SI PUO' ESSERE PADRONI Di CIO' CHE SI FA, MA MAI DI CIO' CHE SI PROVA

Olalè olalà .........

È il caso delle intercettazioni choc dell’ex ministro Federica Giudi, costretta alle dimissioni per lo scandalo Total. «Quelli sono dei figli di puttana…», si sente dire al telefono all’indirizzo del “suo” sottosegretario Claudio De Vincenti (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio) e al clan («una combriccola di pezzi di m…»), con evidenti entrature nel governo, che stava gestendo la partita dell’impianto petrolifero in Basilicata. «Io non mando a puttane come ho già rischiato di fare un pezzo della mia roba per fare un favore a tutta quella combriccola lì. De Vincenti è un pezzo di m…, lo tratto da pezzo di m…».

Nello sfogo l’ex ministro dice di aver capito come si muove la combriccola: «o il giochino è sempre uguale oppure il giochi si interrompe». Poi un consiglio al compagno: «…Però, siccome è diciamo amico di quel tuo clan lì, sappi… perché oltretutto, come dire, lui lì è uno che sa le cose, quindi prova a prenderci le misure anche tu Gianluca, hai capito?»

Nominato da Renzi per le sue capacità, in realtà secondo la Guidi, è stato «messo lì» come rappresentante della lobby dei petrolieri. «Sai chi glielo ha messo lì Padoan, te lo devo spiegare io?», dice al telefono con Gemelli, «glielo ha messo sempre quel quarterino lì. Sempre quel quartierino. Oltre al fatto che si conoscono perché andavano a scalare insieme da vent’anni, lui De Vincenti e Padoan…».
 
Olalè olalà, andateli anocra a votà ....

“Delrio e Lo Bello stanno portando avanti la nostra nomina”. È questa frase di Gianluca Gemelli che illumina gli investigatori sul vero do ut des legato alla “legge navale”. Lo stanziamento da 5,4 miliardi di euro, l’ammodernamento della nostra intera flotta. I sogno del capo di stato maggiore della Marina Militare, Giuseppe De Giorgi, serve a realizzare un altro sogno, quello di Gianluca Gemelli – imprenditore e compagno dell’ex ministro Federica Guidi: fare del porto di Augusta (Siracusa), la sua città natale, uno dei principali poli di stoccaggio di petrolio nel Mediterraneo. E a dargli una mano, stando alle intercettazioni, sarebbe il ministro Graziano Delrio
 
E se invece fossero dei profittatori ?

Oltre il danno, la beffa. Il primo è quello erariale ai danni del Comune di Roma, sul quale la Corte dei Conti potrebbe indagare dopo l’esplosione del caso Affittopoli: decine di immobili concessi dal Campidoglio ai privati a canone irrisorio e spesso neanche incassato. Una condizione che negli anni si è incancrenita (c’era chi versava 135 euro al mese con un reddito dichiarato di 250 mila euro), fino a toccare i paradossi dei 53 milioni di euro annui che il Comune spende per pagare le sue sedi istituzionali e gli alloggi di edilizia popolare e dei creditori senza nome sui quali non potersi rifare.

La seconda, la beffa, è quella che sta ricadendo su chi, invece, a quei canoni di affitto agevolati avrebbe diritto: parliamo di associazioni, radicate da tempo sul territorio, che si occupano di malati, di disagio psichico, di minori. Il commissario Tronca fa sul serio, ma questo serio è talmente rivestito di burocratese da non riuscire a distinguere le situazioni. E infatti da circa un mese a questa parte, a molte onlus stanno arrivando sfratti o richieste di versamenti di cifre astronomiche.

