scontro Iran-Israele

in pieno coordinamento tra me e il Presidente Trump, e in pieno coordinamento operativo tra le IDF e l'esercito statunitense, gli Stati Uniti hanno attaccato i tre impianti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan.

Non si muovono a caso.
Sanno esattamente quali sono i momenti favorevoli per poter attaccare e vincere.
Studiando la carta natale dello stato di Israele si trovano parecchie risposte alle domande che ci facciamo oggi su una tempistica che altrimenti non si comprenderebbe.
Queste le parole appena pronunciate da Netanyahu in una dichiarazione in ebraico al popolo di Israele:
"Cari cittadini di Israele, miei fratelli e sorelle. Nell'Operazione 'Am Kalavi' , ( Rising Lion) abbiamo raggiunto insieme traguardi senza precedenti nella storia di Israele. Ricordate che fin dall'inizio dell'operazione vi ho promesso che gli impianti nucleari iraniani sarebbero stati distrutti, in un modo o nell'altro. Questa promessa è stata mantenuta. Poco tempo fa, in pieno coordinamento tra me e il Presidente Trump, e in pieno coordinamento operativo tra le IDF e l'esercito statunitense, gli Stati Uniti hanno attaccato i tre impianti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. Così facendo, gli Stati Uniti hanno continuato, con maggiore intensità e con grande forza, gli attacchi delle IDF e del Mossad al programma nucleare iraniano. Questo programma minacciava la nostra stessa esistenza e metteva in pericolo anche la pace del mondo intero. Subito dopo il completamento dell'operazione, il Presidente Trump mi ha chiamato. Abbiamo avuto una conversazione molto calorosa e toccante. Si è congratulato con me, si è congratulato con il nostro esercito e si è congratulato con il nostro popolo. E io mi sono congratulato con lui, con i piloti statunitensi e con il popolo americano. Il Presidente Trump sta guidando il mondo libero con forza. È un grande amico di Israele, un amico come nessun altro. A nome mio e a nome di tutti i cittadini di Israele, a nome dell'intero popolo ebraico, lo ringrazio dal profondo del cuore. E so, cittadini di Israele, che parlo dal profondo del cuore di ognuno di voi. Siamo uniti, combattiamo insieme e, con l'aiuto di Dio, vinciamo insieme. Come dice il proverbio nella Torah di questa settimana: "Saliamo subito e prendiamo possesso, perché possiamo benissimo vincerla" (Numeri 13:30)."
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L’America è entrata in guerra con l’Iran, è ufficiale. Durante il week end gli Stati Uniti hanno bombardato tre siti nucleari in Iran, utilizzando le ormai note bombe “bunker buster, ovvero un tipo di ordigno progettato per penetrare bersagli nascosti in profondità nel sottosuolo, come i bunker militari. Dopo l’attacco Trump ha dichiarato di volere la pace, ma a condizione che l’Iran accetti la resa. Per contro il nuovo capo dei Pasdaran iraniano ha detto che le operazioni contro Israele proseguiranno senza sosta. Nel frattempo l’Iran, attraverso i suoi portavoce fa sapere che quanto accaduto “avrà conseguenze eterne”. La Cina ha condannato l'attacco americano all'Iran e agli impianti nucleari sotto la supervisione dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Questa mossa degli Stati Uniti, secondo Pechino, viola gravemente i principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale e aggrava le tensioni in Medio Oriente. Inoltre il Governo invita le parti in conflitto, in particolare Israele, a cessare il fuoco il prima possibile, a garantire la sicurezza dei civili e ad avviare il dialogo e i negoziati. Anche Mosca ritiene che gli attacchi contro l'Iran rappresentino un durissimo colpo alla credibilità del Trattato di non proliferazione nucleare e del sistema di verifica e monitoraggio dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, che su di esso si basa. Il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi ha infine dichiarato che il presidente Trump era stato eletto sulla base della promessa di mettere fine alle guerre degli Usa nel mondo, ma alla fine ha tradito gli elettori.
