Mediaset (MS) scopriremo che il decoder del fratello del premier

mediaset è proprio irritata e risponde che non vuole proprio sganciare un euro

Mediaset: infondata decisione Commissione Ue su decoder -2-

COLOGNO MONZESE (MF-DJ)--Mediaset ritiene che la decisione della Commissione europea secondo cui i broadcaster italiani dovrebbero rimborsare le sovvenzioni ai decoder -giudicate irregolari- sia destituita di ogni fondamento. Lo si apprende da una nota dove Mediaset sottolinea che i contributi in questione hanno certamente assicurato vantaggi ai consumatori ma non hanno avuto alcun beneficio sul conto economico delle societa' a cui non puo' essere richiesta alcuna restituzione. com/fla (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. January 24, 2007 11:10 ET (16:10 GMT)
 
e sono convinto ke alla fine il biscione non tirera fuori un euro e finira a tarallucci e vino
ki ha avuto --avuto e ki ha dato a datoooo
 
1 – “L'ITALIA TORNERÀ AD ESSERE GOVERNATA DA UN UOMO DI SINISTRA COME ME” (SILVIO DIXIT!)
http://213.215.144.81/public_html/esclusivo.html
Bella serata ieri sera per Silvio Berlusconi. Prima ha dichiarato che la legge Gentiloni sulle tv “è un piano criminale: vogliono tutti favorire Murdoch, ma in Senato non troveranno 160 complici”. Dopodichè il Cavaliere ha macinato ai cronista del Corriere Marco Galluzzo: “Ho 70 anni, un vecchietto, ma non mollo: il 73% degli italiani la pensa come noi. L'Italia tornerà ad essere governata da un uomo di sinistra come me: un paradosso, ma la vera politica sociale l'abbiamo fatta noi».



Infine, il Reuccio di Arcore si è precipitato dalle parti di via Veneto, ha imboccato l’ingresso dell’Hotel Splendid per partecipare “alla cena con gli azzurri della Camera, durante la quale ha regalato una parure di perle nere con orecchini alle deputate e due dvd ai deputati (doni che non poté consegnare a Natale a causa dell'operazione a Cleveland), Berlusconi ha promesso – continua il Corriere: «Ho visto Ballarò, bisogna fare un tipo di trasmissione simile anche a Mediaset: rispondiamo a questi attacchi».
 
La Pecorella smarrita
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Ora sì che lo riconosciamo di nuovo. È tornato lui, il Bellachioma di sempre, bello ringhioso come l’avevamo conosciuto ai bei tempi delle leggi illegali e della privatizzazione, anzi previtizzazione, dello Stato. È bastato che, in un giorno solo, l’Europa cancellasse i suoi aiuti pubblici ai decoder prodotti dal fratello condannando Mediaset e le altre tv a restituire il maltolto (400 miliardi di lire, che lo Stato riavrà grazie al ricorso di Europa7) e la Corte costituzionale radesse al suolo la legge Pecorella che aboliva il processo d’appello Sme e impediva ai pm di appellare le assoluzioni e le prescrizioni, per far cadere lifting, ceroni e trapianti e rivedere il vero Berlusconi.

Quello che nel ’94 - anche se molti suoi oppositori fingono di dimenticarlo - era sceso in campo per non finire in galera e proteggere il suo monopolio televisivo incostituzionale. La doppia ragione sociale del suo impegno politico riemerge con le sue urla belluine contro la Consulta, rea di aver fatto il suo mestiere bocciando l’ennesima legge illegittima (dopo rogatorie, lodo Maccanico-Schifani, un pezzo di ex Cirielli e di Bossi-Fini), e contro la timidissima legge Gentiloni sulle tv, che pure regala ancora a Mediaset il 45% di affollamento pubblicitario (nel resto d’Europa il massimo è il 30) e le conserva tutte e tre le reti. Visto che la Consulta non prende ordini dal suo collegio difensivo, è «una cosa indegna» e «l’Italia non è una democrazia».

E siccome la Gentiloni non l’han fatta scrivere a lui, è un «piano criminale contro le mie proprietà private», a difesa delle quali i suoi discepoli abbandonano come un sol uomo le commissioni parlamentari, in attesa che l’Unione si cali le brache per far tornare le pecorelle smarrite. Non bastasse tutto ciò, ci si mettono pure i titolari del Sorrento Palace, teatro dell’indimenticabile convention dei Dell’Utri Boys: anziché sentirsi onorati per aver ospitato l’Evento, questi mariuoli pretendono addirittura che Dell’Utri paghi il conto: una cosina da 700 mila euro. E poi dicono che l’Italia è una democrazia. Chissà, di questo passo, dove andremo a finire.