Mercoledì mattina, nella sede di via Sabotino dell’associazione “Viva la Vita onlus”, che da sempre si occupa di malati di Sla, si è presentata la polizia municipale. L’ordine era tassativo: sgomberare. Quasi si trattasse di pericolosi criminali e non di una realtà consolidata che dà assistenza a 230 persone e alle loro famiglie. La sede era stata assegnata dal Comune di Roma alla onlus nel 2009, dietro pagamento di un canone di 270 euro (sempre versato in questi anni), scontato dell’80 per cento in quanto associazione di utilità sociale. Pur non essendo mai stato registrato il contratto di locazione, secondo Viva la Vita, ogni mese giungevano i bollettini di pagamento. Non solo: l’associazione si è fatta carico dei lavori di ristrutturazione, pari a 60mila euro.
 
La stessa cosa è andata avanti per decenni nella "Galleria Vittorio Emanuele" a Milano.
Dove associazioni e partiti occupavano spazi a cifre irrisorie.
Oggi si è scelto di mettere a reddito un bene per cui molte aziende private sono disposte a spendere cifre importanti.
Questo a beneficio della tutela del bene stesso, delle casse del comune di Milano e pure delle associazioni a cui sono state assegnate nuove disponibilità.
 
I timori relativi al futuro dello stabilimento modenese della Maserati, gruppo Fiat Chrysler Automobiles, sono diventati realtà: a fine anno, e in anticipo rispetto alle previsioni, la Gran Cabrio e la Gran Turismo, attualmente assegnate alla fabbrica emiliano romagnola, andranno fuori produzione.
E siccome nessun nuovo modello è stato affidato dalla casa madre allo stabilimento della Ghirlandina, a partire dal 1 gennaio 2017 a Modena si produrrà solo l’Alfa 4C.
Un numero di veicoli insufficiente, però, a garantire l’occupazione per tutti gli operai.
In viale Ciro Menotti si parla già di 120 esuberi.
“La situazione è gravissima – spiega Cesare Pizzolla, segretario della Fiom Cgil modenese – Modena non si può permettere di perdere la produzione Maserati, quello in atto è un esproprio ai danni del territorio”.
 
Qualcuno li mantiene ......

“Sono oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) i giovani 15-29enni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa”

Guardiamo il dato nell'altro senso. 4 Italiani su 10 non hanno lavoro ......chiediamoci il perchè .......

Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10
 
Giudice ? :squalo:

ALESSANDRIA – Giovane marocchino di 35 anni commette 17 furti nei negozi del centro ad Alessandria, per un totale di 2mila euro di refurtiva. Arrestato dai carabinieri, viene liberato dal tribunale. Secondo il giudice, infatti, non sussistono i presupposti per una misura cautelare in carcere.
 
Draghi, rischi tenuta Ue a shock, allarme giovani
Bce, pronti a tagliare; Visco plaude Qe