MERCATI.
Ci pare poco logico raccontarvi, come facciamo di solito, dei vari dati pubblicati o notizie relative alle questioni ancora sul tavolo, ovvero il piano fiscale Usa o i dazi, la cui proroga al 10% sulle tariffe reciproche, scadrà entro 15 20 giorni. Quel che accade, è troppo importante sotto ogni punto di vista per poter escludere un commento al riguardo. Quali saranno ora, al di là degli aspetti esclusivamente militari, di cui non ci occupiamo ovviamente, le conseguenze sui mercati ? Pensiamo innanzitutto alle possibili reazioni dell’Iran, che minaccia la chiusura dello stretto di Hormuz, da cui transita, secondo gli analisti, circa il 20% di petrolio e gas mondiale. Se così fosse, cosa accadrebbe al petrolio ? Qualcuno si è sbilanciato parlando di petrolio a 200 dollari al barile. Un accadimento del genere cosa provocherebbe all’inflazione in occidente ? La storia ci aveva consegnato una inflazione, come variabile dipendente dai cicli di politica monetaria. La storia recente invece, ne ha arricchito la natura: non solo politiche monetarie, ma anche fattori esogeni. A tal proposito, i dati sull’inflazione redatti dall’Università del Michigan, hanno indicato la corsa dei pezzi in Usa ad 1 anno ed a 5 anni oltre il 4.5%. Tutto questo significa, ancora, inflazione, ovvero il tasso di inflazione che include l’energia, che, con enorme fatica le banche centrali avevano riposizionato ad un livello inferiore rispetto al tasso “core” ma che ora, inevitabilmente, crescerà e porterà con sé anche l’inflazione core, che viceversa non era stata curata ancora del tutto. In questo contesto in cui si è eretto fisicamente un muro ad est, per cui è possibile guardare solo ad ovest, l’Europa dovrebbe interrogarsi su quali contromisure siano state poste in essere per non subire nuovamente un’ondata inflattiva come quella importata post Covid dagli Stati Uniti d’America, avendo chiaro che la manifattura europea, vero traino dell’export, vede la sua cabina di regia in Germania, ancora convalescente. Tra gli asset da osservare, quindi, oltre al petrolio, ora sarà interessante comprendere l’andamento di Oro, Dollaro ed equity, con i bonds alla finestra, sperando che le banche centrali non si trovino costrette a rialzare nuovamente i tassi per effetto della crisi mediorientale. L’oro potrebbe schizzare verso nuovi massimi, mentre il dollaro, per effetto del proprio status di valuta rifugio durante le guerre, potrebbe rimbalzare contro le principali valute, cambiando la correlazione con l’oro, che di solito è inversa, ma che, eccezionalmente, potrebbe tornare diretta. Quindi oro su e dollaro su, almeno temporaneamente. Sul fronte dell’equity, Venerdì l'S&P 500 ha perso lo 0,2%, la terza perdita consecutiva, mentre il Nasdaq è sceso dello 0,5% e il Dow Jones ha guadagnato 35 punti, con gli investitori che però erano ancora all’oscuro rispetto all’intervento Usa in Iran, e ancora aleggiavano prospettive di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve in relazione ai dati macro negativi. Ora dopo quanto accaduto, i timori di aperture in gap ribassista domattina, aumentano e creano disagio e preoccupazione tra gli operatori. Sui mercati obbligazionari, molto dipenderà dalle aspettative sui tassi che dipenderanno a loro volta da quanto accadrà, non solo sul fronte macro, ma soprattutto sulle conseguenze delle risposte iraniane, che non si faranno attendere. Ci apprestiamo a vivere, probabilmente una settimana di passione, senza dimenticare e altre questioni sul tavolo. Trump sembra stretto in una morsa. Cosa farà ora ?
Saverio Berlinzani, analista Activtrades
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