E non basta ancora, perché il presidente d’Israele Moshè Katsav, nemmeno ancora incriminato per uno scandalo sessuale, non trova di meglio che autosospendersi e promettere le dimissioni se sarà rinviato a giudizio: lo fa apposta per mettere in cattiva luce il Cavaliere, che di rinvii a giudizio ne ha avuti una dozzina, ma non s’è mai posto il problema (anche perché il centrosinistra si guardò bene dal porglielo, anzi lo pregò di restare a Palazzo Chigi). Se questa non è giustizia a orologeria! Ora, grazie alla Consulta, è probabile che l’abrogato processo d’appello Sme a Berlusconi, in cui i pm chiedevano di trasformare la prescrizione in condanna revocando le attenuanti generiche generosamente concesse dal Tribunale, si riapra.

Anche se è improbabile che giunga in porto prima d’esser falcidiato dall’ex Cirielli. Ma soprattutto ripartiranno gli altri appelli, per esempio quello di Palermo a carico di Dell’Utri appena assolto per il complotto ultraprovato con falsi pentiti contro quelli veri. Gli errori giudiziari più diffusi, si sa, non sono le condanne degli innocenti, ma le assoluzioni dei colpevoli. Ed era per consolidare queste ultime che era nata la bella trovata di abolire l’appello del pm (ma non del condannato). Ora l’ottimo Pecorella, che un anno fa si era visto dichiarare incostituzionale la sua legge da Ciampi, ma l’aveva ripresentata quasi uguale, ottenendo anche una proroga di 15 giorni sulla fine della legislatura per mandarla in porto, piagnucola con argomenti piuttosto miserelli. Farfuglia di «oscurantismo giudiziario», come se fino a un anno fa l’Italia avesse vissuto nel Medioevo.

Afferma che, nel processo accusatorio basato sull’oralità, non ha senso l’appello sulle carte, e avrebbe ragione se solo completasse l’opera chiedendo di abolirlo per tutti, anche per i condannati. Poi vaneggia di un «regalo della Consulta ai pm», come se i pm facessero le indagini per sfizio personale, per divertirsi un po’, o per guadagnare di più, e non invece perché rappresentano il «pubblico ministero», cioè tutta la collettività, e hanno l’obbligo di scoprire la verità, facendo condannare i colpevoli e assolvere gli innocenti, contrariamente ai difensori, che sono pagati per far assolvere il cliente sempre e comunque, colpevole o innocente che sia. Ma certo, per chi era abituato a vincere i processi per legge (fatta da lui), è dura riabituarsi alla normalità.

Marco Travaglio
da l'Unità del 26 gennaio 2007
 
Mediaset in rialzo, Catricalà contro riforma Gentiloni
http://libero.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200701301441143984&chkAgenzie=TMFI
30/01/2007 16.15



Il tetto alla raccolta pubblicitaria, definito dalla proposta di riassetto del sistema radiotelevisivo avanzata dal ministro Paolo Gentiloni pari al 45% delle risorse pubblicitarie, lascia perplesso il presidente dell'Antitrust. Per Antonio Catricalà, infatti, la materia andrebbe regolata guardando al modello suggerito dalla legge Maccanico.

"Suscita perplessità il limite ai ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria in quanto possibile freno alla crescita interna; la legge Maccanico definiva con maggiore articolazione il tetto da essa stabilito e faceva salva la crescita interna", ha detto oggi in un'audizione alla commissione Trasporti della Camera Catricalà secondo cui "un ritorno a un tale sistema (Maccanico) non può certo essere auspicato da un'autorità tecnica, ma l'essenza del modello potrebbe essere oggetto di considerazione in sede politica".

Catricalà ha ricordato che "la legge Maccanico poneva tetti ai ricavi degli operatori televisivi pari al 30%, ma la base di calcolo era più ampia, comprendendo la pubblicità, il canone della concessionaria pubblica, le convenzioni e gli abbonamenti della pay-tv. Ma soprattutto era fatto salvo lo sviluppo interno delle aziende".

Mentre l'Antitrust considera inopportuno il tetto alla raccolta pubblicitaria contenuto nel disegno di legge Gentiloni dal momento che "il mercato pubblicitario è un mercato oramai maturo con tassi di crescita dell'1% all'anno. Così se si toglie il 20% della raccolta a un operatore ci vogliono 20 anni per recuperare. Si tratterebbe, in defintiva, di una misura asimmetrica".

Allo stesso tempo "un sistema che si basi solamente su una misura che viene a penalizzare uno dei competitor, anche se dominante, può portare in breve o alla lunga problemi di mercato", ha sottolineato nel suo intervento il presidente dell'Antitrust riferendosi alle misure che nel provvedimento riguardano Mediaset. "Nessuno vuole colpire la capacità di crescita di un'azienda italiana", ha aggiunto. "Sarebbe inammissibile".