ROMA, 7 APR - Il presidente della Bce, Mario Draghi, evoca "interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l'Europa e alla sua capacità di tenuta di fronte a nuovi shock", mentre la banca centrale si dice pronta a intervenire nuovamente, anche con un ulteriore taglio dei tassi. Ma come in un film già visto, ad essere precisi lo scorso marzo quando ai nuovi interventi della Bce seguì una breve fiammata per poi riprendere la discesa, le borse reagiscono male, guidate da un pesante scivolone (-2,45%) di Milano. Gli interventi pianificati della Bce superano i 1.700 miliardi con gli acquisti di debito (principalmente pubblico), i tassi sono negativi e le banche europee dovrebbero festeggiare un aiuto dalla Bce che pagherà loro un interesse, se impiegheranno i suoi prestiti in altri prestiti all'economia. Eppure sui mercati serpeggia un clima di sospetto, come se un simile attivismo monetario nascondesse guai in vista. Tanto da oscurare una Bce pronta a intervenire ancora una volta, che "non si arrende" - ribadisce Draghi - a un'inflazione che in molti chiamano "deflazione", e che esorta i governi a intervenire subito contro una disoccupazione giovanile da "generazione perduta". Non è solo il presidente della Bce, del resto, a parlare di shock, usando un termine che non è proprio rassicurante. "Se dovessero esserci ulteriori shock, le nostre misure potrebbero essere ricalibrate nuovamente", gli fa eco il capo economista della Bce, Peter Praet avvertendo dei rischi di tassi così bassi per le banche. E dai verbali della riunione Bce del 10 marzo, quella del maxi-pacchetto chiamato 'Qe3', emerge che già allora non si era escluso di tagliare nuovamente i tassi nonostante siano all'osso (il tasso principale a 0,00% e quello sui depositi a -0,40%). E il governatore di Bankitalia Ignazio Visco a un convegno a Francoforte ricorda come "senza le misure (di Qe) prese dalla Bce fra giugno 2014 e dicembre 2015 "la recessione italiana sarebbe finita solo nel 2017, e l'inflazione sarebbe rimasta negativa per l'intero periodo di tre anni". certo l'effetto prolungato di tassi bassi a zero può pesare su alcune banche ma quelle della Bce "non sono scelte bizzarre" ma derivano dall'allentamento dell'economia2 e l'inflazione attuale e prospettica. Quando si chiede quali potrebbero essere questi nuovi shock, chi è vicino alle stanze dei bottoni risponde allargando le braccia: i rischi non sono mai stati così tanti. La crescita - come avverte il Fmi - è più bassa del previsto. La Grecia è ancora una mina innescata: la 'review' del suo programma doveva essere completata a ottobre e il negoziato è ancora in alto mare. L'Europa, nonostante la tregua in Siria, è lambita da un conflitto che rischia di diventare incontrollabile. La deflazione è un rischio concreto e il governatore di Bankitalia, sottolinea come se alcuni rinnovi contrattuali conclusi di recente in Italia (che prevedono come parte dei futuri aumenti salariali sia rivista al ribasso nel caso in cui il tasso di inflazione si riveli inferiore alle stime) dovessero diventare la norma, potrebbero scattare quegli "effetti secondari" a carattere deflazionistico, in pratica l'incubo di ogni banca centrale. Il governatore rileva quindi come in un contesto di inflazione persistentemente bassa c'è evidenza che le aspettative d'inflazione stiano giocando un ruolo crescente nelle contrattazioni salariali e che quindi aspettative di inflazione sfavorevoli possano auto-alimentarsi. E poi la crisi dei rifugiati che rischia di trasformarsi in problema esistenziale per l'Europa, e la 'bomba' a orologeria del referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, con un 'sì' alla Brexit che costerebbe alle banche europee oltre 100 miliardi secondo stime Bloomberg. Non è sfuggito a molti osservatori che le parole di Draghi assomigliano a quelle dei governatori della Fed, emerse dai verbali della riunione di marzo che parlano di "sviluppi economici-finanziari globali che continuano a porre rischi" tanto da far sfumare una stretta monetaria ad aprile. Ecco allora che più alla risposta della Bce o della Fed, gli investitori stanno prestando attenzione ai loro ragionamenti, a quello che dicono e (ancora) non dicono. Con un possibile epicentro ancora una volta nelle banche, anche oggi il settore più penalizzato sui listini europei, con Francoforte che perde l'1%, Parigi lo 0,9% e Milano maglia nera anche oggi, -21% dall'inizio di un 2016 che dovrebbe essere in ripresa. Soffrono persino i titoli di Stato nonostante da venerdì la Bce abbia accelerato gli acquisti di debito europeo al ritmo di ben 80 miliardi di euro al mese: lo spread Btp-bund sfiora i 130 punti base, come se la Bce a marzo fosse rimasta a guardare.


Volevo solo dire a Draghi che i consumi non ripartono perchè la Dany è senza soldi :-o:cry:
Gli euri che stampano arriveranno pure alle banche... ma non nelle nostre tasche :wall:
Per fortuna non è ancora uscito il mio nome nello scandalo di Panama :-o:melo::melo:
A più tardi :ciao:
 

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