra è ancora più forte.

E i soldi arriveranno solo a certe condizioni, prima tra tutte che il centrodestra stia lontano da Palazzo Chigi,

poi che tra le riforme obbligatorie per avere i 200 miliardi vi sia una legge Fornero più stringente e una sonora patrimoniale sulla casa.

Tanto è vero che tra i motivi veri dei ritardi nella preparazione dei piani e dei progetti di spesa,
oltre alla incapacità assoluta dell’esecutivo c’è la paura di inserire chiaramente la parola patrimoniale.

Perché per quanto sia nera la coscienza e assoluta l’ipocrisia dei giallorossi,
l’esplicitazione di un ulteriore esproprio fiscale provoca il terrore generale,
perché si rischia e con ragione la sommossa popolare.


Del resto, che l’Europa sia accanita per la ricchezza degli italiani in contrasto con la dimensione del debito pubblico,
e voglia per questo mettersi al sicuro dei prestiti passati e futuri succhiando il sangue del Paese con la patrimoniale, è arcinoto.

Ecco perché sul Recovery ha posto una sorta di veto sulle urne e sul programma di utilizzo, rientro e compensazione dei 220 miliardi.

Va da sé, infatti, che col centrodestra al Governo l’Europa gli espropri patrimoniali se li sognerebbe.


Perciò nella Ue sono tormentati contro quello che per ipocrisia chiamano sovranismo

ma che, in realtà, è solo la difesa dell’autonomia costituzionale di ogni nazione.



Del resto, basterebbe guardare alla Francia e alla Germania:
insomma, se ci sono Paesi sovranisti,
prepotenti e arroganti,
protezionisti e autonomisti,
egoisti e ipocriti accentratori,
sono proprio loro.

Eppure con la sponda della sinistra, del mondo radical chic e del soccorso rosso dei media,

sono riusciti a far passare il centrodestra per pericolo sovranista, roba da matti.


Ma anche tanto di cappello per la bravura nel falsificare la storia e la realtà.



Quella stessa falsificazione con la quale vogliono far credere che mentre ovunque si vota,
da noi votare sarebbe una follia,
che la Costituzione impedisce lo scioglimento delle Camere,
che con i giallorossi c’è l’unica salvezza possibile.

I cattocomunisti sono politicamente e storicamente bugiardi e incoscienti, come la canzone di Mina.



È vero esattamente il contrario, solo con il voto si spazzerebbe via questo clima infame,
pesante, questa aria irrespirabile creata dagli eredi di Palmiro Togliatti e dai grillini,
questa crisi di terrore e di paura economica che sociale che si è creata per l’ignoranza e l’incapacità giallorossa dal 2019 ad oggi.

Solo con il voto si aprirebbe per il Paese un progetto di futuro chiaro e condiviso,
perché votare significa condividere, accettare, scegliere.

Significa l’opposto di subire, soccombere, soffrire azioni perniciose
come quelle che stiamo soffrendo da un esecutivo che è stato organizzato ad hoc dietro le quinte
per ipocrisia, per le poltrone, per obbedire alla Ue e sottrarre agli italiani la sovranità elettorale.



Un esecutivo
che ha bruciato gia 200 miliardi al vento,
che ha spaccato il Paese in due,
allontanando ulteriormente il Sud dal Nord,
mortificando le libertà costituzionali,
stracciando ogni impegno elettorale.

E instaurando un clima da regime,

riducendo sul lastrico valanghe di aziende,

famiglie ei operatori,

oltre a inginocchiare il Paese alla Cina,

roba che nemmeno “manu militari” si sarebbe arrivati a tanto.



Ecco perché diciamo sconcertante e chiediamo a viva voce il voto.

E non dateci degli assillanti e asfissianti perché insistiamo sempre sulle elezioni.

Del resto, se in passato abbiamo dovuto sopportare per mesi e per tutti i giorni il cilicio di Repubblica
con le dieci domande a Silvio Berlusconi su Noemi Letizia,
possiamo sopportare per ragioni ben più nobili quello nostro sull’opinione e sulla necessità del voto.


Gutta cavat lapidem: evviva la democrazia, evviva le libere elezioni, evviva la libertà e il pluralismo.