Le dichiarazioni di Catricalà hanno suscitato un ampio dibattito politico. In particolare, gli esponenti del centro destra vedono in queste dichiarazioni maggiori probabilità di modifiche al disegno legge. "In realtà i limiti erano imposti anche dalle precedenti leggi Maccanico e dalla Gasparri, ma relativi alla sola pubblicità", commenta un analista di una sim milanese.

"Lo sforamento delle soglie da parte di Mediaset e Rai non ha mai fatto seguito a una sanzione in quanto era avvenuto per crescita organica", precisa l'esperto. Certo che "il parere di Catricalà potrebbe pesare sulla discussione della riforma del sistema radiotelevisivo. Confermiamo su Mediaset la nostra raccomandazione di outperform (sovraperformerà il mercato, ndr) con un prezzo obiettivo a 10 euro".

Come Euromobiliare sim che ha però un prezzo obiettivo a 10,2 euro. Al momento il titolo Mediaset passa di mano a quota 9,285 euro e sale dello 0,71% con il mondo dell'emittenza Tv di nuovo in fermento. I gruppi di private equity KKR e Permira hanno infatti lanciato formalmente oggi la propria offerta su ProSiebenSat.1 (+0,63% a Francoforte a 25,71 euro) dopo aver concordato l'acquisizione dell'emittente tedesca il 15 dicembre per 5,6 miliardi di euro.
L'offerta, che si chiuderà il 19 marzo, valorizza le azioni ordinarie a 28,7145 euro e quelle privilegiate 22,45 euro. "La valutazione fissata per ProsiebenSat1: 13 volte il rapporto EV/Ebit 2006 e 12,4 volte l'Ev/Ebit 2007 può essere utilizzata per fare un un confronto con le valutazioni attribuite a Mediaset dal mercato, ovvero 10,6 volte il rapporto Ev/Ebit 2007", osserva un esperto del settore. "E' facile quindi comprendere che i fondi private equity hanno pagato per ProsiebenSat1 un premio di circa il 17% rispetto alle quotazioni di Mediaset".
Francesca Gerosa
 
per quanto Pinokkio non mi piaccia politicamente perchè ne racconta troppe e forse non lo fa solo perchè è un bugiardo inveterato ma solo perchè è un povero vecchio che non si accorge di essere patetico

devo dire che porre un tetto alla pubblicità raccolta è davvero sbagliato

SI FACCIA UNA LEGGE DECENTE CONTRO IL CONFLITTO DI INTERESSI

UNA LEGGE SERIA

per quel che concerne la legge sulle emittenti televisive
si obblighi mediaset a portare RETE4 o sul satellitare o sul digiditale terrestre e stop

che la legalità sia ristabilita in quanto il bando della gara, a suo tempo, fu vinto da Europa7 ma tutti i politicanti finsero di nulla

è ora che si diano ad europa7 le frequenze che le spettano e che vanga risarcita da mediaset che ha usufruito di un diritto che ha rubato ad un altro operatore
 
Perquisita la sede di Fininvest,
negato il condono a Berlusconi


http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200702articoli/18292girata.asp


Bufera in aula. Il Pm: sono sconcertato. La Difesaafferma che il PM ha la faccia come il c.u.l.
MILANO
Nel giorno in cui i giudici del processo sui diritti tv di Mediaset negano il condono a Silvio Berlusconi e altri imputati per le accuse di falso in bilancio e frode fiscale fino a tutto il 1999, la procura fa perquisire la Fininvest, i legali dell’ex premier ne danno notizia in aula e scoppia la bufera.
Il pm Fabio De Pasquale spiega: «Sono sconcertato dalla iniziativa dei difensori che hanno rivelato in aula notizie relative a un procedimento diverso da questo».
Piero Longo, uno dei legali di Berlusconi, replica secco: «Il pm ha la faccia come il c...».
Nel caso fosse stato accolto il condono, il processo sarebbe praticamente finito, ma i giudici hanno spiegato che la questione non è decidibile in questa fase del processo ma esclusivamente al momento della sentenza.

Dopo la deposizione di due testimoni, Longo prendeva la parola per dire di aver saputo della perquisizione e depositava il relativo decreto accusando il pm di strumentalizzare lo stralcio di indagine per influire sul processo in corso. La perquisizione iniziata alle 9 del mattino è andata avanti per tutta la giornata. Il pm l’aveva ordinata per cercare lettere e corrispondenza tra il presidente Fininvest Aldo Bonomo, poi defunto, e l’uomo d’affari egiziano Frank Farouk Agrama di cui Berlusconi sarebbe stato il socio occulto.