Ed abbasso il cattocomunismo.
 
Tanto tuonò che arrivò Draghi.

Alla fine le rispettive rigidità delle due parti, PD e Cinquestelle da un lato
ed Italia Viva dall’altro hanno fatto il gioco di Renzi e portato alla fine il governo Conte II:


Nessuno rimpiangerà il suo scarsissimo rispetto per la democrazia sostanziale, o le sue prediche notturne a reti unificate.

Ben pochi ricorderanno con affetto le idee fenomenali di Casalino alla comunicazione.

Speriamo che la Azzolina torni a fare la dirigente scolastica e Bonafede l’avvocato, se gli riesce.

A parte qualche pugno di mantenuti queste figure non saranno rimpiante, e speriamo siano seguite dal pessimo Gualtieri.


Ora arriva Mario Draghi.

Fra poco più di tre ore sarà al Quirinale per ricevere l’incarico.


Naturalmente vietato parlare di voto con un presidente

che si inventa anche il boom di casi nei paesi dove si è votato,

quando nei due paesi europei appena andati alle urne,

Romania a dicembre e Portogallo pochi giorni fa, non si è assistito a questi fenomeni.

Più realistico il problema dei tempi della campagna elettorale

e della formazione del nuovo governo, ma prima o poi bisognerà affrontarli,

oppure faremo finta di nulla per sempre?




Fatta questa premessa. Arriva Draghi con il “Governo dei migliori”.

Solitamente dovrebbe essere il popolo sovrano a decidere chi sono i migliori.

Abbiamo un governo tecnico che, speriamo, non sarà la copia del pessimo governo Monti.

Se Monti fu il firmatario del MES, colui che lo fece approvare,
Draghi fu quello che , oggettivamente, lo mandò in pensione con il “Whatever it takes”.


Il problema di Draghi non sarà avere la maggioranza, una qualsiasi:
la vecchia rossogialla lo appoggerà e probabilmente anche Forza Italia potrebbe votare a favore.

Però se il suo governo vuole veramente essere un governo “Dei Migliori”
non potrà non avere l’appoggio del Centrodestra nelle sue componenti Lega e Fratelli d’Italia.

Senza almeno un appoggio esterno, l’appoggio di Forza Italia sarà sempre parziale ed in forse.

Il primo colpo a quello che fu il partito di maggioranza relativa fu portato dall’appoggio al governo Monti,
con la Lega all’opposizione, e i centristi si scioglierebbero come neve al sole senza una larga maggioranza.

Non sarà molto facile convincere Salvini e la Meloni almeno ad una posizione bonaria.

Questo sarà possibile solo con molta diplomazia e con un programma che si distacchi nettamente da quello di M5s e PD


Ora i nostri complimenti ai deputati del Movimento Cinque Stelle che, in tre anni,
riusciranno a votare un governo con la Lega, sovranista, uno super Europeista, con il PD, ed ora uno tecnico.

Complimenti al movimento, disposto veramente a votare qualsiasi cosa pur di tenere la cadrega.
 
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Marco Zanni ci spiega che cosa è veramente il Recovery Plan
presentato dall’Italia alla Commissione per ottenere i famosi “Recovery Fund”, su cui tanto spera il governo.

Peccato che questo piano presentato sia retorico, senza soluzioni concrete, pieno di aria fritta e di slogan, ma senza niente di pratico.

Mancano i numeri, manca la lista delle cose da fare e questo è preoccupante perchè i soldi del Recovery Fund non sono gratis, ma sono :



  • o prestiti, da ripagare con gli interessi;

  • o “Grant”, che saranno però pagate da maggiori tasse dei cittadini europei.

In realtà il Recovery Fund si sta rivelando sempre più non uno strumento di sviluppo, ma di coercizione della nostra economia.


 
Notizie non buone per il PIL dell’area Euro nel quarto trimestre 2020.

Non c’è stato rimbalzo, neppure stazionarietà, ma calo del 0,7%.


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Un risultato che è cattivo, anche se ci si aspettava un valore pari a circa -1%, quindi poteva essere peggio.

Chi sono i colpevoli di questo piccolo disastro?

Consideriamo che

la Germania ha visto crescere il PIL dello 0,1% mentre

la Spagna è cresciuta del 0,4%, sempre nel quarto trimestre.

La responsabilità dello scarso risultato ricade sulla Francia, che ha fatto un -1,3%,

e, soprattutto, sull’Italia che è riuscita ad inanellare un bel -2% secco.




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Complimentiamoci vivamente con gli autori di questo bel risultato,
che porta a fondo l’Italia come un’ancora che rischia di portarsi dietro la nave.


In totale il calo del PIL Eurozona nel 2020 è stato pari al 6,8,

e l’Italia è riuscita ad inanellare un bel -8,8% il peggior risultato dal 1945.



Chi è stato l’atomico autore di questo disastro?

Il Dinamico Duo Conte Gualtieri: infatti appare evidente che i paesi che hanno investito di più nel proprio sistema economico
e che sono stati in grado di contenere maggiormente i danni per i lockdown sono quelli che hanno conseguito i risultati migliori.

La Germania e la Spagna sono stati generosi nel sovvenzionare il proprio sistema economico, ed i risultati si vedono.

Al contrario Gualtieri è stato avaro, mentre Conte è stato generoso con le chiusure, e anche in questo caso i risultati si vedono.


La cosa più divertente, sempre se non fosse tragica,

è che il PD ha fatto un punto fermo della formazione di un nuovo governo

la conferma del peggior ministro dell’economia o delle finanze dal 1945 ad oggi.



Ancora più tragicomico è che la stessa persone è voluta, pare, della stessa Commissione e dalla Germania.


Si vuole un personaggio che, nella propria incapacità,

è in grado non solo di distruggere l’economia italiana,

ma pure di danneggiare quella europea.



Evidentemente il mercato delle Mercedes, BMW o Peugeot ibride non interessa molto a nessuno.
 
Dalla padella alla brace:


fallito il tentativo di Fico di dar vita al Conte ter,

Mattarella esclude il voto anticipato

e convoca Draghi per un “governo di alto profilo”
.


Ieri sera il presidente della Camera, il “compagno” Fico, ha riferito al capo dello Stato
che la maggioranza giallofucsia non aveva raggiunto un accordo per dar vita a un nuovo esecutivo.

Pertanto Mattarella ha preso in mano la situazione: oggi alle 12 l’ex presidente della Bce salirà al Colle.

Draghi avrà mandato pieno per dar vita a un governo del Presidente, tecnico-istituzionale.

Resta da capire se ci saranno anche ministeri affidati a politici,
dando per scontato che quelli economici saranno affidati ai tecnici, perché “ce lo chiede l’Europa”.


Mattarella dunque, come Napolitano nel 2011 con Monti,
ci mette nelle mani di Draghi, il cosiddetto salvatore dell’euro a qualsiasi costo.


E’ stato scelto dal capo dello Stato per via del Recovery plan e dei 200 miliardi Ue da gestire.

Oltre perché nessuno può dirgli no, almeno sulla carta, a maggior ragione che la politica ha fallito.


Ma non dobbiamo dimenticare che l’ex banchiere centrale europeo era sul panfilo Britannia nel 1992,

dove annunciò le privatizzazioni degli asset strategici della nazione: non esattamente un difensore degli italiani.



E’ inevitabile dunque che con Draghi premier saremo totalmente assoggettati alla Ue,

con tutto quello che comporta in termini di impatto sulle politiche economiche e sui conti pubblici.


Ieri sera nell’arco di pochi minuti – come se la carta Draghi fosse pronta da tempo
il capo dello stato ha congedato la politica e annunciato la convocazione dell’ex numero uno dela Bce per formare il governo.


Niente voto anticipato, dunque, perché la pandemia da un lato

e il Recovery plan dall’altro impediscono questo “esercizio di democrazia”.

Sarebbe troppo costoso in termini di contagi e anche economici,

con i conseguenti ritardi sul Recovery plan, che va presentato “entro il mese di aprile”.

Per dar forza al suo no al voto, Mattarella fa presente che dove si è tornati alle urne c’è stato un picco di contagi.

E quindi gli italiani si devono subire un governo tecnico, perché i politici hanno fallito.



Dopo aver preso atto che l’esploratore Fico ha fallito nel suo compito – perché Renzi non voleva un Conte ter –
ha fatto presente che “vi sono adesso due strade tra loro alternative”.