Si legge nel decreto di perquisizione: «Roberto Pace ha riferito tra l’altro che nel corso di un incontro presso la sede Fininvest nel 1999 Aldo Bonomo ricevette da Agrama un dattiloscritto relativo alle pretese di Agrama nei confronti del gruppo Mediaset e che successivamente aveva ricevuto per conoscenza una lettera firmata da Aldo Bonomo e indirizzata ad Agrama nella quale si assicurava per il futuro un volume di affari di 40 milioni di dollari l’anno». Per il pm «emerge l’esistenza di rapporti diretti tra Agrama e dirigenti Fininvest in relazione all’acquisto di diritti televisivi per conto del Gruppo Mediaset, ragionevolmente riportati in missive, documenti, email...Tale documentazione costituisce corpo di reato».

La perquisizione era stata ordinata nell’ambito dell’indagine stralcio su Mediatrade società controllata al 100 per cento da Mediaset. Agrama nello stralcio è l’indagato principale e risponde delle stesse accuse contestate a lui e allo stesso Berlusconi nel processo principale: Falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale. Secondo l’accusa nell’indagine Mediatrade emergerebbero tracce di pagamenti illeciti da Mediaset ad Agrama fino al 2005 e questo potrebbe essere il contenuto della contestazione suppletiva che il pm ha programmato per una delle prossime udienze. Tale contestazione tra l’altro servirebbe soprattutto ad evitare la prescrizione del processo a novembre del 2007. Da tale elemento si capisce perchè la perquisizione negli uffici della Fininvest di via Paleocapa abbia prodotto in aula una tensione che si tagliava con il coltello.

In udienza è intervenuto anche Roberto Pisano uno dei legali di Agrama per ricordare: «La corte della California - per ordine di BUSH- ha censurato duramente il comportamento del pm De Pasquale che nel corso della rogatoria aveva avuto accesso persino a documenti coperti da segreto professionale perchè relativi alla preparazione della difesa del nostro assistito. Le autorità americane hanno restituito ad Agrama tutte le carte sequestrate ordinando che nulla sia trasmesso a Milano». L’udienza ha fatto registrare anche le deposizioni dei primi tre testimoni chiamati dall’accusa. Marina Baldi, segretaria alla Fininvest, Gianfranco Tronconi, ex direttore amministrativo di Rete Italia e Alfonso Cefariello dirigente della Fininvest e consigliere di amministrazione del Milan.
 
Bene avanti così e ora speriamo controllino anche le consulenze del figlio di Napolitano (guarda caso professore universitario) all'Antitrust e quelle del fratello di Prodi non mi ricordo in merito a cosa (è vecchia di qualche mese), ma sotto la resp del presidente del consiglio (guarda caso professore universitario, ma sappiamo bene che è una famiglia con il 100% di prof universitari).


:up: :up: :up: :up: :up: :up: :up:
 
w_fib ha scritto:
Bene avanti così e ora speriamo controllino anche le consulenze del figlio di Napolitano (guarda caso professore universitario) all'Antitrust e quelle del fratello di Prodi non mi ricordo in merito a cosa (è vecchia di qualche mese), ma sotto la resp del presidente del consiglio (guarda caso professore universitario, ma sappiamo bene che è una famiglia con il 100% di prof universitari).


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ex premier?????
avanti dalemino!!!!! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
 
Grandi Fratelli/ Mediaset è pronta ad entrare nella cordata per Endemol
Venerdí 09.03.2007 10:14
Mediaset è pronta a partecipare alla cordata per la conquista di Endemol, lo scrive oggi il quotidiano Il Sole 24-Ore. Come noto viene messo in vendita il 75% di Endemol, controllata di Telefonica, secondo gli analisti il pacchetto vale intorno ai 2 miliardi di euro.

"La famiglia Berlusconi sta valutando una alleanza con Goldman Sachs private equity" scrive il quotidiano. La cordata sarebbe anche aperta a John De Mol, il fondatore di Endemol, potrebbero aggiungersi anche altri fondi di private equity. A seguire il gruppo italiano c'è Mediobanca.

Telefonica ha deciso di mettere in vendita ufficialmente tutta o parte della sua partecipazione in Endemol, di cui possiede il 75%. Per questo ha scelto come adviser finanziario Lehman Brothers . Telefonica ha inoltre chiesto a Merrill Lynch di offrire un finanziamento al potenziale acquirente.

"Se Telefonica dovesse decidere di dismettere la sua quota del 75% di Endemol, intende chiedere al potenziale acquirente di procedere con un'offerta pubblica sul restante 25% delle azioni", ha detto Endemol.
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Telefonica vuole far cassa per entrare direttamente in Telecom Italia o in Olimpia?
 

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