“Dare immediatamente tempo a un governo adeguato a fronteggiare le gravi emergenze sanitaria sociale ed economico-finanziaria.

Ovvero quella di immediate elezioni anticipate
“, che però Mattarella ha scartato.



Il dato politico è che se i 5 Stelle sembrano già spaccarsi sul nome di Draghi,
di certo il super tecnico a Palazzo Chigi è una vittoria di Renzi
.

Perché il leader di Italia Viva voleva (e ha ottenuto) la testa di Conte.

Il Pd dal canto suo, dopo non esser riuscito a gestire la crisi non potrà che avallare il governo tecnico.

Nel fronte del centrodestra è già chiaro da mesi ormai che Forza Italia sosterrà a pieno l’esecutivo Draghi.



Con Monti è andata a finire molto male, le sue misure “lacrime e sangue” le stiamo ancora pagando.


Vedremo se con Draghi andrà addirittura peggio.
 
«Ho sbagliato a dimettermi. Forse, se non lo avessi fatto..».

Giuseppe Conte recrimina, riflette, pensa al futuro.

Ha perso.

Ha fatto molti errori, come gli ha rimproverato un decano della politica come Pier Ferdinando Casini.

Inesperienza politica?

Cattivi consiglieri?

Certo Rocco Casalino non è stato il massimo.

Ma cosa vuole fare da grande l’avvocato?

lg.php

Per ora ha perso.

Per ora.

Ma non mollerà la scena politica.

Per lui si è anche ipotizzato un bel ministero di consolazione (l’Interno? Gli Esteri?)
ma oggi, con Draghi premier di un governo di ‘alto profilo’ ogni ipotesi è sfumata
.

E’ possibile che metta in piedi un suo gruppo in vista di un partito personale,
che i sondaggi posizionano al 10 per cento di consensi.


Per ora virtuali.


Un gruppo che peschi tra gli ex ‘responsabili-costruttori’.

E si fondi sui tanti grillini ancora fedeli.

Che cominciano a parlare.


In casa 5Stelle la fibrillazione è alta.

Vito Crimi ha detto chiaramente no all’ex governatore della Bce.

Ma non ha in pugno tutto il partito.

I grillini, prima anti-sistema ora europeisti, arrivano spaccati all’appuntamento.

Voci di corridoio dicono che alcuni pentastellati sognino la rivincita contro Renzi.

E lavorino per un futuro Conte premier, questa volta eletto.

“Adesso tocca alla Lega sacrificarsi.
Pd e Lega insieme sarà uno spettacolo indimenticabile e Salvini sarà finito politicamente.
Nel 2023 sarà corsa tra Conte e Meloni”
.


Basta ascoltare le parole della capodelegazione a Bruxelles, Tiziana Beghin,
per capire i sentimenti verso l’ex premier, l’avvocato del popolo.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte “è una persona perbene, forse troppo per questo mondo di squali.
In cui non sempre trionfano il buonsenso e la correttezza.
Il Movimento 5 Stelle continuerà, come sempre, a essere al fianco dei cittadini e a tutela dei loro interessi”.


Che significa?

“In questa fase difficile per il nostro Paese è doveroso ringraziare Giuseppe Conte.
Per la saggezza e la responsabilità politica dimostrata non solo nella gestione della più grande crisi dal Dopoguerra.

Ma anche nelle difficili trattative sui tavoli internazionali che ci hanno visto nuovamente, ed era ora, grandi protagonisti”.

Quindi?

Tutti con Conte per la rivincita contro gli squali?

Squalo numero uno Matteo Renzi
.

“Il tempo sarà galantuomo – aggiunge Beghin – ma questo teatrino dell’assurdo
lascia senza parole soprattutto per le tempistiche.

Non particolarmente per i suoi protagonisti.

Perché confinare un ego smisurato come quello di Matteo Renzi non è, evidentemente, impresa facile”.


La grillina europea continua:
“Non ci era riuscito un referendum fallimentare che ne avrebbe dovuto, a suo dire, far concludere la carriera politica.
E non lo hanno fatto neanche i sondaggi che da mesi lo attestano sullo zero virgola”.
 

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